Star Trek, il Comunismo e il Futuro del genere umano
InnoDC
Salve a tutti 🙂
Oggi raggiungo un altro piccolo traguardo con questo giornale: i 200 articoli.
Data l'eccezionalità dell'evento, ho passato gli ultimi giorni (nei ritagli di tempo che ho trovato) a scrivere questo articolo; un articolo decisamente "diverso" dagli altri perchè, probabilmente, è una delle poche volte in cui mi inoltro fuori dall'arena di erepublik e parlo di cose che non c'entrano niente con il gioco. Parlo di cose che fanno parte della mia visione del mondo; per questo sarà un WoT alla Vajura: riflessioni pseudo-filosofiche (le mie, non quelle di Vajura), tante immagini a caso e ovviamente parole, parole, sempre (e soltanto) parole per voi.
In realtà riprendo in mano, dopo diverso tempo, quel "grezzo fiume di idee" che mi ha poi fatto scoprire la mia vocazione all'Economia. Lo faccio perchè mi intriga confrontarmi con le idee che avevo concepito a 14 anni (o forse anche prima), quando ancora non sapevo niente del Mondo. E vedere quanto c'era di giusto e quanto di sbagliato.
Spero ovviamente che piaccia anche a voi xD
Tutto comincia da Star Trek.
Immagino che non servano presentazioni.
Beh, con un fratello maggiore letteralmente patito di Star Trek (tanto da buttare non so quanti soldi sui dvd di tutte le serie che ha poi lasciato a prendere polvere in quella che è divenuta camera mia), era inevitabile che la mia giovane mente venisse influenzata asd
In realtà, non è nemmeno lontanamente una delle mie serie preferite. Se devo rimanere in tema, preferisco sicuramente Stargate e Star Wars. Anche se in generale ho gusti molto variegati quanto a film
😛
Perchè allora proprio Star Trek?
Semplicemente ci ho visto in diverse occasioni dei messaggi impliciti, dei temi sottesi che difficilmente trovi in altre produzioni cinematografiche, magari più spettacolari (ogni riferimento alla Marvel è puramente casuale).
In particolare, faccio riferimento in questa occasione a quanto afferma Jean-Luc Picard, nel film Primo Contatto. Nel suddetto film, i Borg tornano indietro nel tempo all'anno 2063 per impedire il primo volo a curvatura dell'uomo e vengono inseguiti dall'Enterprise Classe E. Durante la missione, Picard teletrasporta (vado a memoria) una donna di quel tempo sulla sua astronave.
La donna, ripresasi dallo shock, le chiede quando fosse grande la nave e quanto fosse costata.
E Picard da una risposta in cui è racchiuso tutto il messaggio utopistico di Star Trek: Nel XXIV secolo le persone non lavorano per denaro, ma per contribuire al progresso della civiltà umana.
Aggiunge che il denaro non esiste e (mi pare) le mostra il funzionamento di replicatore, un macchinario in grado di produrre qualsiasi oggetto si desideri.
Ora, è ovvio che adesso mi rendo perfettamente conto che nessuno di noi vivrà abbastanza per vedere una tecnologia simile (se mai esisterà); ma all'epoca tutto questo ovviamente mi fece riflettere molto, quasi mi turbò
😛
Non è una mia foto, ma questo bimbo assomiglia molto a come ero io da piccolo u.u
Quali considerazioni generali possiamo trarre da tutto questo?
Probabilmente persone diverse arriveranno a conclusioni diverse.
La conclusione a cui sono giunto io è che il problema della condizione umana ruota tutto intorno alle risorse disponibili. Gli altri fattori che spesso si richiamano sono fuffa.
Da qui l'interesse per l'economia che si definisce come lo studio delle risposte della società al problema della scarsità delle risorse.
Il riferimento a Star Trek è cruciale perchè quella descritta sopra è una situazione in cui l'economia ha esaurito il suo scopo di essere in quanto le risorse non sono più scarse. Il mondo in cui è ambientato Star Trek è un mondo dove l'economia, così come la concepiamo oggi (un economia di mercato ndr), non esiste più. Esiste sicuramente un organizzazione economica, ovvero una capacità produttiva. Tuttavia i beni non sono più rivali nel consumo perchè disponibili in quantità illimitate e quindi non c'è più neppure la necessità di una moneta, ovvero di uno strumento che facili gli scambi economici. Tutti hanno a disposizione tutto ciò di cui hanno bisogno e non devono dare nulla in cambio.
Una società con queste caratteristiche è davvero possibile?
In realtà no ed infatti si aggiunge un ulteriore condizione: "le persone lavorano per contribuire al progresso della civiltà umana".
