Carmen

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(Carmen, Atto IV)



Manifesto della prima rappresentazione

Carmen è un'opéra-comique in quattro quadri (così vengono chiamati da Bizet), o atti, di Georges Bizet, su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy. Tratta dalla novella omonima di Prosper Mérimée (1845), ne apporta delle modifiche salienti tra cui l'introduzione dei personaggi di Escamillo e Micaela e il carattere di Don José, nel romanzo descritto come un bandito rozzo e brutale.
Al libretto collaborò lo stesso Bizet che scrisse anche le parole della celebre habanera L'amour est un oiseau rebelle.
La sua prima rappresentazione avvenne all'Opéra-Comique di Parigi il 3 marzo 1875. Inizialmente l'opera non ebbe grande successo così che Bizet, morto tre mesi dopo la prima rappresentazione, non poté vederne la fortuna.


Personaggi:
Carmen, zingara (mezzosoprano)
Don José, brigadiere (tenore)
Micaëla, paesana (soprano)
Escamillo, torero (baritono)
Moralès, brigadiere (baritono)
Zuniga, tenente (basso)
Andrès, tenente (tenore)
Lillas Pastia, albergatore (ruolo parlato)
Le Dancaïre, contrabbandiere (baritono)
Le Remendado, contrabbandiere (tenore)
Frasquita, zingara (soprano)
Mercédès, zingara (mezzosoprano)
Uno zingaro (basso)
Una venditrice di arance (contralto)
Una guida (ruolo recitato)
Coro: ufficiali, dragoni, sigaraie, zingare, zingari, venditori ambulanti

Organico: 2 flauti (anche ottavini), 2 oboi (2 anche corno inglese), 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 pistons (cornette a pistoni), 3 tromboni , timpani, grancassa, piatti, tamburo, triangolo, tamburello, nacchere, 2 arpe, archi
Da suonare internamente: 2 trombe, 3 tromboni
Composizione: 1873 - 1874
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra-Comique, 3 marzo 1875
Edizione: Choudens, Parigi, 1875

In Spagna verso il 1820

Atto primo
PlAZZA DI SlVIGLIA, DAVANTI ALLA MANIFATTURA TABACCHI.

Moralès, capo dei dragoni, osserva l'andirivieni dei passanti, Giunge, dal suo paese di campagna, Micaëla alla ricerca del brigadiere Don José che però non è ancora arrivato; la giovane quindi si allontana. Una grande animazione accompagna la comparsa sulla piazza delle ragazze che escono dalla manifattura per la pausa. Carmen, un'ardente e sfrontata sigaraia corteggiata da tutti, getta un fiore a Don José; il giovane, pur ostentando indifferenza resta turbato dal suo gesto. L'arrivo della fidanzata Micaëla, che viene a recargli il saluto della madre lontana, sembra distoglierlo dal pensiero di Carmen. Ma, partita la ragazza, scoppia nella Manifattura una lite provocata dalla sigaraia che, tratta in arresto, viene consegnata a Don José. Carmen, rimasta sola con il bel brigadiere, mette in opera tutte le sue arti di seduzione affinchè egli la faccia fuggire; Don José dapprima resiste, ma poi la slega. Poco dopo, mentre la sta conducendo in prigione, si fa gettare a terra e lascia che Carmen fugga confondendosi tra la folla.

Atto secondo
OSTERIA DI LILLAS-PASTIA.

Carmen balla e canta, con alcune compagne, alla presenza del capitano Zuniga e di altri ufficiali. Entra, fra le acclamazioni generali, il torero Escamillo, che vuole brindare con gli amici; rivolge qualche frase galante a Carmen, ma il pensiero della donna è rivolto solo a José, e quando gli amici contrabbandieri la invitano a unirsi a loro la donna rifiuta. Innamorata di Don José, Carmen attende che il brigadiere esca dalla prigione nella quale è stato rinchiuso per averla fatta fuggire. Giunge finalmente José, ma s'ode una tromba suonare la ritirata e il brigadiere si accinge a far ritorno in caserma. Grande è allora il dispetto di Carmen, che copre di scherno l'uomo. Tornato il capitano Zuniga, il brigadiere sta per battersi con lui, ma sopraggiungono i contrabbandieri che li separano e conducono via Zuniga. Don José, dopo breve esitazione, accetta di seguire Carmen sulle montagne e di farsi contrabbandiere per amor suo.

Atto terzo
LUOGO SELVAGGIO E REMOTO SUI MONTI, QUARTIER GENERALE DEI CONTRABBANDIERI.

È notte: al chiarore dei fuochi di bivacco Don José pensa con rimorso alla vecchia madre alla quale ha celato il nuovo corso della sua vita. Carmen si è già stancata di lui e pensa al torero Escamillo come nuovo amante. Mentre chiede alle carte il suo destino, la donna ha oscuri presentimenti di morte ai quali però, come dominata dall'ineluttabilità del destino, non sa né vuole opporsi. Don José, che la ama ancora disperatamente, si scontra con Escamillo che è salito sulle montagne per vedere Carmen: i due stanno battendosi con i coltelli quando Carmen giunge a dividerli. Intanto Micaëla, che si è nascosta fra le gole dei monti, supplica il fidanzato di seguirla, perché sua madre sta morendo e chiede di lui. Don José, minacciando Carmen che lo sfida con atteggiamento provocante ed ironico, segue Micaëla, straziato dal dolore e dalla gelosia.

Atto quarto
PIAZZA DI SIVIGLIA IN PROSSIMITÀ DELL'ARENA.

