[IlLP] Diario di Castell: Apulia

Day 1,447, 02:59 Published in Italy United Kingdom by militarista

Forse vi sarete chieste dove diavolo io sia finito nello scorso mese ma ultimamente la mia RL mi impedisce di passare troppo tempo online.
Era però doveroso lasciarvi questo mio elaborato.


Abbiamo sfiorato la gloria e l'abbiam persa per un soffio, come quando il milite vicino al successo abbassam la guardia e cade, così l'eItalia ha quasi toccato il cielo con un dito ma è stata ributtata nel fango quando mancava tanto così " " alla vittoria.
Tutti si sono spremuti per portarci a una vittoria, tutti si son fumati in poche ore tante wep q5 accumulate per chissà quando e i colpi di bazooka non sono mancati ma...

nella coltre polverosa che circonda il campo di battaglia, fra gli edifici in macerie e i carriatrmati ancora fumanti ma già vecchie lamiere, con l'odore acre del sangue che mi impregna ancora i vestiti e i lamenti di qualche ferito che mi chiede un'estrema unzione, oggi sento i muscoli mimici freddi e irrigiditi quando mi sforzo di abbozzare un sorriso...

E pensare che soltanto ieri leggevo gli ordini della Brigata e m i accingevo a aprtire, speranzoso e fiero, determinato a usare ogni briciolo del mio sangue per portarci alla vittoria e ogni energia del mio corpo per aiutare un commilitone. Strana sorte per un cappellano militare.
Quando scesi dal treno inalai l'aria a pieni polmoni, pensai:- In Puglia è la volta buona, glia alleati ci sosterranno al massimo e stavolta l'EI è più determibnato che mai, non ci sarà alcuna sconfitta di Canne-.
In quella strana accozzaglia di divise e in quel misto di paura e fascino che precede ciascuna delle più grandi e determinanti battaglie, l'ottimismo era diffuso e ognuno lustrava la propria arma e, anche io, presi posto nel carroarmato della Brigata Ariete. Non mi ricordo a fianco di chi mi sedei ma rammento perfettamente che le prime ore di quello socntto furono simili a quelle di un epopea mitica. La resistenza dei nemici oppressori, per quanto fiera, non riusciva a sostenere il nostro impeto, dovunque sfondavamo e dovuynque, al saluto di grida di dolore e salve di mitraglia, ci riprendevamo un metro alla volta di patria.

La vittoria era sempre più vicina e già pregustavo i festeggiamenti e mi congratulavo con chi mi sta vicino, il nostro carroarmato venne colpito, fortunatamente non esplodette e potemmo uscirne sani. Ora eravamo come fanti e cercammo subito di riorganizzarci.
Allora notai che, mentre stavo nella mia corazza di metallo, qualcosa all'esterno era cambiato, forse è il morale che era venuto meno o forse si trattava di qualche arma segreta tenuta in serbo dagli slavi, ma mi resi conto che la nostra superiorità stava scemando. Bastò una carica dei Serbi e nuove grida di furore e il nostro schieramento, sfinito, arretrò e tutti i metri conquistati vennero riceduti. Che sia questa la celebre tenacia degli slavi?

Allora non venne meno il nostro coraggio nè la voglia di combattere ma, impotenti, assistemmo alla sconfitta, proprio quando la vittoria era quasi certa... Lacrime salate mi rigarono il volto impolverato.


E ora accarezzo il mio carro distrutto, la sua pelle metallica e rugosa sembra quella di un drago addormentato, forse per sempre.
È inevitabile pensare agli attimi di gloria in ogni sconfitta, è inevitabile pensare ai commilitoni stesi e assopiti per sempre ma, questa volta più di tutte, fatico a ritrovare il proverbiale ottimismo.

Ora tutto tace intorno a me e il mio spirito fammieggaiante reclama vendetta, rivalsa, quella gloria che noi italiani ci sentiamo nel sangue ma, chissàperché, fatichiamo a ritrovare.

Poi vedo una recluta, mi guarda e sorride tuttoi sporco e logoro nella semplicità dei suoi anni:- Bella Battaglia, eh padre?-
Sorrido spontaneamente
-Già, una gran bella battaglia...-