[RACCONTO] Storia di un nabbo - Ep.1

Day 2,229, 12:50 Published in Italy Slovenia by Gabriele Magro

PREMESSINA: Ebbene sì. Tra tre giorni è il mio e-compleanno. Ormai ci siamo: un anno qui insieme a tutti voi.
Ho deciso di fare ciò che mi diverte di più: una miniserie di racconti che parleranno, in maniera romanzata, di me, di tutti voi e del nostro stato-paesino (ne parlavo qui.) Spero di riuscire a fare almeno tre episodi u.u
Basta parlare ora, buona lettura 🙂



Il sole filtrò per un attimo dalla finestra della camerata dell'Accademia EI e un lungo raggio color dell'oro illuminò mille granelli di polvere che galleggiavano pigramente nell'aria.
Il ragazzino saltò giù dal secondo piano del letto a castello e si vestì da civile: era domenica e aveva il mattino libero. Si mise una mano nei capelli neri arruffati e cercò gli anfibi sul pavimento.
Nel farlo svegliò il ragazzo che stava nel letto di sotto, un giovanotto gentile e un po' serio che aveva pressappoco la sua età.
"Kimi! Kimi! Svegliati è domenica! Andiamo giù nella piazza del market!"
Il ragazzo lo guardò con un'aria scocciata e divertita allo stesso tempo.
"Gabri, per cortesia, lasciami dormire" Disse kimi89na educatamente.
Il nabbetto diede uno schiaffo sulla nuca di kimi e corse via sbattendo la porta della camerata.

Fuori, il paese era pieno di vita. Su una panchina davanti alla caserma, riparato all'ombra di una quercia, Senatore Richards leggeva con attenzione un libro su Margaret Thatcher.
"Buongiorno Richards, come mai in LEI siete tutti così sfigati?" Il nabbetto lo provocò e si mise a ridere.
"Invece io mi chiedo perchè voi giovani PCE siate così fastidiosi" Richards rispose con un sorrisino e tornò al suo libro.
Il nabbetto dai capelli neri riprese la sua corsa per i vicoli stretti del paesino chiamato eItalia, pestando forte i piedi sui sanpietrini di Via Aquila et Gladius. All'angolo della strada un banchetto dell'opera sociale distribuiva panini gratis, il ragazzo ne prese uno correndo e urlò un grazie che si perse nel vento, quel che vento gli scompigliava i capelli mentre lui rideva come un imbecille mangiando a grandi morsi la sua colazione.

La piazza del market era in fermento: gente che litigava, che discuteva, chi leggeva ad alta voce i giornali e chi vendeva cibi di ogni sorta e armi per difendersi. Un vociare chiassoso riempiva l'aria e la gente sorrideva, urlava o lollava sguaiatamente. Era una bella giornata di gennaio, uno di quei giorni di inverno in cui un sole freddo scioglie la neve e illumina un mondo popolato da persone nascoste in cappotti e cappellini.
Un vento gelido faceva oscillare le tende dei banchi pieni di panini q2 appena sfornati e sbatacchiava con violenza i manifesti propagandistici appesi ai muri... proprio mentre passava vide un ragazzo appendere un manifesto dai colori verdi e magenta con una mezzaluna bianca disegnata sopra e una scritta "Un voto per God Dark, un voto per gli dei!". Dall'altra parte della strada, su un banchetto ornato da bandiere rosse, dei giovani distribuivano foglietti con su scritto "Vota Atlius Vota Comunista!".
In mezzo al caos elettorale il nabbetto si godeva la sua fanciullezza, sfottendo e flammando tutti quelli che incontrava.

Mentre il sole tramontava dipingendo in cielo una scia di rosa pallido e arancione il giorno 1864 si spegneva e gli occhi di quel ragazzino dai capelli neri si chiudevano. Intorno a lui, molte reclute giovanissime si riposavano in vista degli addestramenti del giorno successivo. Lontano, al fondo della stanza, il capitano Kimilla spense la luce della camerata: era ora di dormire.