Le Magiche Avventure di Xebid - Parte Quarta

Day 3,360, 13:38 Published in Italy USA by Jonas Wilson
Un tonfo nell'acqua. Rami spezzati. Respiro affannato.
La palude sembrava animata solo da questi rumori.
Xebid correva come non aveva mai corso prima, il piccolo nanetto verde dalle orecchie a punta saldamente aggrappato alle sue spalle.

"Presto!" urlava Adoy "Presto fare tu devi! Lontano essere dobbiamo prima che il sole compaia".

Xebid sentiva i polmoni esplodergli in petto ma non osava rallentare la corsa.
Avrebbe voluto parlare, chiedere al piccolo Adoy cosa stesse succedendo, ma sentiva che il più piccolo indugio sarebbe stato fatale.
E il fiato. Il fiato mancava. A stento riusciva a correre ancora. Metro dopo metro, passo dopo passo. Una fuga disperata in territorio tanto ostile quanto ignoto.
Mai, pensò Xebid, mai aveva provato un simile terrore.
Il gigante Bovroc sembrava innocuo, certo, ma come avrebbe potuto un essere innocuo trattenere come prigioniero un esserino indifeso come Adoy? E in quelle condizioni, poi!
La piccola gabbia si era rivelata molto rudimentale, e liberare il verde nano non aveva costituito un problema. Scappare, poi, era stato ancora più facile. Bovroc dormiva pesantemente e non c'erano porte nella grotta.
Una volta fuori, però, Adoy aveva insistito per una rapida ritirata. Bovroc, aveva spiegato il nano, conosceva bene la palude e li avrebbe raggiunti in ben poco tempo se non avessero coperto una considerevole distanza prima dell'alba.
Le sue gambette secche, però, non erano fatte per correre. Così Xebid aveva dovuto metterselo in spalla e sopportare il peso.
Quantomeno, considerò Xebid, Adoy emetteva una strana luce costante, quasi fosse una torcia vivente, illuminando il difficile cammino.

I due giunsero infine in una radura abbastanza asciutta da poter accendere un fuoco.
Adoy sembrava preoccupato ma Xebid aveva bisogno di riposo e decise di fermarsi.
Accese rapidamente un fuoco e si rese conto di non aver dormito o mangiato in oltre un giorno.
Fissava le fiamme e rifletteva sulle prossime mosse. Dove avrebbe trovato ristoro? Dove avrebbe lasciato l'indifeso Adoy? Forse sarebbe stato meglio tornare da Cassuled. Lei avrebbe saputo certamente cosa fare.

"Pensieri di dubbio la tua mente attanagliano" commentò Adoy, zoppicando verso il fuoco, come se avesse letto nella mente del giovane "ma dubbi avere non devi! La scelta giusta preso tu hai. Servito il bene, sì. Salvato Adoy!"

Xebid scagliò un bastoncino sul fuoco "Scelta giusta... non so nemmeno chi sei! Bovroc era stato buono con me, si era fidato. Per quel che ne so, ho appena liberato un criminale pericoloso".

"Oooooh" disse Adoy, fingendo stupore "pericoloso io sono, eh? Terrore nei cuori dei fanciulli io metto! I tuoi occhi ti ingannano, forse? Un vecchio, io sono! Un vecchio innocuo, ecco! La fiamma custodisco. Essa la mia forza è. Insegnare la sua via io posso".

"Scusami, Adoy" disse Xebid distrattamente "credo solo di essere spaventato. Bovroc si sveglierà presto e verrà certamente a cercarci. Mi mette paura, quell'essere. Non sarà terribilmente sveglio ma potrebbe spezzarmi in due senza nemmeno sudare"

"Bovroc?" chiese Adoy, raddrizzando le orecchie "no, mio giovane amico! Bovroc paura non fa. Creatura mite e mansueta egli è. Ocnaibovroc! Egli temere tu devi. Creatura malvagia! Violenta! Pericoloso egli è"

Xebid era confuso "Ocnaibovroc? Ma non conosco nessuno con questo nome!".

Adoy scosse debolmente la testa "Oh, conosciuto lo hai. Solo, non fuori egli è venuto. Ocnaibovroc Bovroc è, ma peggio. Suo lato cattivo. Primordiale. La grammatica egli disprezza sopra ogni cosa. Ciò che Bovroc ignora egli odia. Intere armate distruggere egli può".

