Il Crollo del Muro di Berlino.
Marcello Mastroianni
Cari amici,
Gentili abbonati,
Affezionati lettori,
Domani, giorno 09 novembre cade l'anniversario dei 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Un evento storico a cui la nostra piccola, ma viva e combattiva comunità italiana, non può mancare di portare un proprio contributo personale.
Mi appresto dunque, con il presente articolo, a fornire un breve e lucido racconto di quella giornata storica che tanto ha determinato gli avvenimenti successivi, non solo della Germania ma del mondo intero.
Non perdetevi di leggere l'articolo di domani sulla caduta del regime dispotico di Ceausescu.
Ricordiamoci che tutte le dittature, presto o tardi, giungono al loro naturale termine e quando questo avviene spesso gli eventi si succedono con tale rapidità che nemmeno gli attori, presenti sulla scena del cambiamento, si rendono perfettamente conto di ciò che avviene e della trasformazione che succede poi, quasi come se gli eventi fossero trasportati da un flusso di corrente misterioso e sconosciuto, il noto flusso di corrente della Storia che sorprende sempre tutti noi. Buona lettura cari amici.
Articolo tratto dal sito internet: www.letturefantastiche.com/il_tramonto_dell_impero_sovietico_e_la_caduta_del_muro_di_berlino_1.html
Il vero simbolo della contrapposizione ideologica tra Democrazia e Comunismo può essere tranquillamente indicato nel Muro di Berlino. Eretto praticamente in una notte, aveva la presunzione di dividere in due oltre alla città di Berlino, anche uno stato e, quel che è peggio, un popolo. Sebbene sorto come misura estemporanea, extrema ratio del tentativo tedesco orientale di arginare il continuo esodo dei proprio cittadini verso l'occidente, esso aveva assunto anche caratteri strettamente politici. Il muro non rappresentava solo uno strumento pratico, ma anche ideologico per limitare l'avanzata del capitalismo. Superare quella costruzione voleva dire passare il confine tra due mondi completamente diversi e in contrapposizione tra loro. La difesa di quest'idea fu ottemperata con la massima diligenza dalla polizia di confine della DDR che lastricò di cadaveri la terra di nessuno tra le due zone di Berlino.
Ebbene, nella patria del simbolo della divisione europea, il 1989 sembrava trascorrere esattamente come erano passati tutti gli anni precedenti fin dalla costruzione del Muro. Il SED, il partito socialista unitario della Germania Democratica, aveva vinto le elezioni municipali in Maggio, ottenendo il 95% dei voti. Certo, alcuni gruppi di opposizione si erano formati, ma nulla che potesse impensierire il Sicherheitdienst, il servizio di sicurezza della Stasi, la temuta polizia segreta. I giornali segnalavano saltuariamente i problemi che in Ungheria e in Polonia si stavano creando, ma con un accento piuttosto pittoresco, come se si trattasse di avvenimenti di un altro mondo e, forse, era anche vero.
Il fatto che gli altri partiti comunisti europei, soprattutto quello bulgaro, cominciassero a trasformarsi in "Democratici", non sembrava intaccare per nulla il regime di Berlino Est. I riformatori all'interno del SED si potevano contare sulle dita di una mano e la sua posizione ufficiale si può ben comprendere se si legge la piena soddisfazione pronunciata pubblicamente dal Parlamento tedesco orientale per l'operato di Deng Xiao Ping durante i fatti di Tien An Men. La sicurezza ostentata dal governo di Berlino doveva però ben presto confrontarsi con le "vacanze" dei tedeschi orientali. Infatti, l'estate del 1989 sarebbe stata altrettanto sconvolgente di quella di due secoli prima nella Francia rivoluzionaria. Passare alcuni giorni sul Lago Balaton era diventata un'abitudine consolidata per tutti i cittadini della RDT e quando col sopraggiungere della bella stagione furono richiesti dei visti d'uscita per l'Ungheria in numero sempre maggiore, non si ebbe il sospetto che stesse accadendo qualcosa di diverso da quello che avveniva ogni estate. Il mese di Luglio si aprì con la prima carovana di finti gitanti che sulle loro piccole Trabant (le auto interamente autarchiche che si sarebbero ritagliate un posto nella storia come simbolo di questo esodo di massa) varcavano la frontiera ungherese, dirigendosi verso Budapest o direttamente alla frontiera austriaca. L'Ungheria aveva, infatti, da poco scelto di abbattere la cortina di ferro proprio in direzione di quest'altra nazione, dichiaratamente neutrale.
