Un patriota deluso

Day 4,249, 06:04 Published in Italy Italy by Zar Xevril Genar

Un anno fa ero soltanto un immigrato, un profugo, che dalla Svezia partì per tornare nella sua terra natia: l'Italia. Dopo aver salutato la terra dove per molti anni vissi, gustandomi il primo welfare dell'eMondo, praticamente senza lavorare, diedi uno sguardo, timido, circospetto, alla mia carta d'Identità. Marcomann, recitava, in alto a sinistra, e poco più in basso la scritta: Nato in Valle d'Aosta (Italia).
Beh, sapevo dove andare. Ma non chi essere, e nemmeno chi ero, o chi sarei stato. Sapevo solo una cosa, grazie ai miei frammentari ricordi: Che l'Italia era in guerra, sotto il gioco serbo, e sloveno.
Allora mi armai di tutto punto, come solo un partigiano potrebbe fare, e sparai, sparai, contro tutti coloro sotto la bandiera di Asteria, sperando di ottenere qualcosa, distrarli, e rendermi utile. Ma niente, era tutto vano. La furia slava ci sopraffaceva, e non si potè fare praticamente nulla allora.
Combattei allora come mercenario, in più di 20 paesi diversi, come patriota dell'Italia e del mondo, come combattente, e difensore degli oppressi. Così mi guadagnai le mie prime medaglie, nelle giungle dell'est, o nelle montagne del nord. Poco importava dove, l'importante era quanto.
Fin quando un giorno, volando sul mio F-36, venni preso in pieno da un razzo. Fu la peggiore mezz'ora della mia vita. I serbi mi avevano abbattuto, il male aveva trionfato. Tirai verso di me la cloche, più che potei, ma lo schianto era inevitabile.
Mi diedero per morto, ma la fiamma dentro di me ardeva più dell'inferno che c'era fuori, e per miracolo sopravvissi. Incomincia la mia vita da impiegatuccio, prima, e da imprenditore, poi. Avevo da parte parecchi gold, e con circa 60 di essi finanziai la mia prima holding, sempre ad Aosta, nell'anonimato.
Ma mi accorsi troppo presto che la minaccia serba era sempre più impellente, e quando il governo Frappa lasciò la mia patria, e la capitale, in mano allo straniero, decisi di agire. Il mio giornale divenne la voce della nazione, la polemica contro il governo, di ogni forma e spessore. Dai grandi bolscevichi del PCI ai baroni dell'ecommerce, di Fdei.
Grazie alla mia spigliatezza, e al mio disinteressa alla vita politica guadagnai i miei primi stimatori, e una certa visibilità, ma il passo più importante di allora, fu quanto lo stimatissimo Bitta m'invitò nel suo partito: la Destra eItaliana. Allora volevo fare molto, ma non mi dispiaceva il fancazzismo di Bitta e i suoi amici, anzi. Passai in quel partito dei momenti indimenticabili. Come quando io, Bitta, Davidebkk, e Fab117, ci candidammo a presidenti del partito, e ogniuno votò per se stesso. Quello sì che fu un bel momento.



Ma ora passiamo alle cose serie. Dopo alcuni mesi nel partito di Bitta, successe qualcosa di molto strano. Un certo "Titan" scrisse un articolo, dove proclamava la rinascita di un certo partito di nome "Nio". All'epoca conoscevo il nome di Titan soltanto rigurado la dittatura, e da buon patriota come era, ero più che convinto che un soggetto come lui avrebbe portato aria nuova alla politica italiana, e così lo seguì. Se non sbaglio al secondo giorno entrai in Nio, mi ricordo benissimo di Cardinal George, Mr.Hody, e soprattutto esponenti della community come il Kaiser e Grinder. Fu certamente un'esperienza emozionante sentirsi parte di un progetto così grande e ritrovarmi improvvisamente alla pari di giocatori così celebri. E rimase così per un paio di mesi. Mi sentivo a casa insomma, nel giusto governo, nel giusto partito, con la gente giusta. All'inizio fra l'altro c'era un clima di euforia. Nel forum del partito eravamo spesso tutti online, incluso Titan, Lagertha, e molti altri capi, che fraternizzavano con nuovi e vecchi iscritti. Ci esaltavamo anche della cosa più stupida, come ad esempio la scritta "molte persone stanno scrivendo". Si rideva, si scherzava, si giocava anche con un paio di minchiatine che aveva il forum, come tris e il gioco dell'impiccato. Insomma, si stava in famiglia. Appena si discuteva di qualcosa, ogniuno aveva voce in capitolo, e Titan ascoltava, controbbatteva e a volte cambiava anche idea. Appena qualcuno chiedeva qualcosa, anche il più misero dei nabbi, gli veniva data.
Poi le cose cambiarono.