E' un passaggio fondamentale perchè, nella società descritta sopra, sembra naturale immaginare che se tutti hanno tutto a disposizione, allora nessuno ha bisogno di lavorare e passerà tutta la sua vita a divertirsi. Se così fosse, la società collasserebbe subito.
Ci sono infatti determinate funzioni nelle quali le macchine non possono ragionevolmente sostituire l'uomo. Funzioni quali il Governo, la ricerca e lo sviluppo tecnologico (in generale ciò che a che vedere con la Creatività) e funzioni che richiedano l'interazione sociale. Queste funzioni "minime" devono essere svolte necessariamente dall'uomo, quindi alcuni uomini devono per forza lavorare.
Possiamo perciò immaginare una società in cui una ristretta parte della popolazione svolge queste funzioni e garantisce il corretto funzionamento di un sistema in cui la maggior parte delle persone passa la sua vita senza occupazione.
Purtroppo anche una società di questo tipo non potrebbe durare a lungo. Infatti la classe che lavora e si sacrifica per gli altri è alla costante ricerca di un incentivo che giustifichi il suo sforzo e, se le risorse sono illimitate, l'unico incentivo possibile è il potere politico. Quindi si formerebbe una società con una classe di Elite al comando e ciò potrebbe portare a limitazioni della libertà del resto della popolazione; non sarebbe un sistema stabile.
Per evitare un simile sviluppo è necessario che chiunque legittimi il proprio benessere con il suo lavoro; e dato che non si lavora più per denaro, non resta che farlo per scopi più nobili.
Questa sarebbe sicuramente una società non esente dai classici problemi della corruzione, dell'inefficienza ecc. però un tipo di società futuribile.
Nel titolo ho citato il Comunismo.
Il motivo dovrebbe essere evidente: una simile società è molto vicina all'ideale di società comunista, dove tutte le risorse sono gestite collettivamente. Questo proprio perchè non c'è rivalità nel consumo e quindi tutte le persone hanno accesso ai medesimi beni.
Nel seguito dell'articolo, spiegherò invece perchè il comunismo oggi non sia praticabile.
Gettato uno sguardo, lontano nel tempo, su questa società ideale che dovremmo desiderare di edificare, cosa dobbiamo fare per riuscirci?
E' semplicemente una questione di tempo e di sviluppo tecnologico. Lo scopo di questo articolo è proprio quello di produrre argomentazioni a favore dello sviluppo tecnologico.
A primo impatto, praticamente tutti si dichiarano a favore del progresso tecnico. In realtà esistono fortissime resistenze ad esso, particolarmente in periodi come l'attuale congiuntura economica.
Per spiegare l'opportunità dello sviluppo tecnologico, mi limiterò a trattere la principale tesi che viene opposta ad esso: Lo sviluppo tecnologico riduce l'occupazione. Una argomentazione molto radicata, sopratutto tra i più anziani, e frutto dell'influenza esercitata da istituzioni sociali secolari contrarie all'innovazione (tra tutte la Chiesa e, più recentemente, i sindacati).
Per mostrare, in modo intuitivo, l'erroneità di tali considerazioni è sufficiente fare alcuni esempi storici.
Si pensi agli straordinari sviluppi realizzati in agricoltura nel 1700-1800: il movimento per la recinzione dei cambi, una migliore conoscenza della chimica dei suoli, lo sviluppo dei fertilizzanti artificiali, l'introduzione di macchine ecc.
Questi portarono ad un tale aumento della produttività agricola che un porzione crescente della popolazione non era più richiesta in agricoltura ed era costretta ed emigrare. Quindi aumentò la disoccupazione, ma ciò era un motivo valido per contrastare l'innovazione? Ovviamente no, perchè quella popolazione servì poi per dare il via al processo di industrializzazione.
Allo stesso modo, negli ultimi decenni con la progressiva sostituzione del lavoro manuale con quello delle macchine nella produzione di massa (ovvero la deindustralizzazione), che ha provacato un espansione dell'economia e la nascita di nuove occupazioni.
Per cui è un falso problema quello proposto da chi sostiene che le macchine tolgono lavoro alle persone.
Il vero problema è che bisogna trovare uno "sfogo" per la popolazione in eccesso. E questo ci porta a parlare di un economista a me molto caro, Malthus.
Malthus è importante in questo contesto perchè ha studiato i problemi derivanti dalla pressione demografica sulle risorse, arrivando a sostenere che bisogna fare quanto necessario per ridurre questa pressione. E questa è una idea che condivido.
Ovviamente, all'epoca di Malthus, il principale freno demografico era la guerra. Lo è probabilmente ancora oggi, ma non si possono sostenere politiche che mirano ad incentivare la guerra, pur di ridurre la popolazione.