Xebid non credeva alle sue orecchie. Fissava Adoy, la bocca spalancata e gli occhi vitrei.

"Un uomo egli era" continuò Adoy "se uomo chiamarlo si può. Ma arrogante ed empio. Oscura la sua strada. Più volte attaccato lo ho, con le parole. Ed egli capire non voleva. La sua ignobile strada abbandonare non voleva ma la mia presenza, essa tanto lo disturbava. Così, un giorno a chiamare i miei genitori mandò. Rapirmi dal mio letto mi fece quando essi di vendermi rifiutarono. Imprigionato mi tenne, per anni e anni. Ma gli dei canuti la mia sofferenza essi sentirono".

"Anni? Per anni sei stato chiuso in quella cella?" Xebid non voleva credere che il gigante buono che aveva conosciuto fosse capace di tale infamia.

Adoy fissava il fuocherello e non tradiva emozioni "No, non sempre in quella cella sono stato. Ocnaibovroc ricco era. Mercante di esotiche macchine, sì. Macchine in grado di vomitare carta scritta esse erano. Grande il suo palazzo. Una intera ala di esso a disposizione io avevo. Ma prigione comunque. E alle sue crudeli perversioni sottostare dovevo".

Xebid, da delicato fanciullo qual era, mosso a compassione abbracciò Adoy. Lo strinse forte a sé e, con grande stupore, sentì una parte di sé gonfiarsi, come spesso accadeva alla presenza della fatina Cassuled.

"Pena provare non devi" lo interruppe Adoy, non sottraendosi però all'abbraccio e accarezzando le dita di Xebid "libero ora sono. Non è così? Questo ciò che conta è. Ma Ocnaibovroc non impunito restò. Gli dei canuti istruito mi avevano durante la prigionia. Ai misteri della Sacra Fiamma le porte essi mi aprirono. E della mia prigionia impunita l'infamia non poteva andare. Così Ocnaibovroc maledirono. Separate persone egli diventò. Ocnaibovroc il crudele, Bovroc il grullo, Acnaibabrab il Piccolo, insicuro ladro edonista. Una sola persona egli era, una sola persona vuole diventare. E farlo egli può. Ma il rituale, complesso esso è. E periglioso. Tre cose egli trovare deve: il corpo vecchio di sé, della dea Orsale la Spina, sacra reliquia, e, infine, dal cuore puro un giovane"

Xebid aveva smesso di ascoltare e fissava Adoy. Rapito dalla sua luminescenza, allungò una mano e gli accarezzò il viso rugoso.
Adoy non si scostò. Sorrise, deformando la bocca in un inquietante ghigno, e si allungò di colpo verso Xebid.
Il bacio, intenso e passionale, durò svariati minuti.
Alla fine, Adoy prese per mano uno Xebid tremante di eccitazione e lo condusse verso un gruppo di cespugli.


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Fine quarto episodio. Episodio lento e di passaggio, certo, ma fondamentale.
Il nostro eroe Xebid è diventato un ometto ma cosa avrà in serbo per lui il destino? E cosa succederà quando Bovroc si sarà destato dal pesante sonno?
Le risposte nei prossimi episodi.
'nuff said.

Visto che nessuno ha indovinato la risposta al quesito contenuto nell'episodio precedente, lo riproponiamo.
Alla luce delle rivelazioni di questo episodio, chi o cosa è il corpo nella cella all'interno della grotta di Bovroc?
Il premio resta il medesimo: il primo a indovinare vincerà un ruolo da guest star nei prossimi episodi. Nel caso in cui il vincitore dovesse essere stato già previsto nella storia, questi vincerebbe un ruolo ricorrente in più episodi.

Onde evitare censure dovute a segnalazioni moleste motivate dalla non attinenza a Erepublik, preferisco rendere esplicito l'ovvio: i personaggi sono caricature di certi giocatori ben identificabili, il piccolo paesino è l'eItalia, gli dei canuti sono i produttori, sviluppatori e moderatori di Erepublik stesso. Inoltre, si fa riferimento a episodi storicamente rilevanti per la nostra eNazione come la presunta espansione imperiale ad opera di Delussac svariati anni addietro.
Mors & Desperatio.
Toodles!