[Annales] Elogio della Solitudine

Day 3,493, 10:50 Published in Italy United Kingdom by militarista

Se l'era dei partiti di massa, persino quaggiù, era archiviata da parecchio tempo, nei miei ritorni sporadici è emersa una costante nuova: il ristagno.

Quando mi sono iscritto, era il 2010, il PCe era una corazzata da oltre 500 militanti. Mentre quel numero calava, la linea gloriosa non veniva intaccata del tutto. Oggi vanta 35 iscritti e difende il 4° posto nella graduatoria. A quei tempi, un dato del genere fotografava la potenza di fuoco di un partitino emergente.
Insieme alla tristezza, compare qualche spettro del passato. Erano i giorni del bipolarismo, della contrapposizione con Aquila et Gladius (la mia unica famiglia politica, a parte qualche passione giovanile). Qualcuno — pochi, temo — ricorderà «gli squadristi del flame» e le presidenziali tese, perché piuttosto che appoggiare i nemici di sempre tanto valeva sostenere il Partito Monarchico. A proposito, sempre Viva la Regina!, che avrebbe meritato almeno un'incoronazione dopo tanti tentativi. Quella casella fissa nelle elezioni di mesi lontani oggi è spenta. Non è la sola.

Quando alle Congressuali si giocava una partita regione per regione, mi ricordo qualche stratega (allora ne avevamo) parlare di «Notte rossa». Con me funzionava sempre: fino alla sera pregustavi già la poltrona, poi venivi sorpassato dai candidati commie. Anche quell'incantesimo si è rotto, ma ho fatto in tempo a vederlo.
Erano anni di ideologie più o meno mascherate, ma comunque sentite. AetG, con la sua tradizione d'orgoglio e onore, poteva vantarsi d'essere il partito più antico sulla scena. LGeI, all'epoca, era ancora una formazione nuova con buoni trascorsi amministrativi (e negli impeachment). Assieme a Movimento!, questi nomi rappresentavano un piccolo establishment che garantiva viatici per il Palazzo ai suoi luogotenenti. Era “il sistema”, capace di allevare novità come Ieso (l'attuale BSG, dopo la fusione con Crescere).

Poi arrivarono i “rottamatori”. In principio fu Rinascita eItaliana, accusata di comprarsi gli iscritti a suon di regalie e panini. La novità, a metà strada fra superbia e temerarietà da niubbi, veniva avversata dalle vecchie glorie di partito. Per qualche tempo furono i pària — ruolo, in seguito, a lungo toccato a Fratelli d'eItalia —, poi si istituzionalizzarono.
Gli anticorpi, pensò forse qualcuno, hanno funzionato: il fenomeno è stato riassorbito. Ma gli schemi erano stati sparigliati forse per la prima volta. All'ascesa corrisponde sempre un calo. Ecco le lotte per restare nella tanto agognata Top5, i compromessi e gli accordi per garantirsi rappresentanza parlamentare.

Nuovi, instabili, equilibri ed ecco l'avvento di Fratelli d'eItalia. Gli snobismi durarono qualche giorno: per qualcuno erano solo degli emuli, aggiornati, dell'indimenticabile LordSilvio e di un dimenticato Volpe del deserto, fabbriche di fake ante litteram. Poi si presero la vetta.
Reclutamento scientifico o capacità di irretire i niubbi, la community si ritrovò polarizzata.
Scattarono i primi “cordoni sanitari”. Alle operazioni di confinamento, in parte, contribuirono gli alfieri di FdeI, rifiutandosi di partecipare ai lavori sul forum e invocando la centralità del “game”. La dialettica del “noi contro loro”, di solito, non dura a lungo; l'intransigenza — o la purezza ideale, a seconda di come la si veda — ne ha prolungato l'effetto (sembra) fino ai giorni nostri. Con buona pace degli apocalittici, sono riusciti nel colpo sognato da sempre: conquistare la presidenza. Più volte. E la storia non si è fermata.

Taccio l'“Età degli Dei”, perché non l'ho vista in prima persona e sarebbe un errore sottrarla alla leggenda che la circonda. È giusto rimanga mitologia, nonostante il ritorno, tardivo, della Teocrazia per un sequel lungo un paio di mandati.
Credo, più modestamente, d'aver vissuto l'“Età degli Eroi”. Sarebbe inutile fare nomi, ogni nazione ha il suo pantheon da giardino di figure illustri. Sarebbero, purtroppo, ritratti opachi.

«Siamo tutti di passaggio», ma qualche luce accesa rimane. Ora, se scippo il tag “Annales” a una tradizione ben più illustre (ho sempre ammirato quelli di luco) e mi permetto di scrivere questi cenni di storia politica eItaliana, non è per fossilizzarmi su un impettito «Io c'ero».
Non so quanto durerà il mio c*zz*ggio estivo, ma c'è una voce dietro queste righe disordinate. Il presente di questa bandiera sembra votato alla solitudine. I nomi — per non dire gli incarichi al vertice — sono sempre gli stessi. Le nostre province, come in passato, sono terra di spartizioni fra potenze, mentre tanti connazionali non rinunciano alla passione (atavica) per le divisioni, i veleni. Niente stucchevoli appelli all'unità, tranquilli. Restiamo orgogliosamente una Republic of Flame alla periferia dell'impero degli altri.

Le foto a caso sono sempre evocative

«È solo un gioco», tutto è virtuale. E anche la polvere finisce per ricoprire le nostre “rivoluzioni”.
Il cielo è fermo, l'avvenire imperscrutabile... Quando il tempo si arena, forse vale la pena di rileggere vecchie storie, salvandole dall'oblio. Con la solita lezione: per quanto insignificante sia il nostro esempio, spetta a noi scegliere fra una “decrescita felice” o ricordarci come siano nascosti fra noi i nomi che, domani, qualcuno avrà cura di trascrivere.

Le dittature sono alle spalle, ma avverto tanta nostalgia per la Monarchia!
«La regina è morta!». Lunga vita alla Regina, allora. Perché un mandato, uno solo, dopo tutto l'avrebbe meritato. E in fondo credo che non avrebbe neppure sfigurato.


Prima che scrosci il coro dei «Bentornato», vi ringrazio per l'affetto che ha sempre accompagnato le mie avventure qui. La risposta è semplice:«Ho ancora un paio di cose da scrivere»