Non voglio più essere Italiano
Christian Biella
Se, nella sua famosa lettera, Pier Luigi Celli invitava suo figlio ad andarsene dall’Italia, io sarò più radicale: io non voglio più essere italiano.
Be’, direte: e chi se ne frega? Problema tuo, no? Forse, ma per esserne sicuri credo se ne debba parlare per il semplice fatto che questa mia tesi presuppone una domanda che potrebbe riguardare una platea più ampia: perché dovrei esserlo? Perché dovrei essere italiano? Perché dovresti essere italiano?
Iniziare un discorso da una condizione soggettiva è sempre molto pericoloso. Le possibilità di essere vilipeso, sbeffeggiato, “satirizzato”, “ironizzato” sono altissime, e forse anche legittimamente. Tuttavia, siccome mi è concesso questo privilegio di poter scrivere su questo mezzo, correrò i miei rischi.
Il sociologo francese Pierre Bourdieu, nelle “Meditazioni pascaliane”, consigliava di dichiarare il proprio punto di vista prima di esporre qualunque tesi. Ben detto, ed ecco qua il mio punto di vista: nel mio personale “romanzo di formazione” il concetto di “italianità”, così come quello di “Nazione”, “Patria”, “Identità”, hanno sempre avuto un ruolo marginale se non nullo. Diciamo che il mio trovarmi qui “per caso” ha fatto e fa di me un cittadino formalmente italiano, ma nulla di più. Diciamo che, per utilizzare un termine desueto e che farà irritare molti, mi sono sempre sentito “internazionalista” o, per essere contemporanei, “globalista”, nonché “cosmopolita”.
Poi, come per ognuno di noi, piano piano si è maturati, cresciuti, si è andati a lavorare, si sono fatte esperienze esistenziali, culturali e, perché no, burocratiche. Insomma, si è vissuto dialogando quotidianamente con la realtà che ci si presentava di fronte, a volte subendola a volte plasmandola. Banale, esperienza comune a tutti noi, certo. La vita, nulla di più, nulla di meno. O forse no, non poi così banale. La vita vissuta in un contesto, la vita vissuta in determinate condizioni oggettive, ossia, nel nostro caso, l’Italia così come si è evoluta e come è cambiata negli anni e che cosa è oggi.
Bene, a me l’Italia di oggi fa letteralmente schifo. Sì, schifo proprio. Consapevolmente schifo, per cui tale consapevolezza non può che farmi trarre le necessarie conseguenze dal mio “romanzo di formazione”: non voglio più essere italiano, per cui chiedo al Presidente di togliermi la cittadinanza italiana, perché io non sono più un italiano.
L’Italia è un paese fondato sui clan, le famiglie, le cordate, il disastro burocratico, l’inefficienza tecnologica, l’obsolescenza delle infrastrutture, , la truffa politica , il non mantenere mai la parola data, , il ricatto, , l’ingessatura del mondo del lavoro, , dei partiti (sinistra e destra) impresentabili, vecchi, logori, sfiancati, un nepotismo sfrenato in ogni settore pubblico e privato, e potrei continuare per pagine e pagine.
Bene, se questa è oggi l’Italia io non sono un italiano, mi fa schifo esserlo, me ne vergogno e non lo voglio più essere e chiedo a ognuno di voi perché vuole essere italiano, non perché lo è “per caso”. Perché oggi, nelle condizioni date dell’Italia contemporanea, un cittadino italiano vuole continuare a definirsi tale?
Spiegatemelo.
Comments
Io ti posso dire dalle mie esperienze personali(che non sono enormi) che nn c'è eldorado fuori dai confini nazionali, anzi, altre realtà in condizioni non molto migliori della nostra. Che poi l'Italia sia il paese dei furbi è indubbio, abbiamo alcune eccellenze tutte nostre, ma se ti addentri in altre realtà, meglio se per lavoro che allora vedi tangibilmente come funziona, vedrai altre situazioni paradossali, disparità, cittadini di serie a e b.
Gli unici paesi in cui varrebbe la pena di trasferirsi sono quelli scandinavi, sempre se non si soffre troppo il freddo asd
Per il resto il mondo è tutto malato, proprio per questo i problemi andrebbero risolti globalmente; invece la gente vuole il Veneto indipendente lol
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http://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_tasso_di_suicidio
Guarda qui dove sono i Paesi scandinavi.
E il tasso di stupro?
Tu guardi solo l'economia di un paese Inno...
L'ECONOMIA NON C'ENTRA CON LA VITA.
Le statistiche sono come i bikini, mostrano tutto tranne l'essenziale
Mah che ti devo dire.
Sono eitaliano da sempre. Basta pensare che tutte le beghe di qui sono solo scemenze. Prefeerisco impegnarmi nella RL e fare il possiblie qui, che siccome sarebbe una specie di sfogatoio o luogo per non pensare giocando, non e' che si possa cambiare piu' di tanto.
DI sicuro, se questo fosse un gioco di calcio, sarebbe molto piu' seguito e curato dagli eitaliani.
In effetti, qualcuno di storico ha detto di noi, che perdiamo le guerre come se fossero partite di calcio e perdiamo le partite di calcio come se fossero guerre.
