[WoT filosofico] Dalla sociologia di Flaviocin ad un nuovo realismo

Day 2,248, 06:59 Published in Italy United Kingdom by Vajura
Ciao a tutti o/

Per le feste avevo in mente, al di là delle ricorrenze o degli articoli politici, di scrivere 2 articoli. Uno costruttivo dove esponevo delle idee che secondo me sarebbero buone per il governo eitaliano, e che sto continuando a posticipare, e uno alla Mariottide (chi mi ha su FB sa quanto mi riesce bene fare il friendzoned a vita) sul gioco in sé e un confronto con la RL. Essendo stati giorni un po' difficili mi sento più propenso ad iniziare dal secondo.



Esisteva un player di nome Flaviocin. È stato un player storico, ha preso parte a polemiche che sono state cardini della nostra e-storia; il suo giornale è questo. Le sue idee sono difficili da seguire se non si conosce il contesto, famose sono state le sue polemiche contro l'Elite, la Teocrazia e la difesa del Pce come forza eversiva nella struttura stessa di erepublik.

Il giornale “Filosofia del dubbio” è molto bello da leggere e c'è comunque un filo conduttore; delinea il rapporto fra erepublik e la Real Life e Flaviocin cerca di leggere la e-realtà paragonandola a quelle reazioni sociologiche che avvengono anche in RL. Facciamo degli esempi.




1 - L'emondo anticomunista

Siamo alla fine della V1, le Org stanno per essere abolite. In questo articolo Flavion sostiene che l'economia di erepublik sta per spostarsi da un'impostazione che lascia molto spazio alla creatività del singolo e dove la guerra è soltanto un momento nel complesso del gioco e nel piacere in sé dell'organizzazione del lavoro e della cooperazione fra amici ad un maxi-risiko sistematico, dove le guerre inizieranno a diventare troppe e si creeranno, come nella vita reale, delle Elites che conteranno davvero in base al denaro investito e delle mega potenze che schiacceranno le altre. Inizia a trasparire una visione cinica che imita quella realpolitica della vita internazionale della RL, ma Flaviocin farà di meglio.




2 - eRepublik: due velocità parallele


In questo articolo, che ricevette molti voti per i tempi in cui venne scritto, Flaviocin parla di due velocità all'interno della stessa e-Nazione.

Prima parlavamo di creatività interna e piacere della cooperazione per la cooperazione, quella cosa che ti dà gioia solo per il fatto che l'hai creata e ti stai divertendo a crearla insieme ad altri con cui leghi, confrontato al regno e-capitalistico ed e-militare della competizione, della ricerca del Tank Leggendario sciupafemmine e dei tanti piccoli e-emulatori che sognano di uccidere e sparare come lui.

Queste cose vengono collegate alla velocità: la chat, ad esempio, rappresenta il regno dell'ultrapotenza, del fare le cose “in tempo reale” perché solo quelle sono autentiche e vere; Flaviocin crede che la maggior parte delle persone su erepublik che non entrano in chat siano paragonabili ai “replicanti” del romanzo più famoso di Philiph Dick, che i potenti-chattatori-tank cerchino di considerarli come numeri, come androidi da gestire.

Ma qual'è la velocità più umana? Questo spesso ce lo chiediamo nella vita reale, e qui.Se dovessimo riuscire a seguire veramente la vita internazionale di questo gioco dovremmo leggere con calma tanti giornali, dovrebbe essere qualcosa di piacevole e confortante ma... questo creerebbe una scelta: non puoi prendertela comoda se devi fare sul serio. Il sul serio è il regno della chat, che è come un'azienda nel quale è necessario timbrare il cartellino ogni giorno. L'uomo da Chat/Social Network: commenta in breve, ma tiene il passo della realtà. Sa ma il suo processo decisionale sarà sempre limitato e ristretto. L'uomo da Forum/da Blog: non è all'interno della comunità, non è adatto a prendere la decisione, ma può maturare ed avere tutto il tempo necessario per ricercare la bellezza delle cose.

Questo articolo di Flaviocin è stato spesso frainteso: i commenti sono stati rivolti a cosa fare per portare più gente in chat. Anche questo è indicativo: la soluzione non può essere quella di tornare indietro ma di portare più persone sulla strada dell'harder better faster. Sistema Keynesiano, mancata risoluzione delle contraddizioni: erepublik, come la RL, è una macchina che bene o male deve andare avanti. Destino tecnocratico-elitario.




3 - [Sociologia di eRepublik] Un gioco diseducativo


Questo è l'articolo che mi ha colpito di più di Flaviocin e da cui voglio fare partire qualcosa di mio.

