UN POPOLO IN DUE STATI, DIVISI E MAI PACIFICATI ( PRIMA PARTE )

Day 4,398, 18:34 Published in Italy Italy by Marcello Mastroianni

Cari amici,
Cari affezionati abbonati,
Cari sporadici lettori,

Oggi 06 dicembre, voglio proporvi la lettura di un articolo diverso da quelli fin qui da me scritti.

Vorrei soddisfare pienamente la richiesta dell'amico Splooosh ma in questi giorni sono molto indaffarato e così ho pensato di scrivere sul tema richiestomi, partendo però da un incontro occasionale e fortuito e sviluppando il racconto della vicenda attraverso alcuni articoli a puntate.

Spero di riuscire a stuzzicare il vostro interesse e la vostra curiosità partendo da questa prima parte che funge un po' da introduzione.

Ho scelto di utilizzare un incontro fortuito avvenuto veramente durante un mio viaggio americano e romanzarlo un po' per poi legarlo al tema principale che è la Korea del Nord.

Buona lettura e a ritrovarci alla prossima puntata, non mancate di dare il vostro sostegno con voti, commenti e donazioni 😉

Uscimmo di buon mattino, era una giornata fresca e luminosa a Manhattan New York, camminavamo piano nella zona di Battery Park osservando gli scoiattoli rincorrersi nei giardinetti, vicino la fortezza Clinton.
Ci dirigevamo svagatamente verso la biglietteria dei traghetti che portano ogni giorno i turisti alla Statua della Libertà e ad Ellis Island.
Il mio sguardo seguiva gli scoiattoli in corsa, quando venne attirato da una piccola costruzione artistica, richiamante un marine americano con delle date e delle scritte impresse nella struttura.
Incuriosito mi avvicino e leggendo capisco trattasi della guerra di Korea.
I miei amici mi chiamano, il traghetto è arrivato, una bandiera americana sventola lenta a lato della passerella.
Finito il giro si ritorna a sbarcare al molo, gli scoiattoli sono ormai spariti, si sente la necessità di andare a caccia di muffins e di Starbucks, ci avviamo, frettolosi e un po’ infreddoliti, verso un piccolo centro di ristorazione che dalla facciata esterna, richiama una vecchia bettola per bucanieri di tempi perduti.
Ci accomodiamo e iniziamo a scegliere da quei menù tipici americani che hanno una offerta di prodotti alimentari così diversi dai nostri da sembrare quasi bizzarri per i nostri palati.
Non ci sono molte persone sedute ai tavoli ma un uomo in particolare mi colpisce e fermo il mio sguardo curioso su di lui.
È un americano molto anziano, deve essere sul viale degli ottant'anni a giudicare dalla pelle rugosa del volto e dai problemi fisici che evidenzia: una gamba malata e un piede poco reattivo, una certa asimmetria delle spalle che denota un problema lombo sacrale che senz'altro genera lancinanti dolori posturali.
Una persona che va avanti giorno dopo giorno assumendo un certo numero di farmaci che lo aiutano a sopportare i dolori fisici.
La borsetta sul tavolo è senz'altro un raccoglitore di farmaci che deve assumere spesso e a orari prestabiliti.
“Non osservarlo col tuo solito sguardo da pittore impressionista, cosa devi catturare oggi, quale emozioni vuoi scoprire…dai su, dammi una mano a scegliere tra gli antipasti…” Vengo riportato alla realtà della locanda in cui ci troviamo, ma mentre mi consulto con gli altri allegri commensali, il mio sguardo continua ad essere rapito dal vecchio e stanco signore che ora si è avvicinato il telefonino all'orecchio e parla con un accento tipico newyorchese.
Una conversazione amichevole, riesco a intuire che si tratta di un parente, forse un nipote, chiede al nonno probabilmente indicazioni per quando dovrà ripassare a riprenderlo.
Ora si strofina un po’ l’occhio destro e il mio sguardo ricade sul suo cappellino. Nulla di particolare, un cappellino di cotone con visiera ripiegato, di colore rosso, ha una bandiera americana ricamata al centro, all'altezza della fronte e su quella bandiera si trovano impresse delle lettere e dei numeri dorati ma non riesco a vedere con chiarezza cosa rappresentino.
“Mi scusi, cosa prende lei?”, chiede con fare interrogativo e un po’ scocciato il cameriere, resto un attimo interdetto, poi un calcio di punta in uno stinco mi riporta alla realtà del ristorante, “ahio…ma che è?” dico io rivolto alla mia graziosa amica, strofinandomi intanto lo stinco dolorante, “ma insomma sempre distratto e perso nei tuoi pensieri…uffa…dai che ordino io per te…guarda che quel signore che stavi analizzando ti sta chiedendo se hai da accendere….ahahahah ma non sa che tu non fumi hihihihi…”
Guardandola con fare di sfida le rispondo: “donna dalle mille certezze e dai pochi dubbi, tu mi sottovaluti, io ho sempre con me un ^asso nella manica^ pronto all'uso”, estraggo da una tasca un accendino metallico decorato e lasciandola senza parole a fissarmi, mi dirigo verso il mio curioso sconosciuto che intanto attende che mi avvicini e mi osserva calmo e sornione.
“Ci mancava pure la scusa della sigaretta da accendere, vedi di non farla troppo lunga se no torno alla carica con le mie scarpette a punta” dice la biondina un po’ irritata, “non c’è da temere, faccio in un lampo” rispondo io sapendo di mentire non troppo di nascosto.
Scocca l’accendino e si innalza la fiamma, la sigaretta si avvicina al fuoco e la carta stretta a mano attorno al tabacco inizia ad arrossarsi.
Un buon odore di tabacco inizia ad arricchire l’aria attorno a me, di aromi intensi e di fumo denso.
Corrugando un po’ la fronte, rimpicciolendo gli occhi, tirandosi indietro verso il muro mentre una zaffata di fumo, come uscente da una ciminiera, mi investe in pieno, l’anziano signore stende dritte le braccia contro il tavolo e assume una postura più rigida, più marziale, somigliando a un vecchio veterano di guerra, dal corpo ancora massiccio ma infiacchito dal peso degli anni.
Con voce stentorea mi domanda subito: “ragazzo, da che zona dell’Europa vieni?”
Io un po’ in difficoltà per via del fumo, a tratti rispondo: “dall'Italia signore” e tossisco debolmente più volte.
“Molto bene ragazzo, io li ho combattuto alla fine della guerra e avevo grosso modo i tuoi anni. Anche a me all'epoca dava terribilmente fastidio il fumo, poi me ne innamorai, e ora sono qui con lei, la mia compagna fedele che col tempo mi ucciderà: la sigaretta! Se prima la Morte non verrà a reclamare la mia anima però…ahahaha”.
Sorrido assieme a lui e riesco ora a leggere finalmente la scritta dorata nella bandiera, che recita: “ Veterani guerra di Korea 1950-1953”.
La statua vista poche ore prima per caso mi preparava per quello strano e fortuito incontro con la Storia…

A ritrovarci al prossimo articolo, non mancate, vi aspetto sempre più numerosi.
Questa prima parte del racconto la dedico agli amici e giocatori: Splooosh, Claudio e Tebaldo.

IL RESILIENTE
L'INDIPENDENTISTA