Au-dessus de la mêlée: delle ultime vicende

Day 2,698, 10:56 Published in Italy Croatia by Squatriota
Qui non troverai né Centauri, né Gorgoni, né Arpie: le mie pagine puzzano di uomo.
~ Marziale, Xenia

Au-dessus de la melée” è una frase pronunziata da Romain Rolland, scrittore francese, convinto pacifista, vissuto a cavallo tra i secoli XIX e XX, fu uno degli intellettuali a scrivere un appello ai popoli europei, per esortarli a contrastare la guerra; significa “al di sopra della mischia”, lo spirito di cui vorrei fosse animata quest’analisi. Anche oggi debbo rimanere a casa e voglio dedicarmi alla scrittura, quindi intendo trattare gli argomenti più in voga al momento, sia perché sono stato accusato di aver venduto la mia autonomia non si sa bene in cambio di cosa, sia perché di certe dichiarazionime ne frega un tubo” (cit.). Sarà molto prolissa, ma quasi priva di nomi; non perché abbia paura di farne o perché non abbia ben chiaro di chi sto parlando, ma perché voglio che l’analisi abbia caratteri generali.
A a ogni paragrafo sono abbinati alcuni versi in rima scritti da me, ambientati in un universo distopico ispirato all’eItalia, le immagini sono trovate in giro cercando "Hans Giger", come sottofondo vi consiglio qualcosa dei DSA Commando, ad esempio Futuregasm, da cui mi sono ispirato.

Del Governo democratico

Ritengo che chiunque emerga vincitore dalle elezioni presidenziali abbia non solo il diritto, ma anche il dovere di fare il Presidente. L’implementazione della feature della dittatura non cambia molto, in merito. Difatti, un dittatore assume il controllo della Nazione, non della community.
È importante distinguere chiaramente questi concetti. Il potere sulla Nazione si può conquistare in diversi modi; facendo fake, conquistandosi il consenso, con modi più o meno corretti, con un colpo di stato, politico o militare. Il potere sulla community non si può affermare: quando è un pensiero unico a prevalere, oppure quando si creano delle aree di influenza attorno a persone carismatiche è sempre il frutto di una delibera della community o di parte di essa. Ci sarebbe da fare anche un distinguo tra community e cittadinanza, ma per non appesantire l’analisi le considererò come approsimativamente accorpate, di modo che l’esito delle elezioni sia spia della volontà comune: di conseguenza, ne risulta che in un Presidente la community ripone la sua fiducia, dandogli mandato per individuare e perseguire il suo “bene”, in sua vece. Si potrà obiettare che il Presidente, poiché non ha il controllo della Nazione, non ha strumenti per perseguire il bene dei suoi cittadini, ma questo è vero solo in parte.
Sicuramente, il Presidente non è plenipotenziario e non può agire dalpannello di amministrazione della Nazione; ma eRepublik è solo questo? eRepublik è sempre stato un libero gioco di immaginazione e fantasia politica, e piattaforme esterne gli hanno prolificato, crescendogli addosso come rampicanti, in alcuni casi migliorando l’esperienza di gioco, in altri casi impoverendola, sicuramente. Molti vorrebbero rasoiare ciò che è esterno a eRepublik aprioristicamente, ho già trattato questa posizione con il personaggio del “chierico” in questo racconto.

In conclusione, il compito del Presidente è agire come egli ritiene giusto per la community intera, poi sarà il Congresso e i cittadini attivi a fargli conoscere il volere delle parti della community che rappresentano, a rinnegarlo o avallarne le decisioni quando necessario. Ad esempio, può rivendicare la sua leadership alle unità militari che desiderano seguirlo, rappresentandole in un contesto più ampio per accordarsi con altre Nazioni o unità militari: ha soltanto un’armata più esigua rispetto al passato e forse meno motivata, per questo deve essere molto carismatico; la differenza è che un dittatore può operare ritorsioni,ad esempio rendendo soffocante la tassazione; in quel caso, si può risolvere per certi versi (contro la work tax rimane solo l’espatrio) costruendo una struttura “esterna”, come #itrade. Ho già spiegato come realizzarne una in quest’articolo.

Chi è scelto e riconosciuto dalla community come Presidente, con o senza elezioni, governa legittimamente e ha ampio margine per farlo.

Delle dicotomie e del rancore


In diversi hanno trattato il tema del nemico in relazione all’identità. Eraclito è riconosciuto come il primo in Occidente ad aver affermato che ogni cosa esiste solo per mezzo del suo contrario. “Se non odiamo ciò che non siamo, non possiamo amare ciò che siamo”, scrive Micheal Dibdin nel suo “Dead Lagoon”. Nietzsche cantò, in “Così parlò Zarathustra”, che “senza un nemico, il guerriero punta le armi contro se stesso”. Umberto Eco ha dedicato alla tematica diverse riflessioni, contenute nel suo libro “Costruire il nemico”. In generale, è molto affermata l’idea secondo la quale avere un nemico sia un meccanismo adoperato per creare coesione e un’identità comune per un gruppo di persone. Possiamo apprezzare ciò nelle sette religiose, in cui esiste sempre una schiatta di “infedeli”, oppure nella guerra civile spagnola, quando anarchici fecero l’ingresso nel “trugolo” statale dei dicasteri contro la minaccia fascista. In eRepublik, possiamo constatare che tutti i paesi con forti rivalità sono sempre stati storicamente coesi e potenti: si pensi alla Grecia, che ha prima fronteggiato la Turchia e poi la Repubblica di Macedonia (FYROM) e poi si è sfaldata quando si è modificato radicalmente l’assetto della sua politica estera.