Innanzitutto, il partito divenne sempre più monotono. Non ci si divertiva, non ci si parlava, ne si discuteva come un tempo. La chat economica era diventata vuota, la chat dei ministri lo stesso, non venivano nemmeno più assegnati i ruoli, che all'inizio era una chicca davvero simpatica, benché inutile. Dava un senso di appartenenza insomma.
Poi accadde il primo degli eventi negativi, e ciò, anche solo dopo 3 mesi: la lotta per il congresso e per i ministeri.
In pratica il primo che si candidava, forse diventava congressista, dipendeva da quanto stavi simpatico al Kaiser, e se il Kaiser non lo voleva, in congresso non ci andavi neanche se lo chiedevi, anche perché in effetti nessuno ti rispondeva. Soltanto una volta la spuntai, e mi trovai in congresso, a fare numero, solo per dare il mio voto su leggi e proposte decise a priori. Nulla che ricordasse benché minimamenti gli inizi di Nio. Ciononostante ero in debito, e Nio era ancora la mia famiglia, e i suoi membri miei amici, così continuai nel mio mestiere, supportare l'idea di un'Italia forte e pragmatica, l'idea di patria. Divenni il vessillo di Titan, il suo fiore all'occhiello. Ero sempre il primo ad acclamarlo, e difenderlo, e l'ultimo a trarne i benefici. Anche perché come già citato la chat stava diventando sempre più vuota e il suddetto presidente non c'era quasi mai.
Inoltre, come già detto, ci fu la corsa per i ministeri, quando Nio era ancora in competizione con il PCE e senza alleati. Venni assegnato, in base alle mie capacità comunicative, al ministero degli esteri, in visita di un programma di miglioramento relazioni, proposto da Lagertha e rettificato da Titan. In teoria lavoravo con Atlius, Valiantina e numerosi altri stagisti, in pratica io scrivo a un turco che non capiva cosa volessero da lui, e io che venivo ignorato da non dico il ministro degli affari esteri, Atlius, che magari al momento era impegnato e non aveva neanche capito di avere un impegno, ma da praticamente tutto il partito, che anzi trovava ilare la cosa. Quindi, finito il mandato, non fui nemmeno interpellato per il resoconto, e tutti a casa, a raccontare frottole alla nazione.

Ma io stimavo profondamente l'idea di Nio, e i miei compagni d'arme, quindi non dissi niente e mi limitai a mutare qualche canale della chat che non rigurdasse cose importanti, come ad esempio quelli di spam. Almeno fin quando un giorno non mi trovai una bella scritta nel canale adibito alla discussione politica: "Oh Titan, ma perché non perculiamo Fdei? Così ci votano e la mettiamo in culo ai comunisti". Pressocché questo era il senso del messaggio. E così per partiti su partiti, AetG, Unione, ed altri. Fin quando non iniziarono i fatti. I gerarchi (ormai indipendenti dal resto del partito) di Nio contattarono FdeI per un alleanza, che in breve tempo divenne definitiva e concesse a Dellussac un ultimo mese di presidenza prima del predominio ufficiale e definitivo di Nio. Tutto ciò mentre FdeI, Dellussac, Dibex, e gran parte dei partiti eItaliani venivano derisi e perculati nella chat privata, accuratamente nascosta dagli occhi indiscreti, tant'è che per giorni a molti membri venne negato l'accesso ad alcuni canali.
Ovviamente non critico più FdeI, che nel tentativo di sfruttare NIO per poter in qualche modo influire nella sfera politca, sono finiti per essere, inavvertitamente, i loro servi, che docilmente alimentavano il loro già vasto bacino elettorare.

E così fu, senza nessun parere, senza nessun dialogo, i capi di Nio iniziarono a sfruttare qualsiasi mezzo a disposizione, persino il più vile per ottenere la maggioranza alle elezioni.
C'è da dire che all'epoca dei fatti il PCE non fu meglio, con un bell'articolo in inglese di Ikkistorm che minacciava l'italia e avvertiva Code che un'Italia con NIO sarebbe stata un'Italia nemica. Oltre che numerosi insulti, flame, e finte chiarificazioni architettate soltanto per concludere dei discorsi altrimenti irrisolvibili.
E io, vedendo ciò, preferì difendere i vecchi amici piuttosto che oppormi in qualche modo, lo consideravo giusto, giacché ancora credevo, nonostante tutto a quello che averebbe dovuto rappresentare Nio.


E invece io come fui ringraziato di tutto ciò? Fui mica interpellato in qualche discussione? Mi fu chiesto il mio parere su Asteria? Certo, la Croazia in passato spesso e volentieri ci ha sfruttato, ma io non ho mai detto che l'Italia avrebbe guadagnato qualcosa da Asteria, e nessuna supposizione è ammessa in un partito dove il dialogo e la fratellanza dovrebbero essere un punto forte.
Sono stato giudicato, deriso, accantonato, soltanto perché ho avuto le capacità di rispondere alle mie accuse, alle accuse nei confronti degli altri, e alle accuse nei confronti di persone che non centravano niente. Io ad esempio qui lo dico e qui lo nego, che persino Giacomo Canale, e no, non sto scherzando (benché vorrei) si è mostrato più coerente e leale di molti miei vecchi amici in Nio.

Cosa mi ha lasciato la mia famiglia, se non delusione? Di un Italia invasa, impoverita, impossibilitata a produrre. Un Italia che se ne frega dei più deboli, dei nuovi arrivati, che sono visti soltanto come un numero per le elezioni, per il potere. Perché è questo ciò che è diventato Nio, una corsa per il potere, il potere assoluto, di poter fare i propri comodi credendosi sempre e comunque nel giusto, nonostante tutto, nonostante gli errori e l'arroganza. Ci sono molti membri giusti di Nio, la stessa Lagherta, è probabilmente l'unica che fino alla fine è stata attiva nel partito e ha discusso con i membri. Ma Titan, il Kaiser, Creepy? Un mucchio di burocrati malati di potere, ecco cosa sono. Un mucchio di arrogante che credono che il loro nome basti a renderli importanti, degni. Quando in fondo, sono quelli che meno hanno fatto, e meno continueranno a fare.

In fondo, sono solo un patriota deluso. Deluso dalla sua patria, ormai straniera. Deluso dalla sua famiglia, ormai estranea.


Un saluto dal vostro Zar di fiducia

E ricordate

VIVA L'ITALIA!