Il rè pastore

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Salve e-italiani, dopo il momento di pausa riprendiamo con l'ultima festa teatrale.
Oggi parliamo de:




Il rè pastore

Il re pastore (K 20😎 è un melodramma in due atti musicato da Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Pietro Metastasio.
Composta a Salisburgo all'inizio del 1775, l'opera fu scritta per il soggiorno dell'arciduca Massimiliano Francesco d'Austria, figlio dell'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo, su commissione dell'arcivescovo Colloredo.
Il libretto è una rielaborazione di Giambattista Varesco dell'omonimo melodramma di Metastasio, ridotto da tre a due atti.
La prima rappresentazione ebbe luogo il 23 aprile 1775 alla residenza arcivescovile di Salisburgo. Il ruolo di Aminta fu interpretato dal castrato Tommaso Consoli.

Personaggi:
- Alessandro, Re di Macedonia (tenore)
- Aminta, pastorello, amante di Elisa, erede del regno di Sidone (soprano)
- Elisa, ninfa fenicia della stirpe di Cadmo (soprano)
- Tamiri, figlia del tiranno Stratone, amante di Agenore (soprano)
- Agenore, nobile di Sidone (tenore)

Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, archi
Per i recitativi: clavicembalo e violoncello
Composizione: Salisburgo, Marzo - Aprile 1775
Prima rappresentazione: Salisburgo, Rittersaal del Residenz-Theater, 23 Aprile 1775

Genesi dell'opera

Nel XVIII secolo la visita di un componente di una famiglia reale presso un’altra corte era l’occasione di numerosi festeggiamenti, all’interno dei quali la musica aveva spesso un ruolo di primo piano. Quando fu annunciato il passaggio a Salisburgo dell’arciduca Massimiliano, ultimogenito dell’imperatrice Maria Teresa, l’arcivescovo Colloredo incaricò il Kapellmeister Domenico Fischietti e il giovane Mozart, allora secondo Konzertmeister, di preparare gli intrattenimenti musicali. I compositori misero in musica due testi di Metastasio, sia pure di epoche diverse: il 22 aprile l’illustre ospite poté ascoltare Gli orti esperidi, una serenata per cinque voci di Fischietti su un libretto del 1721, e il giorno seguente Il re pastore di Mozart; probabilmente le due composizioni furono presentate senza allestimento scenico (a ciò allude la definizione «serenata» che compare nel diario del consigliere municipale di Salisburgo, Scheidenhofen, ripresa dallo stesso Mozart in una lettera al padre) e vennero interpretate dai medesimi cantanti, ma non si conosce il cast per intero. Per l’occasione giunsero da Monaco il castrato Tommaso Consoli, cui fu affidato il ruolo di Aminta, e il flautista Johann Baptist Becke, che suonò alcuni brani molto brillanti nelle arie; gli altri interpreti erano quasi sicuramente membri della cappella di corte di Salisburgo. Non si sa con certezza se fu Mozart o lo stesso Colloredo a scegliere Il re pastore, né si conosce il nome del poeta che rielaborò il testo metastasiano; punto di riferimento era la versione presentata nel 1774 a Monaco con musiche tratte dal Re pastore di Pietro Alessandro Guglielmi (Venezia 1767), in cui Tommaso Consoli aveva interpretato il ruolo di Elisa: qui l’originale in tre atti è ridotto a due, con l’eliminazione di cinque arie e di parte dei dialoghi, e vi è un nuovo e più ampio coro finale ("Viva l’invitto duce"). Rispetto a questo libretto la composizione di Mozart contiene poi ulteriori aggiunte e modifiche, che potrebbero essere attribuite al futuro autore del testo dell’Idomeneo, l’abate Varesco. Mentre Bonno e ancora Gluck avevano previsto quattro soprani e un tenore, Mozart riequilibrò l’ ensemble destinando a un secondo tenore la parte di Agenore; comune a Hasse e a Gluck è invece la scelta di far seguire direttamente la prima scena all’ouverture.

Trama

Atto primo. Alessandro ha appena espugnato Sidone, ucciso il tiranno Stratone e ora intende rimettere sul trono il legittimo erede, cresciuto da un pastore e ignaro dei suoi nobili natali. Infatti Aminta vive felice e soddisfatto della sua condizione, con l'unico sogno di sposare Elisa, anch'essa di sangue nobile, ma ben disposta a rinunciare ai suoi privilegi pur di essere amata dal pastore. Alessandro e il suo confidente Agenore si recano alla capanna di Aminta per appurarne la sua identità e verificare la purezza del suo cuore. Agenore ama Tamiri, figlia del tiranno ucciso ed è a sua volta riamato dalla giovane principessa. Tamiri, si nasconde presso Elisa e non osa costituirsi ad Alessandro. Agenore rivela ad Aminta la sua vera identità, il pastore è sconcertato da questa notizia inattesa, Elisa lo sprona a presentarsi ad Alessandro affinché lo incoroni quale legittimo re di Sidone.

