La teocrazia, questa sconosciuta.

Day 682, 02:56 Published in Italy Italy by Jorghe55

Salve ragazzi, altro articolo del liberale critico... altra corsa.

Oggi ero in chat, e mi sono imbattuto in un'accesa discussione con due teos. Uno, Dio Akira, autoproclamatosi Dio. L'altro Sir Capitan Calamaro, fresco di "nomina".


Dal momento della mia iscrizione al giorno, posteriore rispetto alla creazione della teocrazia, ho guardato con sincera stima all'organizzazione ed al sistema economico teocratico. In fondo funzionava e funziona bene. Non mi sono tuttavia mai chiesto come funzionasse invero il sistema teocratico a 360°. Da qui l'esigenza, dopo la discussione in chat di cui vi parlavo prima, di approfondire il discorso, anche con voi.

Partiamo dal significato della parola teocrazia:
"forma di governo in cui il potere civile e politico è sottomesso al potete religioso".
E' ovvio che nel caso di questo gioco il potere religioso è esercitato da Dei, che decidono la linea politica/militare/economica dello stato teocratico.

Prima considerazione.
Chi li ha nominati tale? in base a quale arguto ragionamento o processo divinatorio?

Nessuno, si sono autoproclamati (basta poco che ce vò?). Hanno pensato a questo sistema, l'hanno creato, ergo per auto imposizione delle mani ora voglion farsi chiamare dei.


Seconda considerazione.
A quale sistema politico è riconducibile la teocrazia?

Beh a questa domanda fino a poco fa mi davo sempre la solita risposta: lo stato, inteso non come governanti, ma come popolo, forniva le idee sulle quali l'intera teocrazia (intesa come tutti i suoi membri) si trovavano solitamente d'accordo.

Ecco, ammetto la mia ignoranza, ed anche il mio errore, dovuto principalmente alla propaganda politica fatta fin qui dalla teocrazia, oltre che dalle inesatte informazioni lette qua e la negli articoli.

I fatti in chat
Premetto che mi permetto di riportare i fatti successi in chat, anche se riguardanti di fatto stranieri, in quanto avvenuti:
1. in una chat pubblica
2. nella chat ufficiale italiana

Durante la conversazione in chat dopo un'acquisto (di armi) fatto da Sir Capitan Calamaro, Dio Akira ha preteso fosse "versata" allo stesso Akira una % dell'acquisto (inizialmente il 70%, sceso poi al 55😵. Dopo un'inizale diffidenza da parte del novellino Calamaro, questi ha acconsentito (non so, ne mi è interessato verificare come e se questo accordo si sia poi espletato). In seguito ne è emerso che è pratica diffusa ed obbligata, per i "cittadini" (chiamiamoli con questo termine scorretto per ora, mi correggerò nel prosieguo dell'articolo) teocratici accettare (il che ha una logica, vista anche l'etimologia che definisce il regime teocratico..) qualsiasi richiesta da parte del proprio "Dio".

Ecco che quindi è sbagliato definire cittadini i teocratici (escludendo da questo raggruppamento di persone i dei) ma è più corretto definirli invece schiavi.

Quando ho fatto notare questa cosa,oltre a provocare una forte irritazione (eufemismo) da parte del "sommo" (ironia) Dio Akira, ho avuto la conferma da parte di Calamaro, che ha confermato di essere e di voler esser e rimanere uno schiavo.


Rispetto all'articolo di orsacchio Link in cui, durante un'enfatica lode al regime teocratico contrapposto a quello italiano, si dice che di fatto gli schiavi teocratici possono fare ciò che vogliono (basta che lo comunichino) e vengono ricompensati con armi, gift e delle volte ticket, ne emerge un altro quadro: In realtà la situazione è diversa, ovvero un quadro dove lo schiavo teocratico lavora sottopagato (avendo però, va detto, oltre lo stipendio, anche armi e gift) ma deve sottostare a QUALUNQUE volere di uno dei propri dei.

Questa è la filosofia teocratica, questo è (e mai come ora è giusto usare questa parola) il regime teocratico. I teocratici producono ricchezza perchè, anche se le aziende non producessero abbastanza, potrebbero paradossalmente richiedere ai propri schiavi rinunce (le armi ed i gift che dovrebbero invece ricevere quotidianamente)tali da riportare in attivo il regime economico.


Il perchè di questo articolo è presto detto: definire nero su bianco come stiano veramente le cose ora in corea del sud.


Vorrei infine chiudere riportando, sempre per fare un parallelo con l'articolo di orsacchio, ciò che è per me la differenza tra Italia e Corea (e Svizzera prima).

In Corea hai uno stipendio molto sottopagato.
In Italia hai uno stipendio sottopagato.

In corea lo stato ti da quotidianamente, al di la di eventuali battaglie armi e gift.
In Italia lo stato ti da, solo se sei nell'esercito e c'è una guerra, armi, gift e ticket.

In Corea se lo stato può prenderti una parte (o tutto, sinceramente non so) di quello che ti compri coi tuoi risparmi.
In Italia lo stato non si azzarda a pretendere nulla che non siano le tasse, già incluse negli stipendi e nel costo dei prodotti.

In corea non puoi aprire un'azienda tua, sono tutte controllate dagli dei quelle esistenti.
In Italia c'è libero mercato.

In corea la "funzione pubblica" intesa come governo e congresso, è inutile, in quanto le decisioni vengono prese solamente dai cosiddetti "dei" teocratici.
In italia la "funzione pubblica" è sicuramente lenta, a causa del fatto che ogni eletto dal popolo può dire la sua, proporre cose che pensa e vuole.

In corea se la pensi diversamente da quanto decide l'olimpo coreano (l'insieme degli dei) non sei più un teocratico, ed è meglio che te ne vai dallo stato.
In Itala,se la pensi diversamente da quanto decide il governo, fai parte dell'opposizione. Se siete in tanti a pensarla diversamente, dopo un mese farai parte della coalizione di governo.

Potrei penso andare avanti ancora per molto con le differenze, ma si posson racchiudere tutte in una:

In Corea sei suddito di qualche dio, perchè vivi come schiavo in una dittatura.
In Italia fai parte dello stato, perchè vivi come libero cittadino in una democrazia.


Lunga vita al regime teocratico, preferisco stare libero cittadino in un libero stato. E magari cercar di far qualcosa per farlo crescere...

A presto!

********UPDATE**************
Mi limito a far notare a tutti, mod e utenti, che nonostante la richiesta(velatamente nascosta da minaccia) di levare i nomi delle persone citate nell'articolo mi rifiuto di farlo non per indispettire i "citati", ma perchè non li insulto, ne scrivo relativamente a comunicazioni private con gli stessi o tra gli stessi. Le informazioni citate nell'articolo sono prese da una chat pubblica al pari di quando chiunque, compresi gli stessi cittadini sopracitati, ha citato una chat di qualcuno o un articolo pubblico di un utente.
Si chiama libertà di informazione e di stampa, e non credo sia vietata.