Discorsi sulla politica eItaliana - linee-guida non convenzionali

Day 3,132, 09:12 Published in Italy Croatia by Dark Thunder

Salve anche a voi. Sono stati pubblicati alcuni articoli più o meno interessanti sulla politica di eRepublik negli ultimi giorni (articoli di Dibex e Feliks), tuttavia ritengo che ci sia qualcosa da aggiungere al riguardo, e da "spiegare" meglio la situazione a chi si addentra nei meandri dei partiti politici eItaliani da perfetto neofita spaesato.

Sugli assiomi (che assiomi non sono)
Nell'articolo di Dibex vengono sciorinate un po' di citazioni à la Diego Fusaro, dove Wikipedia ha rimpiazzato il povero Marx. Però dietro ci sono alcune logiche molto interessanti che meriterebbero un'analisi. Dibex, introducendo l'articolo affermando che "sicuramente in pochi comprenderanno" (ci arriveremo) e con una prefazione, cerca di delineare quelli che dovrebbero essere degli assiomi e anche le citazioni che porta a suo favore servono a questo scopo, cioè a dare l'idea che il suo articolo parta da dati comunemente accettati dalla comunità, ma ciò non è del tutto corretto. Vediamo perché. Partiamo dalla prefazione: interessante è mettere a confronto quando viene affermato che "Ogni community si è data delle regole per la cui attuazione si è ricorso al solo "gentlemen agreement" ma che solitamente vengono rispettate da tutti, considerando immorale non farlo", ma appena poche righe più in basso c'è una frase formulata in modo molto particolare, e cioè che "Ogni partito ha il diritto di organizzarsi come preferisce, di decidere le proprie regole interne e la propria politica anche se questa va in contraddizione con quella degli altri partiti e di eleggere liberamente il proprio presidente". Una postilla particolare: non c'è nulla di male se la comunità mette giù delle regole di convivenza, che hanno una certa similarità, dal punto di vista simbolico, con il Codice di Hammurabi o le tavole di Mosè. Sono regole che servono ad organizzare gli uomini e per evitare l'anarchia generale, dove vige la legge del più forte. Tuttavia, queste leggi, stando a quanto affermato da quella postilla, possono essere benissimo eluse da alcuni partiti. Perché, intendiamoci, nel caso di FdeI non siamo di fronte esclusivamente ad una diversa visione politica, ma siamo di fronte ad un partito che fa del suo isolazionismo, come ha affermato correttamente Feliks, un vanto, e questo isolazionismo si manifesta sia per quanto riguarda le politiche che per le azioni che compiono.

Detto ciò, siamo di fronte ad una "corsia preferenziale" su quello che concerne il Take Over dei partiti, e cioè che esso sia moralmente inaccettabile, ma resta un'operazione perfettamente legittima che gli admin permettono, e questa riflessione in verità smentisce ciò che è l'anima stessa di FdeI, cioè la loro volontà di rigettare l'extragame, in favore dell'affermazione del gioco come un'entità indiscutibile e perfetta. Tutto ciò che il gioco permette è lecito, e quindi è perfettamente lecito, secondo loro, inviare i messaggi di invito per il proprio partito ad iscritti di altri partiti, seppur sia ritenuto illecito dalla comunità, mentre il forum è ritenuto un inutile esercizio di potere della casta dei burocrati. Da dove deriva quindi questa corsia preferenziale per quanto riguarda il Take Over? Dagli interessi personali. No, non sto parlando di conti in banca alle Seychelles, tuttavia è bene che ogni neoiscritto sia cosciente del fatto che ogni persona, i politici in particolar modo, ha un interesse personale da difendere, e nel momento in cui ciò è messo in discussione, allora è perfettamente lecito rivedere la propria linea di pensiero in modo da riadattarla al nuovo contesto, o perlomeno, ognuno decide se sia lecito o no tutto ciò. Nel momento in cui era in gioco la stessa sopravvivenza del proprio partito, ma soprattutto i numerosi iscritti duramente conquistati in svariati mesi di attività lecite e non, era in gioco anche la loro forza. Perché è così importante essere primi per loro? Qualcuno ha provato a rispondere a questa domanda affermando che si tratti di una sete di potere dei "capi", ma in realtà è una teoria abbastanza autoreferenziale e limitante. Essere primi è importante dal punto di vista psicologico, visto che, tendenzialmente, l'uomo, messo di fronte ad una scelta, si aggrega all'opinione della maggioranza perché ha paura che, scegliendo una posizione minoritaria, essa sia l'opzione "perdente", ed in una società che esorcizza gli errori e le sconfitte, ciò è imperdonabile. Una dimostrazione di ciò che dico è presente in questo studio, che, tuttavia, va ancora convalidato, ma che presenta similarità interessanti.

