Un democristiano, Machiavelli, Robinson Crusoe, un chierico e uno strambo
Squatriota
Cool story bro!
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Diario di bordo - un democristiano, Machiavelli, Robinson Crusoe, un chierico e uno strambo su un'isola deserta
Giorno 1
Mi sono svegliato da qualche ora, su un pallido bagnasciuga, steso tra i detriti portati dal mare, con le dita dei piedi lambiti dalle onde. Aperti gli occhi, ho sputato qualche alga e ho subito notato che, come tutti gli altri compagni, ero completamente nudo.
L’unico sveglio era il capitano. “Avevate i vestiti bagnati” ha esordito “temevo prendeste un brutto raffreddore”. “Me lo sto strofinando per lavarlo” Ha aggiunto. Sarà. Ho svegliato gli altri compagni, c’erano Robinson, il chierico, Machiavelli.
“Venite, fate un cerchio attorno a me” Ha ordinato il capitano. “Facciamo un brainstorming?” Gli chiede Machiavelli, rivestendosi, sedendosi e tracciando qualche linea nella sabbia con un rametto, a mo’ di lavagna. “Sì, brainstorming…” Ha replicato il capitano, sedendosi a fianco a noi, mi è sembrato deluso.
Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante, il capitano chiude gli occhi e dice, solenne “Non potremo mai lasciare quest’isola… mangiatemi, ragazzi”, allungando le braccia e gambe verso di noi “Un capitano deve sacrificarsi per la sua ciurma.”
Come sempre, abbiamo fatto finta di niente e continuato a pensare.
“Dobbiamo pensare a come procuraci cibo e difenderci dagli animali, la notte”, proruppe Robinson.
“La guardia di notte posso farla io!!” Si è offerto il capitano, con voce suadente.
Tutto ad un tratto, l’idea di Robinson ci è apparsa un po’ limitata e, sopratutto, le gag sull’omosessualità del capitano avranno stancato e fatto storcere il naso anche il più omofobo dei lettori (tra l’altro… “omosessuale = perverso = cannibale?” Clap clap, molto maturo, molto aperto).
“Con la nave, abbiamo solcato i mari in cerca di fortune nel nuovo mondo, per fuggire dagli ultimi terribili rantoli di una società decadente” Dice Machiavelli, con la mano sul cuore, in un accorato e vibrante discorso di incitamento. “Ora abbiamo la possibilità di ricostruirla da capo.”
“Giusto, dobbiamo riprodurci! Sapete che ho le ovaie?” Invoglia il capitano, ignorando quanto appena detto sulle gag omofobe.
“Sei tu il reietto, la società funziona benissimo” Risponde Robinson imbronciato “Il meglio che possiamo fare è ricostruirla.”
“Checche maledette” Il chierico scuote la testa “Invece di farvi fumare le meningi, dovreste godere di tutto quello che il buon Dio ci ha messo a disposizione…” Aggiunge, in estasi, guardando il paradisiaco paesaggio circostante “Abbiamo frutti, mare, sole, non abbiamo bisogno d’altro.”
Io, vigliacco per natura, e da sempre nemico solo della inimicizia, avevo già rotto qualche noce di cocco e aperto qualche scatoletta di fagioli. “Ormai è il crepuscolo…” Dico, fingendo di essere rattristato da non poter esprimere un mio chissà quanto geniale e visionario modo di risolvere lo stallo. “Mangiamo e costruiamo un piccolo riparo. Ne riparleremo domani, a pancia piena”.
“Il cocco e i fagioli finiranno, prima o poi” Risponde imbronciato e con arroganza il capitano, offeso dal nostro declino al suo invito di cibarsi di lui.
Per bon ton, non parlo con la bocca piena. Oltretutto, a fine pasto, me ne sono uscito con un “La priorità ora è un’altra”, mentre costruivamo il riparo; così, alla sera, grazie al Cielo, sono riuscito ad evitare di prendere posizione in una discussione così serrata.
