Pro-Sirius: una politica comune

Day 2,325, 07:30 Published in Italy Italy by Feliks Edmundovic

Torno a scrivere di politica estera italiana dopo una pausa di riflessione, necessaria dopo che ho fatto cilecca.


Sirius

Perché, in definitiva, ho fatto cilecca. Durante il mandato di febbraio l'obiettivo che ci si era posti era quello di entrare in Sirius, obiettivo condiviso da tutti i paesi proSirius. Sapevamo che avremmo dovuto fronteggiare l'idea di un'alleanza ristretta, più "manovrabile" militarmente, idea questa espressa sopratutto dalla Polonia.

Per ciò i paesi pro-Sirius, ognuno per conto suo e a seconda delle proprie risorse si erano preparati ad un dibattito sulla struttura dell'alleanza, in cui ci sarebbe stato probabilmente da accettare un'organizzazione verticistica, ma comunque comune a tutti.

La chiusura degli ingressi ci ha presi però in contropiede: i paesi maggiori ci hanno semplicemente messi davanti al fatto "senza di noi non combinate nulla", argomento contro il quale le nostre complesse ragioni strategiche vanno a farsi benedire.

Ho una responsabilità in questo come MoFA di febbraio: avremmo potuto premere di più specialmente a mezzo stampa, non l'ho fatto per ragioni di tempo RL e perché non avevo le idee abbastanza chiare sul piano B che vado a proporvi con questo articolo.

Il fatto è che comunque anche se avessimo spinto anche a mezzo stampa il risultato non sarebbe cambiato: non esiste un dibattito comune tra i proSirius, siamo arrivati tutti ognuno per conto proprio (tolti i nostri colloqui con Albania e Bosnia) e con un unico piano, cioè entrare in Sirius.
Negato questo siamo rimasti senza parole da dire e senza quasi conoscerci tra noi.


La politica estera dei proSirius

I proSirius: Italia, Albania, Bosnia, paesi Baltici, Ucraina, Messico e Venezuela.
Nove paesi che in totale fanno un ammontare di danno pari al 5-6% mondiale: circa quanto fa la Spagna o perfino la Polonia.

Sono tutti paesi medio-piccoli, che hanno sempre limitato la loro politica estera alla scelta tra alleanze create da altri. Può sembrare una cosa astratta, ma nei fatti significa che questi paesi hanno solo due opzioni militari: partecipare alle battaglie dei paesi più grandi, oppure difendersi quando aggrediti.

E' un problema comune e strutturale, perché queste due opzioni danno poco divertimento, ed il divertimento è il motore principale per la crescita.
Eppure malgrado questo non è un problema che viene affrontato collettivamente: sono anni che queste nazioni si limitano a scegliere la parte decisa dagli alleati più forti, venendo in contatto solo con questi e non con le nazioni nella stessa situazione.

Il perché sta nel fatto che per farlo c'è bisogno di una diplomazia numerosa e organizzata, che ben pochi paesi piccoli possono schierare: noi però siamo tra questi.


Dovremmo fare un'alleanza proSirius?


Decisamente no. Sarebbe solo la casella di posta degli ordini di Sirius: le nostre opzioni militari non cambierebbero di una virgola, anzi sarebbero ancora meglio irreggimentate nelle volontà di Sirius.

Questo può sembrare un bene in linea teorica, ma di fatto vuol dire noia, e noia significa meno interesse per la guerra, meno coinvolgimento e quindi meno danno che queste stesse nazioni vanno ad impiegare in battaglia.
E' questo il grosso dell'errore che sta facendo Sirius: dando per scontato che i proSirius doneranno gentilmente il danno come al solito ignorano il fatto che se ci fosse un coinvolgimento diverso quello stesso danno crescerebbe.
Una cosa che l'alleanza in svantaggio numerico dovrebbe tenere in conto, magari un pò più della propria puzza sotto al naso.