Non stupisce nemmeno che anche l'affermazione sulle org, e cioè che "Le org ed il loro contenuto è di proprietà esclusiva del Cp in carica" presenti qualche contraddizione per difendere gli interessi personali. Innanzitutto, il primo errore grossolano che viene commesso è quello di ritenere i soldi di proprietà del CP, ma ciò è totalmente fuorviante: in nessuna nazione della RL, a parte quelle in dittatura, i soldi sono di "proprietà" del capo di Governo, altrimenti tutti gli articoli di Scanzie e SexyTravy su ARRENZI non avrebbero senso e il Fatto dovrebbe chiudere i battenti. I soldi, così come le Org, vengono date in gestione al Presidente di turno, ed esse sono di proprietà dello Stato, cioè di tutti. È curiosa anche perché, riflettendoci su, significherebbe che, quando iniziò la dittatura di TitanDC, quest'affermazione renderebbe legittimo, al contrario di ciò che gli stessi FdeI affermarono per mesi, lo spostamento degli ITL dalle org governative a quelle private in prossimità della dittatura, che si insediò di lì in 24 ore. Fu un'operazione perfettamente legittima, visto che, tra le regole che gli admin tanto decantati hanno scritto, viene affermato che il CP di turno può fare qualunque operazione nelle 24 ore precedenti all'insediamento del dittatore di turno, nei limiti delle altre regole come i multi, dando la possibilità di salvaguardare il patrimonio statale. E così fu per l'Italia. Ma per mesi, quest'operazione venne screditata proprio da FdeI, accusando gli altri di essere dei ladri. Questo cambio repentino è giustificato dal fatto che, successivamente, FdeI si sia macchiata di una sottrazione da 400k ITL per le spese militari dalle casse statali, questo perché il Presidente della Nazione di FdeI di turno utilizzò prima i soldi personali per pagare i costi militari, e poi, facendosi beffe dell'extragame tanto vituperato, si fecero "rimborsare" i 400k ITL direttamente dai soldi dei cittadini. Questa sfumatura è l'ennesimo esempio di come sia importante tenere a mente che ogni persona ha degli interessi personali da difendere, e che pertanto anche la semplice narrazione di un evento può divenire campo di battaglia storiografico.

Sulla democrazia e sulla libertà di pensiero
Con delle premesse un po' fuorvianti, anche il corpus non è da meno. E lo vediamo subito, quando Dibex parla impropriamente di eRepublik come una "Democrazia diretta". La Democrazia diretta, infatti, non è la possibilità di votare online per un partito, ma è la possibilità di votare per ogni singola proposta, prendendo il posto dei rappresentanti politici che saltuariamente eleggiamo per questo incarico. eRepublik ha un modulo politico riassumibile così: è una repubblica presidenziale democratica, ha una legge elettorale proporzionale, con accesso alle elezioni congressuali limitato ai primi 5 partiti più numerosi per numero di iscritti, e con listini bloccati, quindi senza possibilità di poter esprimere le preferenze. Detto ciò, anche la definizione stessa di democrazia è fuorviante: Dibex riporta l'idea della democrazia per i Greci, e credo che chiunque conosca un minimo la storia politica greca, potrebbe constatare come questa affermazione sia falsa. Innanzitutto perché l'idea di democrazia, per i Greci, era una cosa malvista, non erano di certo degli illuminati come lo siamo noi oggi, dove concediamo il diritto di voto a tutti. E così come non esiste "la Grecia antica", ma esistono le poleis, le città-stato, non esisteva quindi un'entità statale unitaria di Grecia né tanto meno una lingua unitaria (qualcuno ha presente i dialetti dorici, eolici o attici delle commedie/tragedie? Ecco), e, soprattutto, chi conosce la storia greca, sa che il sistema di potere era un sistema paragonabile agli imperi moderni, visto che a dominare c'era una città (per la maggior parte della storia greca furono Atene e Sparta ad avere questo influsso di potere), che comandava tutti i territori sotto il suo controllo su tutta l'Europa mediterranea, dalle coste ioniche dell'Italia meridionale e della Spagna alle coste dell'Anatolia e del Mar Nero. Ma l'aspetto più importante che Dibex ha tralasciato è l'idea che i Greci avevano della democrazia, cioè come "dittatura della maggioranza", non proprio quella visione illuminata a cui molti fanno riferimento. Particolare è anche specificare a chi ed a quanti era concesso di partecipare alla vita politica: erano esclusi dal voto le donne, le persone che avevano meno di 20 anni, gli schiavi, gli schiavi che non erano più tali e gli stranieri non ateniesi, che costituivano complessivamente la maggioranza della popolazione ateniese. Chi poteva partecipare attivamente alla politica, quindi, era compreso tra il 10% e il 20% della popolazione totale di Atene, una percentuale che variò nel corso del tempo.