Però sarebbe ragionevole pensare ad un controllo sulle nascite nei paesi del Terzo Mondo, perchè oggi la popolazione è eccessiva alla luce delle risorse disponibili.
Alcuni "fanatici" sostengono ciecamente che la fame del mondo è causata dalle politiche dei governi dei paesi occidentali. Magari fosse così semplice. Questa conclusione si basa sull'idea che, redistribuendo le risorse alimentari, si potrebbe garantire forse la sussistenza a tutta la popolazione mondiale. Una simile situazione è ragionevole? Davvero l'aspirazione dell'uomo moderno è di vivere in condizioni di mera sussistenza?
La risposta è ovviamente no. Quindi la domanda che ci si deve porre è se ci sono le risorse per garantire a tutti un tenore di vita "occidentale".
La risposta è nuovamente no e di qui la conclusione che la popolazione è eccessiva rispetto alla risorse, dato che nel mondo di oggi nessuno ritieni più accettabile vivere in condizioni di mera sussistenza.
E' inevitabile che questa pressione demografica causa tensioni sociali interne ed internazionali.
L'unica alternativa ai freni demografici è aumentare le risorse disponibili. Per questo è fondamentale lo sviluppo tecnologico.
Seppur sia vero che la meccanizzazione riduce l'occupazione manifatturiera, crea nuove risorse e nuove occupazioni e quindi permette di sostenere più popolazione. Allo stesso tempo, è probabile che provochi anche un aumento del benessere. Basta citare, a tal proposito, l'invenzione dell'elaboratore elettronico.
Non è neppure vero che le risorse siano un limite assoluto alla popolazione. Ciò che servirebbe è la consapevolezza che ci deve essere una correlazione tra popolazione e risorse, non si può lasciare variare la popolazione in modo incontrollato.
La popolazione può aumentare se aumentano le risorse; le risorse aumentano se si ha sviluppo tecnologico.
Come si favorisce l'innovazione? Questa è una domanda un milione di dollari.
Ho individuato tre "leve" che considero quelle principali:
1) Innanzitutto (questa è una sorta di premessa), sia per innovare sia per sfruttare la tecnologica già esistente, occorrono alti livelli di "capitale umano", che si definisce come l'insieme delle conoscenze, competenze, abilità a disposizione dell'individuo. Per avere alti livelli di "capitale umano", occorre investire nell'istruzione e nella formazione professionale. In un mondo altamente tecnologico come il nostro, i paesi con un alto "capitale umano" sono di certo i più competitivi (per intendersi, la differenza tra paesi avanzati e paesi arretrati è che i primi hanno elevato capitale umano e spesso scarse risorse; i secondo dispongono solo di risorse, quindi non fanno che esportare materie prime). Occorre puntare su un sistema scolastico diverso da quello modellato sull'esigenze di 100 anni fa, ovvero una scuola che privilegi le scienze alle materie umanistiche, che fornisca a tutti conoscenze di base almeno sull'economia e il diritto e che punti su un "insegnamento concreto". Questo insegnamento concreto avrebbe due vantaggi: favorire l'attenzione dello studente, che molto spesso non capisce perchè studia quello che studia; e riqualificare le scuole superiori, permettendo alle imprese di attingere da esse giovani veramente qualificati. Ciò permetterebbe di ridurre il peso che grava sulle università (che sarebbero riservate a quegli ambiti che veramente richiedono un simile approfondimento; faccio un esempio, è assurdo che per fare il commercialista si debba fare l'università, visto che un istituto tecnico commerciale ti potrebbe fornire gli strumenti di base, a cui dovrebbe aggiungersi il lavoro in proprio del professionista che si aggiorna, sopratutto sulla normativa fiscale).
2) Per lo sviluppo tecnologico, la pura ricerca è fondamentale. Dato il suo costo e le scarse prospettive di profitto immediato, la ricerca pura difficilmente potrà essere condotta da privati. Quindi dovrebbe essere una funzione fondamentale dello Stato investire in ricerca. Purtroppo, difficilmente le persone colgono l'importanza di questo ambito (come difficilmente colgono per esempio l'importanza della cultura o del turismo per la nostra economia) e, visto che i politici adottano come loro programma quello dell'elettore mediano, è inevitabile che lo Stato riservi buona parte del suo bilancio alla spesa sociale. Questa è una delle ragioni della stagnazione della nostra economia.
Poi, ovviamente, le imprese dovranno sfruttare i risultati della ricerca pura ed investire in ricerca applicata; però la ricerca pura è una premessa necessaria.