Essere italiani non è una cosa che decidiamo alla nascita, così come non abbiamo deciso il nostro nome o se essere belli o intelligenti... Tuttavia nell'arco della nostra vita possiamo decidere di cambiare tutto quello che ci riguarda, compresa la nazionalità! Però mi kiedo se farlo non significa cercare di scappare da una realtà ke potresti contribuire a migliorare, cercando invece una facile (quanto utopica) nazionalità migliore... Non cercare di stare con i migliori, stai con i peggiori e aiutarli a diventare i migliori...
Il discorso nella realtà è molto complesso. Portandolo nel gioco hai maggiore agio sia nel tentare di cambiare le cose, sia nel lasciare il paese: il cibo è uguale ovunque, la moneta anche, zero costi.
Cambia la lingua, poi cambiano gli avatar ma sono sempre immagini e scritte.
Trovo sia bello cercare di migliorare, nel proprio piccolo, il nostro paese nella realtà. Non per questo si devono però rifiutare a priori ottime opportunità dall'estero.
Nel gioco, però, trovo interessante le maggiori possibilità di cambiare un paese: il numero di giocatori è limitato ed è possibile provare ad attuare iniziative che nella realtà troverebbero molti ostacoli (dove lavoro, come guadagno, cosa mangio, dove dormo).
Voto l'articolo, prova a giocare un anno qui, vedrai che neppure in 300 persone in un gioco è possibile tenere comportamenti migliori rispetto a quelli che ritroviamo nella vera Italia e nel Mondo. Sfrutta questo gioco per tastare alternative non possibili attualmente nella realtà.
Ehmmm.. è un discorso relativo al game o al real??
In ogni caso ogni popolo ha i suoi problemi e le sue beghe.. Magari noi di più,ma questo solo perchè siamo speciali rispetto a loro 🙂
Si vabbè, la tipica visione italocentrica del cazzo.
Mi mancavi ❤ dov'eri finito??
Non sei l'unico imbecille d'Italia, mi occupavo degli altri.
CHe fatica allora -____-'
detto da te è un bel complimento 😉
Non ho capito se vorresti diventare apolide in gioco o nella realtà....perchè in gioco non è possibile, al massimo puoi cambiare cittadinanza facendo richiesta.
Se invece stavi parlando della realtà, non importa che tu chieda al presidente o a chi che sia, basta che tu vada in questura, riconsegni il passaporto e compili il modulo per la rinuncia alla cittadinanza diventando così apolide. Sai cosa comporta però questa rinuncia ? Perdi tutti i diritti di cittadino (come andare a votare o le assistenze mediche gratuite in tutti quei paesi che hanno accordi con il sistema sanitario nazionale italiano) ma non i doveri (le tasse le devi pagare e devi rispettare le leggi vigenti). Inoltre il problema secondo me più grande è quello riguardante gli spostamenti in altri stati. Non avendo passaporto infatti non puoi spostarti liberamente da uno stato all'altro, ma devi prima andare all'ambasciata dello stato di destinazione, e farti fare i permessi di ingresso e permanenza, altrimenti ti bloccano alla dogana...eheheh 🙂
Anche io come te credo che ogni essere umano debba poter vivere dove cavolo vuole a dispetto di visti e permessi (infatti vivo come clandestino in Brasile ndr.), e che alcuni concetti della società moderna come nazione e patria sono stati creati per "aggregare" le popolazioni che vivono in un certo territorio (Italia è un po' un caso a parte, visto che la sua unificazione è avvenuta più per un accordo "dall'alto" che non per volontà popolare) ma poi sono state spesso usate come motivante per scatenare guerre e rivalità fra popoli per portare vantaggio solo a chi poi gestisce le nuove risorse conquistate.
Se mi posso permettere un consiglio quindi, rimani pure con il passaporto italiano in mano....ma usalo solo come documento di ingresso per il paese che sceglierai.....qualunque esso sia, dipende da quello che vuoi dalla vita 😉
Ahoy \o?
dovresti leggerti l'ultimo libro di Jared Diamond "IL mondo fino a ieri" per capire quanto fosse fuori dal mondo concepire la possibilità di spostamento che godiamo oggi. Letteralmente, se uscivi dalla tua vallata da quel momento eri a rischio di venire ucciso dal primo che passava.
Uno come Marco Polo, era ben più di un viaggiatore, era praticamente un astronauita.Anche per questo più di uno avanza l'idea che si sia inventato balle nel suo libro, e non abbia viaggiato come dice. Fare il mercante a lungo raggio un tempo era terribilmente rischioso, e non a caso erano pochi a farlo. A parte le popolazioni nomadi di regioni scarsamente abitate, la stragrande maggioranaza degli esseri umani nasceva viveva e moriva entro un raggio di 30 km. Le nazioni moderne hanno facilitato la mobilità a livelli inauditi. E temo che questo sia il massimo che mai avremo anche per il futuro, visto che è iniziata ormai la Long Descent.
saluti
Purtroppo è lo stesso timore che nutro anche io
Muito obrigado per il suggerimento letterario phitio!!!
Ahoy \o?
Di niente 😉