Poi, Dibex passa alla citazione di alcuni testi sulla libertà di pensiero e sui diritti, citando perfino la Costituzione Europea della prima metà del 2000, che non è mai entrata in vigore a seguito della sua bocciatura nei referendum del 2005 in Francia e nei Paesi Bassi, ma che, a quanto pare, fa figo citarla, come tutto il resto, d'altronde. Tuttavia, stavolta ad essere fuorviante non è il contenuto, ma il fine: la libertà di pensiero non è certo in discussione in questo gioco, ed è fisicamente impossibile che uno di noi possa limitare la libertà di pensiero di qualcun altro. Probabilmente, Dibex si riferiva non alla libertà di pensiero, ma alla libertà di espressione. Lo capiamo dalle considerazioni finali, dove inveisce contro quelli che osteggiano "chiunque la pensi in maniera diversa da noi". Il problema quindi non è l'esprimere il proprio pensiero, visto che non c'è nessuna limitazione al riguardo, ma ciò che avviene dopo. Un concetto che riassumerei bene con una vignetta di xkc😛


Le censure sapete perché ci sono ('sup Kimilla :3)

Per chi non capisce l'inglese, c'è scritto, in sostanza, che la libertà di espressione non significa che non puoi essere criticato se dici delle amenità. Nessuno, infatti, dovrebbe sentirsi in dovere di difendere le idee di qualcun altro se non le condivide, come NON ha mai detto Voltaire. Se qualcuno preferisce vivere in una società dove, se ti alzi e inneggi al nazismo, gli altri non possono contestarti altrimenti sei irrispettoso nei loro confronti, si accomodi pure a quella porta. Si confonde un principio legislativo con un principio etico universale, dove la libertà di espressione viene confusa con la libertà di non doversi assumere le responsabilità di ciò che si dice, di non dover affrontare le critiche e le contestazioni di chi la pensa diversamente. Sulle modalità per cui contestare, ne parleremo dopo.

Fatte salve queste riflessioni, è evidente che le considerazioni finali si rivelano per quello che, fin dall'inizio, erano state ideate: un modo dialettico per difendere i propri interessi. Non c'è nulla di male nel fare ciò, per carità, anzi, qualunque cittadino, quando esprime il proprio voto, lo fa esprimendo un voto per il candidato che più favorisce i propri interessi personali: così abbiamo gli operai che votano a sinistra (ora in Italia votano M5S e Lega, ma non ditelo a Fratoianni), gli imprenditori che votano i partiti liberali, e così via. È perfettamente normale. Allora, cosa c'è di sbagliato, in quell'articolo, negli intenti? Innanzitutto, è un articolo che parla a pochi, ma non perché, come dice Dibex, pochi capirebbero i contenuti, ma perché è rivolto esclusivamente a chi è già simpatizzante per FdeI. Questo atteggiamento si può riscontrare anche quando prima si afferma che nessuno può sentirsi in diritto di proclamarsi portatore di verità, per poi subito dopo inserire uno dei mantra di chi si fa portatore di verità, quel "meditate gente, meditate" (con quei quattro puntini di sospensione che mi hanno provocato un infarto), che tradotto dal gggentismo-politichese significa: "meditate, gente, perché voi non sapete farlo mentre io sì". Inoltre, le citazioni contenute nell'articolo non sono altro che un modo per supportare il proprio pensiero, sfruttando la fama di altri pensatori e di altri popoli, pur non considerando affatto il contesto in cui hanno avuto origine quelle riflessioni, o addirittura commettendo errori molto grossolani che snaturano il senso stesso del pensiero che si voleva esprimere. Il problema del citazionismo, però, è che spesso diventano dei veri modi di dire, e di conseguenza diventano intoccabili, quando invece un pensiero può e deve essere criticato, in quanto nulla resta cristallizzato, come ci insegna il tempo. Di conseguenza, citare Kant, Voltaire, o Wikipedia (...) può avere senso fino ad un certo punto, ma nel momento in cui si fa un copia incolla senza tenere conto di ciò che c'è dietro, probabilmente si sta semplicemente sfruttando il loro nome, la loro fama, per avvalorare le proprie opinioni, e, di conseguenza, i propri interessi personali.