3) E' importante per lo sviluppo tecnologico (anche se meno rispetto al passato) anche l'introduzione di innovazioni frutto dell'esperienza pratica sul luogo di lavoro. Molto spesso i lavoratori specializzati in una certa mansione possono riuscire a migliorare lo svolgimento di tale mansione, riducendo gli sprechi o i tempi (questa loro propensione dipenderà anche dal loro "capitale umano"). Anche questo è sviluppo tecnologico, perchè porta ad una maggiore produttività. E' scontato che i lavoratori rendano questo "servizio" alle imprese? Ovviamente no. Nella maggior parte dei casi, lo faranno solo se ne possono trarre un vantaggio, in termini di sforzo nello svolgimento delle mansioni, salario, coinvolgimento nelle decisioni dell'impresa ecc.
Quindi è tutta una questione di incentivi. Il sistema italiano, caratterizzato da sindacati molto ostili alle imprese (i quali spesso preferiscono lo scontro al dialogo) non favorisce la partecipazione dei lavoratori alla definizione dei processi aziendali. Un sistema come quello tedesco è invece molto più favorevole a questa innovazione "empirica".
Dunque, alla luce di quanto detto, perchè il Comunismo ha fallito?
Prendo in considerazione l'Unione Sovietica, in quanto si tratta dell'unico paese di una certa dimensione che sia stato veramente "comunista" (la Cina è un regime dittatoriale capitalistico travestito da repubblica comunista).
In URSS tutti i mezzi della produzione era di proprietà statale, lo Stato controllava tutta l'economia (salari, prezzi, occupazione ecc.). Gli obiettivi, in via generale, dei piani quinquennali erano due: la politica di grande potenza e la piena occupazione.
Il risultato fu che tutte le risorse si concentrarono nell'industria pesante che, nonostante ciò, non fu mai competitiva, mentre l'industria leggera fu trascurata (la Russia doveva importare beni di consumo) e l'agricoltura rimase arretrata. La politica della piena occupazione, invece, favorì l'inefficienza. Un sistema produttivo come quello sovietico era antitetico all'innovazione, perchè mancarono gli incentivi ai lavoratori per applicarsi nelle mansioni (di conseguenza scarsa produttività) e mancarono gli incentivi dei privati ad investire in ricerca, perchè i mezzi erano di proprietà dello Stato. D'altro canto, lo Stato investiva solo in armamenti e industria pesante. Alla popolazione era garantita la sussistenza, ma non c'era possibilità di mobilità sociale. E' un esempio forzato, ma che risulta utile: l'economia sovietica si può paragonare a quella dell'impero romano, dove il lavoro manuale era affidato agli schiavi e questi non avevano alcun incentivo ad introdurre innovazioni, perchè non sarebbero stati loro a godere dei vantaggi delle innovazioni stesse.
La nuova Russia di Elcin e Putin infatti, nel momento in cui è emersa dallo scioglimento dell'URSS, era a tutti gli effetti un paese del Terzo Mondo.
Ovviamente le considerazioni fatte per l'URSS valgono, con le dovute precisazioni, per tutti i regimi in cui le libertà fondamentali vengono limitate.
Quindi, a conclusione di questo articolo, possiamo dire di aver individuato le linee generali di politica economica (e non solo) che si rendono necessarie per garantire all'umanità un futuro prospero. Due appunti, condizioni necessarie per la realizzazione di questo futuro:
1) Il superamento degli Stati Nazionali, la creazioni di confederazioni di Stati regionali e continentali ed infine l'unità politica globale (è un tema talmente ampio che richiederebbe un'articolo a sè per essere motivato adeguatamente, quindi mi limito a citarlo);
2) Uno sviluppo economico sostenibile, preservare l'ambiente deve essere un obiettivo prioritario. Infatti, sarebbe inutile creare le istituzioni politiche, economiche e sociali necessarie a creare la società sopra descritta se, nel farlo, rendessimo il nostro pianeta inospitale. Tra l'altro, il Pianeta è a tutti gli effetti una "risorsa". L'inquinamento diminuisce l'utilità che se ne può trarre e quindi diminuisce anche la popolazione sostenibile, in funzione delle risorse.
Grazie a tutti per l'attenzione, presto novità su questo giornale.
Intanto godetevi il WoT celebrativo per i 200 articoli \o/
Innocenti
Comments
Un pollooooo (cit)
Ah, ovviamente non ho ancora letto :fag:
Dajeeeeee "La sentinella"!!! V!!!! Congratulazioni Inno 😁
Bel traguardo Inno.
la mia ignorantità a garganella mista a pigrizia di ghiro imparentato con un bradipo non mi permette di leggere articoli troppo lunghi 😛
V x i 200 articoli... anyway
Ne ho scritti di più lunghi 😛
a bè quelli li ho letti di sicuro allora XD
*___*
Il problema è che fare la teoria è d'una semplicità sconvolgente.