Atto secondo. Il secondo atto si apre con Elisa che vorrebbe rivedere Aminta, ma ne è impedita da Agenore, anche il giovane ha lo stesso desiderio, ma Alessandro ricordandogli i suoi futuri doveri, lo trattiene e cerca di convincerlo in ogni modo sulle sue doti di grande nobiltà. Agenore si reca da Alessandro a perorare la causa di Tamiri e il re manifesta la sua intenzione di destinarla in moglie ad Aminta affinché la città di Sidone sia finalmente del tutto riappacificata. Questa notizia provoca nell'amico del re una profonda disperazione. Aminta, invece, è convinto di sposare Elisa, quest'ultima è preoccupata sulle voci riguardanti il matrimonio del suo amato pastorello e ne chiede conferma ad Agenore, Tamiri è scontenta. Il giorno all'incoronazione , nel tempio dedicato ad Ercole, giungono prima Tamiri e poi Elisa entrambe confessano ad Alessandro i loro veri sentimenti. Da ultimo si presenta Aminta, vestito dei suoi panni di pastore, confessa di preferire la sua precedente vita che gli permetterebbe di sposare Elisa. Alessandro ricompone le due coppie e promette un nuovo regno per Tamiri ed Agenore.

Considerazioni sull'opera

In passato, i maggiori studiosi di Mozart hanno giudicato Il re pastore con severità, ritenendolo privo di intensità drammatica e incapace di raggiungere un’efficace definizione dei personaggi; tali limiti venivano ricondotti al carattere d’occasione e al libretto di Metastasio, che non sarebbe stato capace di toccare le corde personali del compositore. In tal modo questo lavoro veniva accomunato alle altre opere giovanili, considerate come fase preliminare in cui si delineano gli elementi che troveranno piena realizzazione nei capolavori della maturità. Reinhard Strohm è stato tra i primi a rendere giustizia alla composizione, dimostrando come in Mozart l’opera metastasiana, sia pure giunta quasi ad esaurimento, avesse ancora una sua validità. Questa linea interpretativa mette in luce la chiara articolazione formale e l’impianto equilibrato del Re pastore e sottolinea come la mancanza di apparato scenico sia compensata da una grande varietà della musica. Tra le dodici arie presenti in partitura non se ne possono individuare due dalla struttura identica: a fianco delle tradizionali arie col da capo, ne compaiono di articolate in quattro parti e rondò; inoltre, in taluni luoghi, fanno capolino principì organizzativi di origine strumentale, in primo luogo desunti dalla forma-sonata. Una delle cifre dell’opera è proprio costituita dall’intreccio fra la tradizione vocale e quella strumentale: non è casuale, ad esempio, che la prima sezione dell’aria di Aminta "Aer tranquillo e dì sereni" sia stata ripresa di lì a poco da Mozart per il tema iniziale del Concerto per violino KV 216. L’adozione di forme diverse contribuisce in modo determinante alla caratterizzazione dei personaggi: ad Alessandro sono assegnate ben tre arie, che ricordano nella linea melodica e nell’accompagnamento orchestrale lo stile eroico dell’opera seria; l’importanza del personaggio regale è sottolineata nel primo atto dall’adozione delle trombe, mentre altrove ("Se vincendo vi rendo felici") il flauto solista dialoga con la voce, entrando in competizione con le sue colorature. La dimensione bucolica emerge invece nei brani affidati ad Aminta (come la sua semplice canzone di esordio "Intendo amico rio", in un 6/8 pastorale) o nel testo descrittivo della prima aria di Elisa ("Alla selva, al prato, al fonte"), che canta le gioie della vita a contatto con la natura.

Mozart diresse la prima esecuzione; probabilmente fu lui a eseguire la parte di violino solista nella celebre aria di Aminta "L’amerò, sarò costante", un rondò in mi bemolle maggiore articolato in cinque sezioni, che divenne un brano prediletto dai cantanti. Quest’aria ha un ruolo importante anche nell’intreccio, poiché Agenore fraintende le parole di Aminta credendo che la sua dichiarazione di fedeltà riguardi Tamiri. Il dolore e i tormenti di Agenore trovano espressione poco dopo in "Sol può dir come si trova", l’unica aria in tonalità minore dell’opera: il veemente accompagnamento degli archi, il colorito cupo e le numerose modulazioni generano un’intensità drammatica che preannuncia alcune pagine dell’Idomeneo.


Spero vi sia piaciuto questo terzo articolo e auspico che continuerete a seguire i successivi numeri. 🙂

Luifra

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Per gli shout culturali:

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