[RACCONTO] Fotografie dall'Adriatico in guerra.

Day 2,008, 12:47 Published in Italy Slovenia by Gabriele Magro
ESPERIMENTO LETTERARIO: In questo racconto sono descritti, in modo molto romanzato, i personaggi che hanno combattuto in questi giorni con me. Il racconto è diviso in ATTI, ogni atto ha un messaggio dietro, e in ognuno di essi cambiano situazioni e personaggi.
Spero che lo capirete 🙂

ATTO 1: IL NABBO TORNA A CASA.
Il sole tramonta e si specchia nel nostro Adriatico.
La mia spilletta d'acciaio con su scritto DIV.2 brilla. Guardo insieme ai pochi sopravvissutti le fiamme che mangiano Ancona e gli Sloveni che riportano i loro feriti al campo in barelle. Le esplosioni si diradano.
"Muoviamoci, qua non c'è più niente da fare".
Aweddiano ha una gamba rotta. Ha sparato l'impossibile, è stato crivellato dai colpi, ma è vivo, sta bene. Il sole illumina gli schizzi del mare sugli scogli, il cielo è tinto d'arancione. Ce l'abbiamo fatta.
Dhammapada rimette la pistola nella fondina. Ha il sangue incrostato sul viso e l'uniforme lacera, ma ride.
La strada è stretta e in salita, il campo è lontano. Reynas ci guarda con orgoglio.
La ghiaia scricchiola sotto i miei passi.

ATTO 2: AL QUARTIER GENERALE.
Longoba zoppica. Dalla finestra di vetro del quartier generale vede i giovani della DIV.2 avvicinarsi lenti come cani feriti.
Le rughe gli segnano ormai il volto, il suo sigaro disegna nell'aria della sala del meeting nubi che si diradano come le speranze di vittoria degli Sloveni.
Ha passato gli ultimi giorni a bestemmiare e urlare contro tutte le reclute che trovava perchè obbedissero ai suoi comandi. Evidentemente è servito.
Il tramonto illumina il suo viso sprezzante.

ATTO 3: I REDUCI.
I Reduci non si arrendono. Non possono arrendersi. Loro sono la DIV.4, devono dare il buon esempio.
Qualcuno si riposa un attimo. Millyi lancia sassi contro la fanteria Argentina, accorsa da chissà dove. La loro bandiera bianca e azzurra, un tempo rassicurante, ora è una minaccia. Ora sono i nemici.
God Dark siede dietro al muretto di sacchi di sabbia. Ha fatto tanto per il suo paese, è giusto che si riposi un po'.
Frappa10 è andato via. Ha indossato l'uniforme un'ultima volta, ha sparato come sempre. Ha deciso che questa sarebbe stata l'ultima battaglia.
Sente il metallo freddo della Beretta M9 sul palato. Un click. Poi non lo sente più.

ATTO 4: LO SPETTATORE.
Siede sul suo trono intarsiato, intorno a lui sventolano i vessilli della MU.
Non presta attenzione quando gli dicono che l'Italia ha vinto la campagna. Anche se sulla sua bandiera c'è il tricolore, a lui non interessa.
Non ha pallottole da sprecare, lui.
Non gli importa, non gli è mai importato.

ATTO 5: AL CAMPO.
Sette Chilometri con la gamba ingessata. Siamo all'accampamento.
Entro in una tenda sperando di trovare qualche viso amico.
Vajura siede di fronte ad un tavolino da campeggio, scrivendo e muovendo le dita su una calcolatrice. Con aria nervosa prepara un lunghissimo articolo che nessuno leggerà.
Mi saluta con un cenno della testa.
Entra Alegevo. E' così malridotto che ci chiediamo come faccia stare in piedi. Infatti non rimane in piedi per molto.
Con un tonfo il tank cade nella polvere.
Il crepuscolo con le sue luci misteriose avvolge i sopravvissuti.
Poco più in là, i monti d'Abruzzo dove qualche giorno prima avevamo esultato e inneggiato alla vittoria.
Scende la sera, intorno al fuoco Senatore Richards racconta di come i suoi rocket abbiano salvato la battaglia, quella notte in #holy-war.

ATTO 6: CICCA.
Cicca si rigira tra le mani una medaglietta dell'Elite.
"Ora dovremmo..." Longoba interrompe il suo silenzio. Proiettato al futuro, pianifica già la prossima battaglia.
"Non serve". Il CP lo zittisce con un cenno della mano e gli sorride. "Riposati".
Il lucido tavolo di mogano scuro fa da specchio all'anziano CP. Sta facendo un buon lavoro.

ATTO 7: LA NOTTE.
GabryFure è rimasto indietro. Conta i morti.
Li riconosce uno per uno, li ha armati fino al giorno prima.
Le stelle nel cielo e le stelle sul suo colletto si fondono in un connubio che non lascia più capire se i corpi senza nome dei piccoli italiani siano in cielo o ancora a terra, aspettando una liberazione che mai vedranno.
Troppi giovani sono morti per la noia di non vedere mai il loro paese tirar fuori gli artigli. La pazienza è una virtù. E chi è rimasto fino ad oggi lo sa bene.

ATTO 8: LUBIANA.
A Lubiana i soldati cantano e bevono, fanno i gradassi.
Non lo vogliono ammettere, ma hanno avuto paura.
Paura di quei cento ometti che sparavano senza tregua e inneggiavano alla "holy war". Hanno incora impressi in mente le loro facce coraggiose e le loro cariche audaci.
Ora sanno. Sanno che quella piccola nazione che sta lì, tra Calabria e Sardegna, ha coraggio da vendere. Dicono di poter riconquistare tutto ciò che han perso in un giorno.
Ma ci temono.
L'alba sorge su quell'angolo di Europa. Da Lubiana a Palermo. Alzabandiera.

ATTO 9: ALZABANDIERA.
Stanchi ma felici, issano il tricolore. Certo, è stata dura, ma Contenitore lolleggia.
Le perdite ci hanno distrutti, ma ora sappiamo. Sappiamo qual'è il nostro compito.
Sappiamo che una e-patria libera è possibile.
La tromba suona un motivo patriottico, il sole illumina i volti giovani dei ragazzi della Divisione 2.
Con il frusciare delle sue onde, L'Adriatico canta con noi.



---Ringrazio tutti quelli che sono stati su #holy-war. Abbiamo passato delle ore felici insieme! A voi dedico questo articolo. CE L'ABBIAMO FATTA!---

PS: 100 ABBONATI! Grazie! \o/