Applicarla alla pratica un po' meno. E qui voi economisti cadete tutti come pere.
Per farti un esempio stupido, è facilissimo dire che eItaly dovrebbe investire in ambito militare, semplificare determinati ambiti (bilanci, enti), potenziare la propria struttura d'accoglienza e generare un BB.
Un POCHINO più complicato è preparare proposte concrete. Poi bisogna metterle in pratica.
Ma...non stiamo parlando di erepublik Stedee U.u
Mi pare di aver citato cose abbastanza concrete. L'unica cosa che non ho detto è "dove vai a trovare i soldi", perchè quella è la domanda più drammatica di tutte 😛
Ovvio che no, ma io ti faccio un esempio di eRepublik perché:
1) non conosco così bene la RL;
2) non ho alcun titolo per farlo;
3) coerenza logica. Sono su eRep, parlo di eRep.
Il punto è che tu spari principi generali anche abbastanza banali ("investiamo nella ricerca e nello sviluppo tecnologico"; "attenzione all'ambiente", "attenzione alla sovrappopolazione"; etc.), per quanto ben inseriti in un discorso che ha senso e fila, eh, ma senza dare un filo di indicazione pratica su come applicarli alla realtà vera e fattuale.
Il probema è applicare il sopraddetto discorso alla realtà.
In realtà, avevo pensato di scrivere due o tre cose su dove l'Italia potesse andare a cercare i soldi per effettuare gli investimenti in ricerca. E avrei detto, tagli alla Difesa e creazione di un esercito unico europeo. E poi istituzione di unico corpo di polizia in sostizione dei 20 (carabinieri compresi) attuali. Questo ovviamente non basta. Avrei aggiunto altre cose come l'eliminazione dell'economia sommersa, attraverso l'eliminazione della moneta a corso fiduciario. Però servirebbe un articolo a sè anche per parlare di cosa deve fare l'Italia. Quanto all'ambiente, invece, ammetto la mia totale ignoranza, so soltanto che bisogna limitare le immissioni, ma non ho conoscenze approfondite. Il problema della sovrappopolazione richiede forme di cooperazione internazionale: i paesi avanzati potrebbe offrire sostanziali aiuti economici ai paesi in via di sviluppo, vincolati al raggiungimento da parte di questi paesi dell'obiettivo di limitare le nascite.
Tagli alla Difesa? Non è che ne abbiano fatti pochi, e la spesa della Difesa già da ora è praticamente tutta incentrata sul personale (== spese non comprimibili). Esercito europeo? Auguri, perché lì certo non dipende da noi e ti ricordo che la cosa fu già bocciata (se non erro) dagli amici d'Oltralpe 40 anni fa (o giù di lì).
La riorganizzazione dei corpi di polizia? Sono d'accordo (no, non ne basta uno, caro mio, per garanzia che il ministro a capo di quello non abbia tutto il potere), specie sulla dicotomia Polizia / Carabinieri che davvero non ha più senso.
La questione dell'ambiente è superflua. Le nostre legislazioni in materia ambientale sono severe, e chi le rispetta inquina poco, mentre chi non le rispetta fa danni (== ILVA). Detto ciò sono ininfluenti rispetto alle emissioni generate dal Terzo Mondo / Paesi in via di sviluppo.
Quanto alla politica delle nascite, l'unico posto in cui è stata applicata (che io ricordi) è la Cina. Ha portato a fare un sacco di belle cose: praticamente non denunci i figli, specie le figlie, che così sono o ammazzati alla nascita, o destinati a vivere senza riconoscimento legale alcuno.
Non è così banale controllare le nascite. Prescindendo dalla questione della Chiesa Cattolica e dal suo vietare le forme contraccettive (sì, un errore madornale per la pratica, sebbene abbia un senso dottrinale che però qui non ci interessa) non so se sia davvero possibile controllare le nascite finché i Paesi non raggiungono uno sviluppo decente.
Sull'eliminazione dell'economia sommersa, perdonami se non so cosa è il corso fiduciario della moneta (pagare in contanti? Assumo sia così). Se dici quello, è inapplicabile. Oppure ti aspetti per davvero che la nonnina di 82 anni usi la carta di credito?
Tagli alla Difesa si intende stop a tutte le missioni estere e ovviamente graduali tagli del personale. Se si deve creare occupazione, qualsiasi cosa è meglio che reclutare gente e fargli sparare per un anno.
Un corpo solo no, allora due. Non di più e devono avere differenti funzioni.
Certo il problema ambientale è causato dai paesi arretrati, alcuni ancora usano la tecnologia del carbone :/
Ogni volta che lo Stato attua una legge, c'è chi la evade. Questo non può fermare gli sforzi.