La folla acclama Escamillo che, accompagnato da Carmen, si reca alla corrida. Frasquita e Mercedes mettono in guardia l'amica contro Don José che hanno visto aggirarsi vicino all'Arena. Carmen però non teme l'antico amante e, rimasta sola con lui, gli getta in faccia tutto il suo disprezzo. Invano il giovane, sconvolto dalla gelosia, la supplica di tornare con lui e di amarlo ancora. Carmen è irremovibile e lancia ai suoi piedi l'anello di fidanzamento. Don José, accecato dal dolore e per impedire che Carmen raggiunga il torero, si getta come impazzito su di lei pugnalandola. Escamillo, circondato dalla folla, appare sui gradini dell'Arena mentre Don José, chiamando Camen disperatamente, cade singhiozzando sul corpo della donna che ha appena ucciso.


Commento critico
:

Quando la sera del 23 ottobre 1875 il pubblico viennese decretò il trionfo della Carmen, lavando l'onta dell'insuccesso che era toccato all'opera alla prima parigina del 3 marzo precedente, il destino del suo autore si era già compiuto. Georges Bizet non ebbe modo di assistere alla resurrezione del suo capolavoro. Era morto il 3 giugno, mentre le repliche erano ancora in corso, vittima, probabilmente, delle ricorrenti tonsilliti che gli avevano procurato affezioni reumatiche con conseguenze cardiache. Probabilmente, dato che le testimonianze sono contraddittorie e si è anche parlato di suicidio dovuto a varie cause, non ultima l'esito dell'opera maggiore. Esito che, se non fu causa diretta, certo non giovò alla salute fisica, già minata, dell'autore, per non dire di quella psichica. Vero è che a consolare le sue ultime ore dovette venire proprio il contratto per Vienna, che Bizet firmò il giorno prima di morire e che dimostrava un interesse per l'opera che andava al di là delle trame meschine che avevano portato alla sua caduta. Le quali furono molteplici. A fronte, infatti, della scandalizzata reazione di una parte del pubblico per il soggetto "troppo scabroso", dell'incredibile miopia di una critica sorda ad ogni innovazione musicale e drammaturgica, c'erano stati altri fattori: beghe per la scelta degli interpreti, sostanziale disinteresse dei due librettisti Meilhac e Halévy (per i quali, per dirla con Winton Dean, Carmen "era uno spettacolo di importanza secondaria" che metteva per giunta a rischio la loro reputazione di autori drammatici) e, last but not least, l'ambiguo atteggiamento del direttore dell'Opéra-Comique, Camille Du Locle, difensore sì della nuova musica e di quella di Bizet, ma poco convinto del libretto e terrorizzato da un insuccesso, che sommatosi a quelli precedenti della sua gestione, avrebbe portato, come difatti avvenne, alle sue dimissioni. Come dire che l'insuccesso nacque, prima che alla ribalta, dietro le quinte, ad onta degli sforzi di molti e dell'entusiasmo della protagonista, Celestine Galli-Marié, l'unica forse pienamente convinta e in totale consonanza con le intenzioni del compositore.

Se l'entusiasmo imprescindibile dell'interprete non bastò a salvare la prima, fu però decisivo per il seguito della fortuna in molti paesi europei, Italia compresa, dove la Galli-Marié fece conoscere Carmen a Napoli nel 1879 e poi in diverse altre città. E fu ancora lei a segnare, dopo una lunga battaglia condotta in prima persona, la ripresa parigina che avvenne solo nel 1883, quando l'opera era ormai popolarissima in tutta Europa e perfino a New York.

All'epoca in cui compose Carmen il trentasettenne Bizet aveva al suo attivo una travagliatissima storia di autore drammatico fatta di numerosi tentativi nelle più svariate direzioni che avevano toccato l'operetta, l'opera buffa in stile e lingua italiana, l'opéra-comique, le musiche di scena e anche il grand-opéra (genere al quale appartiene, ad esempio, l'Ivan IV). Ben pochi di questi tentativi, che si estesero perfino (col Noè) al completamento di lavori altrui, giunsero a maturazione. Il tutto, tra opere completate ma variamente riviste, abbozzate, lavori distrutti o perduti, costituisce un puzzle quasi inestricabile per biografi ed editori. Anche i contenuti drammaturgici differiscono al massimo, andando dall'ambientazione borghese a quella medioevale, dalle turcherie all'esotismo di maniera. Le poche opere rappresentate, quando - raramente - avevano riscosso un qualche esito, lo avevano avuto tutt'al più di quelli che si definiscono "di stima". Nemmeno La jolie fitte de Perth, che alla sua prima, nel dicembre del 1867, conobbe una buona accoglienza da parte di pubblico e critica, resse oltre la prima stagione. Non stupisce che, nelle ricorrenti crisi depressive, Bizet finisse qualche volta per pensare di dedicarsi alla musica sinfonica o alla carriera di pianista per la quale, giovanissimo, aveva avuto autorevoli incoraggiamenti. Ma il suo destino era comunque il teatro e il dramma, e proprio alla soglia della composizione di Carmen la consapevolezza intima della propria autentica vocazione e delle proprie scelte raggiunse il suo culmine. Poche opere sono state scritte con altrettanta convinzione e determinazione e in poche opere si può godere a fondo, in ogni singolo passo, della "felicità" che presiedette alla sua creazione. Che questo sia avvenuto per un autore il quale aveva distrutto, rinnegato, abbandonato moltissimi lavori precedenti e che questo abbia segnato, invece che l'inizio di una luminosa maturità, la fine di un genio di tanta generosità inventiva è uno dei destini più amari nella storia del teatro musicale. Con Carmen, si può ben dire, Bizet incontrò il suo personaggio, la sua vicenda, il suo destino di artista e di uomo.