Erepublik, game over

Day 423, 23:50 Published in Italy Italy by Swann

No, non leggerete frasi di circostanza in questo articolo. Non ci saranno promesse solenni, sfoghi veementi o struggenti formule di commiato.

Ho sempre partecipato a questo gioco cercando di contribuire al meglio, dedicando il tempo che avevo all'obiettivo di portare un po' di me, di quello che sono, di quello che penso, di quello in cui credo, in Erepublik.

Nella vita reale ci si ritrova spesso a fronteggiare eventi, situazioni e persone con cui occorre convivere, per necessità. In un browser-game, per fortuna, non c'è alcun fattore di necessità che ci trattenga e ci costringa al compromesso forzato.
Ho cercato e sperato di ritagliarmi il mio spazio in questo gioco con le stesse qualità che mi contraddistinguono nella mia vita di tutti i giorni, per divertirmi e farmi conoscere per come sono, mettendomi alla prova in un gioco che si propone come Pianeta virtuale, popolato da cittadini di tutto il mondo.

Tirando oggi le somme, in questo gioco ho vinto oppure ho perso?
Probabilmente ho perso: questo mondo virtuale mi piace molto meno di quello reale, ma io non sono riuscito a cambiarlo. Ho tentato di fare la mia parte, ho combattuto quando pensavo fosse il caso di farlo. Qualche volta ho predicato nel deserto, altre volte sono caduto a terra. Mi sono sempre rialzato, ma la realtà è che non è cambiato niente, piuttosto si è placata la mia velleità di continuare a lottare contro i mulini a vento.

In una comunità come quella che popola l'Italia di Erepublik, le persone come me sono una ristretta minoranza. Non è mai stato un problema per me, nella vita reale, essere in minoranza. Ho sempre sostenuto a gran voce le mie idee, e raramente ho trovato qualcuno in grado di zittirmi. Non mi vergogno di ammettere che qui, invece, mi sono sempre sentito una mosca bianca.

Tutto ciò a cui prendo parte lo considero un'estensione del mio modo di essere, ed anche quando gioco non posso, ma soprattutto non voglio fare a meno delle mie idee. Purtroppo però sono giunto alla conclusione che Erepublik non è il luogo adatto per credere in qualcosa, quanto piuttosto un gioco in cui vince chi mette di sè solo la parte più superficiale e disimpegnata.

Il fatto che sia presente una simulazione politica è ingannevole, perché la politica di Erepublik non è fatta di idee, ma di gioco nel gioco. E la mia incapacità di trasformarmi in quello che non sono, la mia coerenza che altrove sarebbe considerata un pregio, qui finisce per risultare un'inutile fardello di poca importanza.

Non ho mai perso di vista la dimensione del gioco: Erepublik è sempre stato solo un passatempo per me, ma il giocatore sono sempre stato io, con i miei pregi ed i miei difetti, senza maschere o metamorfosi.
Da bambino sul bagnasciuga mi divertivo a costruire castelli di sabbia, anche se sapevo che la marea il giorno dopo li avrebbe portati via.
Erepublik mi fa pensare ad una lunga spiaggia, dove alcuni bambini si affannano a modellare ostinatamente i loro castelli, alcuni altri si trastullano buttando giù i castelli altrui, mentre altri bambini ancora passano, osservando qua e là, talvolta incuriositi, talvolta annoiati.

E' stato divertente per un po' costruire il mio castello su Erepublik, ma se si ha davvero voglia di costruire qualcosa, se si crede di averne le capacità, la forza, allora non ha senso costruire sulla sabbia.
Non vi dirò che stacco per sempre dal gioco e che non cliccherò mai più su queste pagine. Però da oggi non mi vedrete più seduto sulla sabbia intento a costruire il mio castello.

Se farete attenzione potrà capitarvi di notarmi mentre passo, osservando qua e là, talvolta incuriosito, talvolta annoiato.