[Governo] Esercito e politica del Reparto Produzione

Day 1,717, 10:24 Published in Italy Italy by National eItaly

A seguito delle dichiarazioni del settore Logistica e Produzione dell'Esercito, chiariamo la posizione del Governo in merito.

Confermiamo innanzitutto di aver rifiutato la proposta di investimento faraonico avanzataci dal Capo del suddetto reparto: questo perché i calcoli che lo portavano a chiederci due milioni di itl (due terzi della nostra riserva di valuta: Tesoro, non bilancio mensile) erano basati sull'assunto che le raw weapons sarebbero rimaste al prezzo iniziale di 0,34.
Questo è insensato, già adesso le raw si vendono a 0,22: se avessimo accondisceso alla richiesta, ci troveremmo ora con centinaia di aziende raw in più, totalmente inutili.
Il Governo sta quindi aspettando che il mercato delle raw weapons si stabilizzi, prima di valutare l'effettiva possibilità di un investimento a lungo termine.

Riguardo il tono di urgenza che trapela dall'articolo, lo possiamo comprendere fino ad un certo punto e solo nell'ottica di accettare l'idea insensata che le raw sarebbero rimaste a 0,34 al pezzo. Non è un caso che nell'articolo si faccia cenno ad un "Esercito che dura più di un mese": è precisamente il lasso di tempo nel quale abbiamo calcolato che l'EI avrebbe esaurito le proprie riserve, continuando a produrre q7 ai costi esorbitanti di qualche giorno fa. A parte ITL e gold, infatti, se anche la Produzione stesse vendendo da un mese (e non da qualche giorno) le 700 armi q5 al giorno di cui parla, le resterebbe ancora una scorta di migliaia di queste: senza parlare delle decine di migliaia di q6 che compaiono nel resoconto del 4 luglio e che non ci risulta siano proprio state sfiorate nelle guerre di questo mese.


Chiudiamo qui la parte esplicativa ed un pelo polemica di questo articolo e passiamo a parlare di cose interessanti.

Mettiamo in chiaro che in questo Governo non c'è una sola persona che metta in discussione la necessità dell'Esercito: un Esercito pubblico è il primo presupposto per uno Stato forte, che è in ultima analisi il requisito fondamentale di ogni Babyboom.
L'EI deve essere difeso e sarà difeso, al meglio delle capacità di questo Governo.

Ci siamo un poco stufati però, per contro, del fatto che questa difesa del senso e della dignità dell'Esercito debba essere scambiata per l'obbligo di accettazione supina alle politiche dell'EI, che sono cosa ben diversa.

Ora come ora, il Governo fornisce all'EI il denaro per produrre armi e cibo: l'Esercito assicura l'equipaggiamento ai suoi soldati.
In teoria la storia finisce qua: in realtà, esiste anche un disavanzo. Questo disavanzo, dovuto al fatto che non tutti prendono ogni giorno l'equipaggiamento che gli spetta, è in realtà piuttosto consistente, ed ha permesso all'Esercito, col tempo, di accumulare delle scorte imponenti.

Ciò che questo Governo critica, ed è questo il motivo per cui è così osteggiato dal Capo del Settore Logistica e Produzione dell'Esercito, è precisamente il fatto che queste scorte siano inutilizzate o sotto-utilizzate.
Non sono infatti impiegate per armare, perché l'equipaggiamento è già full; sono raramente vendute, perché l'EI in effetti ha i soldi che gli servono; non sono nemmeno investite, perché le aziende sono di privati, che non vogliono investimenti pubblici nelle loro ditte.
Quindi la domanda è: perché il Governo deve spendere cifre da capogiro se vuole aprire i supplies per italiani e alleati, in occasione di battaglie importanti, se all'interno dello Stato stesso esistono decine di migliaia di armi non utilizzate, prodotte con i soldi pubblici?

Questo è l'unico dibattito degno di nota, lasciano invece il tempo che trovano gli attacchi all'esistenza dell'EI, che è insensato mettere in discussione.

Il Governo