[CP] Non Conoscerete Paura (Arrivederci)

Day 2,054, 02:58 Published in Italy United Kingdom by militarista
PREMESSA
Volevo lasciarvi con qualcosa di sensazionale e così ho fatto, nel mio stile. Niente articoli strappa lacrime ma un “bel” racconto sugli ultimi giorni di governo con dietro l'immancabile insegnamento. So che è molto lungo ma vi chiedo questo ultimo sforzo, spero che sia piacevole alla lettura.

E ricordate che la leggenda narra che un giorno il Re dei Nabbi tornerà a reclamare il proprio trono... ma è solo una vecchia storia che i tutor cantano ai nuovi giocatori.

E' stato un piacere essere al vostro fianco, nei giorni di gloria e di sconfitta. Non so giudicare questo mio mandato e non sarò io a farlo. Sappiate che io ho messo tutto me stesso, senza mai alcuna pretesa. E se è stato un "mandato di cacca" (semicit.) vi chiedo scusa, noi ci abbiamo provato.


Ormai i giorni trascorrevano veloci sotto il Sole nella Penisola che ho tanto amato. La forza vitale cominciava ad abbandonarmi e persino firmare le carte che intralciavano la mia scrivania cominciava a diventar faticoso.

Il tempo passa per tutti...

Mi dirigo verso il mio ufficio a passi lenti.
“Buongiorno Presidente!” mi saluta raggiante in viso Franziska, una giovane ragazza che lavora agli Esteri.
“Ah, già, Presidente...” ripeto dentro di me mentre rispondo al suo saluto con un cenno del capo. “E così ce l'hai fatta alla fine, vecchio nabbo, a riprenderti il posto che ti spettava. Due volte fra gli allori – come solo i grandi della tua storia – ed è secondario se la prima sei durato una settimana”. I ricordi del primo mandato mi sembrano ormai preistoria e pure i primi giorni concitati sembrano lontani.
Sto per raggiungere il mio di ufficio quando RoccoNRollo arriva correndo e mi ferma, da quando Fuxxx ci ha abbandonato il MoD è lui e fa davvero un bel lavoro. “Allora Bomber! Come va oggi? Ti sei ripreso dall'influenza?”. Mentre ancora mi sta abbracciando - quando le mie condizioni di salute precarie non lo consentirebbero - arriva Francesco Cavour che mescola l'antibiotico che devo prendere in un bicchierino di plastica (di quelli che si usano per il caffè): “Ecco qua, Presidente!”.
Tracanno d'un fiato, ostento decisione ma dentro di me sono ancora nabbo, forse più di quando ho cominciato a giocare.
Ed ecco che finalmente raggiungo il mio ufficio. Sulla Scrivania accanto ad una mia foto con Nonna Mappina c'è un moijito che mi ha preparato Reynas (mi toccherà versarlo al Bonsai che ormai l'alcol non lo regge più). Saluto Longoba che sta seduto al mio posto con i piedi sul tavolo e fumando parla al telefono con chi lo sa quale stagista che si sta broccolando. Mi risponde con un “Ohi” e mi allunga una sigaretta – la tengo da parte.
Accarezzo il vecchio drago sonnolento che dorme lì accanto e guardo il cielo terso fuori dalla finestra, tipicamente estivo. Oggi, però, ha qualcosa di nuovo. E' uno di quei cieli che fanno sperare e confidare nel futuro. Uno di quei cieli che spinge l'umanità a trascinarsi stanca, giorno dopo giorno, secolo dopo secolo.
Vado verso il bagno ma ci trovo Vajura sbronzo che mi dice che gli dispiace per i due articoli che ha scritto, che farà di meglio. Andateglielo a dire voi che il mandato è finito, io non me la sento. Che se poi per caso uscisse dovremmo dire addio a quel cielo magnifico per un po' di pioggia.
Guardo la posta, ho 18 missive del mio MoFA Principe Alessandro, una cartolina dalle vacanze di Cicca e di Contenitore e pure due articoli di propaganda di Tommaso.
Proseguo a camminare, sono stanco, mi devo sedere. E mentre raduno le energie vedo passare ilKaiser tutto agitato seguito dai suoi vice e stagisti – mi guarda con un misto di sdegno e compassione nello sguardo e mi dice, diretto: “Hai visto il piccione?” (riferendosi a Theozz).
“No che non l'ho visto quel dannato piccione!” rispondo leggermente alterato “Possibile che vi ostinate a lasciarlo libero?! E poi vi lamentate se vi fa i bisogni sui bilanci previsionali da portare in Congresso!”
