L'oracolo del Sole PT.2 - La Convocazione

Day 5,959, 04:57 Published in Italy Italy by Avrelivs

Il Senato era vuoto. L'ennesima, noiosa, riunione si era conclusa con un nulla di fatto.
L'Imperatore aveva disertato, troppo occupato nella preparazione della festa che avrebbe celebrato l'ennesima, futile, vittoria dell'Impero.
E senza la presenza della massima carica, ben presto la riunione si era trasformata in una confusione senza capo né coda.

Sigfrid era rimasto indietro, intento a scrivere il resoconto di quelle due ore della sua vita ormai andate sprecate.
Si massaggiò il dolorante braccio sinistro, dove una vecchia ferita di guerra ogni tanto ancora si faceva sentire, e rifletté sulla sua condizione, amaramente.
In gioventù era stato un soldato, aveva scalato i ranghi dell'esercito Imperiale fino a diventare Maggiore, ma poi un paio di ferite di troppo lo avevano costretto ad abbandonare la caserma ed entrare in Senato, dove la sua penna aguzza aveva colpito molti senatori boriosi e tronfi.
Ma a che pro?

Osservò il foglio di pergamena ancora vuoto quando un rumore gli fece alzare il volto. Qualcun altro era entrato nel Senato altrimenti vuoto.



Riconobbe subito la figura esile e lo sguardo attento.
“Ancora dietro questi vecchi bavosi?” Chiese, avvicinandosi, e il suo volto venne rischiarato dalle torce.
“Ancora qualche anno e, se il Sole Invitto vorrà, anch'io sarò un vecchio e, forse, persino bavoso,” sogghignò Sigfrid, mettendo da parte i fogli.
Scese i gradini e si affrettò a stringere la mano all'amico.

“Che cosa ti porta sino a questa tana di uomini boriosi e gretti?” Chiese Sigfrid, curioso.
“Non sai quanto mi dispiace vederti ridotto a un misero segretario!”
“Avrei preferito morire sul campo di battaglia ma evidentemente gli Dei hanno altri piani per me,” rispose l'uomo, alzando le spalle.
“A proposito di Dei…” sussurrò Emidio, voltandosi e facendo cenno a una figura nascosta nel buio di avvicinarsi.

Quest'ultima si tirò indietro i capelli e Sigfrid poté vedere un volto, proprio come il suo, segnato da cicatrici.



La ragazza si avvicinò lentamente, evidentemente a disagio in quella parte di Roma così lontana dai suoi campi di battaglia.

“Sembra quasi l'incontro di una setta segreta,” osservò Sigfrid, ilare.
“In effetti, non dovrai fare parola con nessuno di questo incontro, altrimenti ti troverò… o, per meglio dire, lo farà il mio gladio,” sbottò l'altra.
Emidio si mise in mezzo.
“Lascia parlare me,” propose alla nuova arrivata che con un grugnito si voltò e osservò i bassorilievi che adornavano le colonne vicino all'entrata del Senato.

“Che cosa…”
“Non so il suo vero nome, la conosco da tempo ma si è sempre fatta chiamare Aurelius.”
“E che cosa…”
Emidio lo interruppe e gli raccontò per filo e per segno l'apparizione del Sole Invitto alla ragazza.
“Per questo siamo qui. Dobbiamo formare un corpo d'elite, lei ha l'esperienza sul campo di battaglia, io la capacità logistica, tu le conoscenze politiche e una penna aguzza. Ci stai?”

Sigfrido rimase in silenzio, attonito, osservando a turno la ragazza ed Emidio.
“Voi siete matti…”
“Matti perché non crediamo in un Imperatore debole e imbelle?” Sbottò Aurelius. “Matti perché crediamo nel Sole Invitto? Matti perché vogliamo dare una sferzata a questo mondo di corrotti e di politici incapaci? Andiamo, Emidio, stiamo perdendo il nostro tempo prezioso!”

La ragazza fece per voltarsi avvicinandosi all'ingresso quando Sigfrid parlò.
“Non mi hai lasciato finire. Siete matti… e forse sono matto anch'io però vi credo.”
Emidio sorrise mentre Aurelius si limitò a fare un cenno del capo.

“Spargete la voce solo a chi può essere degno di fiducia. Voglio soldati esperti e fedeli. Il ritrovo è tra tre giorni.” disse, prima di uscire dal Senato seguito a ruota da Emidio.