Sul fiume

Day 2,147, 13:25 Published in Italy Serbia by Zibello

Saranno già 7 messi da che ho quest'account nel gioco, ed ho già compiuto più d'un anno nel gioco. Magari i miei amici e commilitoni ne sapevano, ma scrivo questo articolo per chi non sa.
Io non sono italiano, come ho già detto in alcuni dei miei articoli, però la mia famiglia è molto italiana, da piccolo ne parlo la lingua, ed il dialetto.
Il mio nome è in omaggio al piccolo paesino del che sono venuti i miei antenati molto tempo fa: il paese di Zibello, sul fiume Po
Piccolo ma bellissimo per me è stato una incredibile avere la possibilità di poter studiare la sua lunga storia, ed anche vedere il luogo dove i miei bisnonni e i miei nonni sono nati.
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera)

Reperti archeologici e dati d'altra natura testimoniano l'esistenza, nel territorio di Zibello, di insediamenti d'epoca preromana e romana (ad esempio, tracce della centuriazione).
La vera e propria sua storia ha però inizio nel Medioevo, per tutta la durata del quale esso rimase legato a Cremona. Dal IX secolo almeno fino a tutto il XIV fu Pieve il centro della circoscrizione amministrativa e religiosa abbracciante, oltre l'attuale Comune di Zibello, anche i territori di Ragazzola e S. Croce.
Pieve fu infeudata, tra X e XI secolo, dal Vescovo di Cremona, alla famiglia di origine bergamasca dei da Bariano e successivamente a quella dei da Sommo, che vi dominarono poi a lungo. Essa raggiunse il massimo della sua autonomia e della sua potenza nella prima metà del secolo XIV, quando Gregorio Sommi, suo signore, mostrò di poter trattare da pari a pari col Comune di Cremona, che, nel 1330, gli riconobbe il diritto di controllo della sponda destra del Po dal Taro all'Arda.
Tre anni più tardi, però, Giovanni di Boemia ordinava la distruzione del castello di Pieve, che veniva tolta ai Sommi e ceduta ai Rossi. Da quel momento ebbe inizio il suo rapido declino, tanto che nel corso del secolo perdette il suo ruolo di "caput feudi"; ruolo che cominciò ad essere esercitato da Zibello in concomitanza col riaffermarsi della potenza dei Pallavicino.
Centro minore della circoscrizione plebana di cui s'è detto, ma già munitissima fortezza tra XII e XVI secolo, nel 1249 Zibello passò, insieme ad altre terre e castelli, tra i quali anche Busseto e Polesine, al marchese Uberto Pallavicino il Grande che ne fu investito dall'imperatore Federico II. Da allora, salvo alcuni periodi, i marchesi Pallavicino vi dominarono incontrastati. Venne ristrutturato urbanisticamente nel 1457 da Gian Francesco Pallavicino, che fece erigere una rocca, le mura – poi distrutte nel Cinquecento - e il Palazzo.
Col marchese Rolando il Magnifico (sec. XV), che provvide a riorganizzare il proprio piccolo Stato dotandolo di un corpo di leggi, detti Statuti Pallavicini, il feudo di Zibello giunse a comprendere i comunelli di S. Croce, Ragazzola e Pieve Ottoville.
Morto il marchese Rolando, Zibello toccò in eredità al suo ultimogenito, Giovan Francesco, che ne fece la capitale della sua minuscola signoria. Nel 1499 tutto l'antico oltre Po cremonese, di cui anche Zibello faceva parte, passò sotto il controllo politico e amministrativo di Parma, continuando invece a dipendere da Cremona sotto l'aspetto religioso fino al passaggio alla diocesi di Fidenza (XVII secolo).
Dal 1530 fu oggetto di un'interminabile contesa tra i Pallavicino e i Rangoni, che riuscirono a tenerlo per circa un secolo, ma che se ne curarono così poco da lasciar andare la rocca in rovina. Ancor meno se ne curarono i Pallavicino quando ne ritornarono in possesso.
Solo l'ultimo feudatario, il marchese Antonio Francesco Pallavicino (1742-1807), si impegnò a realizzare opere attestanti impegno civile e sociale e a mantenere più strette relazioni coi propri sudditi. In epoca napoleonica, con la soppressione dei feudi, divenne capoluogo di Cantone ma il suo territorio comunale fu ridotto a quello del comunello del capoluogo, con l'aggiunta del solo centro di Pieveottoville.




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