11 settembre 2001, oggi, sono trascorsi 18 anni.

Day 4,312, 17:04 Published in Italy Italy by Marcello Mastroianni

Inizia il secolo nuovo, fatto di speranze e sogni. L'estate non è ancora finita, le scuole devono ancora riaprire, i lavoratori sono da poco tornati alle loro occupazioni col ricordo delle vacanze ancora fresco.
Io sono occupato con alcune carte, squilla il telefono, è mia zia, mi dice di correre ad accendere la tv, sta succedendo qualcosa di incredibile ma non si capisce cosa. Accendo incuriosito la tv, il buon vecchio Mivar, che non si distruggeva mai e pesava come il menhir di Obelix se provavi a sollevarlo da solo.
Vedo un grattacielo con un pennacchio di fumo, come se un camino in cima alla torre di vetro indicasse che qualcuno aveva deciso di accendere il fuoco. E' ancora presto per l'elezione di un nuovo Papa, la fumata è nera però e oggi è ancora presto per mettere legna al fuoco, ma cosa sta accadendo? Dove ci troviamo?
E' il giornalista Mentana che parla, lo riconosco per la tipica inflessione della voce e le parole sparate a raffica una dietro l'altra.
Siamo a Nuova York, la giornata è serena, come ci si aspetta sia alla fine dell'estate, ma una brutale sensazione di sciagura imminente sembra avvolgere ogni cosa.
Rumori di mezzi, sirene che stridono, urla di sconosciuti misti di paura e di dolore.
Qualcuno ha deciso nell'oscurità di gettare una lunga ombra sul futuro che tutti stanno aspettando. Forse non è soltanto l'estate che sta volgendo alla fine...forse...è questo mondo così come lo abbiamo conosciuto che sta finendo...o forse...questo mondo che credevamo proiettato verso il futuro sta in realtà tornando indietro...forse bisogna andare a rispolverare qualche vecchio e dimenticato libro di storia, per cercare di capire, cosa non abbiamo visto che magari era così evidente.
Il mio sguardo è attirato dalla finestra, è appena passato vicino al vetro un calabrone, è troppo fastidioso ancora cercare di guardare in direzione del vetro, il riflesso della luce fa male agli occhi.
Il calabrone è stato ingannato dal vetro pulito, nella sua direzione lineare di volo non ha visto che si trovava una grande finestra. C'è sbattuto sopra, col suo corpo striato di giallo e di nero, è rimbalzato, ha cambiato direzione ed è volato via.
Là dietro il vetro del Mivar, qualcosa deve avere impattato sulla Torre, qualcosa che non ha rimbalzato, qualcosa che sapeva dove stava andando a schiantarsi.
Oh my God! Povera gente, sull'aereo, negli uffici. Quanti piani distrutti, quante vite spezzate...
I bambini urlano per strada, giocano spensierati a rincorrersi con le loro biciclette. I più piccoli cercano di imitare i più grandi e urlano con quel suono stridulo per farsi notare per poter sembrare forse più grandi e più forti.
I bambini più grandi però sulle loro bici vanno veloci, sfrecciano in maniera imprudente ma non gli importa, loro non hanno paura della morte, loro non sanno ancora chi sia la morte.
Si sentono altre urla, altre voci, altra lingua. Siamo dall'altra parte del mondo e qualcosa di lungo e rapido impatta sull'altra Torre.
Non resta nulla, solo un fuoco improvviso che si alza, fumo, polvere, carte che volano. Le urla della gente si fanno sempre più stridule, sempre più disperate, il terrore ha il sopravvento.
E' avvenuto un attacco terroristico, improvviso, rapido, mortale, sconosciuto.
Nessuno sa nulla, tutto è incerto...poi...di colpo...una delle due Torri cade, come un bicchiere di plastica capovolto su cui si posa d'improvviso la mano invisibile di un gigante che lo accartoccia fino al suolo.
Oh my God! Quanta polvere, quanto fumo, quanti morti...chiama mia madre...sono da rientrare i panni stesi, prima che si faccia tardi, prima che arrivi ora di cena.
C'è una parte di mondo che ha perso le sue certezze e una parte che vuole distruggerne altre ma c'è una parte di mondo che si preoccupa che tutto proceda come sempre, che gli orari siano rispettati, che le cose siano fatte perché dopo ce ne sono sempre da fare altre.
Il tempo passa, lentamente, scandito dalla lancetta che ticchetta nell'orologio a muro. Il tempo non si ferma mai, va sempre avanti, indifferente a ciò che succede o a ciò che non succede, a chi è o a chi non è più.
Oggi è ancora giorno 11 settembre ed è mercoledì, oggi sono trascorsi 18 anni.
Non dimentichiamocelo.