Capitan Attila [Episodio X]

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EPISODIO X: TRISTEZZA SULLE ONDE (La Grande Battaglia di Orbetello parte II)



Entrarono dritti dalle enormi porte principali e poi invasero la fortezza come uno sciame.
Le guardie Papali scelte offrirono una strenua resistenza ma dovettero capitolare dinnanzi al crescente numero di nemici.
Coloro che si arrendevano venivano uccisi all'istante.

Attila aveva portato il Papa fino al canale nascosto sotto la fortezza che comunicava direttamente col mare. La piccola nave chiamata Asia era stata preparata per un'eventuale partenza circa tre giorni prima e pochi marinai stavano ultimando i preparativi per farla salpare.
Tutti i suoi sottoposti sapevano che in caso di ritirata si sarebbero dovuti recare in quel canale sotterraneo e imbarcarsi per Roma in modo da mettere al sicuro se stessi e il Papa, perciò Attila aspettava ansioso i suoi amici e fissava il cancello umido e sporco che dall'interno del palazzo conduceva all'Asia e alla salvezza.

I minuti passavano inesorabili e il frastuono della battaglia cominciava ad arrivare anche in quell'ottuso tunnel sotterraneo...
Poi Attila vide Vajura spalancare il cancello e cadere rovinosamente a causa della sua corsa scomposta sul lastricato del tunnel.
Un po' di sollievo.

-Sali, sbrigati!- disse Attila a Vajura

Seguirono poco dopo il Conte Nitore e Teo de' Piccioni. Entrambi arrancando per le ferite.
Il Conte era una maschera di sangue e quasi non si reggeva in piedi mentre Teo non riusciva a muovere il braccio destro.
Mancavano all'appello Hernst e Ianpaolo.

La preoccupazione diventava sempre più forte finchè Teo si rivolse ad Attila e disse:
-Dobbiamo aspettarci solo Ianpaolo, Attila, ho visto Hernst a terra esanime...è riuscito ad uccidere Ermete Armigero per quanto ne so...però....non ce l'ha fatta temo...-
Attila non poteva crederci: -Aspettiamo lo stesso, magari era svenuto e si è trascinato fin qui...- non ci credeva nemmeno lui ma avrebbe atteso fino all'ultimo secondo utile il suo amico col cappello stravagante e l'aria da simpaticone.

I minuti continuavano a passare e presto attendere oltre sarebbe divenuto troppo rischioso.

D'un tratto dalle acque del canale apparve Ianpaolo, quasi completamente irrigidito e privo di forze, continuava a tossire per l'acqua ingoiata.
Fu issato a bordo e medicato alla meglio.

Di Hernst ancora nemmeno l'ombra.

Poi, dal cancello arruginito apparve una figura snella abbastanza alta e con una folta capigliatura nera.
Attila da Roma non ci pensò due volte e ordinò:
-Salpate, andate! Di lui me ne occupo io..-

Gabriele Magro era entrato nel tunnel con una decina di uomini e sorrideva sardonico alla vista del suo vecchio maestro.
-Finalmente posso tagliarti la gola vecchio inutile che non sei altro!- urlò sorridendo.
-Non ti ho insegnato forse che bisogna avere sempre una sorpresa per il nemico?- rispose il generale papale.

Gabriele sguainò la spada e si diresse con passo deciso verso Attila brandendo l'arma come per scaldarsi.
Due, tre fendenti arrivarono verso il volto di Attila che senza nemmEno spostarsi parò e spinse via Gabriele Magro. L'Asia intanto aveva mollato gli ormeggi e si dirigeva verso l'uscita del tunnel, Attila la guardò un'ultima volta e riprese a combattere con Magro il quale menava fendenti ad una velocità pazzesca. Nulla di difficoltoso per Attila che appena si presentò l'occasione affondò la spada nel ventre di Gabriele...
Mancato!
Magro si era spostato di lato come un fulmine e aveva tirato fuori un coltello da una piccola sacca sulla cintura; Attila lo guardò fisso negli occhi, Gabriele tirò.
-Mancato!- disse Attila che ancora una volta non dovette nemmeno spostarsi.

Presto però capì che qualcosa non andava.... dall'Asia arrivavano grida di sconcerto...
Attila si girò e vide Papa Leone con un coltello piantato in fronte e con l'aria assente mentre tutti a bordo si precipitavano su di lui.
Il generale Attila rinfoderò la spada e corse lungo il tunnel per raggiungere la nave, Ianpaolo gli lanciò una cima e il condottiero riuscì a salire a bordo...