Coloro che si accingevano alla fuga erano in massima parte professionisti tecnici o operai specializzati con le loro famiglie. Tentavano la fortuna all'Ovest nella speranza che la loro specializzazione permettesse di trovare facilmente un nuovo lavoro. Anche le sedi diplomatiche della Germania Ovest di Berlino Est, Praga e Budapest furono prese d'assalto da centinaia di disperati in fuga. Straordinariamente, sul principio furono proprio le autorità della Germania Ovest a preoccuparsi maggiormente di quest'afflusso incontrollato di profughi. Temendo un deterioramento delle relazioni con la DDR, fu deciso di chiudere le ambasciate delle tre città sopra citate e di rafforzare il pattugliamento lungo la frontiera austriaca. Tutto ciò fu inutile, perché a metà del mese di Agosto, l'Ungheria, di fronte alla sempre maggiore precarietà delle condizioni di questi rifugiati, mantenne aperte le frontiere con l'Austria per diverse ore al giorno, consentendo il deflusso della popolazione verso Occidente.
Solo allora, Honecker, l'uomo forte del regime di Berlino Est, sembrò accorgersi che la sua nazione si stava dissanguando lentamente. Minacciando ritorsioni diplomatiche costrinse la Cecoslovacchia a chiudere le frontiere ai cittadini tedesco orientali, impedendo il transito verso l'Ungheria. Questa dura presa di posizione non fece altro che inasprire gli animi. La Chiesa Evangelica, che già più volte si era espressa in favore di riforme liberali, organizzò a Lipsia una serie di manifestazioni pacifiche che avrebbero dovuto essere solo delle processioni religiose, ma che ben presto diventarono delle vere dimostrazioni di rivolta. Ad aggravare la situazione giunse la decisione ungherese di non trattenere più sul proprio territorio i cittadini della DDR, consentendo il 10 settembre a 65.000 tedeschi orientali di partire per l'Austria e la Germania Occidentale. Da parte sua il governo di Bonn aveva assunto una posizione molto accondiscendente, arrivando a consegnare a tutti il passaporto della Repubblica Federale.
Come già in Polonia, così anche in Germania Orientale, il Partito Comunista (il SED non era altro che questo), aspettava con ansia un appoggio di Mosca per affrontare con maggiore sicurezza la situazione. Il 6 Ottobre arrivò a Berlino Est Gorbaciov in persona, ma contrariamente alle aspettative, il suo viaggio non fece altro che confermare i timori che all'interno del SED si era già diffusi: l'URSS non avrebbe appoggiato la DDR, lasciando libertà di manovra al suo governo. Anzi, Gorbaciov sottolineò come fosse pericoloso non venire incontro alle legittime aspettative della popolazione. Honecker si dichiarò disgustato da questa visione disfattista e arrendevole al capitalismo. Credendo di avere ancora in pugno le forze armate, organizzò la repressione della manifestazione di Lipsia del 9 ottobre che avrebbe visto la partecipazione di 70.000 persone. Ma già da diverso tempo il SED aveva scelto il suo successore in Egon Krenz, Segretario del Comitato centrale delle forze di sicurezza che annullò di propria iniziativa l'ordine, prendendo il potere con il placet dei vertici del partito. Nel dibattito pubblico che seguì questi fatti si arrivò a ipotizzare un nuovo progetto politico denominato "Die Wende", la svolta, che avrebbe dovuto portare la Germania Orientale verso una forma di governo più equa, una specie di via di mezzo tra la Repubblica Popolare e la Democrazia.