Nella retorica, lo sfruttamento di meccanismi analoghi a questo rientra nella fallacia logica del “pensare bianco o nero”, tecnica propagandistica. Operando una semplificazione e una dicotomia chirurgica, in molti dividono le persone in blocchi ben distinti e separati, obbligando gli altri a scegliere con chi stare, anche quando non sarebbe necessario. È forse ragionevole scegliere a monte con chi stare e poi continuare coi paraocchi proseguendo su questo solco? No, è più ragionevole non avere giudizi etici già preparati come “Baci Perugina”, da sfoderare al momento opportuno, bensì analizzare caso per caso. Ci sono decine e decine di posizioni, ogni persona verosimilmente la pensa diversamente dagli altri, è davvero difficile non accorgersene.

In generale, mi sento di sposare le parole di Danno (del Colle der Fomento), anche se dette in un altro contesto: “butta n’occhio a quello che fanno gli altri perché capire quello che stanno facendo gli altri è importante per capire pure il valore di quello che tu fai, però… trova ‘na strada e seguila e vai… e stai bene soprattutto”. L’altro, l’alieno, è importante per prendere consapevolezza e, perché no, costruire la propria identità. Ma costruire la propria identità solo ed esclusivamente in opposizione a un nemico, senza generare propri valori, è sempre una bomba ad orologeria. Il Movimento 5 Stelle non ha una propria linea politica, né un programma ben definito e abbraccia teorici del complotto, fascisti, anarchici e persone serie: non li lega niente se non il volersi contrapporre alla “casta”. La community eitaliana per anni ha avuto bisogno di nemici per tirare avanti, vuoi i teocratici, vuoi Fanaxidiel, vuoi Fratelli d’eItalia, vuoi MORA, ma ciò non ha mai portato a niente di buono.

Diffidate da chi ragiona secondo il “o con noi, o contro di noi”: o non è acuto o sta cercando di fregarvi.


Del flame


L’articolo di “presentazione” del Ministero del Flame si apre accomunando la dittatura a un cancro. Ma se la dittatura è un cancro, la cura proposta è una chemio: è come inondare la community di veleno, sperando di debellare così gli “ospiti indesiderati”. Ma per due insulti DC non schioderà, non è tipo, lo conferma il fatto che sia ancora saldo al potere, nonostante gli scontri con la community, il mese passato. “Il potere logora chi non ce l’ha”, diceva il vecchio Giulio Andreotti, il che significa che in uno scontro anche verbale il più incline a perdere le staffe è chi è frustrato dalla situazione, non chi ne trae vantaggio. Quindi, chi sostiene il flame come “igiene del mondo” sta propinando al sistema un medicinale dai gravi effetti indesiderati e dalla scarsa efficacia.

Ovviamente, l’ignavia non può essere una soluzione. L’asino di Buridano è una storiella mutuata da uno scritto di Aristotele, erroneamente attribuita a Buridano, che ha ispirato una riflessione di Leibniz e una poesia di Voltaire: è la storia di un asino che, equidistante da due mucchi di fieno e acqua, identici, non riesce a sceglierne uno e ne muore.
È lecito e sacrosanto avere una propria posizione, rivendicarla ed esprimerla, anche se in disaccordo con quella altrui. È dal confronto tra posizioni diverse che trae linfa l’ideale della democrazia. Il flame, inteso come contesa e disqusizione, non è sbagliato di per sé. Parlare e discutere è raramente una perdita di tempo. Piuttosto, è da rifuggire dal concepire il flame come uno strumento curativo o come una vendetta: quello è squadrismo e macchina del fango, un pantano pronto a inghiottire ancora una volta e ancora più profondamente la community.
Tuttavia, se si vuole davvero contrastare la dittatura e affermare la democrazia, occorre proporre un’alternativa, occorre affermare e incarnare paradigmi nuovi; ma come fare a farlo, contro chi ha un potere così smisurato?
Si ripresenta il vecchio paradosso socratico: è giusto usare violenza contro chi ne usa su di noi? Se la risposta è "sì", vuol dire che si vuole combattere la violenza non per principi etici, ma per una questione di comodo: in questo modo, si continuerà a legittimare il “bullismo”, la sopraffazione del branco a danno dei deboli, sopraffazione che da un lato si manifesta come dittatura, dall’altro come “flame organizzato”, due facce della stessa medaglia. Tiziano Terzani, in un’intervista, disse che prima di pensare a qualsiasi rivoluzione, dobbiamo pensare a rivoluzionare noi stessi. Dopo una fase di “sfogo”, fisiologico e di guerra psicologica, che è pur sempre un tentativo, l’obiettivo che si dovrebbe prefiggere la community è uscire dalla caverna, piuttosto che continuare a combattere inutilmente contro le ombre.

