La Legge Elettorale

Day 676, 09:21 Published in Italy Italy by marcoche

Come definire il sistema elettorale vigente in eItalia?
Per comodità analitica, iniziamo scomponendo la legge elettorale in due.

La prima parte, che viene definitia degli "official candidates", è un sistema maggioritario pulrality fondato su collegi regionali uninominali. Ogni regione è un collegio, e in ogni collegio il partito che ottiene più voti, anche in assenza di maggioranza assoluta, risulta eletto. E' il classico sistema inglese, e di per sè è abbastanza funzionale. Se esistesse solo questa prima parte, la legge elettorale sarebbe chiara e coerente, pur presentando alcuni limiti funzionali quali la sovrarappresentazione dei partiti grandi e la tendenza a ridurre la competizione elettorale ad una lotta essenzialmente bipartitica. Questo avviene nelle nazioni con un numero di regioni superiore uguale a 40. Quarante è infatti il numero minimo di deputati che possono sedere in un parlamento, a prescindere dal numero delle regioni/collegi.

Domanda retorica: se una Nazione ha meno di 40 regioni, come vengono assegnati i rimanenti seggi? Con le famigerate "wildcards".
E' questa la seconda parte della legge elettorale: i ripescaggi! Essi avvengono sulla base di un collegio unico nazionale e in termine di voti assoluti. In parole povere, dal momento che non si tiene in considerazione la percentuale (quanti voti ha conquistato un candidato sul totale dei voti espressi nel proprio collegio regionale) ma esclusivamente il numero assoluto dei voti, si perviene ad un'inevitabile sovrarappresentanza delle regioni più popolose e, in second'ordine, di quelle più elettoralmente attive.
In Italia, per pura casualità, le Regioni sono venti, e questo fa sì che ci siano un pari numero di "official candidates", vincitori della competizione elttorale nei collegi, e di ripescati, il che potrebbe dare luogo ad esiti elettorali contraddittori. Poniamo, ad esempio, il caso di un'elezione in cui siano presenti soltanto due partiti. Il partito A ottiene il 100% dei voti in ogni regione, mentre il partito B (ovviamente) non conquista alcun voto, nemmeno quello dei propri candidati. Quale sarà l'esito delle elezioni? "Ovviamente", un bel pareggio! Il partito A eleggerà i propri venti cadidati con il sistema uninominale, mentre il partito B otterrà venti ripescaggi.

Il problema nasce da un errore di impostazione alla base della legge elettorale. In ogni elezione, nel mondo reale, i partiti possono presentare nelle proprie liste un numero di candidati pari a quello dei posti disponibili. Il motivo è palese: nel caso, seppur remoto, di una vittoria col 100% dei voti, si eleggerebbero tutti i candidati. In eRepublik invece, nelle nazioni con un numero di collegi/regioni inferiore a 40, i partiti possono proporre soltanto tanti candidati quanti sono i collegi, rinunciando in partenza ad eleggere, qualunque sia il risultato elettorale, un certo numero (uguale a 40 meno il numero delle regioni) di congressman, che verranno invece conquistati da un altro partito con un quoziente elettorale minore e, come abbiamo visto, nel caso "peggiore" finanche pari a zero. Un'evidente aberrazione della democrazia.

Senza contestare alla base il principio che ispira questa legge elettorale, ovvero tenendo presente il sistema maggioritario di tipo plurality combinato al ripescaggio, anche se personalmente le mie preferenze politiche sono per una formula proporzionale pura, risulta necessario correggere le distorsioni. Si potrebbe, a partire da questa analisi, discutere ed elaborare un'idea da proporre agli admin per cambiare "le regole del gioco" almeno nelle nazioni con meno di 40 regioni.

A mio avviso per democratizzare il sistema potrebbe essere sufficiente permettere ad ogni partito di presentare, oltre ai venti candidati nei collegi uninominali, una "lista di ripescaggio" (formata al massimo da un numero di candidati pari alla differenza tra i posti in parlamento ed i collegi uninominali, nel caso dell'Italia 20), basata su un collegio unico nazionale, sulla quale individuare proporzionalmente - magari con metodo d'Hondt - i "mandati aggiuntivi", rispetto al numero di eletti al maggioritario, a cui ogni partito ha diritto in base alla propria cifra elettorale nazionale.

In alternativa, ma la cosa è evidentemente più complessa, si potrebbe pensare a collegi plurinominali. Questo passerebbe però attraverso la determinazione certa dell'ampiezza dei collegi, ovvero del numero di congressman che ogni regione può esprimere. Il che può avvenire, ad esempio, calcolando in un dato momento (es.: le ore 00.00 del 15 del mese) la popolazione di ogni regione e, rapportandola alla popolazione nazionale, individuare proporzionalmente il numero di rappresentanti che ogni collegio esprimerà alle sucessive elezioni. In ogni collegio i partiti potrebbero presentare un numero di candidati pari all'ampiezza del collegio, e i seggi verrebbero assegnati proporzionalmente (col metodo del quoziente) ai partiti, i cui candidati potrebbero essere ordinati (indifferentemente) per posizione in lista o per numero di preferenze ottenute.
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Per concludere, allego una simulazione dei risultati delle elezioni di ieri calcolati sulla base del sistema a "lista di ripescaggio" sopra esposto.

Collegi Uninominali:
PCE 9
A&G 8
M! 2
LN 1

Collegio Unico Nazionale (tra parentesi, quozienti d'Hondt)
A&G (167 83,5 55,6 41,75 33,4 27,8 23,😎 = 7
PCE (144 72 48 36 28,8 24) = 6
M! (110 55 36,6 27,5) = 4
LN (51 25,5) = 2
eIdV (36) = 1

TOTALE SEGGI
PCE 15
A&G 15
M! 6
LN 3
eIdV 1