Nonostante questa impostazione avesse dei pregi di fondo, ebbe due innegabili difetti che ne minarono l'esistenza. Per prima cosa fu applicata in pratica in modo caotico, confondendo la popolazione, e secondariamente giungeva troppo tardi per arrestare la voglia di libertà che serpeggiava tra coloro che ancora erano rimasti a Est. Neppure la concessione della libertà di viaggiare liberamente per un mese all'anno servì a qualcosa. Il 31 Ottobre Gorbaciov era nuovamente nella DDR per un vertice con Krenz che non portò a nessun cambiamento. Il 4 Novembre si ebbe la più grande manifestazione di piazza a Berlino Est con un milione di persone che reclamavano libere elezioni. I tempi erano maturi affinché sorgessero delle formazioni politiche indipendenti che non tardarono a manifestarsi con nomi come "Nuovo Forum" che ebbe aumenti di iscrizioni nell'ordine del 1000% in un solo mese.
Il 9 Novembre si ebbe il punto di svolta.
I Berlinesi, Occidentali e Orientali, si radunarono su entrambi i lati del muro, in una massa la cui consistenza non fu mai calcolata con precisione attendibile, ma che sicuramente superava di diverse volte la cifra raggiunta il 4 Novembre. Le autorità della DDR, spaventate da quell'assembramento enorme che sembrava presagire una sollevazione popolare, anziché reagire con la forza, decisero di consentire il passaggio attraverso il muro, senza consultare l'URSS. Il passo definitivo era stato fatto e non si poteva più tornare indietro. Delle centinaia di migliaia di persone che passarono attraverso la Porta di Brandeburgo quella sera, approfittando dell'offerta di 100 marchi della Germania Occidentale, moltissimi rientrarono già la mattina seguente, portando però con sé la consapevolezza che un'era si era conclusa.
Difatti, una realtà che era stata trascurata da Krenz e da tutto l'apparato del SED era che la Germania Orientale era l'unico stato dedito al socialismo reale che non esisteva prima di adottare quella forma di governo. La Repubblica Democratica Tedesca aveva una possibilità di esistere solo come stato comunista. Scomparsa l'ideologia era impossibile tenere separato un popolo che parlava la stessa lingua e che aveva una storia comune millenaria. Fu il nuovo Primo Ministro della DDR, Hans Modrow, a capirlo per primo, offrendo a uno sbigottito Kohl un piano economico per una "comunità contrattuale", preludio per un'integrazione politica.
La visita di Kohl a Dresda nel Dicembre 1989 fu accolta da centinaia di migliaia di persone che sventolavano la bandiera della Repubblica Federale.
Le fondamenta per la riunificazione della Germania era ormai state poste.
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A ritrovarci al prossimo articolo,non mancate, vi aspetto 😉
IL RESILIENTE
Conte Camillo Benso di Cavour
Comments
Il socialismo non dovrebbe mai andare contro la volontà della gente comune, ma solo a favore dei loro diritti
La Signora Margaret Thatcher, note anche come la "Lady di Ferro", nonchè Primo Ministro Britannico, così si espresse a riguardo:«I socialisti urlano “Potere al popolo” con il pugno chiuso alzato. Sappiamo tutti quello che vogliono davvero: il potere sulle persone, il potere allo stato. Sono stata eletta con un intento evidente: cambiare il Regno Unito da una società dipendente in una società autosufficiente, da una nazione “dammi-qualcosa” a una nazione “fallo-da-te”. In una Gran Bretagna “alzati-e-fallo” anziché in una “siediti-e-aspetta”».
(8 febbraio 1984)
v.