Ah già, pure il Congresso. Ma oggi non ho nessunissima voglia di andarci. Un tempo lo amavo come luogo, vi si trovava l'elite di una Nazione e gente appassionata e che aveva fatto la storia discuteva del nostro Destino. Oggi potevo andare al bar che era lo stesso, e almeno il caffè era decente.
Ho bisogno di parlare con qualcuno. Chiedo ad uno stagista dove sia la Sezione Interni e mi dice che non ne abbiamo una – il Ministro si è trasferito nel proprio palazzo. Esco e mi metto il casco in testa senza nemmeno allacciarlo, mi accendo la sigaretta di Longoba: fa un'odore strano, troppo dolciastro e tendente all'incenso. La spengo sul selciato, mi sa che non si tratta di tabacco. Salgo sulla mia vecchia KTM 125, quella che mi regalò Bisiacco per il mio 16° compleanno, e mi dirigo alla sede del Dicastero. Passo davanti ad un manifesto pubblicitario dell'Opera Sociale e sorrido.
Finalmente sono arrivato, saluto la Statua del Ministro e do una mano a Gregory IV, che ha forato mentre si esercitava per il giro d'eItalia con la sua graziella rosa. Salgo di corsa le scale e finalmente arrivo alla porta che cercavo. Busso e chiedo “Yamisuke, ci sei?”. Non ottengo risposta.
E' strano come la community si mostri ostile a lui e come egli stesso adotti certi comportamenti quando poi, se lo conosci, è una delle persone più umane e comprensive che io abbia incontrato nella mia carriera politica.
Giro il pomello ed entro, eccolo lì. “#Fanc*lo” mi saluta. “'Giorno anche a te, Yamisuke. Come procede il lavoro?”.
Saa...
Perfetto allora...” noto che sta mangiando qualcosa “E così ti sei preso una pausa pranzo, eh vecchio mio?
Mh
Sembra gustoso il pollo arrosto che sta mangiando. Intanto tira un paio di freccente su un bersaglio dove tiene una foto di Innocenti e finalmente mi sorride. Tutto contento mette il piatto dal quale sta mangiando di gusto a metà strada fra me e lui. Credo sia un invito ad assaggiare. Stacco una coscia e la addento deciso: qualcosa di spettacolare. Mentre assaporo l'arrosto più buono che i miei denti da nabbo abbiano mai incontrato noto che sul pavimento dello studiolo ci sono diverse piume. Lo faccio notare al mio Ministro degli Interni che con un “Sa...” continua il pasto.
Comincia a farsi tardi. “Oh, comincia ad essere tardi, temo di dover scappare” dico.
Torna.” è la risposta
Comunque quel... pollo era spettacolare
Non era pollo” – atterrito lo guardo cercando una spiegazione – “Ci siamo arrostiti il Piccione dell'Economia!” e sorride tutto felice.
Lo saluto in fretta e passo velocemente i gradini – Ecco un'altra cosa che dovrò spiegare ai miei elettori. Trovo la moto ricoperta da volantini di Fratelli d'eItalia con una foto di Delussac e diversi slogan. Strano che abbiano avuto il coraggio di lasciarli a me: di solito l'adesivo con il logo di AetG e la scritta “vecchiostile” (sì, tutto attaccato) basta a difendermi dallo spam.

Tornando in ufficio passo di fronte alla gloriosa e marmorea sede di Aquila et Gladius, la sua grandezza e maestosità è invariata nel tempo. L'involucro di quei valori e di quelle sale però cade a pezzi e non poche crepe ricoprono il manto del simbolo dell'Aquila, del monumento perenne ad i suoi valori.
Dalla soglia mi saluta quelli che alcuni dicono essere mio fratello: Stedee. Mi saluta lieto, ricambio anche se non sa che questa è l'ultima volta che ci vediamo.
Pochi metri dopo Atlius mi chiede un passaggio e lo carico, senza casco. “Hai la voce di un caprone e come politico hai failato per tutta la tua carriera” mi dice mentre scende “ma alla fine ci mancherai.
Sembra aver capito tutto: “Non sei obbligato a dire sdolcinatezze solo perché ti ho dato uno strappo, eh!” chiarisco.
Hai ragione, ci vediamo stasera davanti a una birra al club?” mi chiede – Il Club di quelli che volevano cambiare alleanza è ormai uno sosta d'obbligo delle mie serate di relax.
Ma certo gli dico, di fronte ad una Fabbene!” (e qui solo gli ex Movimentini capiranno) e riapro il gas. Quella sera sarebbe rimasto da solo a guardare la sua birra e a parlare d'Oriente a degli avventori poco interessati, un po' mi dispiace.

