Alla ricerca del Geniere perduto PT2

Day 3,841, 08:51 Published in Italy Italy by Zar Xevril Genar

"Perché fare una cosa oggi quando puoi farla ieri?"

Se non avete letto la prima parte non ci capirete una cippa,o forse no, comunque vi lascio il link Your text to link here...

C’era un paesino che avevo ormai adocchiato da parecchie settimane. Era a pochi chilometri a est di Vitulazio, Caiazzo sarebbe stato un ottima testa di ponte per circondare Caserta da nord, quindi ci dirigemmo lì. Guadammo il Volturno senza essere avvistati e grazie all’effetto sorpresa entrammo a Vitulazio senza nessun problema e lì ci offrirono dei viveri, combattere a pancia piena si sarebbe rivelato un vantaggio non trascurabile. Passammo per foreste e pianure isolate cercando di non essere avvistati, alle due e trenta del pomeriggio eravamo alle porte di Caiazzo. I nazisti erano ovunque, per strada, sui palazzi, affacciati ai balconi, nelle case. Probabilmente si erano accorti di quel loro punto debole e si erano affrettati a mandare rinforzi in zona, ma non erano tanti. Dom, detto il falco, mi indicò cento soldati, quattro mitragliatrici, un paio di mortai, dieci cecchini, un fortino improvvisato con sacchi di sabbia, e un cannone anticarro. Quei bastardi avevano organizzato una fortezza a nostra totale insaputa, e la ritirata non era contemplata, entro poche ore ci avrebbero spazzato via con i carri.
Decidemmo che accerchiare la città sarebbe stato troppo rischioso, per cui ci dividemmo fra un approccio diretto e alcuni manipoli dispersi nelle vie. Io e Dom ci preparammo alla carica insieme ad altri duecento uomini di buona esperienza.
Christian, Simon e Francis, guidarono i manipoli nelle vie secondarie. Non fu affatto difficile, Dom fece fuori cinque cecchini in nemmeno un minuto e io con una granata feci fuori il fortino con l’anticarro e un paio di mitragliatrici. Il suono della granata diede il via all’offensiva.
Caricammo come un onda e in pochissimo tempo eravamo quasi al centro e i nostri ci facevano fuoco di copertura dalle case. Quasi tutti i tedeschi era morti o fuggiti, tranne una ventina asserragliati dall’altro lato della strada. La vittoria sembrava in pugno quando ad un tratto scorsi dei nazisti che trascinavano un grosso oggetto coperto da un telone fuori da un garage.
"Dom, passami il binocolo, presto!"
“Devo per forza?”
“Si cazzo!”
Mi porse riluttante il suo binocolo. Non capendo l’importanza si era mostrato scortese come ogni buon americano. Con la velocità di un bradipo iniziò a scavare nel suo borsone fin quando non lo trovò e me lo diede.
“Merda, è un’artiglieria di grosso calibro. Che diamine vogliono fare con quella?”
“Forse ci vogliono sparare, oppure ci vogliono mostrare quanto ce l’hanno grosso.”
“Non è il momento Dom!”
Puntarono il cannone in alto, come se volessero abbattere un aereo, ma la realtà fu ben peggiore. Colpirono un palazzo con all’interno dei nostri, ed esso si accartocciò e crollò in pochi lunghissimi attimi. Si alzò un gran polverone e uscirono moltissimi nazisti dalle cantine, brulicanti come topi, pronti a uccidere qualsiasi cosa si muovesse. Il fucile da cecchino di Dom era inutile e dovette adeguarsi ad usare la pistola, sembravamo spacciati, ma ad un tratto un urlo schiarì la confusione.
“Non mi avrete mai schifosi bastardi!”

Mi sento tanto un comunista in questo momento, ma l'ho fatto per il "mio" bene, altrimenti avrei pubblicato troppe pagine in una volta sola

DANNATI COMUNISTI!