Diario di Guerra: Giorno 1

Day 4,220, 12:51 Published in Italy Italy by AngeloDellaMorteTarokiu


Mi sono svegliato prestissimo oggi. Il silenzio della notte è stato interrotto da un fischio assordante: il nemico ha sparato una pallottola e, a sentire il suono prodotto, dovevano aver puntato verso il cielo. Non che sia un evento eccezionale: i soldati dall’altra parte ci tenevano particolarmente a farci sapere che non se n’erano ancora andati. In verità lo facevano, per non girarci molto intorno, per tenerci svegli sempre, anche nei momenti di “pausa”. La logica era che un soldato stanco non combatte come uno riposato. Ma chi è veramente riposato in questo inferno? Nonostante ciò qualche minuto di riposo non mi sarebbero dispiaciuti, ma sembra proprio dovrò aspettare domani. Oggi devo portare un messaggio a un Maggiore a qualche chilometro di distanza da noi. Qualche chilometro… meglio precisare: dista sessanta chilometri da dove ci troviamo ora e dovremo passare anche passare in mezzo al territorio nemico. Però alla fine non è così tanto. Qualche anno fa, prima della guerra, mi ricordo di quanto camminassi per andare in paese, probabilmente saranno stati cinque chilometri di sola andata! Fortunatamente abbiamo tre giorni di tempo, potremo arrivare con calma, senza dover raggiungere il mio superiore presentandomi con il fiatone.
La mattina presto mi presento dal Capitano Iachino, un uomo molto anziano, probabilmente alla fine della sua carriera, molto stressato, probabilmente a causa delle gravi perdite dopo l’avanzata di ieri. Vorrei solo potergli dire che la colpa di tutte quelle vittime non è sua: la pioggia violenta di ieri ha reso il terreno impossibile da attraversare, molti soldati non sono riusciti neanche a fare dieci metri. Inoltre le migliaia di pallottole volanti sparate dalle mitragliatrici non hanno sicuramente aiutato. Nonostante ciò, rimango in silenzio, anche per evitare problemi, perché anche un complimento può essere preso come insubordinazione. Mi informa di avermi dato, o forse anche accollato, due soldati semplici: Francesco Rismondo, un giovane, nel pieno della gioventù, quasi sicuramente non consapevole della pesante missione affidatagli, e Luigi Grosso, un soldato avente qualche anno in più rispetto a me, sulla trentina, ma con una faccia stanca che lo faceva sembrare alla fine della sua vita.
Partiamo subito, il tempo è tiranno e il messaggio non può aspettare un secondo in più. Partiamo subito in fretta. E’ una bella giornata, il vento non tira forte come questo autunno, ma dà un lieve sollievo. Il terreno bagnaticcio non lascia possibilità di aumentare il passo. Camminiamo per un paio di chilometri quando un rumore assordante raggiunge le nostre orecchie: colpi di cannone piovevano vicino. Rimaniamo fermi, incrociando le dita nella speranza di poter arrivare almeno all’accampamento militare, quando ci accorgiamo di trovarci in mezzo a un campo di battaglia, la trincea alleata davanti a noi e quella nemica alle nostre spalle. Sento un colpo cadere vicino ai nostri corpi, mi giro verso destra e vedo quello che non avrei voluto vedere.

Ringrazio tutti i lettori per essere arrivati fino a qui! Scusate gli errori di battitura, ma ho scritto questo articolo in fretta per poter partecipare alla Penna d'Oca d'Oro. Votatemi in tanti, grazie 😛