Grazie 🙂
Il crollo del mudo li Merlino *(cit)
Ma la citazione a chi appartiene?
A luca giurato! Non la sapevi? 😄
Ahahahah, non lo sapevo...Mitico Giurato...peccato non si veda più molto in giro 🙂 🙂 🙂
Ottimo articolo, Resiliente.
Grazie amico Partigiano e spero che altri possano aggiungersi a voi coraggiosi 🙂
Prego 🙂
vvv
Grazie Inno 🙂
E' una lettura molto neoliberale degli eventi comunque.
L'idea che il Muro servisse a trattenere i tedeschi orientali nella DDR si basa sulla scelta di non leggere i fatti da un punto di vista economico-strutturale ma solo politico-istituzionale, e sul postulato fondamentale del liberalismo, che l'uomo aspiri con tutte le sue forze alla libertà intesa come la concepiscono i liberali.
E' un punto di vista che poi torna alla fine con il riferimento alla comunità etnico-nazionale come unità indivisibile, che è l'unica altra lente interpretativa che i liberali ammettono.
Sì è un commento un po' inutile forse, è che mi stavo domandando se non era meglio ricordare della regola non scritta che osserviamo da anni, cioè di evitare articoli legati alla real life, proprio per evitare risposte tipo la mia.
Grazie di cuore caro Feliks per la tua interessantissima risposta.
Bisogna, a mio giudizio, riflettere continuamente sui fatti recenti o lontani che la storia ci offre.
La variabile interpretazione dei fatti, espressa da persone di diverse estrazioni sociali e differenti percorsi di studio, è il cuore dell'espressione libera e democratica di ogni società civile moderna.
Le versioni persino contrapposte dello stesso fatto servono proprio a far maturare una cultura civica di ampio respiro.
Il tuo commento serve proprio a dimostrare questo e io lo apprezzo ancora di più tra tutti gli altri commenti interessanti fino ad ora letti.
Il male dei regimi totalitari, purtroppo o per fortuna, in base ai punti di vista di ognuno di noi, non consente la libera espressione delle idee, se non erigendo un ampio recinto che può via via restringersi o allargarsi, sulla base dell'arbitrio del singolo o del gruppo che detiene il potere.
E' proprio la mancanza di libertà che determina la morte della democrazia.
In assenza di libertà e di democrazia non esiste più il concetto fondamentale che la legge sia uguale per tutti ma solo per alcuni, di sempre variabile individuazione, secondo le esigenze dei potenti del momento.
Non essendoci più libertà di pensiero manca il libero arbitrio e la paura e l'omertà diventano poi i segni distintivi del regime totalitario.
Senza più avere libera circolazione delle idee, ecco che l'economia ristagna e la scienza non progredisce più, portando ad un rallentamento totale dell'avanzamento tecnologico.
Il finale delle dittature e dei regimi, a qualunque ideologia piaccia fare riferimento, alla fine è sempre il medesimo, il collasso, l'implosione per cause specifiche sempre diverse e connaturate alle condizioni peculiari del regime/dittatura presa in considerazione.
Ricordiamoci sempre che Lenin ad esempio aveva personalmente in odio la democrazia ed era un fervente sostenitore del modello rivoluzionario francese.
Egli infatti amava sempre ricordare a tutti che bisognasse perseguire costantemente la "dittatura del proletariato" e non la democrazia liberale.
I regimi comunisti non ammettevano, e non ammettono ancora oggi, ad esempio i sindacati, che nelle democrazie liberali sono la massima espressione di protezione del proletariato operaio.
I regimi comunisti non ammettevano e non ammettono lo sciopero, che invece sono connaturati ai sistemi economici liberal democratici.
Non proseguo oltre poiché la disamina delle differenze tra dittature e democrazie è argomento alquanto vasto e complesso e credo si potrà esaminare in futuro, se interessati, in altro articolo ad hoc.