L'incipit dell'articolo ricorda che dire sui giochi “è solo un giochino” è riduttivo, e mi sento di condividere a pieno questa osservazione: non solo l'intrattenimento ed il gioco è quello che si cerca nel tempo libero, ed il tempo libero è la parte più influenzabile e desiderabile che abbiamo, ma da sempre questi spazi sono stati quelli maggiormente utilizzati dai sistemi per influenzare la “massa”. Cito per intero una frase che mi sembra molto arguta:

“Da sempre i giochi vengono usati per creare dei microcosmi che servono a promuovere o riprodurre valori e/o consuetudini sociali: si usano per insegnare ai bambini a "integrarsi" nelle strutture sociali che hanno davanti in modo che poi siano meno propensi a contestarle”.

Se andiamo avanti, vedremo che la tesi di Flaviocin è quindi quella di tutta una larga fetta di scienza psicologica e filosofica del '900, lo strutturalismo: noi viviamo all'interno di alcune strutture sociali, partendo dallo stesso linguaggio e altri mezzi, che reputiamo essere meri strumenti ma che in realtà ci formano e ci plasmano. L'annullamento totale dell'essere umano in queste strutture (ad esempio la manipolazione di un sistema totalitario) produrrebbe un nuovo tipo di creatura, prima inedita, una sorta di prodotto sociale costruito dove possono scoprirsi come prodotti a loro volta anche sogni e desideri. Niente di più attuale al giorno d'oggi, con i Media che non sono un Medium del mondo ma sono il Mondo Stesso.

A parere di Flaviocin erepublik è diseducativo non tanto perché ci sono le guerre che arricchiscono, quanto perché le guerre stesse sono progettate in modo tale da dare importanza al più grosso in quanto tale, ad una sorta di disuguaglianza di fondo permanente, e non alle abilità. Le abilità degli individui sono imprevedibili e l'imprevedibilità non è amica della Sistematizzazione: viene esclusa o limitata la sua potenza.




Ora, cerco di aggiungere a queste riflessioni sul gioco di Flaviocin qualcosa che riguarda più l'interno del procedimento d'integrazione del player all'interno di una community virtuale.

Conoscete “Il signore delle mosche” di William Golding? Io no. O meglio, conosco la trama ma ancora lo devo leggere e mi danno per non averlo ancora letto, perché mi interessa così tanto... L'ho comprato a Natale, l'ho qui sul tavolo U_U Arriviamo al punto.

Le prospettive sociologiche sono sempre molto interessanti e riescono a descrivere macrofenomeni che non riusciremo a percepire senza di esse; ma c'è anche la vita soggettiva, privata, che nonostante i suoi limiti ci porta comunque a farci delle idee “universali”, anche se non si basano sulla statistica ma su una sorta di “induzione” e “deduzione” da quello che abbiamo vissuto. Sulle singole persone questa “idea del mondo” spesso si accompagna al “Bene” e al “Male”; magari sembrano termini troppo teologici e fanaxidielliani ma le visioni del Bene e del Male di ognuno vanno a impedire l'accettazione razionale di alcune cose e quindi... dobbiamo riesaminarci criticamente, sempre, capire cosa per noi vogliono dire queste parole.





Ora, quel tipo del Signore delle Mosche dice “L'uomo produce il male come le api producono il miele”. Indubbiamente questa frase ci ricorda Stedee di Aetg.



E' un pessimismo antropologico che sembrerebbe coincidere con quello di Flavioncin, ma è solo un'impressione superficiale: se attribuiamo i problemi del mondo, con tutta la loro intensità, al sistema in cui viviamo (che magari facilita la loro reiterazione e il loro mostrarsi come “normalità”, ma questo è un altro discorso), immaginiamo sempre che con un Sistema diverso le cose andrebbero diversamente. Che sia possibile una alternativa. Invece se attribuiamo i nostri incubi e le nostre preoccupazioni alla radice umana, non ne usciamo più, in nessun modo.

Quindi Flaviocin fa spesso trasparire, al di là del pessimismo, una sorta di alternativa su erepublik, che era presente nella Beta perché agevolata da essa ma che rimarrebbe anche nella V1 (e noi potremmo dire V2) nel concetto di “tempi lenti”, di “gente non da chat”, di amicizia erepublicana estesa e non incentrata sul potere ecc.

Se pensiamo alla politica vi sono stati dei personaggi, in eItalia, che hanno ottenuto il potere quasi all'unanimità come una sorta di riconoscimento per il loro contributo, o magari per aspetti del loro carattere. Un esempio è l'attuale Cp, scricciolo ex-wrennina, che al di là del fatto d'essere donna ha ottenuto voti con poco sforzo per l'idea che in anni aveva trasmesso alla community, di persona dall'animo gentile e disposta al dialogo, molto comprensiva, ecc. Insomma, su erepublik esiste un criterio che non sia quello della guerra o la logica del potere, ma è anche vero che TUTTI i poteri si sono imposti facendo leva sui desideri della gente, sulla loro intimità, sulle cose più astratte, da Hitler a Castro, da Berlusconi a Obama.