La politica come espressione della società
Feliks, nel suo articolo, ha provato a suddividere le attuali formazioni politiche in alcune categorie, seppur mancando, di poco, alcuni aspetti che meriterebbero una riflessione. Il parallelismo tra FdeI e il Movimento 5 Stelle, per cominciare, è interessante: le analogie tra i due partiti si sprecano. Pensiamo, per esempio, al ripudio dell'extragame e della vecchia classe politica in favore di leggi "leggibili" (frase che vuol dire tutto e niente: chi stabilisce se una legge è "leggibile"?), o anche, facendo un parallelismo, l'idea che il gioco, così come la natura nella RL, sia un'entità perfetta e che, in quanto tale, le persone devono attenersi a ciò che offre il gioco (o la natura) senza provare ad andare oltre, un atteggiamento che non tiene in considerazione l'idea che nulla sia davvero perfetto come lo immaginiamo noi. Oppure, ancora, la struttura comunicativa: entrambi si rivolgono ad un elettorato che simpatizza per loro, si sentono portatori di un pensiero non comprensibile dagli altri perché disprezzano gli altri che non fanno parte del proprio gruppo (a tal riguardo mi viene in mente uno studio dello psicologo Adam Waytz, che riuscì a dimostrare che tanto più le persone si legano socialmente ad un gruppo, e più cominceranno a credere che le persone che fanno parte di un altro gruppo siano persone poco intelligenti), un atteggiamento di cui parlai anche nel mio precedente articolo, quando accennai all'arroganza come motivo di divisione interna nella comunità italiana. Anche il fatto che i propri ideali vengano riadattati in base alla situazione politica del momento è un aspetto che li accomuna: pensate, in RL, a quando il Movimento 5 Stelle chiese le dimissioni del Ministro Guidi con l'unica colpa di essere stata intercettata (per la cronaca, ad oggi non è stata nemmeno inserita nel registro degli indagati), mentre, nel caso di Nogarin e Pizzarotti, se si è indagati, bisogna prima leggere le carte e capire la situazione, e così vale per FdeI, come accennato prima. Tutto sommato, comunque, i dubbi di Feliks sono corretti: entrambi hanno in comune una capacità governativa discutibile (i casi di Quarto e Livorno e, parallelamente, i mandati da CP di FdeI hanno creato più discussione di quando furono postate, eoni fa, le immagini fasciste nella Gazzetta ufficiale eItaliana :as😛) e la loro offerta politica non tiene conto dell'applicabilità (reddito di cittadinanza vs palestre per tutti).
Ma FdeI è il Movimento 5 Stelle? Non proprio. Chi semplifica a questa affermazione, molto probabilmente lo fa in base a convinzioni personali, così come chi non condivide questo paragone dice così perché, con tutta probabilità, nella realtà simpatizza per i grillini. Insomma, così come nella realtà, anche qui si cerca di trovare in ciò che si legge delle conferme di quello che si pensa, e se così non è, allora si cestina l'articolo. FdeI effettivamente ha molto in comune con i partiti "populisti", ma non solo esclusivamente il Movimento 5 Stelle, ma in un respiro generale. Il loro "successo" è dovuto alla similarità che presentano la realtà dipinta dai grillini e la realtà dipinta dai FdeI, e considerando che l'Internet è infestato dagli influencer grillini, non è difficile credere che qualcuno, associando il presunto malaffare nella realtà con l'altrettanto presunto malaffare del gioco, si immoli nella causa del partito anti-establishment, che sia vero o no che ci sia davvero un establishment.