Grazie di cuore ancora Feliks approfondirò ancora volentieri assieme a te queste tematiche.
I miei più sentiti complimenti per la preparazione da te fin qui mostrata. Bravo e grazie ancora, continua sempre così 🙂 🙂 🙂
Eheh usi di nuovo un concetto di democrazia che è prettamente liberale, di impronta americana. Descrivi la democrazia come composta da istituzioni (regole) e stato di diritto (rule of law). La critica classica da sinistra a questa impostazione, che è basata su parametri politico-istituzionali, è che una democrazia fatta in questo modo sia solo formale, e che stia a cuore solo alle classi possidenti (aka, coloro che possono decidere di non lavorare). Lenin che citi, per esempio, aveva sì in odio la democrazia liberale, formale, perché propugnava una democrazia popolare, sostanziale, basata sull'eliminazione delle ineguaglianze più acute, che svuotano di senso la democrazia liberale.
Il partito in cui militava Lenin si chiamava socialdemocratico, non a caso.
Anche la connessione diretta che fai tra democrazia liberale e crescita economica, e tra democrazia liberale e libero arbitrio, o tra la democrazia liberale e la sua ineluttabilità storica, sono cose che hanno un senso solo all'interno dell'analisi liberale, che si basa su quei postulati a cui accennavo prima. Al di fuori di essa, questi due nessi sono molto meno forti. L'ascesa economica dell'Asia orientale per esempio ha messo sotto grande stress i postulati liberali, che fanno fatica a spiegare completamente cosa sia accaduto: lì c'è crescita economica, grande innovazione e zero democrazia liberale, e la teoria della ineluttabilità della liberaldemocrazia (la "fine della Storia") sembra essere stata almeno rimandata.
Concludo con un appunto, cioè che i sindacati in realtà in ambito socialista sono sempre esistiti, hanno solo un ruolo parzialmente diverso da quello che hanno nei paesi capitalisti, dove la proprietà dei mezzi di produzione è privata e non pubblica.
Ottime osservazioni, ancora complimenti per la tua profonda preparazione.
Sono Felice di interagire su questo argomento con Feliks al cui commento però devo fare, se mi permette, delle osservazioni e precisazioni importanti.
Tu scrivi che Lenin
"propugnava una democrazia popolare, sostanziale, basata sull'eliminazione delle ineguaglianze più acute, che svuotano di senso la democrazia liberale.Il partito in cui militava Lenin si chiamava socialdemocratico, non a caso."
Io aggiungo per completezza che Lenin nel 1893 si trasferì a San Pietroburgo, dove divenne una figura di alto livello nel Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR), un movimento di stampo marxista.Nel 1903 assunse un ruolo chiave in una scissione del POSDR per via di alcune differenze ideologiche, leader della fazione bolscevica ( estremista ) contro il menscevismo ( moderati ), di Julij Martov.
Lenin fece ritorno in Russia per una campagna per la rimozione del nuovo regime a favore di un governo bolscevico guidato dai soviet.
Lenin dunque voleva una rivoluzione che destituisse con la forza bruta il governo in carica e imponesse il governo dei soviet.
Il rifiuto delle elezioni democratiche con più partiti in corsa per il parlamento non vanno bene per i bolscevichi di Lenin.
Loro vogliono prendere il potere con la rivoluzione ( atto violento e contro la Legge ) e imporre al popolo ( e non proporre al popolo con tanto di campagna elettorale ed elezioni democratiche ), il governo a tempo indeterminato dei Soviet.
Si andrà poi al voto regolarmente ma con candidati politici scelti dal partito e non scelti dal popolo e potendo votare solo un partito, il Partito Comunista e non scegliere tra più partiti.
Lenin assunse un ruolo di primo piano nella rivoluzione d'ottobre del 1917, nella caduta del governo provvisorio e nella creazione di uno Stato monopartitico guidato dal Nuovo Partito Comunista. Il suo governo Abolì l'Assemblea Costituente della Russia ( è tutto fatto in maniera dittatoriale come si vede ).
