Diario di bordo: che combatto a fare?

Day 4,231, 05:40 Published in Italy Italy by Miss ericordia

Diario di bordo, giorno 4231.
Combatto ormai da due mesi. Mi alleno ma sono debole: 1000 di forza. In più, un grado da far schifo. Per mangiare, vengo aiutata da persone che se lo possono permettere.

"L'Italia ha bisogno di te", mi dissero.
Che bugia. Come potrei essere utile io, all'Italia, quando quello che ottengo io consumando tutta la mia energia, gli altri soldati lo ottengono sparando un peto in battaglia.

"Sai ci sono 4 divisioni, tu sei nella prima, dove si trovano i nuovi iscritti".
Ma davvero? A giudicare dall'aspetto di quello laggiù, con 500 medaglie bh appese ovunque sul corpo, perchè non gli basta la sola giacca, non direi. E che dire di quell'omaccione che lava il suo carro armato da 100k di forza dopo ogni battaglia come fosse una ferrari? Beh è giusto, per carità. Quando fai fuori 150 persone lo devi pulire, altrimenti non è bello per un veterano che combatte da 10 anni.
Eppure, sta nella mia stessa divisione, che ingiustizia la vita (per lui, che deve ritrovarsi di fronte sul campo di battaglia smilzette come me).

L'altro giorno invece, mentre volavo con Utopia (ho chiamato così il mio bellissimo aereo) stavo combattendo con un giapponese, in una cosiddetta guerra di allenamento. Mettendocela tutta, dopo una battaglia emozionante, riesco finalmente ad avere la meglio! Ero così contenta. Poi, volgo lo sguardo a destra: vedo un famosissimo aviere sfrecciare con quel suo jet da guerra capace di far tremare Utopia anche solo con il suo rumore. Non lo conosco, ma dicono che il suo grado sia Air Commodore. Ebbene, nel giro di un minuto ha buttato giù talmente tanti aerei che, se dovessi farlo io, starei fresca per un mesetto a sparare.
Eppure sta nella mia stessa divisione.
"Ma insomma! Chi organizza l'esercito?!?"
Tutti mi guardano strano, qualcuno ride. In effetti, atterrare ed entrare nell'hangar urlando come una matta non è proprio indice di buona salute mentale.
-Ecco di fronte a me l'aviere di prima, quell'Air Commodore, che mi fa:
"Insomma, che problema hai?"
-ed io: "Perchè io e te siamo nella stessa divisione? Tu dovresti stare altrove! Così annulli tutti i miei sforzi, non valgo nulla in confronto a te e la mia presenza serve solo alle vostre risate".
-"Che pretendi? Così funzionano le divisioni. Così io ci guadagno, così mi sta bene. E se tu usando tutte le tue energie arrivi a fare una quantità di danno bassa, io la medaglia te la prendo sparando due colpi perchè sai, ho una montagna di gold da sollevare"
-"Ed io, che mi sono arruolata da poco, cosa dovrei fare? Allenarmi per dieci anni prima di poterti sfidare? O forse dovrei lasciare il campo di battaglia e mettermi a lavorare noiosamente in un'azienda? La quale, tra l'altro, non potrei finanziarmela per mancanza di quei gold che tu accumuli senza sapere cosa farci. Non sarebbe meglio riorganizzare le divisioni non in base al proprio livello ma piuttosto in base alla propria forza, in modo che chiunque, anche i nuovi arrivati possano divertirsi sul campo di battaglia e possano riceverne premi, medaglie e riconoscimenti?"

In vita mia, non avevo mai assistito a una risata generale ricca e fragorosa come quella che scoppiò in quel momento. Addirittura il vecchio lampadario dell'hangar cominciò a muoversi e la polvere si alzò riempiendo i fasci di luce entranti dalle finestre di pulviscolo. Tra quella polvere, come fossi polvere, rossa sia per l'imbarazzo che per la rabbia, salii su Utopia e volai via.

La radiolina suona. La Turchia ci attacca, il Cile ci dichiara guerra. Che posso fare io? Nulla. 1000 di forza e flight lieutenant. Probabilmente la cosa migliore che possa fare è stare dentro l'hangar a guardare.

E invece no. Io salgo su Utopia, decollo e vado a combattere. Per la mia nazione, l'Italia ha bisogno di me.

E chi lo sa, se non mi stancherò magari tra dieci anni varrò qualcosa anch'io e prenderò i premi che voglio. Ma per ora, combattere per la mia libertà, sarà un premio di cui mi accontenterò.

E poi, "un visionario mistico all'università, mi disse: l'utopia ci salverà". (Gabbani)

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