Sicuramente, non sono un esempio da seguire, poiché più volte mi sono dato all’invettiva e all’insulto più o meno immotivato (per esempio in quest'articolo, - consultabile qui). Come tutti, ho la velleità di essere migliore, ma non ho nessuna fretta, non ho problemi ad ammettere che errori ne ho fatti e verosimilmente continuerò a farne.

La community dovrebbe abbandonare le aggressioni nichiliste per affermare paradigmi nuovi, fondati sul dibattito e il confronto democratico.

Della dittatura


Prima di tutto, sicuramente l’implementazione prima e la l’instaurazione poi della dittatura ha danneggiato la community. Sia per questioni di ordine materiale, quali l’innalzamento delle tasse, ora mitigato, il cambiamento di fronte in politica estera o l’ingente dispendio di risorse, sia per questioni di ordine, per così dire, spirituale, quale l’insasprirsi di rapporti già pessimi tra i giocatori e la spogliazione dell’accesso ad alcune delle feature dei moduli politico, economico e militare per i cittadini eitaliani. In più, non condivido l’affermarsi di una strategia di gioco che lo intende non come una sfida, in cui dimostrare le proprie abilità, ma come una caccia in cui mietere e accumulare trofei. È una tendenza piuttosto diffusa nel mondo videoludica, a quanto mi è parso di capire, ma non conosco l’argomento abbastanza per farne una diesamina.

Al di là di queste ovvietà, Mr. Rochester in una delle scene topiche di Jane Eyre, di Charlotte Brontë, stringe la protagonista tra le sue braccia, constatando l’alterità tra le sue membra di donna, fragili e deboli, che potrebbe spezzare con due dita, e la sua indole indomita, che emerge del suo sguardo fiero; egli realizza che potrà possederne il corpo, ma non può piegarne la volontà, e Mr. Rochester di Jane Eyre amava il suo spirito, non qualche pezzo di carne, quindi si accascia disperato, realizzando di averla persa e di non poterla riconquistare. Allo stesso modo, chiunque tenti di impossessarsi della community con la forza, non può che constatare che ciò non avverrà mai. Secondo il principio degli equilibri chimici, enunciato da Le Chatelier, un sistema, in presenza di fattori che ne turbano all’equilibrio, si comporterà per minimizzarne l’effetto, rispondendo in maniera opposta. Allo stesso modo, chiunque tenti di imporre con la forza la propria autorità, otterrà l’effetto contraria, vedendosela combattuta o, ben peggio, irrisa. Questo, se l'obiettivo di chi ha preso potere in eItalia era assumere potere politico (ma ne dubito), è indubbiamente un fallimento; ciò che è invece grave sono le motivazioni con cui è stato giustificato l'attacco, costruite proseguendo sul solco della menzogna tracciato da alcuni della community, ovvero attaccando il lavoro di molti che hanno servito lo Stato, specie nell'Esercito eItaliano, il cui impegno, la cui dedizione e le cui buone intenzioni non possono e non devono essere messe in discussione.

Chi sceglie unilateralmente di prendere il controllo di una Nazione con le armi, indubbiamente sceglie di giocare a fare il cattivo. Ma eRepublik non è propriamente un gioco di ruolo, piuttosto un social network, oltre che un simulatore politico, economico, giornalistico e strategico: il piano del reale e della finzione si competrano profondamente, rendendo difficile recitare un personaggio, impersonando un carattere e un’indole totalmente diversa dalla propria, disgiungendo completamente eRepublik e real life. Per questo, spesso si vedono molti invitare gli altri a “tornare a giocare” oppure chiarir loro che si stanno riferendo ai personaggi del gioco, non alle persone dietro l’avatar. Tutto ciò, a me sembra una mancanza di coerenza nell’aderire al ruolo che si sceglie, e un retrocedere dell’ego per arroccarsi in posizioni di comodo. Purtroppo, ciò è inevitabile quando la diatriba si sposta su un piano altro, con inferenze fatte a casaccio sulla vita reale del proprio interlocutore. Per questo, è sicuramente vero che la dittatura in eItalia poteva essere gestita meglio da un punto di vista gdr, a mio parere sarebbe stato più divertente, ma è anche vero che ciò sarà impossibile fin quando i più non abbandoneranno il vizio a chiamare in causa la real life per sminuire il loro avversario di eRepublik.

La dittatura è stata nociva per eRepublik e per l’eItalia; lo sono stati ancora di più gli attacchi rivolti a chi ha servito lo Stato, fatti per giustificarsi.

Del governo “dittatoriale”

L’occhio non può guardare l’occhio”, come si suol dire. Voi come la pensate?