Giorno 2
Mi sono svegliato, Robinson e Machiavelli non c’erano. Scostandomi il capitano, che mi si era avvinghiato durante la notte, esco fuori. Il chierico, la sera prima, aveva stabilito che dormire sotto dei rami e su un letto di fogliame era troppo poco mascolino; così, aveva dormito sulla nuda, dura e fredda terra, godendo dell’acquazzone e di un santo maldischiena di cui il buon Dio aveva deciso di onorarlo “Gli altri sono andati a esplorare” Disse, massaggiandosi la schiena.
“E tu?” Gli chiedo, sferzante. Lui deglutisce, in palese difficoltà “H-Ho deciso di prendermi qualche ora per contemplare la natura e ringraziare Dio.” Risponde, tagliando corto e mettendosi in piedi, scricchiolando e gemendo, dolorante.
Nel frattempo, gli altri erano tornati dall’esplorazione, ed il capitano indì un altro brainstorming.
Robinson asserì: “Per prima cosa, per assicurarci cibo, dobbiamo costruire una fabbrica… dobbiamo chiedere agli indigeni del carbone”.
“Sì, certo.” Lo canzona Machiavelli. “Non hanno inventato un modo per coprirsi il batacchio e vuoi che abbiano i mezzi per replicare una rivoluzione industriale?”
Appena sentite le parole di Machiavelli, gli occhi del capitano si accesero. “S-Scusate, devo assentarmi un attimo.” Disse, allontanandosi di tutta fretta, quasi furtivo, per poi tornare poco dopo “Dove avete detto che avete trovato, questi indigeni?”
Dopo che Machiavelli e Robinson, con aria perplessa, gli indicarono la via, sparì, e la discussione riprese.
“E fanno bene!” Proclama il cherico, balzando in piedi e stracciandosi le vesti “Dio ci ha fatto nudi, è Adamo a volersi coprire, pudico per il peccato!”.
“Ringrazia che il capitano non c’è…” Dice Robinson, dando voce al resto della compagnia.
“Piuttosto, posto che abbiamo bisogno di energia, dobbiamo pensare ad un nuovo modo di procurarcela” Afferma Machiavelli, pensoso. “C’è un fiumiciattolo, e abbiamo legno in abbondanza… possiamo costruire un mulino!”
“Sì, e magari ci fumiamo anche uno spinello! Basta con queste trovate da borghese di Amsterdam, dobbiamo rimetterci alla Natura!!!” Lo interrompe il chierico.
Robinson lo sdegna con un “pff”, si alza in piedi, coi pugni sui fianchi e il petto in fuori, con qualche lacrima nostalgica a rigargli il volto “Dopo il peccato originale, l’uomo è caduto, per il suo peccato, su questa terribile Terra, condannato ad una vita da schiavo nei confronti delle leggi della Natura. Ma conoscendole prima, e dominandole poi, ha riconquistato il dominio incontrastato, grazie al suo pragmatismo e alla sua intelligenza! Per la regina!!” Conclude, sull’attenti, con aria sognante.
“Tu da che parte stai?” Mi ha chiesto Machiavelli, muovendo l’occhio indagatore di tutta la compagnia su di me. Eccetto lo sguardo del capitano; chissà su cosa era posato quello. Meglio non indagare.
Viste quelle posizioni così rigide e ferme, e visto il mio cuore, sempre così centrale, e così palpitante al sol pensiero d’esser coinvolto in una lite, e viste le mie opinioni, così grigie, decisi, ancora una volta, di sviare il discorso.
“Per prima cosa, lusinga”, pensai. “Avete tutti idee molto valide, davvero…” Esordii, annuendo poi, per avvalorare le mie parole e prendere tempo.
Eludi la domanda, parlando del metodo: “Ma credo vi stiate allontando troppo dall’armonia che dovrebbe caratterizzare un gruppo di naufraghi, di compagni, di fratelli… abbiamo tutti lo stesso fine, no?” Mi giro a loro, osservandone le reazioni. Tutti sembrano d’accordo.
Per finire, “Divide et impera”: “Perché non vi spartite l’isola? Ognuno, per una settimana, la amministrerà come meglio crede e, al crepuscolo, ci riuniremo qui, sulla spiaggia. Assieme, decideremo qual è il metodo migliore, o continueremo ognuno per le nostre strade.”
Tutti sembravano d’accordo, e tutti convennero che sprecare parole su parole era inutile rispetto a rimboccarsi le maniche e realizzare concretamente le proprie idee. Così, ci siamo divisi.
