Cronaca d'un immigrante italiano

Day 2,058, 19:27 Published in Italy Serbia by Zibello
Il piccolo Alberto entra nella cucina, sua mamma è appena arrivata dal lavoro, la vede, e le da un bacio

Alberto: Mamma
Mamma: Ciao, caro mio
A: Cosa t'è successa?
M: Niente figlio mio, ci hanno fatto male un'altra volta nella fabbrica, perché lavoravamo troppo piano, secondo loro
A: Perché fanno quello?
M: Perché hanno arme, caro mio
A: E perché l'Italia produce arme?
M: Perché è vicina la guerra, da che siamo alleati colla Germania
A: Tutto questo è grazie all'uomo della menta... chi l'ha dato il potere?
M: Nessuno, caro mio



M: L'ha preso lui, per la forza, purtroppo
A: Perché l'Italia entrerà in guerra?
M: Perché la guerra la dichiarano gli anziani, ma la combattono i giovani
A: E papà?...
M: Nessuno sa, forse in Germania
A: Lo vedrò qualche giorno
M: Magari caro mio, magari...
A: Mama...
M: Dimmi caro mio
A: Voglio aiutare

Le condizione nelle fabbriche erano terribili, lo stipendio troppo basso, dovevano indossare sempre la camicia nera, e cantare l'inno dei fasci. Se c'era uno sciopero, l'esercito uccideva ai leader in fronte ai lavoratori.





M: Soltanto c'è una cosa da fare..
A: Cosa? dimmi mamma, voglio aiutare
M: Prendi i tuoi fratelli, e andare in un'altro paese
A: Ma, cosa succederà con te?
M: Non ti preoccupare, io resterò qui, l'importante è che i fasci non sappiano, che mio babbo era comunista, perché verranno per noi...
A: Non si può essere comunista?
M: Non in questo paese
A: Ma mamma... non voglio lasciarti

(Si sente la voce d'un soldato da fuori, grida e grida, chiede che l'aprano la porta, grida arrabbiato)

M: Alberto, adesso, prendi tutto e vai via!!
A: Ma mamma....
M: Ma niente, prendi tutto e vai via coi tuoi fratelli, prendete queste lire, i passaporti e andate a Genova, DAI, ADESSO
A: Mamma...

Alberto, di soltanto 14 anni, e i suoi fratelli, Piero (11), Giovanni (9) e Francesca (6), fuggono dall'altra porta, con passaporti e 100 lire. Mentre fuggono si sente che si rompe la porta, i soldati entrano, si sentono spari, gridi. Una lacrima scende dagli occhi del piccolo Alberto



Dopo tre giorni, i fratelli arrivano a Genova grazie a un signore che li portò gratis. Nel porto c'è moltissima gente, soltanto si parla della "Partenza" la gente è di tutto il nord dell'Italia. I ragazzi aspettano seduti nel porto, piangendo, guardando il mare.

Francesca: Alberto, dov'è mamma?
Alberto: ...
Francesca: E adesso?
Alberto: ...



Una bella giovane appare, e li fa salire nella prima nave che vede, per aiutarli, i ragazzi non sanno cosa fare, vedono molta gente, tutti italiani. Mentre un'uomo piemontese suona il violino, la piccola Francesca piange, e piange...



Piero: Cerca qualcuno che sappia dove va questa nave
Alberto: Mamma mi disse che fa lo stesso, mentre esca del paese
P: Ma ugualmente dobbiamo sapere dove andiamo
A: Vediamo... Eccoli un cartello, cosa dice?
P: Non so leggere...
A: Neanch'io....
Signore: Ragazzo, lì dice "Argentina", è proprio il paese dove andiamo
P: Argentina?
A: Argentina, dov'è quello?
S: Chi lo sa, io soltanto voglio uscire di questo paese

Tutti nella nave cantano canzone tipiche... tutte di nostalgia, di malinconia, mentre la piccola Francesca piange e piange, mentre domanda Giovanni dov'è la loro mamma.




Dopo molti mesi, arrivano in un fiume, chiamato dagli argentini "Rio de la Plata" (Fiume dell'argento) visto che c'era un'antico racconto che dice che sotto l'acqua del fiume, esiste questo metallo prezioso. Nell'orizzonte, una grande città, più grande di Bologna, e di Genova, e si vede molta attività nel suo porto. La città, è Buenos Aires





Ufficiale d'immigrazione: E pibe, como te llamas?
Alberto: Cosa?
Ufficiale d'immigrazione: Este de aca no habla nada de castellano, traeme un traductor, dale boludo! (parlando ad un'altro ufficiale)
Traduttore: Ciao bello, di dove sei?
A: Bologna
T: E sei da solo?
A: Coi miei fratelli...
T: Come ti chiami?
A: Alberto Rossi Pellegrini
T: Ecco qui, vi manderanno nell'albergo degli immigranti avrete un giorno gratis, e dopo quello vi manderanno a qualche luogo del paese



Dopo la notte nell'albergo, venne un ufficiale, e gli assegna come nuovo posto una città (piccola in quel momento) nel sud della provincia, chiamata Mar del Plata lì potranno vivere in pace, e avranno una casa grazie allo stato di quel momento, educazione e salute gratis, mentre lavorino.



Si trasferirono a Mar del Plata, più specificamente, in un quartiere italiano del porto, dove viverono tutta la loro vita, grazie al lavoro d'operaio di Alberto, e i suoi fratelli Piero Rossi, Giovanni Rossi e Francesca Rossi di Bianchi poterono crescere in pace, studiare, lavorare, avere figli e vivere felici fino le loro morte, in 1993, 1995, 1999 e 2003 rispettivamente

I suoi discendenti che oggi sono più di 110, tra nipoti e bisnipoti, vivono nella stessa città, ma non tutti sanno questa storia, questa....cronaca d'un immigrante italiano




Sento la nostalgia d'un passato,
ove la mamma mia ho lasciato.
Non ti potrò scordar casetta mia,
in questa notte stellata
la mia serenata io canto per te.


Fine
Da Zibello per gli italiani, grazie per leggere!
Ricordate, scusatemi se c'è qualche sbaglio, sono discendente (orgoglioso) d'italiani, ma non lo scrivo perfettamente!