Dunque non abbiamo ancora una visione chiara... Torniamo però a Golding.



Nel “Signore delle Mosche” un gruppo di ragazzini finisce in un'isola deserta. Quello che succede ricorda molto il telefilm “Lost”, per chi lo avesse visto. In ogni caso: tutti gli ordini che prima seguivano, imposti più o meno inconsciamente dalla “società”, perdono la loro validità ed iniziano a imporsi dei leaders e a formarsi dei gruppi. Il libro fa vedere la lenta decadenza della morale, della sua necessità, si arriverà alla formazione del gruppo che crede ancora nel salvataggio dal mare e al ritorno alla società e quindi rimarrà accampato sulla spiaggia e del gruppo che invece esplora la natura più selvaggia e, tornando al primitivismo, introdurrà un Culto religioso. Il “Signore delle Mosche” è de facto una testa di un maiale, impalata e macabra, che in un momento d'allucinazione parla ad un ragazzino e gli dice:

"Lo sapevi no? .. che io sono una parte di te? Vieni vicino, vicino, vicino. Che io sono la ragione per cui non c'è niente da fare? Per cui le cose vanno come vanno?"





Ora, al di là della trama del libro, la riflessione è questa: e se il Male fosse dentro di noi? Se fosse solo una questione di Resistenza e di Educazione che ci fa frenare, che non ci fa dare sfogo ad un istinto primordiale (primordiale non vuol dire solo “primitivo” come lessico ma anche, e filosoficamente più importante, “che viene prima di qualunque altra cosa cronologicamente”) di dominazione sugli altri tramite diversi mezzi e modalità?



In un altro romanzo di Golding, “Uomini nudi”, la cosa diventa più esplicita: c'è un gruppo migrante di uomini primitivi. Sono uomini di Neanderthal. Incontrano un gruppo di uomini diversi da loro, apparentemente non più evoluti ma... semplicemente diversi, molto più aggressivi. I nostri cercano di stabilire ma finiscono uccisi... chi erano gli altri? La specie dell'Homo Sapiens! E sì o.o. Siamo proprio noi asd. Nel senso che è il più stron** ad evolversi* perché è proprio l'istinto che si impone sull'altro che va avanti da lì in poi...



Si potrebbe anche interpretare, quindi, la bontà e i buoni valori di erepublik come semplici “sublimazioni” (è un termine della psicoanalisi, quando non puoi avere una cosa te ne crei una copia che puoi avere o un feticcio che gli altri vedono in un modo ma che in fondo per te ha un valore diverso) di un istinto che non è più, certo, l'e-omicidio (come avviene negli FPS e nei videogames sparatutto) ma la popolarità. La popolarità come dominazione della mente come matrice dell'interesse per erepublik nei players vecchi?

Lutero diceva “Homo est Vas Damnationis”, “L'uomo è il vaso della dannazione”.





Su erepublik, così come nella RL del tempo libero, entriamo in delle zone che viviamo come esenti da “leggi” (anche se ci sono, ma rimangono soltanto sullo sfondo) e si vengono a generare spontaneamente dei meccanismi “naturali” che portano ad una divisione delle persone.

Ci sono i deboli e ci sono i forti; anche senza prevaricare con la violenza verbale, il che non vuol dire sempre vincere, questo gioco ci mette in relazione con uno specchio dove vediamo quanta presa hanno le nostre parole sugli altri: in politica, così come in economia e nel modulo militare, per portare avanti le nostre idee dobbiamo in qualche modo persuadere chi non è ancora persuaso (così come in RL la jihad dei monoteismi segue questa logica).

Il carismatico assume una figura rilevante ed i players che “non si possono dimenticare” sono pochi e sono attorniati da adulatori, emuli e aure che gli danno valore. Andiamo, siamo sinceri: noi stessi diamo valore al nostro tempo in base alle persone con cui stiamo, e questo può valere per l'amore e l'amicizia, non ci sarebbe niente di male... se non fosse che inevitabilmente “gli altri” diventeranno “numeri”, come diceva Flaviocin riguardo ai players potenti della chat e al loro modo di vedere i tanti players inerti ingame. Gli altri diventeranno “gente da convincere”, non riusciremo a considerarli come pari... ed ecco che la formazione dell'èlite non ha a che fare con un modello sociale preciso ma con la Natura, così come il Male. La natura della nostra anima è tendere al male e il bene è soltanto una “resistenza”.