Giorno 3
Io, nella spartizione, ho scelto di non muovermi dalla spiaggia, accapparrandomi il rifugio di rami e fogliame. Dopo una serena dormita, ho scelto un giaciglio sul bagnasciuga e vi ho passato la mattinata, abbandonandomi all’ipnotico corso e scroscio delle onde, che bagnavano appena le punta dei miei piedi, i gabbiani che volavano a mezz’aria, tracciando cerchi attorno a me, credendo fossi morto, il vento che piegava le fronde della palma, nell’entroterra. In lontananza, il rumore dei miei compagni al lavoro. Ancora nessuna notizia del capitano.
Dopo aver dato fondo alle provviste scampate al naufragio e a un po’ di frutta, caduta dagli alberi, ho fatto una nuotata, esplorando il mare che circondava l’isola, perlustrando il fondale.
Calata la sera, torno nel mio rifugio, molto stanco.
Giorno 8
Una delle carte scribacchiate da Machiavelli, salvate dalla foga del capitano
In questi giorni non ho potuto dare seguito al diario, poiché sono stato ospite degi indigeni e, la mattina che ho lasciato il rifugio, non ho pensato a portarmi dietro questo quadernetto. Machiavelli e Robinson me li avevano descritti come bestie assolutamente docili e accondiscendenti, poco inclini allo scontro e del tutto servili, ma non pensavo fossero così ospitali. Oggi, però, ho deciso di tornare in spiaggia, a conclusione della “sfida” tra i diversi modelli proposti.
Al crepuscolo, il primo ad arrivare è stato il chierico. Ingobbito, nudo, smagrito, tumefatto, con la barba sfatta e l’aria arrendevole “Sette giorni di noci di cocco… che palle” Disse, sbuffando, lasciandosi ad un commento, sapendo di potersi fidare della mia discrezione e della mia vigliaccheria, preoccupandosi di ricomporsi subito, prima dell’arrivo degli altri.
Ci raggiunse Robinson, seguito da un indigeno, vestito di foglie. “Lui è Tredicesima” Disse, facendo le presentazioni. Tredicesima, tutto compito, ci ha stretto le mani, con fare cerimonioso. “Gli ho insegnato i primi rudimenti di contabilità” Aggiunse Robinson, fiero e soddisfatto del suo impegno “Ora stiamo lavorando all’inventario dell’isola” Fruga nelle tasche, pescandone una pergamena “La abbiamo valorizzata per un milione di sterline, venti a palma”
“Perché?” Gli ha chiesto il chierico, perplesso. “Ma come?” Risponde Robinson, come se gli avesse stuprato la madre. “Dobbiamo conoscere il valore di quello che possediamo, per prima cosa! Poi, formeremo un Ministero dell’Immigrazione tra gli indigeni che regolarizzi il nostro arrivo, un gruppo di xenofobi che ci prendano a fucilate e un gruppo di borghesi che prendano le nostre difese nelle discussioni da salotto, poi servirà istituire un Ufficio per il Collocamento per trovarci un’occupazione” Riaperti gli occhi, e tornato da un’estasi mistica, con addosso la strana sensazione di non essere minimamente ascoltato, scosse la testa con disappunto e, strattonato l’indigeno da un braccio, sparì nella foresta. “Vieni, ti insegno le tabelline, Tredicesima” Gli disse.
“Beh, in confidenza” Esordisce il chierico, dopo essersi guardato attorno e accertatosi che fossimo da soli. “La Natura è una noia” Mi confessa, sospirando, con le braccia sulle mie spalle, cercando complicità e comprensione. All’improvviso, m’accorgo che intravede, con la coda dell’occhio, il capitano, completamente nudo, ricurvo, con la bava alla bocca e uno strano bagliore negli occhi.
“DISTRUGGERE!!! DISTRUGGERE TUTTOAAAH!!!” Esclama, avvicinandosi a noi, grugnendo, più vicino ad un maiale che ad un essere umano. Niente di nuovo per il capitano.
“Distruggere cosa?” Gli chiede il chierico, a braccia conserte.