Pochi minuti e sono tornato in ufficio. “Accendi la Radio!” dico a Mattia.k. E le frequenze di Radio eItalia colmano la stanza. Mi tocca usare un ufficio secondario, perchè quello di rappresentanza è sotto un occupazione ben peggiore di quella Serba: quella di Longoba.
Devo lasciare qualcosa, una lettera d'addio forse? Ma sì. Ai miei cittadini, a chi ha creduto in me per l'ultima volta.
Cari concittadini...” comincio “E' con viva e vibrante soddisfaz...” continua la mia testa per me. Rido da solo e riprendo in mano la penna. Scrivo qualche riga con tutto me stesso. Ecco, può andare.

Chi lo sa chi varcherà domani questa soglia e chi si farà carico dei destini della Patria. In fin dei conti non mi importa, non così tanto.

E adesso mi preparo stanco la valigia: un libro di Bukowski, qualche lettera a cui tengo molto, il distintivo dell'ELITE e la tessera di partito. Copro il tutto con un paio di t-shirt datate che mi erano state date come Maggiore in Accademia EI da Glorietta in persona. Qualche mia foto, che immortala i momenti di trionfo della mia eVita, non che siano molti. Infine ci metto il microfono per continuare ad andare in onda, ovunque sia il mio ultimo orizzonte. Chi lo sa che non vada a finire che scrivo un libro.

Esco da una porta secondaria e aggiusto il bagaglio alla mia moto. Un giovane mi si avvicina – credo abbia i lacrimoni (o forse è solo quello che vorrei credere io) e mi fa: “Presidente, perché se ne va?
Beh, me ne vado per far sì che il mio posto un giorno lo possa prender tu. E' così che funziona e questa è una community strana, vedi. La ami alla follia ma dopo un po' arriva a darti la nausea: daresti te stesso per lei ma col tempo capisci che può sembrare ingrata. La verità è che chi dà se stesso per la patria, dalla recluta che combatte l'invasore al Capo di Stato Maggiore, non ha bisogno di un riconoscimento o di una statua e non lo vorrebbe. Chi fa davvero il bene non lo fa per gli allori, lo fa per... lo fa per... lo fa per questo...” e gli indico il cielo che tanto mi piace.
Lui sembra non capire ma poi allenta la presa sul mio avambraccio e si mette sull'attenti.

E chi fa la storia, nel bene o nel male, di questo paese se ne va, nell'ombra su una motocicletta scassata verso l'Ignoto. Tante volte mi ero immaginato il mio addio fra ali di folla, ma è meglio così. Ogni tanto, quando passo, qualche nabbo si mette sull'attenti. Ed è a loro che appartiene il domani.

Girandomi verso la città che amo mormoro, con le lacrime che rigano il mio viso polveroso, “Arrivederci!”.
Scrivania del Presidente eItaliano – 5 Luglio 2013

Amati concittadini,

l'ora è giunta ed il mio tempo qui è finito. Domani un altro giocatore si prenderà cura di voi e non importa il suo nome, ma ciò che lo avrò spinto fin lì.

Abbiate la forza di sognare in ogni occasione, perché i sogni sono la più grande forza che ci sia concessa quaggiù. E fatelo con tutti voi stessi: non importa cosa vi diranno, ascoltate il consiglio - a partire da questo - e provate a scoprire se è sulla vostra lunghezza d'onda o meno. Inseguite i vostri traguardi e li raggiungerete, prima o poi.

Volete bene al giovane nabbo più di voi stessi, perché quando le vostre membra saranno stanche sarà lui a difendervi. Rispettate i vecchiacci ma ricordate loro che non sono il cambiamento. Abbiate fiducia in chi vi combatte accanto e provate a conoscere nel profondo ogni avversario. Dietro ogni schermo si nasconde una persona, dietro ogni ideale batte un cuore vero.

Trovate il coraggio nella memoria e nella virtù altrui, prima che nella vostra.

E non conoscerete Paura...

Castell militarista, presidente Italiano


E la città ancora sonnecchia oziosa, ed i cannoni risuonano lontani al fronte. Da un vecchio stereo esce una voce calda ed energica malgrado tutto: “Buongiorno, buongiorno, buongiorno eItalia! Benvenuta a colazione. Ma sì, sempre con me, col Presidente!



Hic Iacet Castell Nabbus Quondam Nabbusque Futurus...