Si intendo quello. Deve essere una cosa graduale. Si può pensare ad un regime transitorio dove si possono usare sia contanti che carte elettroniche.
[removed]
esercito unico europeo? ancora? la MU unica è un utopia!! U.U
Bell'articolo, mi è piaciuto: è una visione coerente, che offre molti spunti di discussione.
Anca massa in realtà, perché non sono d'accordo su veramente molte cose, a cominciare (o almeno, è da dove ho cominciato io) con l'idea che esprimi dell'Unione Sovietica, che è molto diffusa nei paesi occidentali ma che in Russia suscita molti dubbi.
Idem per la Cina: la nostra categorizzazione di ciò che è comunismo e cosa non lo è non è universale come crediamo, si ferma nell'est-europa.
Se dici ad un cinese che il suo è capitalismo travestito da comunismo non ti capisce proprio: il discorso è veramente vasto, ma già questo dato ti dà (o almeno, a me dà) l'impressione che anche le nostre rivendicazioni universalistiche, di un governo mondiale, vadano un bel pò riviste.
L'opinione pubblica occidentale crede di vivere in un mondo che non esiste già più, e il ritiro americano dalla Siria, l'avanzata iraniana e il riprendere dell'orgoglio nazionale russo e cinese sono dei segnali che dovremmo cogliere, anziché continuare a giudicarli dall'alto, e dal solo punto di vista moralistico-umanitario.
E qua vengo al succo: l'analisi che fai dei bisogni e del rapporto demografico presuppone ancora che USA ed UE siano il centro del mondo, e che spetti a noi decidere se possiamo lasciare morire di fame milioni di persone oppure no. Anche questa è una cosa che comincia a diventare meno vera ogni giorno che passa, perciò il punto non è tanto quale uso fare delle risorse, ma comincia ad essere quello di che spartizione farne.
Con questo non voglio dire che il progresso tecnologico e la riflessione sull'uso delle risorse non vadano perseguiti: anzi su questo son totalmente d'accordo (e il ruolo dei sindacati non mi sembra per niente un freno, tra l'altro), ma andrebbero contestualizzati in un mondo che è molto più multilaterale di vent'anni fa, e questo penso sarà decisivo per gli esiti di queste riflessioni.
Non è semplicemente un idea quella che ho dell'URSS. Durante il regime, anche all'esterno si pensava che la Russia fosse solida economicamente. Poi quando è crollata nel 1991, la Russia è emersa come un paese povero. E le cause sono quelle che ho individuato. Oggi la Russia è un paese in via di sviluppo, infatti le sue esportazioni consistono per lo più di materie prime (gas e petrolio) e la forbice tra ricchi e poveri è spaventosa.
Il Comunismo è antitetico al Capitalismo, quindi visto che la Cina è un paese che dopo il 1960 si è trasformato gradualmente in un paese capitalistico e il comunismo è usato solo come scusa dal partito per mantenere il potere, evidentemente non si può parlare di paese comunista 🙂
Così come un paese veramente comunista non è Cuba: loro sono diventati comunisti perchè osteggiati dagli USA (e la rivale degli USA gli offri assistenza).
Il rifiorire dei nazionalismi nei paesi mussulmani, in Russia e Cina, è sintomatico dell'arretratezza culturale di quei paesi, nel senso che hanno una popolazione, come quella che poteva avere l'Europa 60 anni fa. Fondamentalmente priva di istruzione e quindi facilmente manovrabile utilizzando i nazionalismi. Ma è questione di anni. Certo gli americani dovrebbero finirla di rompere il cazzo e dargli il governo che vogliono. Mezzo secolo e i cambiamenti interni alle società eliminerebbero i nazionalismi. Se invece gli USA si oppongono, il nazionalismo ne esce rafforzato, ovvio.
Prendi la Cina: è questione di anni e il sistema crollerà. C'è una crescita economica sostenuta, ma non ci sono libertà e buona parte della popolazione vive in condizioni di povertà. E quando la Cina diventerà democratica, perderà anche tutti i vantaggi economici che derivano dall'attuale regime (il basso costo della manodopera). Questo vale anche per altri paesi, tutti non stanno facendo che occidentalizzarsi. Appena il processo sarà finito, l'integrazione politica sarà praticamente una necessità.
URSS non era propriamente un paese povero, anzi, l'industria era forte e sviluppata. Tuttavia per volere di Stalin venne favorita la sola industria pesante e totalmente trascurata quella manifatturiera quindi la definizione di paese povero o paese del terzo mondo temo sia errata. Come è errato dire che la produttività era scarsa o parlare di mancanza di innovazione, che per lo più sono pregiudizi occidentali. I russi erano molto ben motivati a dare il meglio per la gloria della grande madre russia, forse erano più motivati dei colleghi europei
L'industria era forte e sviluppata direi proprio di no. L'industria leggere praticamente non esisteva. L'industria pesante contava grandi stabilimenti ma era meno efficiente di quella americana.