Per il Papa non c'era più nulla da fare...

Lo sgomento prese il sopravvento.

Dove sarebbero andati? Roma non era più sicura senza il Papa, di certo i cardinali fedeli all’impostore li stavano attendendo ad Ostia per arrestarli ed ucciderli appena fossero sbarcati e loro non avevano nè la forza nè il morale per affrontare un’altra battaglia...dove andare dunque? Nonostante tutti fossero abbattuti ci fu qualcuno che ebbe la forza di tirarli su tutti e di fare un discorso memorabile.

Ianpaolo cominciò: -Amici miei, il tempo e il mare non mi hanno mai insegnato niente, non lasciatevi ingannare da questa scorza, oggi io ho perso un fratello e un amico, il mio caro, carissimo Massimo e il povero Hernst, ma se scrutate insieme a me l’orizzonte vedrete qualcosa per cui combattere: loro! Hanno dato la vite per noi, per la nostra causa, perciò noi abbiamo un dovere di sangue verso di loro, nostri fratelli, dobbiamo vendicare coloro che hanno perso la vita oggi. Giriamoci tutti a salutare per l'ultima volta Massimo l'Illiride, uomo coraggioso e schietto.....e Hernst van Baz, l'ultimo della sua casata, prode eroe e orgoglio di suo zio-.
Tutti avevano le lacrime agli occhi, nessuno poteva immaginare, quando cominciò, che sarebbe poi finita davvero così...
Nelle storie cavalleresche che tutti loro avevano letto da bambini la morte era solo per il cattivo di turno, i buoni trovavano sempre il modo di sopravvivere e regalare al mondo la pace.

Avevano fatto i conti con la realtà.

Il sole stava sorgendo, la lunga giornata di combattimenti era finita, Orbetello era fuori dalla loro vista da qualche ora ormai...

Ianpaolo continuò:
-Un’alba ci porta verso un nuovo destino, verso terre straniere e avventure nuove.-
-Forse mancheranno due fratelli, ma io non ho intenzione di arrendermi così, abbiamo forse fatto tutto questo solo per il Papa? Teo! A te quanto importava del Papa? E a te Vajura? A voi Conte non lo chiedo nemmeno... Attila anche tu, so che se hai accettato quell’incarico è stato per difendere Roma e non il suo signore e padrone!-

Attila accasciato in un angolo si tirò su come avesse visto un fantasma, i suoi occhi fissavano l’alba impietriti: erano gli occhi di un folle.

Poi disse:
-Hai ragione Ianpaolo-
Si girò verso gli altri: -Voi tutti, se non volete continuare quest’avventura insieme a me lo capisco perfettamente e non voglio che m’adduciate scusa alcuna, ma io signori...ho un dovere verso la mia città e il mio titolo, io sono il Capitano del Popolo e nessun Capitano abbandona il Popolo, io devo tornare a Roma, non ora, ma dovrò tornare a Roma e consumare vendetta senza precedenti, una vendetta liberata dalla pietà che dovevo tenere in conto come guardia papale. Una vendetta infernale!-

Poi aggiunse: -Ianpaolo, fai rotta ad Est ci rifugeremo ad Izmir, ho qualche conoscenza là, ci daranno vitto e alloggio finchè ne avremo bisogno, voi che intenzioni avete?-

Teo fu il primo a parlare: -Io resto, Hernst va vendicato-
Poi il Conte Nitore: -Io non ho niente di meglio da fare e soprattutto ho perso la casa di mio padre, sarà meglio che la riconquisti...-
Infine il giovane Vajura, tutti lo guardarono e lui si sentì a disagio per un momento, poi disse:

-Io...bè...dobbiamo proprio tornare ad Izmir Attila? Non è che ce ne siamo andati proprio bene da lì... Io ricordo tre navi, mille cannoneggiate e tu che mi buttavi in mare “per salvarmi”... Siamo sicuri che non ci uccideranno? Inoltre ti ricordo che il Tiranno di Izmir potrebbe ancora essere sulle nostre tracce...e mi pareva abbastanza...cattivo...-

Tutti guardarono Vajura accigliati, poi lui preoccupato disse: -Va bene...vengo anch’io ho capito...-

Viaggiarono per nove giorni a bordo di una cocca malconcia chiamata Asia, una barca che l’Asia non l’aveva mai vista ma alla quale ora si chiedeva di veleggiare verso l’Asia Minore, Izmir dunque, e una vendetta da conquistare...


FINE SECONDA STAGIONE