Capitan Attila [Episodio IX]

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La Grande Battaglia di Orbetello [parte I]

Attenzione, questo è un numero speciale, è la prima parte della grande battaaglia di Orbetello e per festeggiarla abbiamo inserito delle illustrazioni dei personaggi principali.


Tempeste di frecce, proiettili, palle di cannone e grida, urla di rabbia, urla di dolore, urla di morte, urla di pazzia.
Il mondo sembrava davvero un posto piccolo e buio in quel momento... Attila guardava l'infuriare della battaglia dalle finestre della camera segreta del Papa; erano venuti tutti i suoi nemici, se solo avesso potuto raccogliere la terra con una mano enorme e chiuderla sopra di loro avrebbe vinto con una sola mossa, invece la battaglia continuava e continuava a mietere vittime in entrambi gli schieramenti con la differenza che lui aveva messo insieme 7000 uomini in tutto, contro i 12000 di Innocenzo degli Innocenti che assisteva al macabro spettacolo da una tenda rialzata seduto su un trono di legno affiancato dall'usurpatore Francesco.



Sul campo, Teo correva a destra e sinistra per dare ordini alle truppe ma quando vide alcuni cannoni tentare di aggirare lo schieramento di Attila dovette dar ordine di dar fuoco alle frecce e puntarle verso la pece che Attila aveva nascosto nella melma vicina al mare sia a Nord che a Sud, l'attacco aveva funzionato e aveva reso inservibili 8 cannoni nemici, inoltre i due passaggi risultavano impraticabili per il fuoco che ardeva alto almeno 4 metri. L'inferno era salito fino a Orbetello.



Teo continuava a correre per il campo colpendo in corsa i suoi nemici con la spada corta finchè si imbattè in una faccia già vista...
Dirk von Felp lo aveva trovato e sorpeso prima che lo facesse lui, perso il vantaggio della sorpresa Teo si trovò subito ad indietreggiare sotto i colpi del germanico guerriero che gli scagliava contro ora un fendente con l'ascia ora uno con la spada.



L'agile messer de' Piccioni si difendeva come poteva e attendeva il momento buono per attaccare il colosso biondo alle gambe o al collo.
Il caso volle che Teo inciampasse in un'alabarda spezzata e si ritrovasse a terra con gli occhi fissi sulla montagna bionda che calava l'ascia su di lui.

Poco più in là Hernst van Baz continuava a sparare e ricaricare insieme ai suoi archibugieri. La sua unità era protetta da un centinaio di guardie svizzere armate con una lunga alabarda dalla punta dorata e ciò permetteva a lui e ai suoi venti amici di sparare con una frequenza decente e di rimanere relativamente vicino ai suoi bersagli.



D'un tratto però il fronte di guardie svizzere venne spezzato da una pesante spinta di scudo ad opera di Ermete Armigero che nella folla cercava disperatamente gli archibugieri da abbattere. Hernst lo vide.



"Sei mio figlio di..." pensò mentre caricava l'archibugio frettolosamente.
Quando Ermete si accorse di lui Hernst aveva già caricato l'archibugio e lo stava puntando.
Armigero prese a correre verso Hernst come un forsennato con un viso trasformato dalla rabbia e seminascosto da un elmo.
Un colpo secco uscì dall'arma di Hernst.
Mancato!
La piccola sfera rotonda colpì l'elmo facendolo volare via ma non arrestò la corsa di Ermete Armigero, che ora si trovava a soli cinque metri di distanza dal tiratore di Anversa.
Van Baz buttò il fucile, estrasse la spada corta e la pistola un attimo prima che Ermete calasse un fendente perpendicolare sulla sua testa.
Hernst parò, poi sparò in mezzo agli occhi di di Ermete Armigero il quale con un ultimo folle gesto piantò la spada nel ventre del grande tiratore.
E il mondo di Hernst divenne dapprima rosso e poi nero...

Sotto le mura di Orbetello il frastuono della battaglia era addirittura superato dalle risate del Conte Nitore che da fermo si divertiva a sbudellare l'avanguardia delle truppe di Gabriele Magro. Tagliava di netto ora un braccio, ora una gamba, ora una testa ridendo di gusto come un folle e girandosi di tanto in tanto verso lo sfortunato Vajura che, dietro di lui, tremava con la picca in mano.



