Il Crollo del Muro di Berlino.

Day 4,370, 18:22 Published in Italy Italy by Marcello Mastroianni

Cari amici,
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Affezionati lettori,

Domani, giorno 09 novembre cade l'anniversario dei 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Un evento storico a cui la nostra piccola, ma viva e combattiva comunità italiana, non può mancare di portare un proprio contributo personale.

Mi appresto dunque, con il presente articolo, a fornire un breve e lucido racconto di quella giornata storica che tanto ha determinato gli avvenimenti successivi, non solo della Germania ma del mondo intero.
Non perdetevi di leggere l'articolo di domani sulla caduta del regime dispotico di Ceausescu.

Ricordiamoci che tutte le dittature, presto o tardi, giungono al loro naturale termine e quando questo avviene spesso gli eventi si succedono con tale rapidità che nemmeno gli attori, presenti sulla scena del cambiamento, si rendono perfettamente conto di ciò che avviene e della trasformazione che succede poi, quasi come se gli eventi fossero trasportati da un flusso di corrente misterioso e sconosciuto, il noto flusso di corrente della Storia che sorprende sempre tutti noi. Buona lettura cari amici.

Articolo tratto dal sito internet: www.letturefantastiche.com/il_tramonto_dell_impero_sovietico_e_la_caduta_del_muro_di_berlino_1.html

Il vero simbolo della contrapposizione ideologica tra Democrazia e Comunismo può essere tranquillamente indicato nel Muro di Berlino. Eretto praticamente in una notte, aveva la presunzione di dividere in due oltre alla città di Berlino, anche uno stato e, quel che è peggio, un popolo. Sebbene sorto come misura estemporanea, extrema ratio del tentativo tedesco orientale di arginare il continuo esodo dei proprio cittadini verso l'occidente, esso aveva assunto anche caratteri strettamente politici. Il muro non rappresentava solo uno strumento pratico, ma anche ideologico per limitare l'avanzata del capitalismo. Superare quella costruzione voleva dire passare il confine tra due mondi completamente diversi e in contrapposizione tra loro. La difesa di quest'idea fu ottemperata con la massima diligenza dalla polizia di confine della DDR che lastricò di cadaveri la terra di nessuno tra le due zone di Berlino.

Ebbene, nella patria del simbolo della divisione europea, il 1989 sembrava trascorrere esattamente come erano passati tutti gli anni precedenti fin dalla costruzione del Muro. Il SED, il partito socialista unitario della Germania Democratica, aveva vinto le elezioni municipali in Maggio, ottenendo il 95% dei voti. Certo, alcuni gruppi di opposizione si erano formati, ma nulla che potesse impensierire il Sicherheitdienst, il servizio di sicurezza della Stasi, la temuta polizia segreta. I giornali segnalavano saltuariamente i problemi che in Ungheria e in Polonia si stavano creando, ma con un accento piuttosto pittoresco, come se si trattasse di avvenimenti di un altro mondo e, forse, era anche vero.

Il fatto che gli altri partiti comunisti europei, soprattutto quello bulgaro, cominciassero a trasformarsi in "Democratici", non sembrava intaccare per nulla il regime di Berlino Est. I riformatori all'interno del SED si potevano contare sulle dita di una mano e la sua posizione ufficiale si può ben comprendere se si legge la piena soddisfazione pronunciata pubblicamente dal Parlamento tedesco orientale per l'operato di Deng Xiao Ping durante i fatti di Tien An Men. La sicurezza ostentata dal governo di Berlino doveva però ben presto confrontarsi con le "vacanze" dei tedeschi orientali. Infatti, l'estate del 1989 sarebbe stata altrettanto sconvolgente di quella di due secoli prima nella Francia rivoluzionaria. Passare alcuni giorni sul Lago Balaton era diventata un'abitudine consolidata per tutti i cittadini della RDT e quando col sopraggiungere della bella stagione furono richiesti dei visti d'uscita per l'Ungheria in numero sempre maggiore, non si ebbe il sospetto che stesse accadendo qualcosa di diverso da quello che avveniva ogni estate. Il mese di Luglio si aprì con la prima carovana di finti gitanti che sulle loro piccole Trabant (le auto interamente autarchiche che si sarebbero ritagliate un posto nella storia come simbolo di questo esodo di massa) varcavano la frontiera ungherese, dirigendosi verso Budapest o direttamente alla frontiera austriaca. L'Ungheria aveva, infatti, da poco scelto di abbattere la cortina di ferro proprio in direzione di quest'altra nazione, dichiaratamente neutrale.

Coloro che si accingevano alla fuga erano in massima parte professionisti tecnici o operai specializzati con le loro famiglie. Tentavano la fortuna all'Ovest nella speranza che la loro specializzazione permettesse di trovare facilmente un nuovo lavoro. Anche le sedi diplomatiche della Germania Ovest di Berlino Est, Praga e Budapest furono prese d'assalto da centinaia di disperati in fuga. Straordinariamente, sul principio furono proprio le autorità della Germania Ovest a preoccuparsi maggiormente di quest'afflusso incontrollato di profughi. Temendo un deterioramento delle relazioni con la DDR, fu deciso di chiudere le ambasciate delle tre città sopra citate e di rafforzare il pattugliamento lungo la frontiera austriaca. Tutto ciò fu inutile, perché a metà del mese di Agosto, l'Ungheria, di fronte alla sempre maggiore precarietà delle condizioni di questi rifugiati, mantenne aperte le frontiere con l'Austria per diverse ore al giorno, consentendo il deflusso della popolazione verso Occidente.

