Una vita da Italiano (Roleplay) #1

Day 3,783, 09:20 Published in Italy Italy by Zar Xevril Genar

E anche oggi mi arricchisco domani! Stamattina ho preso il primo volo disponibile per Aosta, e per due volte abbiamo fatto scalo in mezzo al nulla perché dei jet servi ci aveva colpito con dei missili. C'era del verde, una casa diroccata, e un piccolo aereo penoso, volevo rubarlo, ma mi sono accorto che c'era un signore mi guardava, probabilmente il proprietario, anche se tutt'ora non ne sono sicuro. Semplicemente l'ho minacciato di malmenarlo e lui mi ha gentilmente consegnato le chiavi.
Era un piccolo biplano, forse del "Giorno 100" (Con quale cavolo di calendario misuriamo il tempo devo ancora capirlo), ma funzionava, o almeno, fece il suo dovere. Sinceramente, di aerei non ci capisco una ciolla, ho toccato qualche manopola, e la cloche, o come accipicchia si chiama, ed è partito. Ho capito che se s'inclinava verso il basso non era una cosa buona, quindi dopo essermi strusciato contro le fronde degli alberi, ho aggiustato la traiettoria. Nonostante ciò, il motore si è spento tre volte. Ad un certo punto dei caccia serbi hanno udito le mie poderose bestemmie, e dopo avermi visto, siccome gli facevo pena, mi hanno insegnato qualcosa sul volo. Li ho ringraziati dandogli dei "buoni comunisti" in inglese, loro hanno storto il naso, e io gli ho gentilmente fatto il dito medio, togliendo le mani dalla cloche, e li sono stati corbezzoli. Dopo che ho ripreso il cotrollo del veicolo, li ho affiancati e gli ho spiegato che era una manovra che mi avevano insegnato all'accedemmia. Loro mi hanno fatto capire che di solito all'accademia insegano come si usa un aereo, ma io gli ho spiegato che in Italia non funziona così, perché i comunisti si sono rubati tutti i soldi e non c'è trippa per gatti. I serbi hanno annuito e si sono dileguati per bombadare qualche casa più in la.
Sono arrivato sano e salvo all'areoporto di Aosta, o a quello che ne rimaneva dopo gli ultimi anni di guerra, e ho mandato tutti a quel paese (la Svizzera), non appena mi facevano qualche domanda. Mentre camminavo nella periferia della città, respirando la salubre aria della zona industriale, ho incontrato Giovanni: > >
Dopo aver continuato la mia sfuriata riguardo il governo, ed essermi sfogato contro il buon Giovanni, mi sono diretto verso il municipio a fare una lavata di capo a quel buono a nulla del sindaco. Gli rivolto uno sguardo terrificante, ma loro, nonostante stessero praticamente tremando, non mi hanno lasciato ugualmente passare. Maledetto il momento in cui ho deciso di lasciare le armi a casa. Nervoso com'ero avrei fatto una strage e sarei tornato in Svezia per l'ennesima volta come rifugiato politico.
Mi sono infuriato così tanto, che non ci vedevo più dalla rabbia, sono tornato in una delle mie fabbriche mi sono lasciato sulla prima sedia che ho visto, da allora, non ricordo più niente.