Affrontare il problema


Tutti i paesi pro-Sirius hanno un problema: poco divertimento, dovuto alla scarsità di danno e allo scarso margine di trattativa con i paesi maggiori.
Non è un problema che cambierà scegliendo questa o quell'alleanza, né tirando avanti un ragionamento "combattiamo per gli alleati e loro combatteranno per noi", che non prende in considerazione il fatto che la guerra è globale e che ci sono delle strategie: non è solo questione di simpatia o di favori se qualcuno spara da una parte piuttosto che da un'altra.

E' il ragionamento che abbiamo fatto per anni, e non funziona: rientra nell'idea che la politica estera sia un ambito misterioso, da cui deve magicamente arrivare la difesa dei confini nazionali.
Un'idea che avanza chi vuole continuare a giocare solo con le leggine e i cavilli, e che è in contrasto con la politica che abbiamo intrapreso da alcuni mesi.

Questo è un gioco di guerra globale e sociale: va giocato ritagliandoci un ruolo attivo, stare sulla scena internazionale con le nostre forze e per divertirci, non per grattare del danno al solo scopo di difendere dei confini virtuali.

Per cui abbiamo un problema comune ai proSirius e possiamo affrontarlo collettivamente.



Cosa fare


Stringere le distanze tra i proSirius per tendere ad una politica comune. Questo significa stare (evitandoli) tra i due estremi della situazione attuale e di un'alleanza formale, per creare un'area comune di discussione, di contatti e di fiducia.
Conoscere gli altri paesi pro-Sirius, parlarci, creare col tempo dei canali preferenziali per la concentrazione del danno.

Cioè fare in modo che i paesi pro-Sirius che sono in pace combattano preferibilmente per quelli in guerra, che siano discusse delle proposte comuni e col tempo adottate anche delle politiche e delle strategie militari comuni.
Se facessimo questo non risolveremmo tutti i nostri problemi, ma potremmo attingere ad un buon numero di risorse in più (influence, informazioni, peso numerico e via discorrendo) per inventarci azioni alternative, e per trattare con i paesi più grandi.

Un esempio molto pratico: il nostro fronte assorbe molto più del 5% del danno mondiale, creare questo "network" non salverebbe i nostri confini. Però chiedere l'aiuto croato dopo aver vinto quattro o cinque rounds con le sole forze dei paesi più piccoli è molto diverso che domandarlo dopo aver vinto gli 11 punti che prendiamo se combattiamo solo noi.

Allo stesso modo potremmo attingere e condividere molte più informazioni e partecipare ad azioni diverse: i paesi sono nove, e il nostro non è l'unico fronte caldo.


Come fare


Proporre delle idee è sempre fattibile, anche agli altri paesi: il punto è fare sì che diventino anche delle possibilità concrete.

Si può fare: abbiamo un alleato, l'Albania, che ha già espresso posizioni simili a questa, e che ha la capacità per lavorare con noi su questo progetto.
Gli albanesi hanno visibilità ed una buona rete di contatti, noi abbiamo una diplomazia capace di fare da sistema nervoso per queste relazioni.

Nel concreto, i passi da fare sono tre:

1. Riorganizzare la Farnesina, cambiando la competenza dei consolati da geografica ad alleanza: ora che i blocchi sono stati formati è più utile coordinare il lavoro degli ambasciatori verso le aree di relazioni già formate, piuttosto che su base continentale.
In questo, è fondamentale che il consolato dei proSirius sia prioritario e possa contare sugli ambasciatori migliori.

2. Produrre alcuni articoli riguardo l'area ProSirius e possibilmente azioni militari congiunte con gli Albanesi, allo scopo di rinsaldare l'alleanza e renderla palese.

3. Impiegare la diplomazia per produrre feedback tra i proSirius: diffondere e chiedere l'opinione dei governi su articoli di interesse comune, coinvolgere altri eserciti e paesi in azioni militari comuni, scambiare informazioni e conoscere meglio questi paesi.


La diplomazia italiana è in grado di fare questo lavoro, e questi paesi sono in grado di costruire quest'area comune, in cui ognuno conservi la propria autonomia senza obblighi, ma guadagnandoci la possibilità di poter chiedere aiuto e supporto ai paesi propri pari, che finora non si sono mai uniti per i propri obiettivi comuni.

Dato però che questi obiettivi comuni esistono, uniamoci.



Vostro,
Feliks