La logica dei blocchi contrapposti

Day 168, 18:03 Published in Italy Italy by Rebaf

Arrivati al settimo articolo di Internazionale è sopravvenuta la necessità di provare a tirare delle somme rispetto a tutto ciò che è stato detto, insomma provare ad assaggiare un po' tutta questa carne al fuoco. Con la conclusione delle ultime due guerre d'aggressione scandinava in Europa, l'influenza Pakistana e Indonesiana nel Vecchio Continente è stata decisamente sradicata. Svezia e Norvegia hanno dimostrato un potere militare, al momento, inarrestabile. Di contro, pero', c'è la strategia afro-asiatica dell'Indonesia e la boria da popolo eletto dei pakistani che, nonostante le non eccelse figure raccattate negli ultimi scontri in Germania (a quanto i 300 di Dio Brando non paiono più così invincibili), possono comunque rappresentare un problema dal momento che ingloberanno il potenziale cinese entro breve. L'Indonesia è, tuttavia, la reale spina nel fianco nelle politiche scandinave. Ad ora Jakarta è riuscita, con un magistrale takeover, ad espellere gli Inglesi e gli Scandinavi dal Sud Africa assicurandosi un fedele vassallo. E' stata questa, forse, l'unica vera sconfitta patita dagli Svedesi. Gli indonesiani hanno capito che contrapporsi a loro dal punto di vista militare è quasi impossibile e hanno optato per una strategia più sottile ma non per questo meno efficace.

In tutto questo pare delinearsi una sorta di logica dei blocchi contrapposti. Da una parte le potenze scandinave che, come un'ombra cuba, si stanno espandendo nel centro dell'Europa mentre dall'altra l'asse asiatica di Pakistan ed Indonesia. Con la conquista norvegese della Russia due di queste quattro superpotenze confineranno: Norvegia, appunto, e Pakistan. Uno scontro militare pare una delle possibili conseguenze di questo avvicinamento, il clima è già rovente e i canali diplomatici già abbandonati da tempo. Sarà, quindi, il primo vero e proprio scontro tra Europa ed Asia. Da una parte la Norvegia, esaltata dalla vittoria sulla Russia, e dall'altra i Pakistani, fieri ed orgogliosi ma non altrettanti fortunati per quanto riguarda i risultati. Per la Norvegia una ghiotta occasione, per il Pakistan la guerra decisiva per capire le reali potenzialità della nazione. Se i 300 di Dio Brando dovessero fallire nuovamente per il Pakistan potrebbe essere difficile riuscire a respingere i norvegesi. E' uno scontro, insomma, che sa di decisivo.

Tutto ciò pare anche rappresentare l'unica fine possibile a tutti questi scontri, le rivalità accese avevano compromesso una via diplomatica e per molti dei veterani di questa guerra non ci sarebbe nulla di meglio che arrivare al vero e proprio scontro finale. In questo caso la diplomazia ha fallito e l'irrazionalità dell'animo umano, assieme alla sua naturale predispozione alla guerra, gli hanno fatto prendere la via più semplice: quella della violenza.

Questa logica dei blocchi contrapposti, pero', esclude un terzo polo: quello dell'Alleanza Mediterranea. Entro breve ne entreranno a far parte anche stati non prettamente mediterranei e tutto sa di costituzione di una nuova entità europea alternativa allo strapotere scandinavo. Per ora l'Alleanza Mediterranea è rimasta neutrale e non è mai intervenuta ad esclusione delle truppe di volontari partite per iniziativa spontanea, sono paesi di lavoratori dall'economia stabile e un esercito nella media. Protetti da vari patti di mutuo soccorso, la loro è una vera e propria rete diplomatica dell'Europa del sud che funge da deterrente a qualsiasi mira espansionistica. Resta da chiedersi se l'Alleanza deciderà di mantenere questa sua politica non interventista e diplomatica. Pare ovvio che la scesa in campo di un terzo polo porterebbe ad un certo sbilanciamento nelle forze dei due blocchi in conflitto, non ci pare, tuttavia, una scelta che l'Alleanza farà. Per ora i politici di Portogallo, Spagna, Italia e tutti gli altri paesi si stanno dimostrando sufficientemente lungimiranti nel non intervenire ma nell'organizzare comunque un solido esercito di difesa.

Le prossime settimane saranno quelle decisive, esse ci mostreranno se il quadro fin qui delineato potrà avere compimento e se ci ritroveremo, nostro malgrado, ad osservare l'ennesima guerra.