“TUTTOOO!!!” Risponde il capitano, aggrappandosi alla mia blusa, stropicciandola “DISTRUGGERE TUTTTTTO!!!!” Aggiunge, urlandomi in faccia, con un alito pestilenziale.
Nel frattempo, era arrivato Machiavelli, con la testa persa nelle sue carte.
“Ho buttato giù un progetto…” Mi srotola un papiro, assorto “Una sorta di Utopia, da costruire lì, nella Zona Est…”
“Quindi non hai combinato un cazzo?” Gli chiede strafottente il cherico, a braccia conserte e sguardo altero.
“H-ho progettato” Risponde Machiavelli, osservando esterrefatto il capitano che si avvicinava danzando e mormorando qualcosa, sfregandosi le mani, con gli occhi iniettati di sangue, fissando il suo papiro. Vi si avventa, mordendolo e straziandolo con le fauci, strappandoglielo dalle mani, senza che abbia il tempo di dire una parola, divorandolo poi con soddisfazione. Ingurgitato, si pulisce la bava col dorso della mano, riprendendo la litania “Distruggere… distruggere tutto!”
Così, si butta a terra, a maciullare alghe e rami e a ingoiare sabbia e ciottoli, annaspando tra le onde, tra lo stupore generale. Improvvisamente, scorge un cavalluccio marino spiaggiato e ci limona.
“Quindi, che si fa?” Chiesi al gruppo.
Comments
: !
Ho avuto il piacere di leggere questo racconto ieri notte in anteprima internazionale. Quando Winston m'ha chiesto "allora hai capito chi sono i personaggi?" ho capito che non avevo compreso nulla in realtà xD
Comunque bello, candidalo al penna d'oro u.u
Io ci provo...
Robinson = Yamisuke
Macchiavelli = Io xD
Capitano = Atlius
chierico = Contenitore
Tredicesima = Reghium
Probabilmente ho sbagliato, ma io avrei fatto questi accostamenti xD
saa...
Di sicuro il capitano è kimi89na
Sono troppo ritardato,ma voto sulla fiducia.
Molto bello!
"Tredicesima" è una chicca fantastica 🙂
bello,
sarei curioso di sapere i corrispettivi dei personaggi 😃
Prova a indovinare.
Robinson direi reghium
Interessante! Comunque, potrei sapere come hai creato l'immagine del manifesto? Grazie mille!
Niente di particolare.
Photoshop, dafont.com per i caratteri, colorschemedesigner.com per le combinazioni di colori.
Ah, mi sono ispirato a questo.
Benissimo, grazie ancora!
E' l'articolo migliore che abbia mai letto qui su eRepublik.
Ti giuro che ho riso dalla prima all'ultima riga xD
Non sei tanto male alla fine 😃
Ah comunque: "DISTRUGGEREEEEEE, DISTRUGGERE TUTTTTTTTOAHHHHHH!!!"
State con me! Diatruggiamo tutta l'isola, massacriamo gli indigeni che piantano ulteriori palme da cocco sull'isola!
E' il Capitano che ve lo ordina!
PARS DESTRUENS, PARS CONSTRUENS.
Ecco, riflettici che poi ne riparliamo!
Ci ho già riflettuto, qualche tempo fa.
Io penso che sia sicuramente più suggestivo fare il "distruttore", per poi costruire da zero. Tuttavia, per farlo, devi farti pervadere e in una certa misura possedere da una "furia" cieca. Però, chiudere gli occhi, e quindi scendere a patti con la realtà per ritagliarsi uno spazio, a mio parere, è sbagliato.
Non si può rinunciare a pezzi della realtà, non si può fingere che sia tutto tutto sbagliato, non si può fare di tutta l'erba un fascio, non si può obliarsi o misconoscere quello che si ha di fronte per poterlo distruggere senza avere remore o sensi di colpa.
E questo non vale solo per le istituzione, ma per tutto ciò che c'è di pre-esistente al nostro avvento: cultura, immaginario, tradizione.
Per questo, credo che l'atteggiamento che sia meglio tenere è quello del "setacciatore": come il cercatore d'oro, nel Klondike, con le mani quasi congelate, setaccia il fiume Yukon, tenendo le pepite, lasciando fluire l'acqua, e come l'orafo attento deve distinguere l'oro dalla pirite, così l'uomo deve guardare con occhio iper-critico a tutto quello che ha interno, prendendo, per edificare il nuovo, quanto c'è di buono e giusto e gettando quanto di secco e dannoso, tipo potatura.
