(cit.) Karl Poppe-r

Day 2,014, 04:36 Published in Italy Croatia by Squatriota

Sigla

(cit.) Karl Poppe(r)

Faye Rabend, amichetto di Poppe(r)
- (cit.) Winston Churchill;
- (cit)*.


Uno stato è politicamente libero, se le sue istituzioni politiche rendono di fatto possibile ai suoi cittadini di cambiare governo senza spargimento di sangue, nel caso in cui la maggioranza desideri un tale cambiamento di governo.
~ Karl Popper, Tutta la vita è risolvere problemi

Quest'articolo è la summa di varie idee che mi son venute da quando ho ripreso a giocare (alcune già intuite prima di lasciare); esso vuole essere solo l'esposizione di mie riflessioni, che non pretendono attuazione. Comunque, ritengo che chi continua, nella pigrizia e nell'immobilismo, ad attaccarsi a nostalgie e vecchie infrastrutture può benissimo attaccarsi al cazzo: in un mondo in divenire, il conservatorismo è uno scoglio che si staglia imperioso e sprezzante dal letto di un fiume e che, prima o poi, verrà spazzato via. La soluzione non può che essere cavalcare le onde, sfondare l'imene delle Colonne d'Ercole per rinnovarsi, anche se questo comporta l'inevitabile abbandono del quieto e protettivo ecumene.

Dell'identità nazionale

In tempo di pace, il guerriero punta le armi contro se stesso.
~ Nietzsche, Così parlo Zarathustra
AKA un sistema, un’aggregazione di persone in assenza di un nemico risolve il suo impeto puntando e minando i legami che lo tengono unito.
Nella Beta, la nazione era organizzata in comuni, ognuno con il suo sindaco; da allora, sino ad arrivare ad oggi, col porcellum alle congressuali (a cui si può prender parte, adesso, senza neanche risiedere nel paese), le regioni e la presenza “fisica” in esse ha perso progressivamente rilevanza. L’unificazione delle currencies in una valuta globale (che ha semplificato di molto il contrabbando dei prodotti e gli scambi tra i mercati, rendendo davvero tutto il mondo paese) e la possibilità di muoversi senza biglietti ha semplificato gli spostamenti, evidenziando la tendenza del gioco a muoversi in direzione della globalizzazione totale; il modulo economico, con il meccanismo dei bonus, ha inoltre fatto sì che molti player definiti, ad esempio, eitaliani risiedano ed abbiano cittadinanza in altri paesi; ovvio che, quindi, parametri come residenza e cittadinanza siano degradati a mere bandierine nel profilo e non possano essere determinanti dell’identità nazionale.
Non la possono neanche determinare riferimenti rl, come ad esempio la lingua, per ragioni che credo sia superfluo elencare.
Qual è allora il fattore dell’appartenza all’eItaly? Dalla confusione nella risposta a questa domanda credo si generino tutti i problemi di dis-unità che noi, volenti o nolenti, si ha. Solitamente esso è la comunione di intenti, economici e militari; visto che il modulo economico è stato ammazzato, che con l’introduzione della valuta globale è stato annichilito il potere di uno stato di inflazionare o deflazione autonomamente la valuta per rispondere alle sue esigenze e che quindi infastrutture come la Confindustria hanno smarrito la loro ragion d’etre, l’unico intento in comune può essere quello bellicoso; come già rilevò Orwell (esponendo il meccanismo nella guerra eterna, contro un nemico postulato per quello scopo), e come gli MC sperimentano in ogni jam (rivolgendosi a una cerchia di hater, contro cui poter sfogare la loro vena di dissing, anche se sono talmente sfigati da non avere detrattori) l’identità del popolo è data dalla comune lotta contro un nemico. Ma se il popolo è organizzato in MU private, ognuna col suo capo, ognuna con i suoi DO e le sue simpatie, come può il nemico essere univoco? E da chi viene stabilito? Non essendo queste MU riunite sotto un unico capo, e non dovendo rispondere al CP, è normale che vi siano discordanze su chi sia il nemico e, pertanto, manchi l’unità: e vai con flame e lotte intestine.