Solo allora, Honecker, l'uomo forte del regime di Berlino Est, sembrò accorgersi che la sua nazione si stava dissanguando lentamente. Minacciando ritorsioni diplomatiche costrinse la Cecoslovacchia a chiudere le frontiere ai cittadini tedesco orientali, impedendo il transito verso l'Ungheria. Questa dura presa di posizione non fece altro che inasprire gli animi. La Chiesa Evangelica, che già più volte si era espressa in favore di riforme liberali, organizzò a Lipsia una serie di manifestazioni pacifiche che avrebbero dovuto essere solo delle processioni religiose, ma che ben presto diventarono delle vere dimostrazioni di rivolta. Ad aggravare la situazione giunse la decisione ungherese di non trattenere più sul proprio territorio i cittadini della DDR, consentendo il 10 settembre a 65.000 tedeschi orientali di partire per l'Austria e la Germania Occidentale. Da parte sua il governo di Bonn aveva assunto una posizione molto accondiscendente, arrivando a consegnare a tutti il passaporto della Repubblica Federale.

Come già in Polonia, così anche in Germania Orientale, il Partito Comunista (il SED non era altro che questo), aspettava con ansia un appoggio di Mosca per affrontare con maggiore sicurezza la situazione. Il 6 Ottobre arrivò a Berlino Est Gorbaciov in persona, ma contrariamente alle aspettative, il suo viaggio non fece altro che confermare i timori che all'interno del SED si era già diffusi: l'URSS non avrebbe appoggiato la DDR, lasciando libertà di manovra al suo governo. Anzi, Gorbaciov sottolineò come fosse pericoloso non venire incontro alle legittime aspettative della popolazione. Honecker si dichiarò disgustato da questa visione disfattista e arrendevole al capitalismo. Credendo di avere ancora in pugno le forze armate, organizzò la repressione della manifestazione di Lipsia del 9 ottobre che avrebbe visto la partecipazione di 70.000 persone. Ma già da diverso tempo il SED aveva scelto il suo successore in Egon Krenz, Segretario del Comitato centrale delle forze di sicurezza che annullò di propria iniziativa l'ordine, prendendo il potere con il placet dei vertici del partito. Nel dibattito pubblico che seguì questi fatti si arrivò a ipotizzare un nuovo progetto politico denominato "Die Wende", la svolta, che avrebbe dovuto portare la Germania Orientale verso una forma di governo più equa, una specie di via di mezzo tra la Repubblica Popolare e la Democrazia.

Nonostante questa impostazione avesse dei pregi di fondo, ebbe due innegabili difetti che ne minarono l'esistenza. Per prima cosa fu applicata in pratica in modo caotico, confondendo la popolazione, e secondariamente giungeva troppo tardi per arrestare la voglia di libertà che serpeggiava tra coloro che ancora erano rimasti a Est. Neppure la concessione della libertà di viaggiare liberamente per un mese all'anno servì a qualcosa. Il 31 Ottobre Gorbaciov era nuovamente nella DDR per un vertice con Krenz che non portò a nessun cambiamento. Il 4 Novembre si ebbe la più grande manifestazione di piazza a Berlino Est con un milione di persone che reclamavano libere elezioni. I tempi erano maturi affinché sorgessero delle formazioni politiche indipendenti che non tardarono a manifestarsi con nomi come "Nuovo Forum" che ebbe aumenti di iscrizioni nell'ordine del 1000% in un solo mese.

Il 9 Novembre si ebbe il punto di svolta.
I Berlinesi, Occidentali e Orientali, si radunarono su entrambi i lati del muro, in una massa la cui consistenza non fu mai calcolata con precisione attendibile, ma che sicuramente superava di diverse volte la cifra raggiunta il 4 Novembre. Le autorità della DDR, spaventate da quell'assembramento enorme che sembrava presagire una sollevazione popolare, anziché reagire con la forza, decisero di consentire il passaggio attraverso il muro, senza consultare l'URSS. Il passo definitivo era stato fatto e non si poteva più tornare indietro. Delle centinaia di migliaia di persone che passarono attraverso la Porta di Brandeburgo quella sera, approfittando dell'offerta di 100 marchi della Germania Occidentale, moltissimi rientrarono già la mattina seguente, portando però con sé la consapevolezza che un'era si era conclusa.

Difatti, una realtà che era stata trascurata da Krenz e da tutto l'apparato del SED era che la Germania Orientale era l'unico stato dedito al socialismo reale che non esisteva prima di adottare quella forma di governo. La Repubblica Democratica Tedesca aveva una possibilità di esistere solo come stato comunista. Scomparsa l'ideologia era impossibile tenere separato un popolo che parlava la stessa lingua e che aveva una storia comune millenaria. Fu il nuovo Primo Ministro della DDR, Hans Modrow, a capirlo per primo, offrendo a uno sbigottito Kohl un piano economico per una "comunità contrattuale", preludio per un'integrazione politica.
La visita di Kohl a Dresda nel Dicembre 1989 fu accolta da centinaia di migliaia di persone che sventolavano la bandiera della Repubblica Federale.
Le fondamenta per la riunificazione della Germania era ormai state poste.

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IL RESILIENTE
Conte Camillo Benso di Cavour