Ho cercato di esporre questo atteggiamento, in circostanze diverse, con questo articolo. È sicuramente un atteggiamento molto meno "titanico", e probabilmente più per animi placidi e sereni, anche deboli, che per le personalità eroiche. Ma è l'atteggiamento che ho scelto e che, al momento, dopo diverse tribolazioni, mi rende soddisfatto.
"La rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un'opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un'insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un'altra." (cit.)
Tutte le rivoluzioni sono state tradite (o almeno, quelle che ho studiato).
Cromwell tradisce la rivoluzione accentrando, di fatto, il potere nelle sue mani.
La Fayette tradisce la Rivoluzione Francese nel momento in cui ritiene che il popolo non debba sapere come sono andati realmente i fatti e inscena un rapimento per nascondere la fuga del re Luigi XVI, il 21 giugno 1791 (tra qualche minuto è anche l'anniversario).
Robespierre ha tradito la rivoluzione annegando nel sangue critiche e contradditorio e riportando il terrore e la diffidenza reciproca con la legge dei sospetti.
I maiali in "La Fattoria degli animali", non fanno altro che sfruttare la propulsione rivoluzionaria per prendere il posto degli uomini e godere dei loro fasti e dei loro lussi.
Qualsiasi atto che necessiti l'utilizzo della violenza necessita la presenza di un potente carismatico, che spenga le contro-rivoluzioni e imponga ai rivoluzionari la propria volontà (o la volontà del proprio gruppo politico, tipo i giacobini), ma la presenza di un potente carismatico prepara il campo ad un'altra rivoluzione, in un continuo rincorrersi e rovesciarsi ciclico di classi, fin quando non ci sarà più nessuno per e da combattere, o fin quando un nemico esterno non le cancelli entrambe.
Inoltre, perché volere una classe sopra l'altra? Perché volere delle classi? È facile andare nei castelli sguarniti e poi tornare con le teste dei nobili sulle picche, è più difficile porger loro la mano, coinvolgerli e condividere con loro il rinnovamento.
Una spada è fermata da uno scudo, ed è spezzata da una spada più forte. Cosa può fermare la gentilezza?
Evidentemente non le hai ancora studiate tutte le rivoluzioni.
La gentilezza va sempre usata, ma ciò non toglie l'essenza della rivoluzione, che è un atto violento. Nessuna rivoluzione si fa con la gentilezza e il fatto che alcune rivoluzioni a tuo parere siano state tradite non vuol dire che non andavano fatte, ci preoccuperemo poi di non tradirla la rivoluzione, ora però è il momento di farla.
Anche se Robespierre ha tradito la rivoluzione l'Europa è ancora figlia di quella rivoluzione.
Inoltre una spada fatta di metallo può essere spezzata, ma se trasformi il tuo animo in una spada chi potrà tagliarlo?
Devi essere una lama, non possederla. Regola base.
"Piegare la violenza! Farla diventare serva e strumento della tua ideologia, è un azione da stupidi, da sprovveduti e da schiappe! La violenza è immensa, le idee lei le divora, i valori li travolge, li spezza! A te che parli di onore, vendetta e sicurezza! La Dea suprema strappa l'epidermide e getta nel lago acido, dove nuota solo il platipo, non conosce beneplacito per chi crede di aver stretto con lei quell'accordo tacito, nessuno si vendica equamente rispetto al torto che ha subito, non esistono le guerre lampo, non esiste un gesto violento inerte, che sta fermo e non ritorna sottoforma di disastro!"
~ Uochi Toki, Macchina da Guerra
Il fatto è che il tradimento è insito nella rivoluzione. Per non far fallire una rivoluzione, serve un capo carismatico che tenga unito il fronte e per farlo, quando il nemico cade, deve spegnere tutte le voci di protesta e questo, ripeto, prepara una nuova rivoluzione. Quando i gatti prendono il potere, scacciano i topi. I topi, dopo decenni a vivere nelle fogne e a incattivirsi, prima o poi uno scarico lo trovano, invadono la città e sbranano i gatti (tipo in "La gabbianella e il gatto").