Gli avversari vennero soppressi durante il Terrore Rosso, una violenta campagna orchestrata dal Čeka; decine di migliaia di dissidenti vennero uccisi. ( uccisi senza processo regolare ma con arbitrio personale solo perché dissidenti dal Pensiero Unico e dal Partito Unico ).
A seguito della rivoluzione del 1917, il 30 agosto 1918 il governo concede alla Čeka un'autorità illimitata, autorizzando la fucilazione senza processo di oppositori politici e speculatori, l'arresto dei socialisti rivoluzionari di destra, la presa di ostaggi fra i borghesi e gli ufficiali: il 7 settembre vengono rese note 512 fucilazioni a Pietrogrado, un centinaio a Kronštadt, sessanta a Mosca, ottantasei a Perm e quarantuno a Novgorod, secondo le stime ufficiali, durante la repressione della rivolta, secondo lo storico Paul Avrich, le vittime furono trecento, mentre nella repressione che avvenne in seguito alla rivolta, all'incirca tremila.
Poco tempo dopo, Lenin firmò il decreto per l'istituzione del primo gulag (SLON) sulle Isole Soloveckie, in Carelia.
Il 25 ottobre il VCIK dichiarò che «vista la situazione, il terrore, come mezzo di sicurezza, si impone. È indispensabile, se si vuole salvare la repubblica sovietica contro i suoi nemici, isolare questi ultimi in campi di concentramento e fucilare tutti coloro che saranno sorpresi nelle organizzazioni, nei complotti e nelle sommosse delle guardie bianche»; è la chiara, speculare risposta a dichiarazioni come quella del generale bianco Denisov, il quale afferma che «è necessario sterminare senza pietà le persone che fossero scoperte a collaborare con i bolscevichi».
Fin qui credo sia già evidente come il comunismo di Lenin sia divenuto più simile al nazismo che nascerà più avanti in Germania.
Per quanto riguarda la Cina Comunista cito il quotidiano economico italiano "Il Sole 24 ore" del 14 gennaio 2019 : "Il debito totale della Cina in termini di PIL ha superato da tempo quello USA, anche se è ancora più basso di quello giapponese e dei principali Paesi europei. Si stima che sia il doppio rispetto alla media delle economie emergenti. Alimentato da un'infinita bolla speculativa immobiliare e da un sistema finanziario opaco, è quadruplicato rispetto al 2007 raggiungendo ad inizio 2018 la soglia del 317% del PIL. Si tratta prevalentemente di debito interno, anche se negli ultimi 2 anni ha pericolosamente preso abbrivio l'indebitamento in valuta estera, raddoppiato al 13% del PIL."
E qui abbiamo cristallina la gravissima situazione che il governo cinese abilmente tenta di nascondere agli occhi del mondo intero.
Circa le tue conclusioni, cito wikipedia: "non c'era da meravigliarsi che questa leadership intraprendesse azioni che danneggiavano direttamente i lavoratori (ad esempio il grande balzo in avanti di Mao). In particolare, gli stati socialisti misero al bando i sindacati indipendenti, un gesto visto da molti comunisti (e da molti altri a sinistra) come un aperto tradimento della classe lavoratrice."
No in questo caso è errata la narrazione dei fatti, non è solo la loro interpretazione ad essere differente. Se l'argomento ti interessa posso consigliarti volentieri dei libri, ce ne sono diversi fatti molto bene, che vale la pena leggere.
Ci sono due errori fondamentali riguardo la Rivoluzione d'Ottobre. Il primo è che i soviet erano organi democratici, formati da tutte le donne e gli uomini di un determinato reggimento/fabbrica/latifondo, ed organizzati poi a livello locale/regionale/panrusso. Erano organi a cui partecipavano tutti i partiti, ed il programma bolscevico prevedeva di consegnare ad essi il potere. Fino all'Ottobre, la Russia fu in effetti in campagna elettorale permanente, salvo durante il tentativo di colpo di Stato dei militari e di parte dei liberali.