Non sono pregiudizi occidentali, sono considerazioni oggettive. In tutti i sistemi con quelle caratteristiche mancano gli incentivi all'innovazione. I russi erano poveri, avevano a malapena ciò che era necessario per vivere. Nessuno è motivato a far nulla, se comunque la sua condizione non è destinata a migliorare.
Ma che dici??? L'industria pesante era pari o poco inferiore a quella usa, e molto probabilmente gli operai erano anche molto più motivate nel lavorare
Ti dico di no 😛
Ma ha poco senso discutere su un elemento sfuggente come la motivazione.
conosci un tale Aleksej Grigor'evič Stachanov?
Da Stachanov deriva il termine stacanovismo 😛
Ma non vuol dire nulla, è un mito più che altro. Cioè anche se alcune persone si impegnano per fedeltà ideologica, la maggioranza lo fa solo se ha incentivi materiali che la Russia non forniva.
Stachanov ha anche migliorato le tecniche di estrazione del carbone con nuovi metodi se non vado errato... Giusto per diure che non è del tutto vero che in russia non ci fosse innovazione. Se poi per te innovazione è creare una penna che scriva in assenza di gravità sperperando milioni in quanto, come fecero i russi, sarebbe sufficiente usare una matita allora di che stiamo a parlare? lol
lol
dopo questo ultimo esempio, è meglio concludere qui la discussione, per assenza di argomenti da parte del sig. Panetta asd
Innocenti la cosa è discretamente più complessa, te ,lo dice uno laureato sia in Storia sia in Filosofia della storia.
Ci sono decine di motivi per cui l'URSS s'è sfasciata. I due principali sono la corsa all'armamento aerospazionale ( sistema SDI americano) a cui l'URSS PENSAVA di non poter stare dietro e la deregolamentazione in campo economico attuata da Regan.
L' SDI si è risolto in fuffa: gli Stati Uniti dopo miliardi buttati in ricerca non hanno lanciato nenache un satellite funzionante, mentre i russi nell'86 avevano già costruito il Polyus, un laser spaziale capace di distruggere i missili americani, andato poi perso nell'unico lancio non riuscito del lanciatore Energia, una bestione degno del saturno 5( dicesi sfiga).
Gorby dopo il lancio ha sospeso tutto, ma senza neanche saperlo i russi erano in realtà anni avanti sugli Yankee.
Per quanto riguarda la deregolamentazione finanziaria, non mi sembra che ci sia bisogno di dire come i frutti di quelli scelte gli stiamo pagando dal 2008.
L'economia finanziaria è stata totalmente staccata da quella reale, i soldi non derivano più dal lavoro, ma da speculazioni su altre speculazioni, fatte in millesimi di secondo con programmi elettronici a computazione quantistica, in una giostra infinita. Il sistema capitalista è in realtà molto più fragile di uno comunista.
Il capitalismo ha vinto la guerra fredda perchè si è messo a fabbricare soldi, mentre i comunisti fabbricavano acciaio e stazioni spaziali...
Vabbè mi fermo qui altrimenti scrivo un trattato.
Faccio notare che un'altra ipotesi per sopperire alla scarsità di risorse sarebbe un ragionevolissimo controllo delle nascite ( attraverso incentivi economici soprattutto per il terzo mondo, non alla cinese con la polizia).
Siamo in troppi, ma in un sistema appunto capitalista, tutto diretto verso il consumo, questa è un'eresia.
Il capitalismo finirà col consumare mondo.
Ma infatti il mio articolo non voleva essere un affermazione della supremazia del capitalismo, tutt'altro.
USA (sopratutto) e UE sono ancora al centro del Mondo. E lo rimarranno finchè controlleranno le fasi del processo di produzione che determinano lo sviluppo tecnologico. I paesi in via di sviluppo stanno conoscendo una rapida crescita economica, ma questa da sola non è nulla. Finchè le persone di quei paesi non godranno degli stessi diritti che abbiamo noi, saremo noi a dominare. Quando ciò accadrà, il mondo sarà molto più equilibrato geopoliticamente, quindi o ci scappa una terza guerra mondiale oppure servirà una graduale integrazione politica. Il nodo delle risorse è il seguente: questo processo che ho descritto richiederà decenni, quando sarà concluso noi in che condizioni saremo? Se non aumentano le risorse o si controllano le nascite nei paesi del Terzo Mondo (non ha senso controllarle da noi visto che il tasso naturale è negativo dal 1993, per esempio, in Italia), noi perderemo parte del nostro benessere a vantaggio degli altri. Questo provoca tensioni e probabilmente guerre. Quindi la questione è importante perchè una maggiore consapevolezza della correlazione popolazione-risorse, si potrebbe avere uno sviluppo sostenibile ovunque ed evitare scontri di civiltà.
