Capitan Attila [Episodio VIII]

Day 2,282, 01:42 Published in Italy Italy by Atlius DC


EPISODIO VIII: IL MOMENTO DELLA VERITA'

Vi ricordiamo il form per suggerire nuovi personaggi: http://tinyurl.com/npp6ayz

"Rimettere insieme i pezzi", sembrava semplice, bisognava semplicemente rimettere insieme i pezzi...
Ianpaolo era tornato senza nave ma incolume, l'animo era abbattuto ma aveva già preso il comando delle restanti quattro navi deputate alla difesa della rocca di Orbetello.

Hernst van Baz si era ripreso ed aveva una vistosa benda arancione sull'occhio che gli mancava, invano il dottore gli aveva detto che era preferibile averla nera perchè assorbiva meglio la luce...lui aveva risposto più volte: "Io sono della stessa terra degli Orange, io mi becco la benda arancione!".
Vajura era tornato col Conte Nitore e Attila aveva accettato di lasciare il suo fido scudiero con quel macellaio, magari si sarebbe evoluto in qualcosa di più coraggioso e sicuro di sè.

Teo era finalmente tornato ma aveva portato cattive nuove... "Entro tre gorni saranno qui, probabilmente sul fare della sera".

E tre giorni erano appunto passati e il tramonto si avvicinava sempre di più, Attila era solo nel suo studio dalla cui finestra si vedeva il mare, scintillante come un gioiello, inondato dall'ultimo sole dell'estate, presto sarebbe giunto l'autunno e non c'era sicurezza per lui della vita.
Ianpaolo aveva riferito che se c'era Timbuctu nelle acque di Orbetello di certo doveva esserci una nutrita flottiglia alle dipendenze degli Innocenti.

"Rimettere insieme i pezzi..." continuava a pensare Attila da Roma, "Possiamo contare su tremila soldati papali che difenderanno la rocca, la battaglia avrà luogo in questo fazzoletto di terra che separa il castello dalla terraferma vera e propria".

Non c'era tempo per pensare, i suoi fidati amici, comandanti, capitani e generali erano già sulla soglia a bussare...
-Entrate, entrate pure..-

Lo studio era molto piccolo, coi muri bianchi arrotondati e con quella piccolissima finestra sembrava più una cella che lo studio del generale papale.
Attila esordì: -Dunque, abbiamo a che fare con un esercito ben armato e ben addestrato che non si fermerà davanti a nulla e farà di tutto per chiudere qui e oggi la partita, noi da parte nostra faremo di tutto per sfiancarlo e mostrargli che non ci piegheremo mai ad alcun vivente quanto alla morte piuttosto! Dalle informazioni che ci ha ricavato messer de' Piccioni sappiamo chi sono i generali e capitani che affronteremo oltre alla loro probabile disposizione sul campo di battaglia, badate che assegnerò ad ognuno di voi un nemico ben definito perciò pensate a farlo fuori con ogni mezzo, senza i suoi uomini fidati Gabriele Magro e Innocenzo degli Innocenti sono del tutto innocui...-

Le facce dei suoi amici erano serie e per nulla preoccupate, lo stesso Vajura sembrava più sorpreso e attonito che impaurito.
"Meglio, questo è lo spirito giusto.." pensò Attila.

-Conte, a voi affido un certo Adalberto Steiner, mi dicono che usa un'armatura molto pesante ed è un cavaliere Teutonico, o ciò che rimane dei teutoni, pensa di poter far fronte alla sua minaccia?-
-Posso farne ciò che voglio Attila?- chiese il Conte Nitore.
Tutti restarono un po' allibiti dalla domanda, poi Attila disse: -Certamente, è a vostra completa disposizione!-

Poi il Capitano del Popolo si rivolse a van Baz: -Hernst, tu hai un conto in sospeso con qualcuno mi pare no?-
-Si...e il conto da pagare sarà salato, quell'Ermete Armigero ha rovinato la faccia del più bel figlio di buona donna che abbia mai reso felici le donne dello Stato della Chiesa, e credo meriti un giusto castigo per questo...-

-Bene- disse Attila, -Teo tu sei molto scaltro, te la dovrai vedere con quel Dirk von Felp di cui parlavi nei tuoi messaggi, e usa la testa per una volta, zuccone!-, a quelle parole tutti scoppiarono a ridere.

"Chissà se vi rivedrò tutti sorridere come in questo momento..." pensò il generale papale.
Non era il momento ma li avrebbe certamente abbracciati e baciati tutti, si era giunti alla resa dei conti finale e molto probabilmente non tutti ne sarebbero usciti vivi.

-Ianpaolo, mi raccomando tienili lontano dalla rocca e tu tieni vicine le tue navi al castello, in questo modo potremo sparare coi cannoni della fortezza, inventati qualcosa per farli avvicinare e poi spaccali tutti a metà-

-Così farò- disse Ianpaolo.

-Ebbene signori, il piano è questo: nonappena si lanceranno alla conquista del castello uscirete con le milizie papali sul campo di battaglia, cercate di occupare solo il centro del fazzoletto che unisce Orbetello al resto della penisola italiana, lasciate che passino ai vostri lati, più ci si avvicina al mare più la terra diventa molliccia e salmastra ed è lì che ho fatto nascondere la pece, Teo, incendiarla sarà compito tuo e dei tuoi uomini, sia a Nord che a Sud, mi raccomando. Tutti gli altri dovranno tenere il centro, e se non basteranno gli uomini dovrete indietreggiare verso la fortezza lentamente.-

Poi Attila guardò Vajura e disse: -Il nostro piano di riserva è pronto...Vajura?-
-Si, tutto come volevate voi messer Attila- la voce di Vajura era triste come se avesse capito anche lui che non tutti ce l'avrebbero fatta.

-Bene- disse Attila da Roma, -Io resterò qui a pensare all'incolumità di Sua Santità Leone X, è un compito ingrato, lo so, avrei voluto essere lì con voi ma egli ha richiesto la mia presenza e siamo qui proprio per difenderlo da codesti uomini senza Dio.-

-Siamo senza Dio anche noi- disse il Conte, -O perlomeno io...A me il vostro Dio non serve...- disse con una voce inquietante.

-E' deciso dunque, si va in guerra-, la frase del Generale romano ispirò un urlo liberatorio da parte di tutti, e così finì la riunione preliminare, o meglio, finì col suono di una tromba...che annunciava l'arrivo delle truppe nemiche.

Era sera ormai e il sole se n'era andato da tempo...

"Sei in ritardo, mio troppo giovane apprendista" pensò Attila.