Lo scioglimento dell'Assemblea Costituente nel gennaio 1918 da parte del Congresso panrusso dei Soviet va letto in questo quadro, e nella realtà che dietro ai voti dei bolscevichi c'era la parte meglio organizzata e più cosciente del proletariato russo, mentre dietro il 40% che presero i Socialisti-Rivoluzionari c'era quella grossa fetta di proletariato agrario che era abituata a votare per i candidati SR, ma che nei fatti stavano già seguendo per i fatti loro lo slogan bolscevico di "terra ai contadini". In quei mesi le campagne russe brulicavano di espropriazioni ai danni dei latifondisti, condotte in larga parte fuori dal raggio di azione dei bolscevichi, che erano forti nelle città.
Il secondo grosso errore è che nel tuo racconto non compare la guerra civile, che inizia con la reazione dei bianchi alla presa di Pietrogrado e che si spegne definitivamente nel 1926. Una guerra feroce e furibonda, in cui i bianchi furono tra l'altro sostenuti più o meno da tutte le altre potenze mondiali con armi, mezzi e uomini. Le fucilazioni della Ceka che citi sono quelle avvenute in risposta al tentativo di assassinio di Lenin (e all'assassinio riuscito di Urickij). In quei mesi le armate bianche erano occupate in impiccagioni e decapitazioni di massa di sindacalisti e agitatori politici veri o presunti nel Caucaso del Nord e in Siberia fino alla regione degli Urali.
Tra l'altro, a quel punto il Partito ormai Comunista aveva la maggioranza nei soviet, ma era anche in coalizione con altri partiti. Fino al suo scioglimento, in Unione Sovietica le elezioni in effetti sono sempre state aperte anche ai candidati indipendenti, che in parecchi momenti e luoghi hanno costituito la maggioranza degli eletti.
Riguardo la Cina quella che hai riportato è una valutazione molto interessante, il livello del debito è una cosa che sta attirando molta attenzione, però esula dal discorso se facevamo, cioè se la democrazia liberale sia l'unico sistema politico in cui sia possibile ottenere un livello di innovazione sufficiente ai ritmi richiesti dalla crescita economica a questo punto di sviluppo industriale.
Sui sindacati il punto è nella parola "indipendenti". Nei sistemi socialisti i sindacati esistono, ma la loro funzione non corrisponde a ciò che nei sistemi liberali è un sindacato indipendente.
finché sono civili e basate su ragionamenti seri sono sempre ben accette
Concordo in pieno 😉
Ottimo articolo che ci riporta indietro di 30 anni e che non fa mai male ricordare. Stasera ci sarà in tv uno speciale su rai 3
Buono a sapersi, grazie Dux 😉
"Ricordiamoci che tutte le dittature, presto o tardi, giungono al loro naturale termine..."
E' una profezia?
La Storia lo conferma sempre...almeno fino ad ora 😉
A ben guardare la storia dimostra che tutti i regimi, siano essi definiti democratici, dittatoriali, liberali ecc.ecc., hanno un termine.
Gentile Reghium la Storia della Democrazia è una storia di successi che aumentano col passare del tempo.
La Democrazia moderna nasce con la costituzione degli USA a seguito della loro rivoluzione a fine '700.
Prosegue consolidandosi con la vittoria delle Democrazie nella Prima Guerra Mondiale e si espande ulteriormente con la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Al termine della Guerra Fredda, vinta dagli USA e dai suoi Alleati Occidentali, la Democrazia si espande ulteriormente.
Leggi su questo sito la cartina che ti mostra come nel tempo la democrazia avanza su tutto il Pianeta Terra in Trionfo 🙂
https://www.rivistastudio.com/democrazia-storia-mondo/
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato fino ad ora a commentare questo fondamentale episodio storico.
