Le armi degli italiani #2 - Mignatta

Day 2,157, 02:29 Published in Italy Italy by Ruben Tabriese

Dopo il buon successo del precedente articolo sulla Vespa 150 TAP (Truppe Aero Paracadutate), proseguiamo la carrellata di mezzi militari frutto dell'ingegno italiano.

Questa volta torniamo indietro di quasi un secolo, sul finire della Prima Guerra Mondiale e dalle due ruote passiamo al mare o meglio sotto il pelo dell'acqua, là dove operava la mignatta.
La torpedine semovente Rossetti, nota appunto come mignatta, era un siluro di 8 metri, con corpo cilindrico e diametro di 60 cm, costruito presso l'Arsenale di Venezia tra la primavera e l'estate del 1918 su progetto del Cap. Del Genio Navale Raffaele Rossetti.
L'apparecchio era dotato di due cariche di alto esplosivo contenti ciascuna 175 kg di tritolo e dotate di spolette ad orologeria con una regolazione massima di 6 ore. Il siluro era sprovvisto di timone e per modificare la direzione di marcia i due operatori dovevano muovere in fuori braccia e gambe. Unico comando per la propulsione era la chiave della valvola di registro per aprire, chiudere o regolare l'afflusso dell'aria compressa dal serbatoio alla macchina.

Un congegno di autodistruzione, costituito da una piccola carica con congegno ad orologeria, era sistemata invece nella sezione di poppa (la parte posteriore insomma).
Gli operatori potevano sedere a cavalcioni del semovente, uno dietro l'altro, ma in tale configurazione, quando in moto, l'apparecchio assumeva un assetto sbilanciato indietro e il secondo uomo si trovava immerso sin quasi al collo. Per questa ragione, gli operatori preferivano farsi trascinare dal semovente stando in acqua sui due lati, aggrappandosi ad apposite maniglie fissate al corpo centrale.

Per il collegamento delle cariche al bersaglio era previsto un sistema a calamita o elettromagnetico, da cui il nome di mignatta (sanguisuga ndr).
Furono prodotti in tutto due soli esemplari, il modello S.1 ed S.2, impiegati in attacchi contro gli austriaci.

L'azione più famosa legata alla storia della torpedine semovente Rossetti è l'Impresa di Pola: una mignatta, pilotata dal maggiore Rossetti e dal tenente Paolucci, la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre 1918, fu protagonista dell'affondamento del piroscafo Wien e della corazzata Viribus Unitis ammiraglia e fiore all'occhiello della Marina imperiale austriaca.
Giunti nelle acque istriane a poche miglia dall'imbocco del porto di Pola, le torpediniere che li scortavano si ritirarono e un MAS ((Motoscafo Anti Sommergibile) rimorchiò la mignatta fino ad alcune centinaia di metri dalla diga del porto. Alle ore 22.18 i due ufficiali italiani puntarono verso il porto di Pola a bordo della mignatta, mentre il MAS si allontanò verso il punto dove avrebbe dovuto raccoglierli dopo l'azione.

L'avvicinamento all'obiettivo fu complesso e rischioso: Rossetti e Paolucci dovettero trascinare la mignatta a motore spento oltre le ostruzioni (sbarramento esterno e tre ordini di reti) ed eludere l'intensa vigilanza austriaca. Passati inosservati alle sentinelle sulla diga, alle imbarcazioni di ronda e a un sommergibile nella rada, i due guastatori giunsero verso le 3.00 in prossimità delle navi ancorate. Solamente alle ore 4.45 del 1º novembre 1918, dopo più di sei ore in acqua, i due ardimentosi ufficiali riuscirono infine a posizionarsi a poche decine di metri dallo scafo della Viribus Unitis. Rossetti si staccò dalla mignatta e si avvicinò alla chiglia della corazzata con uno dei due ordigni, mentre il compagno rimase ad attenderlo al timone del mezzo che risultava poco governabile a causa della corrente. Alle 5.30 l'esplosivo fu finalmente assicurato alla carena dell'obiettivo e programmato per le ore 6.30, ma quando Rossetti ritornò da Paolucci i due vennero illuminati dalla luce di un proiettore e subito scoperti. Prima della cattura, Paolucci riuscì tuttavia ad attivare la seconda carica di esplosivo, mentre Rossetti affondò la mignatta, che ingovernata andò ad arenarsi nei pressi del piroscafo Wien, ormeggiato a poca distanza, facendolo a sua volta affondare.
I due furono catturati e portati a bordo della Viribus Unitis, come prigionieri. Solo alle 6.00 avvertirono il capitano Vuković che la corazzata poteva esplodere da un momento all'altro, e prontamente questi ordinò a tutti di abbandonare immediatamente la nave e di trasferire i prigionieri a bordo della nave gemella Tegetthoff. Ma l'esplosione non avvenne e l'equipaggio fece gradualmente ritorno a bordo, non dando più credito all'avvertimento dei due italiani, finché alle 6.44 la carica brillò davvero e la corazzata austriaca, inclinatasi su un lato, cominciò rapidamente ad affondare. L'azione si concluse così con oltre 300 tra vittime e dispersi, tra cui il comandante Vuković.

Purtroppo non avevano considerato il classico quarto d'ora accademico di ritardo di noi italiani.

Non va inoltre dimenticato che i famosi siluri a lenta corsa (SLC), i maiali usati dalla Xª Flottiglia MAS della Regia Marina italiana durante la seconda guerra mondiale per azioni di sabotaggio contro navi nemiche, sono dei derivati proprio della mignatta protagonista di questo articolo.
Nell'illustrazione sotto due maiali in azione rendono l'idea di come doveva funzionare la mignatta.


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Nella prossima puntata avremo come protagonista un mezzo di terra a 4 ruote dei primi del secolo scorso, degno di una saga steampunk.