Vuoi uccidere ed eliminare definitivamente tutti i topi? Mi spiace, ma non ce ne sono gli strumenti (a stento si può irl: gli ebrei esistono ancora mi pare, e agli armeni hanno pure fatto una nazione su eRepublik).
Gli ideali su cui si fonda l'Europa non nascono dal nulla colla presa della Bastiglia, ma fermentavano da anni, in Francia. Magari, senza quella rivoluzione, ci saremmo risparmiati un secolo di cazzate.
Ti può tagliare un animo-spada più duro.
"Noi siamo favorevoli all'abolizione delle guerre; non vogliamo la guerra. Ma non si può abolire la guerra se non mediante la guerra. Affinché non esistano più fucili, occorre il fucile."
~ Mao Zedong
E' ovvio che in controrivoluzionari ci saranno sempre essi sono lo stimolo per continuare con la Rivoluzione.
Devi sviluppare un visione più ampia delle cose, dominare il mondo non è certo possibile, non si possono obbligare le persone a seguirci, ma possiamo mostrargli qual è la via migliore e direi che farlo è più che doveroso, è l'unica missione politica che possiamo prefiggerci.
I topi? Chi se ne frega dei topi, quando usciranno dalle fogne saranno ridicolazzati e piangendo torneranno da dove sono venuti, oppure capiranno che essere dei gatti è la cosa migliore.
Quando si incontra qualcuno con la stessa preparazione spirituale che comprende come noi di avere un animo uguale alla spada alloraq il combattimento non ci sarà. Ecco cosa succede: https://www.youtube.com/watch?v=AeeoEpmyb2Y
Ci si può affrontare a livello mentale, nulla di più. L'essenza della spada è l'assenza della spada, l'uomo di spada è in pace col mondo.
Quelli che vedi nel video siamo noi Squatriota, io e te.
Due facce della stessa medaglia, opporsi l'uno all'altro può solo annientarci, quando comprenderai che siamo l'uno la conseguenza dell'altro allora comprenderai anche che nessuna lotta fra noi è possibile a meno che non si voglia prendere coscienza del fatto che uno dei due non ne sopravviverebbe. O ci abbracciamo, o bruciamo. E quand'anche uno dei due dovesse sopravvivere: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/71/Ninedragonwallpic1.jpg/800px-Ninedragonwallpic1.jpg
L'altro non esisterebbe più perchè gli verrebbe a mancare ciò che lo teneva in vita. Si corroderebbe da solo.
Ti servo.
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"In nomine Veritatis mendacia efferimus, in nomine Liberatis vincula edificamus"? "L'uomo è una macchina che va a calci in culo"? Se anche i "virtuosi" agiscono e fanno vedere come l'imbracciare un fucile sia l'unico mezzo di risoluzione dei problemi, come si può pretendere che gli zotici, alla prima difficoltà, non imbraccino i forconi e le canne di bambù?
Non bisogna mettere i "controrivoluzionari" con le spalle al muro, e non si può nemmeno fare tipo Davy Jones, e dir loro che avranno salva la "vita" solo se passano dalla parte della Rivoluzione: occorre lasciar loro uno spiraglio, e indicar loro una via, da percorrere assieme.
Per il resto, ma "mi stai a pijà perculo"?
Ah, e per dare veramente la possibilità di scegliere per forza di cose devi instaurare un sistema che garantisce la pluralità e la divers di pensiero, e il non averlo fatto è la pecca di tutte le rivoluzioni (quelle che ho studiato).
Forse non mi sono spiegato, quelli che imbracciano i forconi sono quelli che io difendo! La rivoluzione è per chi vuole alzare la testa, chi si ribella allo stato di cose presente, chi vuole abolire l'ingiustizia del comando da parte di pochi e restituirlo alla moltitudione. E tu questo lo chiami caos, e io lo chiamo ordine!
v
Non mi fa impazzire lo stile di scrittura, ma il testo in alcuni punti è davvero brillante. Hai un po' esasperato certi personaggi, tipo Robinson che è il pragmatismo fatto persona l'hai reso come un sognatore, ma in generale il carattere irrispettoso del testo è davvero divertente 🙂