La concezione cinica universale, o per abbreviare “alla Stedee”, cozza totalmente con l'atliusismo. Spendiamo due parole per questo movimento basato sullo zen erepubblicano, sull'orientalismo: si potrebbe raggiungere la pace di sé solo ritornando dentro di sé.



L'attaccamento è il vero problema, dice Buddha, non ciò a cui ci attacchiamo; questa cultura basata sul raggiungere sempre degli obiettivi è “l'occidentalizzazione”, mentre il nirvana si raggiunge con l'assenza di pretese di questo tipo e la ricerca dell'equilibrio interiore (tramite la rinuncia). Ecco i governi di Atlius ed i movimenti che ha fondato: dietro la bellissima grafica ideata, dietro le musiche, le atmosfere, la fratellanza cosmica ripresa dalla teocrazia, non c'è niente. Magari qualche accenno, qualche speranza, ma quello che sembra esserci rimasto di quei periodi è: si stava bene senza un perché.

Era l'impostazione stessa che l'atliusismo dava al gioco che ci dava gioia ma avevamo perso di vista tutte le mete del potere e della conquista, la nazione era in “nirvana-rinuncia”. E cosa si potrebbe dire ora delle quisquilie sugli Interni? Fronte contro Fdei, bilancio o non bilancio, riforme di un tipo o riforme di un altro tipo: quindi annullamento negli Interni, scomparsa della guerra.



Ma come risponderebbe uno stediano ad un atliusiano? Io credo che una obiezione sarebbe questa, ed è la stessa che fa Nietzsche al cristianesimo: nel negare che ti importino le cose mondane, nel mettersi al di fuori e lontano dalle cose “basse”, non stai facendo altro che imporre la tua volontà di potenza. Nella carità non c'è un vero “istinto del bene”, perché l'istinto è solo quello che porta al male: si tratta invece del vecchio istinto al dominio degli altri, ma mascherato in maniera perfetta: così come i Bsg che dicono “noi non abbiamo bisogno dei regalini per fare politica coi piccoli”. Il dire “non ho bisogno di x” è un modo per dire “sono talmente superiore di te che non ho bisogno neanche di tutte le tue fottu** x”.





In conclusione.


Credere che il male sia naturale non vuol dire non credere nel bene. Ci sono due termini, male e bene, e due realtà, natura e società. E attribuire il bene alla resistenza che la società attua sulla nostra natura, ad una imposizione (come diceva Kant) non vuol dire essere dei diavoli, semmai, anzi, avere molta più preoccupazione e cura per il problema morale.
Ma è inevitabile che dove “l'illuminismo” (la Lux e la Ratio) non riesca ad imporsi, il rischio è quello di creare un mondo di fighi e nerds, di ubertanks e falliti, di ideologici e nabbi della prima ora. E diciamo pure che erepublik segue queste leggi eterne in tutti i periodi in cui non c'è uno sforzo collettivo per creare qualcosa di nuovo o per dedicarsi ad un progetto comune “razionale”.
Se si vive in chat, d'altronde, si capisce subito che la RL e la logica naturale domina anche qui nella cosa più naturale di tutte, il rimorchiare u.u... Anche qui su erepublik, saprai dopo qualche mese di gioco che la ragazza media tenderà a stare sempre più tempo in query con il tipo che si atteggia a “figo” dicendo le cose più banali e stupide ma che autovalorizzano se stesso e iniziano una narrazione del suo Ego come Mito. E d'altra parte tutta la community maschile inizierà a fregiarsi della vicinanza con l'elemento femminile, fra l'oggetto e l'impresa bellica ._.





Quindi erep tira fuori il peggio di noi? Beh, credo che in quanto simulatore riproduca aspetti indubbiamente crudi della realtà, un gioco di Peppa Pig è adatto più ai sognatori...



Ma sbattendoci in faccia certi meccanismi di gruppo ci porta anche a crescere, a disilluderci. Ogni periodo della mia vita che mi sono avvicinato a questo gioco ho raggiunto una vetta più alta di disillusione, e quindi dovrei ringraziare erepublik 😛 Certo è che il riferimento a Platone e alla filosofia politica della “Repubblica” nel nome del gioco e al caos, alla guerra e agli istinti primordiali che invece lo dominano fa riflettere con amara ironia asd.




*Recentemente Gregory IV, precedentemente all'anagrafe erepubblicana Giuseppe Stan, ha scritto sulla sua bacheca Facebook questo teorema: "O muori friendzonato o vivi abbastanza a lungo da diventare il friendzonatore"