Della cura (3.0)

Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell´affrontarlo, il valore nostro. Pertanto quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo.
~ Umberto Eco, Costruire un nemico
Una soluzione è percorribile solo a costo di librarsi, rinunciando a futili e patetiche zavorre di nostalgia e superare le correnti gravitazionali, lacci emostatici che provocano un fetido ristagno. Visto che si necessità avere un nemico comune, ed una comunione di intenti, occorre riunire tutte le milizie eitaliane sotto un’unica effige (quella di Esercito eItaliano, denominazione denudata dalle implicazioni e istituzioni attuali) e un unico capo: il CP, coadiuvato dal MoD. In questo modo, l’identità “eitaliano” è data, in un cittadino, dalla sua appartenenza all’Esercito eItaliano e non dalla cittadinanza; chi non vi fa parte, non è italiano ed è, potenzialmente, un nemico.


Divide et impera
Ancora Poppe(r), ancora Kate Upton.

Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente.
~ Mao
Credo sia superfluo, in questa sede, soffermarsi sull’importanza che l’unità nazionale riveste in questo gioco: ribadisco comunque che è una scelta folle e autolesionista imporsi da soli la strategia del divide et impera, utilizzata dai romani per addominare (cit. Mago Gabriel, Oroscopo basato nel mangiare) i popoli conquistati; come se non bastasse, la figura del CP è stata molto ridimensionata e depotenziata da alcuni interventi: senza entrare nel merito delle questioni, si possono prendere ad esempio l’emancipazione di EI ed elite e l’introduzione dell’ENPS. Non è nemmeno auspicabile, quindi, che l’unità dell’eItaly si regga, come nell’Impero Mongolo o nella signoria dei Visconti, sul prestigio di una singola figura, molto potente. È necessaria quindi una rivalutazione e riaffermazione del ruolo del CP; per permettere una gestione più efficace dello Stato, si opera con il divide et impera, nell’accezione entrata nel paradigma del problem solving (se un sistema ti spaventa, scomponilo in parti più piccole e gestibili, come fa anche l’apparato digerente, frammentando macromolecole in monomeri, assorbibili): non più una frammentazione in autonomie contrastanti, ma la creazione di una rete capillare del potere; è la differenza tra accentramento e centralizzazione: per quanto ad essere nella sala dei bottoni ci sia solo il CP, e per quanto lui detenga l’ultima parola, il potere esecutivo è affidato a suoi delegati.
L’Esercito eItaliano si appropria quindi dell’organizzazione tipica delle cellule terroristiche o, se vogliamo, dei tifosi allo stadio che, sollevando dei fogli di vario colore, formano tutti insieme un simbolo o una bandiera: si presenta diviso in brigate, gestite come cooperative, il cui capitano risponde al CdSM (che a sua volta risponde al CP) e si fa carico di iniziative quali prestiti, finanziamenti, piani di crescita.
Questa ulteriore divisione, al contrario di come potrebbe apparire ad un’analisi superficiale, non fa che accentuare la coesione (cementificabile anche con scambi o sana competizione): rimpiccolendo i gruppi, e ricevendo ciò che si produce, potendo vedere da più vicino i processi logistici, il soldato, il cittadino è più coinvolto nella vita dello Stato e solo così può essere davvero partecipe nella community, comprenderne i bisogni e gli intenti, e mantenerla unita. Vi lascio con un passo che, nel fornire un quadro dell’Europa nel passaggio da stato feudale a monarchie nazionali, descrive acutamente l’attuale situazione eitaliana.
Tra Quattro e Seicento [...] i ceti inferiori sono innegabilmente ancora più legati alle realtà locali ed al massimo regionali, non accedono ai dibattiti né partecipano agli interessi. Subiscono soprattutto passivamente le conseguenze dei conflitti internazionali. Quando il popolo esplode in uno slancio collettivo, ciò avviene piuttosto contro le autorità che lo rappresentano, non contro il nemico esterno.
~ A. Tenenti, La formazione del mondo moderno


Per parcondicio



Alla luce di queste riflessioni ritengo sia necessario prendere in mano la situazione, mi assento un attimo.
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P.S.: vi segnalo quest'ottima iniziativa di dapal.