-Su con la vita ragazzo! Che può succederci di peggio? L'inferno non può essere tanto peggio di questo posto e di certo la compagnia è migliore ahahahahahaha!-
-Mio Signore dovremmo...- niente da fare, le parole di Vajura non arrivavano nemmeno all'orecchio del Conte che ad un certo punto morse addirittura sul collo un avversario che gli era arrivato vicino prima di tagliargli il ventre con un fendente di spada.



Sembrava non avere rivali lo strano e sanguinario nobile finchè, con passo lento, non vide arrivare un uomo con un'armatura pesante scintillante, neanche impolverata nonostante fosse nel bel mezzo della carneficina.
Adalberto Steiner lentamente procedeva verso il Conte uccidendo con colpi precisi tutte gli uomini del nobile al servizio di Attila che gli si paravano davanti.



Lo faceva con una semplicità disarmante. Parata, taglio, parata, giro fendente, giro, taglio. Abbatteva con grande eleganza tutti senza mai macchiarsi di sangue.
Il Conte lo apostrofò: -Temo che ti sporcherai un po' lurido mangiapatate!-
La replica di Steiner non si fece certo attendere: -Stando a contatto con la feccia come te ne sono certo-
-HA! Credi di essere meraviglioso nella tua scatola di latta non è vero? Oggi sanguinerai ma sta tranquillo, non ti ucciderò...ti prenderò vivo e ti impalerò sulla torre più alta della fortezza. Poi guardandoti dal basso berrò ogni singola goccia di sangue che cade dal tuo cadavere!-
-Muori abominio!- urlò Adalberto mentre menava un fendente da destra subito seguito da un altro a sinistra.
La spada dell'ultimo cavaliere teutonico era gigantesca e pesante, eppure nelle mani di Steiner sembrava una piuma.
Il Conte Nitore ridendo schivò il primo fendente e parò il secondo continuando a ridere come un folle.
Più Adalberto picchiava, più il Conte sanguinava ma non smetteva di ridere.
-AHAHAHAHAHAHAHA, sono il tuo incubo Steiner, io non posso morire AHAHAHAHAHAHA!-
Il sangue scendeva dalle tempie del Conte mentre Adalberto sudava e non spiegava per quale motivo quell'uomo avesse ancora la forza per combattere.
Alla fine per un solo piccolissimo istante si convinse che forse...forse era davvero immortale. Esitò.
Nitore estrasse un pugnale e lo conficcò nell'inguine dello scintillante guerriero tedesco che urlò e cadde su un ginocchio ma non smise d combattere.

Poco lontano, in mare, Ianpaolo lottava per salvarsi la vita. Timbuctu era giunto al comando di 8 brigantini armati fino ai denti che avevano fatto colare a picco già due delle sue ultime 4 navi. Dalla tolda della Vittoria, Ianpaolo Solo doveva giocarsi l'ultima carta.



-Massimo!-
-Si Capitano!-
Il mare infuriava e schizzi d'acqua piena di slalsedine volavano letteralmente nell'aria..
-Carica tutti i barili di polvere da sparo sulla prua come abbiamo fatto nell'esercitazione-
-L'ordine qual è Capitano?- chiese Massimo che già conosceva la risposta.
Il giovane Capitano guardò con aria afflitta e nostalgica la sua Solitaria sulla quale si poteva vedere Timbuctu urlare ordini e muoversi in modo molto concitato.

-Speronamento- disse.

A tutta velocità la Vittoria si diresse dritta contro la nave ammiraglia del nemico, i barili di polvere da sparo erano stati attivati tramite una miccia che presto avrebbe finito la sua incandescente corsa sulla corda per arrivare alla nera polvere prodigiosa e legati insieme alla prua della nave.
Il boato dello scontro fu terribile e tutti gli occupanti della due navi furono sbalzati in mare.
Quando poi la miccià finì, l'esplosione sventrò entrambe le navi più un brigantino degli Innocenti che si era avvicinato per aiutare Timbuctu.
Di Ianpaolo e Massimo si persero le tracce...

Intanto però, protetto dalla confusione della battaglia, Gabriele Magro e i suoi uomini sfondavano la porta della fortezza...