Poi, andando avanti, Feliks parla di ReI come il principale partito che porta avanti la "crociata" contro FdeI, è un partito che sostanzialmente promuove principalmente politiche volte all'intrattenimento, considerando poco la struttura organizzativa dello Stato. ReI è un po' un partito con una sindrome da Wannabe, vorrebbe essere riconosciuto come partito affidabile dagli altri partiti (PCE, AetG, ma anche BSG, LeR e LGeI), ma allo stesso tempo sente di non essere esattamente uguale agli altri. Tutto ciò ricorda, per chi preferisce, il discorso di Michele Apicella in Palombella Rossa sul PCI, dove diceva che "Noi siamo uguali agli altri, noi siamo come tutti gli altri, noi siamo diversi, noi siamo diversi, noi siamo uguali agli altri, ma siamo diversi, ma siamo uguali agli altri, ma siamo diversi", oppure, per chi osteggia Nanni Moretti in quanto commie, c'è sempre il dilemma delle velleità artistiche che affligge Werther, ossia quello di non vedersi riconosciuto dalla borghesia in quanto non borghese, mentre la società comune non comprende la sua arte. Questo è riscontrabile non solo negli articoli, ma anche nei commenti che spesso fanno gli esponenti di punta: pensate, per esempio, a quando cercano, in un ipotetico asse "assistenzialismo (termine contro-inventato da loro per opporsi al termine di "voto di scambio", per dirne un'altra) vs individualismo", di porsi al centro di esso. Ma in base a quale criterio ci si è posti al centro? Non si sa, l'importante però è cercare il riconoscimento degli altri partiti, e, probabilmente, anche la crociata contro i FdeI ha questo scopo. Questa loro volontà intrinseca, però, li porta ad un rapporto particolare con il resto della comunità, come giustamente osservato da Feliks.

Infine, ci sono i partiti un po' più inattivi, come li ha catalogati Feliks, i vecchi, i pensionati, quelli che a volte si fanno sentire con qualche articolo, gli svogliati, e come detto da Feliks, rappresenta in pieno il sentimento della comunità. È una comunità disillusa, che ormai sopravvive solo perché ha stretto rapporti di amicizia, piuttosto che per il puro divertimento del gioco. Anche perché, diciamocelo, s'è perso un po' il senso del gioco. Nel momento in cui si trasforma il modulo politico in un modulo pay-per-win per mano degli stessi utenti, si vede sempre più snaturato il gioco. Ma tutto ciò ha avuto origini lontane, ben prima di FdeI: inutile negare che, quando qualcuno ha iniziato a diffondere dubbi infondati circa la mancanza di trasparenza in EI, si sarebbe dovuto impedire che questa insinuazione si diffondesse a macchia d'olio, così come quando venne criticato l'extragame, e queste insinuazioni non vennero fatte solo da FdeI. Quali sono i risultati, ad oggi? Avevamo una comunità divisa dalle lotte, certo, c'era Fanaxidiel che mal vedeva le chat pubbliche e che teneva i soldati di T4L nelle teche di vetro, come la rosa del Piccolo principe, ma c'era anche #quelpaese, c'erano Giuseppe Stan, Yamisuke, Riccardo Quarta e tanti altri, gente che era distribuita in partiti diversi tra loro, ma che nutriva rispetto per le persone dietro il nickname. Si scherzava, si organizzavano trollate perfino a livello internazionale (chi si ricorda di quando #quelcanale entrò nel canale dei supplies grazie a CyberMorto?), c'era una comunità in chat che ti invogliava ad entrare ogni qualvolta si aveva un po' di tempo a disposizione. Oggi tutto questo è tramontato. Le chat sono più o meno deserte, e quando mi capita di entrarci di sera ogni tanto, pochissimi sono presenti, creando ancora di più un senso di solitudine nella comunità. Il gioco sta morendo, ce lo diciamo da anni, intanto però l'Italia credo sia l'unico paese che abbia visto l'abbandono delle strutture extragame, e questo è solo il sintomo di quello che per anni ha corroso la società eItaliana. Il punto è che è mancata la capacità di saper comunicare con forza quelli che erano i pregi dell'avere una comunità che, tutto sommato, aveva un ritrovo dove scherzare e dove poter essere se stessi, senza avere il peso di dover misurare le parole e di dover essere sempre in lotta con tutti.

