Armi dal Mondo - Forgiatura Katana II

Day 2,329, 00:17 Published in Italy Italy by Lord Fenice

Ed eccoci di nuovo tutti assieme per concludere il discorso della forgiatura della katana.

Nel caso vi siate persi l'ultimo numero sulla forgiatura della Katana, lo potrete trovare qui.
Eravamo arrivati al punto in cui il Kawagane (acciaio esterno) viene piegato e viene inserito al suo interno lo Shingane (acciaio cuore).


A questo punto il tutto viene nuovamente scaldato e ribattuto fino ad ottenere una completa fusione tra i due strati. Questa fase è particolarmente critica, infatti la saldatura deve avvenire bene e la ribattitura non deve dislocare le due componenti (kawagane fuori e shingane dentro).
Il risultato di questa complicata procedura è una lama dotata di un rivestimento estremamente duro e molto adatto ad essere affilato e un'anima invece molto elastica e in grado di assorbire i colpi senza spezzarsi.

Quella appena descritta è la tecnica più semplice, ma spesso venivano utilizzati sistemi più complessi, come mostrato dall'immagine qui sotto.


In molti casi, per il tagliente vero e proprio, si utilizzava un acciaio ancora più rigido del Kawagane (acciaio-pelle): l'Hagane (acciaio-lama) particolarmente ricco di carbonio e quindi di estrema durezza, anch'esso ripiegato e ribattuto a dovere. Dietro ad un tagliente di Hagane poteva essere collocata la barra di Shingane (acciaio-cuore) e ai lati un rivestimento di Kawagane (acciaio-pelle), ma altre combinazioni erano possibili; Masamune si dice che usasse fino a 7 acciai diversi per la costruzione delle sue spade. La punta della spada invece (il kissaki) era costituita unicamente da acciaio duro (Hagane/Kawagane).

Ma non finisce qui: a questo punto la futura lama viene nuovamente scaldata al calore giallo e ribattuta in modo da essere sagomata, le viene data la forma definitiva, anche il codolo (nagago) e la punta (kissaki) vengono modellati.

Infine viene il momento più critico nella forgiatura di una lama, la tempratura mediante immersione della lama arroventata nell'acqua (o nell'olio in alcuni casi). La tempra in acqua è molto difficoltosa e mette a dura prova la lama, infatti il notevolissimo sbalzo termico altera fortemente la struttura molecolare dell'intera barra modificandone anche la forma (e la curvatura stessa della lama) ed evidenziando eventuali difetti costruttivi mediante crepe o fissurazioni.

Il carbonio conferisce durezza all'acciaio perchè le sue grandi molecole interferiscono con gli strati di ferro impedendo a questi di scorrere gli uni sugli altri. La procedura di tempra è un processo che amplifica questo effetto. Infatti quando si scalda l'acciaio la struttura cristallina delferro si sfalda e gli atomi di ferro si mischiano a quelli di carbonio. Se l'acciaio viene raffreddato lentamente, gli atomi di ferro ricostituiscono la loro struttura cristallina spingendo ai margini gli atomi di carbonio, se invece il raffreddamento avviene velocemente, gli atomi di carbonio rimangono imprigionati nella struttura cristallina del ferro alterandola e rendendola irregolare, ciò fa sì che gli strati di ferro facciano molta più fatica a scorrere gli uni sugli altri e questo aumenta di molto la durezza dell'acciaio. Va da se che un ipotetico nuovo riscaldamento è in grado di distruggere la tempra (questo a volte capitava in seguito ad un incendio e rendeva necessario ritemprare la lama per ridarle funzionalità, in ogni caso il valore della lama si dimezzava visto che le caratteristiche originarie conferitele dal proprio creatore si perdevano inesorabilmente).

La spada, a questo punto, subisce una seconda temperatura preparatoria, la lama viene scaldata in maniera differente nelle varie parti (la lama e le facce laterali vengono scaldate di più rispetto al cuore e al dorso) e viene immersa in acqua.

Viene poi il momento di temprare il filo e di creare l'Hamon, la linea sinuosa che separa il filo dal corpo della katana e che indica le due zone a diversa tempratura. Per fare questo la lama viene ricoperta di argilla in maniera differente nelle varie parti (l'argilla è un isolante, per cui, dove c'è più argilla la zona risulterà meno temprata, viceversa dove ce n'è di meno).

Ecco alcuni esempi, per capirci.


E questa è tutta la storia sulla forgiatura di questa leggendaria arma. Ma sia chiaro, il processo non si esauriva qui: la fase successiva era quella della politora e poteva durare mesi.
Al prossimo articolo, cari lettori 🙂