La questione pakistana: uno stato e il suo totalitarismo

Day 167, 08:42 Published in Italy Italy by Rebaf

Abbiamo recentemente parlato di una situazione generale difficile, ma Internazionale vorrebbe soffermarsi e parlarvi più nel dettaglio della questione pakistana.

E' cosa risaputa che il Pakistan è in mano alla community "4chanesca" che ne ha fatto il proprio personalissimo regno, questo ha creato alcuni squilibri all'interno della società pakistana dovuti proprio alla chiusura, comprensibile, di una società già precendetemente unita. Tutto ciò ha portato ad una sorta di xenofobia, in primis, ma cosa più grave anche ad un grave scontro "etnico" tra i veri pakistani e invece la classe dirigente di matrice in gran parte americana proveniente da 4chan. Sui forum non è raro vedere questo fatto che può essere considerata un vero e proprio problema sociale. Un popolo privato della sua terra ha diritto a reclamarla? Noi crediamo di sì. D'altro canto 4chan è da tempo che governa il Pakistan riuscendo anche a ritagliarsi un discreto ruolo nella geopolitica mondiale: la recente implicazione pakistana nella guerra USA-Canada, il takeover cultural-economico della Cina e la guerra contro l'India sono sicuramente sintomo che il Pakistan continua a crescere. Tuttavia la ricchezza del Pakistan è solo di chi comanda, solamente di chi si considera una divinità e non è interessato alla parità tra tutti. Indubbiamente sarebbe altrettanto sbagliato cacciare 4chan dal Pakistan, ma 4chan deve capire che il suo regime non può continuare ancora a lungo. L'unico modo per continuare ad avere il controllo sarà quello dell'insulto e della forzae del negare i diritti fondamentali a chi non è pakistano.

Collegato a questo troviamo anche la grave situazione in cui versa la stampa pakistana. Testate giornalistiche come [a url=http://www.erepublik.com/company-767.html]questa[/a] si propongono come veri e propri organi di regime atti a inculcare nella testa l'idea di una sorta di divinità dei propri governanti. Una sorta di canone da cui non ci si può staccare, e chi ci prova (http://www.erepublik.com/article-221411.html) provando a proporre un'analisi alternativa (condivisibile o meno, ma non è questo l'importante ma quanto la libertà di poter dire quello che si vuole) si viene tacciati di eresia.

Ricordiamo ancora una volta che Dio Brando è colui che si è creato un corpo d'elitè, chiamato i 300 in onore degli spartani delle Termopili, in stile Immortali dei Gran Re di Persia. Trecento uomini, con caratteristiche ben precise, atte ad essere il suo personalissimo strumento di vita e di morte. Un culto della personalità pericoloso e che porta ad amplificare tutti gli scontri sociali di cui abbiamo detto nei primi capoversi.

La questione pakistana è molto delicata e di non facile comprensione, soprattutto nel momento in cui il Pakistan si apre al mondo europeo e americano. La recente guerra USA vs Canada è stata anche una sorta di primo banco di prova di scontro Europa vs Pakistan. L'appoggio pakistano agli USA, organizzato direttamente dal demiurgo/padre padrone Dio Brando, è risultato pero' del tutto inutile ridimensionando un poco le ambizioni pakistane troncate dalla sostanziale omertà dei soldati americani che in pochi sono scesi a combatttere per la difesa della loro nazione. Il Pakistan, insomma, si inserisce bene nel nuovo contesto geopolitico mondiale fatto di potenze atte unicamente a fare dell'imperialismo sfrenato un modus operandi tutto sommato vincente. Ma ciò non basta a poterlo giustificare, soprattutto quando a questo si unisce un totalitarismo che mortifica la cittadinanza e pone vantaggi solo a determinate fasce di popolazione.

In conclusione, la guerra USA-Canada, è riuscita, almeno in parte, a fermare le ambizioni pakistane di "poliziotti dell'e-mondo". Il fatto che proprio Dio Brando in persona si sia interesato a questa cosa e che i suoi 300 abbiano bene o male fallito dal punto di vista militare deve far ben sperare. Lo smisurato ego del padre del Pakistan può essere scalfito e proprio una deligittimizzazione del suo regno può essere il sintomo di un cambiamento in seno alla società pakistana.