[BSG] [Eunomìa] La politica che torna politica

Day 3,321, 01:57 Published in Italy Croatia by Dark Thunder

Per comprendere i meccanismi della comunità dobbiamo partire da una considerazione che scardini un dogma, ossia che non esistono i fatti, ma esistono le diverse interpretazioni che noi diamo ad essi. Tuttavia, pochi scelgono di volersi esporre con un articolo nel presentare la loro interpretazione dei fatti, e, per estensione, della realtà che ci circonda. Alcune persone, come Feliks, hanno osservato che il sistema politico eItaliano si può racchiudere in tre raggruppamenti, uno capeggiato da Fratelli d'eItalia, con una politica isolazionista soprattutto con gli altri partiti rivali, l'altro guidato da Rinascita eItaliana, più incline al divertimento della comunità, e l'ultimo che vede tutti quei partiti che hanno perseguito il buon governo, che hanno fatto la storia dell'eItalia e che oggi arrancano nella formazione di un'alternativa di governo.

A questa teoria andrebbero poste delle correzioni utili per avvicinarsi il più possibile alla realtà. Avendo a che fare con tre Italie divise, non si può non considerare l'eterogeneità della Terza eItalia, eterogeneità che emerge se si prova a mettere insieme PCE e AetG, LGeI e PCE, con rivalità che non ci permettono di poterli inserire tutti in un unico gruppo acriticamente, senza contare che esiste una certa fluidità tra secondo e terzo raggruppamento, per varie ragioni. Esistono quindi tante Italie per quanti partiti esistano in eItalia? Non proprio.

In primo luogo, perché, nell'eterogeneità della Terza eItalia, si possono ravvisare delle amicizie molto forti, che ci impediscono di tracciare una netta linea che distingua due partiti l'uno dall'altro, se non per la storia e per il nome che possiedono, e pertanto possiamo ordinare i partiti, in linea teorica, come sì indipendenti l'uno dall'altro, ma accomunati da alcune cose, e, tra questi, alcuni sono amici, con altri invece c'è una relazione di indifferenza, se non proprio diffidenza. In secondo luogo, perché bisognerebbe considerare la Quarta eItalia, quella che partecipa alle elezioni presidenziali e che non fa parte di alcun partito (oppure hanno sì un partito, ma è un'isola felice per pochi amici), per motivazioni che variano da persona a persona. E chiaramente questo sistema frastagliato non regge quando si arriva alle elezioni, soprattutto se diversi partiti si devono mettere assieme per convenienza, più che per un semplice accordo, che sia di compromesso o meno. Partendo da ciò, fare alcune osservazioni diventa più facile ed accessibile per tutti.

In primo luogo, le differenze che ci sono tra i diversi partiti rendono difficile una semplificazione del panorama politico eItaliano, dettata da due fattori importanti fra loro, ossia le rivalità che esistono e che si perpetuano ancora oggi grazie al passaparola dei più anziani, ma soprattutto la storicità di un partito: più il partito ha fatto squadra al suo interno, più ha continuato ad esistere negli anni nell'agone politico ed ha un numero di iscritti più o meno accettabile, e più sarà difficile che questo partito sparisca per assorbimento, fusione o qualunque altro processo che implichi un travaso politico in un nuovo soggetto politico differente da quello di partenza, poiché nel tempo ci si affeziona, ed oltre a condividere un ideale, si condividono i ricordi legati a quel gruppo; unica eccezione a questa cosa è la dipartita di un partito per mancanza di iscritti.

Un altro elemento che possiamo inituire dall'analisi di Feliks è quella che lo porta alla categorizzazione dei partiti in tre entità specifiche, ovvero in base a ciò che più supportano i vari partiti, e da qui possiamo intuire come ci sia un problema: ci sono due raggruppamenti formati da un solo partito a testa (seppur va sottolineato come i partiti non siano del tutto omogenei al suo interno), e poi troviamo questo grande raggruppamento con dentro tanti partiti, tutti diversi tra loro, ma tutti senza una reale caratterizzazione partitica individuale, oltre al nome.

Il grande problema della politica è la suddivisione partitica non dettata da diverse visioni della comunità e dal modo di approcciarsi, ma diverse microcomunità, partiti che esistono più come luogo di ritrovo simposiale che come luogo di dibattito politico. Questa mancanza di individualità netta dei singoli partiti non è certo colpa solo dei partiti: va considerato il fatto che alla politica vengano dati pochi mezzi, nel gioco, per poter generare diverse scuole di pensiero. Ed è proprio questa mancanza di distinguibilità tra i diversi partiti a far sì che si parli di unirli in un'unica entità politica, oltre che alla razionalizzazione delle poche forze che sono rimaste alla comunità, e quest'ultima osservazione avrebbe anche un suo perché.

Considerando quindi tutto ciò che abbiamo detto fino ad ora, si dovrebbe cominciare a pensare innanzitutto se all'Italia vada bene il sistema politico ed istituzionale che si ritrova, e da lì ripartire con delle proposte che ridiano ascolto ai cittadini. Troppo spesso si vedono partiti gestiti come delle proprietà personali e non come luoghi di discussione, raramente invece assistiamo a proposte che rimettano in discussione quello che abbiamo fatto fin qui, come se nulla fosse più migliorabile.

Serve innanzitutto una nuova mentalità politica, dove l'importante non è raggiungere il risultato ma anche il percorso per raggiungere il risultato, e quindi il come raggiungerlo. Guardare solo al risultato ci rende miopi, perché non ci da' alcuna misura di quanto stiamo facendo bene, mentre guardare anche al percorso da fare ci rende più vigili, perché se c'è qualcosa che non va rispetto alla scaletta, puoi riflettere su ciò che si sta facendo e ripensare il percorso da fare.

Se vogliamo creare una società che abbia un futuro, fatta di giovani promettenti, dobbiamo dargli le chiavi del ragionamento e non solo le password delle Org: è attraverso la valutazione del percorso per raggiungere un obiettivo che rendiamo i giovani capaci di poter intraprendere la direzione corretta quando verrà il giorno in cui dovranno lavorare autonomamente, altrimenti, se puntiamo solo al risultato, essi non avranno la più pallida idea della direzione da intraprendere, una volta lasciati da soli.

Rendere partecipi i nuovi arrivati del percorso che si segue per conseguire un progetto è anche un modo per renderli custodi e costruttori, allo stesso tempo, di un sapere della società, un sapere che ricorderanno proprio perché lo hanno vissuto in prima persona e non passivamente. E così facendo, diamo la possibilità ai neoiscritti di avere gli strumenti necessari per poter stare nella comunità, ma al tempo stesso promuovendo dei cambiamenti alla società, così che l'allievo superi il maestro.

I partiti attualmente hanno perso il contatto con la comunità, quella comunità annoiata che piuttosto di leggere l'ennesimo articolo di flame va in 2-click, quella comunità che diffida della politica che parla in burocratese. Se vogliamo salvarci, i partiti devono ripartire dalla comunità e ripensarla da capo, tenendo conto di ciò che è più importante: non il proprio partito, non la vittoria alle elezioni, ma gli eItaliani.