Invito altri giocatori a partecipare liberamente al dibattito in corso.
Ringrazio soprattutto il caro Feliks per il notevole apporto culturale fornito a riguardo.
Ho scritto entrambi gli articoli un po' timoroso di non riuscire a suscitare sufficiente interesse in merito.
Sono ora molto felice di aver letto non solo di una partecipazione numerosa e interessata ma soprattutto aver riscontrato notevole preparazione su argomenti comunque ostici sotto molti punti di vista.
Complimenti a tutti voi e continuiamo a tenere alta la bandiera della nostra piccola ma combattiva e partecipe comunità italiana.
Viva l'Italia evviva gli Italiani tutti 🙂
Grazie a tutti voi cari amici 😉
Oggi si è svolta l'importante commemorazione per la Caduta del Muro di Berlino.
Leggiamo assieme cosa hanno comunicato due importanti politici della scena mondiale.
Muro di Berlino, Merkel: "Troppe le vittime del comunismo"
"Ricordo le persone che furono uccise perché cercavano la liberta e i 75mila esseri umani incarcerati per ʼfuga dalla Repubblicaʼ", dice la cancelliera.
Il messaggio di Trump: "Da lezione per i regimi oppressivi"
"Troppe persone furono vittima della dittatura della Sed", il partito comunista della Ddr, e "non le dimenticheremo mai". Lo ha detto Angela Merkel nel corso della cerimonia di commemorazione per i 30 anni della caduta del Muro di Berlino. "Ricordo le persone che furono uccise perché cercavano la libertà e i 75mila esseri umani che furono incarcerati per 'fuga dalla Repubblica'", ha aggiunto la cancelliera.
"Ricordo le persone" che furono vittima di "repressione perché i loro parenti erano fuggiti all'ovest", ha detto ancora la Merkel volgendo un pensiero anche a chi "fu sorvegliato e denunciato, o a chi fu oppresso e dovette seppellire i loro sogni e speranze perché non si volevano piegare all'arbitrio statale".
"Il richiamo della libertà creò nuove democrazie nell'Europa centrale ed orientale. La Germania e l'Europa poterono finalmente crescere insieme", ha rievocato ancora la cancelliera nel suo discorso. "Tuttavia i valori su cui si fonda l'Europa e cioè uguaglianza, democrazia, libertà, stato di diritto e difesa dei diritti umani, sono tutt'altro che scontati. Devono essere sempre vissuti e difesi", ha aggiunto.
Muro di Berlino, la notte in cui crollò un mondo: a trent'anni dalla Caduta che cambiò la storia
"Nessun muro che emargini esseri umani e limiti libertà è così alto o largo da non potere essere sfondato", ha detto ancora la cancelliera. Parlando nella "Cappella della riconciliazione", la Merkel ha premesso che "il Muro di Berlino è storia". La cappella, ha ricordato, si era ritrovata in mezzo "alla striscia della morte, irraggiungibile per tutti i berlinesi dell'est e dell'ovest e fu fatta saltare" dal regime comunista nel 1985 perché impediva di sparare sui fuggiaschi: il suo abbattimento fu "null'altro che un atto di dispregio dell'umanità" e testimonia "l'inconciliabilità della dittatura della Ddr con i bisogni fondamentali delle singole persone.
Trump: "Muro di Berlino sia una lezione per i regimi oppressivi" Donald Trump si è congratulato con il popolo tedesco nel 30esimo anniversario della caduta del muro di Berlino, "simbolo dell'oppressione e del socialismo fallito per oltre un quarto di secolo". "Lasciamo che sia una lezione per i regimi e i governanti oppressivi ovunque: nessuna cortina di ferro può contenere la volontà di ferro di un popolo deciso ad essere libero", ha detto il presidente americano.