Il punto della situazione

Day 2,168, 08:18 Published in Italy Italy by Feliks Edmundovic

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Preambolo
Circa dieci giorni fa il presidente Atlius piglia e si rivolge alla nazione con un articolo, domandando cosa vogliono fare gli italiani in vista delle elezioni congressuali.
La situazione è già anomala, perché dall'inizio del mese è calata una sorta di pace mondiale dovuta allo strapotere nemico, una situazione che non capitava da anni: dunque, chiede Atlius, gli italiani vogliono un accordo con i nostri occupanti per avere delle regioni, oppure vogliono combattere per riprendersi un Congresso?


L'assalto
La risposta è che si vuole combattere, ed il governo si mette al lavoro per preparare l'insurrezione.
L'assalto viene portato a compimento: i canali di guerra si riempiono, si coordina il danno e si chiamano alleati e amici personali. Team difesa ed EI lavorano a stretto contatto per erogare i CO nel momento giusto e per calcolare il tempo preciso che bisogna guadagnare per ritardare gli sloveni quel tanto che basta per avere le regioni. Bisogna infatti tenerle in tre momenti precisi, nei quali Plato calcola chi avrà un Congresso e chi no.

L'attacco riesce perché attorno al 25 gran parte dei paesi del mondo cercano di avere un congresso tutti assieme, disperdendo il danno TWO, perché gli sloveni hanno problemi interni, perché il primo assalto viene supportato sia da CoT (in Svizzera) che dall'area croata (da noi) e perché noi italiani siamo decisi a vincere e imbaldanziti dalla prima vittoria.
Vinciamo anche perché ci si mobilita per cercare combattenti e perché il giorno dopo il primo assalto parte l'AS montenegrino all'Albania, mentre negli ultimi si combatte per il Messico: due battaglie a forte valenza politica che distolgono il danno nemico dal nostro fronte.


Dove siamo ora
In ogni caso, il nemico è talmente forte che la nostra vittoria è essere riusciti a soffiargli un congresso da venti persone sotto al naso, al cuore del loro impero, ma certamente non abbiamo le forze per tenere le regioni.
Così, se oggi aprite la carta, vedrete che l'Italia è nuovamente sparita dalla mappa.

Ora, le opzioni che abbiamo di fronte sono tre:

1. Continuiamo a fare RW.
E' una possibilità sostenuta da chi dice che gli italiani combattono meglio per la loro patria, ma sappiamo bene che non ci porterà a liberare il paese. Tolto il congresso, l'unico obiettivo tangibile in una politica del genere può essere abbattere lo scudo sloveno, ma la cosa costa molto, perché abbiamo riscontrato che senza CO non arriviamo a danneggiare lo scudo.

2. Non facciamo nulla.
Le MU impostano i DO sulle prio CoT e dopo la parentesi di partecipazione dell'assalto alla Slovenia torniamo a pigiare sul tasto fight per conto nostro.

3. Combattiamo contro TWO in modo organizzato.
Continuiamo a trovarci in #FOT e attacchiamo tutti assieme ad una certa ora, dove è necessario.


A scanso di equivoci, io sono per la terza: è quella che è stata chiamata politica di marcia, ma questa in realtà non è altro che la declinazione italiana di una pratica che quasi tutti i paesi dinamici e le grandi MU adottano.
Concentrare il danno non serve, come è stato detto, ad ottenere articoli "hail italy": quello è un sintomo, piuttosto stupido, di quello che si può guadagnare.
No, l'obiettivo è esistere come paese sul piano internazionale: fino a che si combatte in ordine sparso la nostra influence non è controllabile, cioè per ottenerla con sicurezza non ci si può rivolgere a nessuno, quindi per paesi ed entità straniere noi sul piano militare, nei fatti non esistiamo.

Quindi se noi cominciamo a radunare la nostra influence, questa comincia ad essere spendibile nella politica militare globale, cioè possiamo cominciare ad abbandonare il ruolo attuale, passivo, in attesa di un'iniziativa alleata o nemica a cui adeguarsi e incominciare ad assumerne uno attivo.
E' la differenza che passa ad esempio tra noi e l'Albania, che ha un'influence simile alla nostra: loro sono stati contattati e coinvolti tra i primi all'epoca dell'ipotesi Imperium, noi no. Cioè loro hanno valutato una proposta ed agito prima che questa fosse presentata, noi no: in altre parole loro si sono divertiti, noi no.


La uno, la due, o la tré?
A voi la parola


Feliks