Quello che il futuro ci riserva
Il gioco nei prossimi mesi, almeno, in base agli annunci fatti finora, promette qualche novità che meriterebbe di essere analizzata con cura. Il modulo politico verrà ritoccato, seppur non sia esattamente la modifica che tutti aspettavamo, così come il modulo economico verrà riformato con l'introduzione degli aerei. In una comunità come la nostra, bisognerebbe cominciare a chiedersi da dove ricominciare per ricostruire un clima accettabile. Feliks ha posto l'accento sulle strutture interne, ed è una considerazione di cui tenere conto, ma non può funzionare da sola. Nessuno ha la bacchetta magica, e questo compito sarebbe difficile per chiunque. Ma, a cominciare dai partiti, tutti dovrebbero riflettere sulla direzione che l'Italia deve prendere nei prossimi mesi, non guardando più alla semplice elezione del CP, ma guardando ad un progetto di più lunga durata, cercando di coinvolgere più persone possibili. E per fare ciò, bisogna sconfiggere i principali problemi che affliggono la comunità partendo dalla comunicazione: essa è la chiave che può portare l'eItalia fuori dall'impasse politica, una campagna comunicativa ben curata può dare vita ad un accrescimento dell'interesse nei confronti del gioco, tanto per iniziare. Ma se la dialettica comunicativa si riduce sempre ad uno scontro "fake vs. fake", i vecchi (e anche i nuovi) resteranno sempre estraniati da questo clima. E quando parlo di "problemi", non mi riferisco a FdeI, ma proprio a quelle idee che serpeggiano tra la comunità che hanno contribuito al suo auto-smontamento, perché, e questo è bene sottolinearlo, i partiti possono morire, ma le idee no, ed è per questo che bisogna lavorare ad arginare, dove possibile, le illazioni operate da taluni, così in passato, così adesso, sull'EI e sull'extragame.

Ma il Take Over è davvero l'unica soluzione possibile? Ed è una soluzione contemplabile? Probabilmente no, rispondendo ad entrambe le domande. Il Take Over non è una soluzione moralmente giusta, è vero, ed è difficile dire diversamente. Ma chi oggi si lamenta di questo atto di barbarie può davvero parlarne come se si trattasse di un atto totalmente inaspettato? Era prevedibile che, prima o poi, lo scontro nella comunità si sarebbe radicalizzato fino a questo punto, e francamente mi aspetto altre cose peggiori rispetto agli ultimi avvenimenti. A radicalizzare lo scontro, però, non è unicamente "l'avversario", come comunemente si vuol far credere per trovare una verità di comodo per i propri simpatizzanti, a radicalizzare lo scontro si fa in due, e se una parte viene provocata, l'altra reagisce e provoca a sua volta. Tuttavia, a chi usa il Take Over come arma di "liberazione", va rammendato che, analizzando il gesto, l'atto è in sè molto grave, e le implicazioni politiche che ne seguono possono sfuggire a quelli che inizialmente possono essere ritenuti nobili intenti, o ignobili, a seconda della parte chiamata in causa. Ipotizzando che si arrivi alla fine di questo conflitto con questo mezzo, cosa impedirebbe ad un altro partito di fare un TO ad uno dei partiti presenti oggi solo perché gli sta antipatico? Non è una novità, a dire il vero, e per quanto mi sembra di ricordare, ci fu effettivamente un tentativo di TO nella flame-war tra AetG e PCE di tanti anni fa, ma in ogni caso, è un precedente che, mi auguro, non venga preso a "modello" da qualcun altro.

Con questa speranza, io concludo l'articolo. Personalmente, spero che sia un motivo di riflessione per i più, è un articolo che esprime molte considerazioni, che possono essere anche errate, per carità, ma considerazioni che meriterebbero un migliore approfondimento da parte di chi, più di me, può comprendere a fondo i problemi della comunità. Saluti.