Se lo sono lo saranno per pochissimo, la potenza economica cinese è mostruosa e e gli usa negli ultimi tempi hanno dovuto fare più volte buon viso a cattivo gioco....
Mostruosa? In termini assoluti asd
Considera i valori procapite e le differenze tra ricchi e poveri, poi ne riparliamo. La Cina cresce solo perchè i diritti delle persone sono calpestati ogni giorno.
Si mi riferisco proprio all'idea che nel '91 si sia "scoperto" che la Russia era povera, ma è una bischerata.
Alla caduta dell'Unione effettivamente le Repubbliche dell'est-Europa e la Russia si sono trovate a terra, ma proprio per il processo di disgregazione dell'URSS.
Quella che in occidente viene spacciata per "minore competitività" che ha portato alla chiusura delle fabbriche orientali, nei fatti è un processo per cui da un giorno all'altro sono sorti confini che prima non c'erano, barriere doganali prima inesistenti, poli industriali smembrati, reti logistiche devastate e proprietà che passavano di mano come noccioline.
Da un'economia sola ne sono sorte venti, di 200 milioni di abitanti che contava l'Unione, la Russia ne fa ora 120.
Questi sono i fatti che hanno portato alla caduta dell'economia sovietica.
Il discorso sulla Cina è molto complesso, ma lo si può affrontare attraverso i paesi mediorientali: dici tu che sono culture arretrate. Forse è vero, ma non nel senso che intendi tu.
Cioè a me pare che l'islam radicale e annessi e connessi sia usato un pò alla stregua di come è stato usato il comunismo nello scorso secolo: una leva per uscire dalla condizione di debolezza economica (ed è qui la chiave della tenuta del PC cinese..).
E' per questo che mi lascia molto scettico l'atteggiamento della sinistra italiana, che, in testa Repubblica, vanno a dividere il mondo in stupidi ed intelligenti: in casa spiegano così le loro sconfitte, all'estero la usano come scusa per spiegare ogni cosa. "Eh sai, i kamikaze, morti di fame analfabeti, che ci vuoi fare", "poveri immigrati, in fuga dalla guerra e dalla miseria, non sanno mica cosa li attende, bisogna aiutarli caritatevolmente".
E' un atteggiamento che ritrovo un pò nelle tue parole, e mi sembra che non quadri: esprimi la convinzione che prima o poi tutti si occidentalizzeranno e andremo d'accordo, ma a me pare che le due cose non vadano di pari passo, per niente.
Certo, è ovvio che la disgregazione dell'unità politica abbia influito; ma dietro la propaganda, l'URSS era già debole economicamente.
Nono non ho che se si occidentalizzeranno andremo d'accordo.
Ho detto che questo processo è inevitabile, perchè loro ambiscono al nostro livello di vita. Se questo processo avverrà in modo pacifico o meno dipenderà dalle risorse: se per aumentare il benessere dei cinesi (ed è inevitabile che prima o poi questi reclamino i diritti che hanno gli occidentali, ovviamente nel corso di decenni) diminuisce il benessere dell'occidente, beh allora è probabile che si ricorrà all'unico freno demografico efficace ovvero la guerra.
Si senz'altro, ma l'URSS era comunque una superpotenza: una cosa che i russi di oggi si ricordano molto bene, e nutrono un sentimento "revanscista" di cui l'opinione pubblica occidentale non si è ancora accorta, troppo occupata a bacchettare e giudicare.
Per il resto si, il problema è quello: a parte Cina e Russia, che sono rispettivamente il più grosso e il più aggressivo di questi paesi, sono tanti quelli che stanno emergendo, e le cui economie ormai hanno una produzione industriale capace di sostenersi anche senza il beneplacito di USA-UE. Mi riferisco ai BRICS e a i MIST, ma anche al sudamerica.
Non escludo in effetti che la guerra sia una possibilità: ciò che dico però è che ci stiamo andando addosso ad occhi chiusi, rintanati nella nostra bambagia.
Invece è un problema urgente (più del 90% delle stronzate che passano in tv e in parlamento), tanto più per noi, che siamo la generazione che sarà chiamata sotto le armi in caso di conflitto.
No, non saremmo noi a combatterla quella guerra. Almeno io ho già 20 anni e quindi a meno che non mi chiamino a combatterla a 40/50 anni. Lo sviluppo economico dei paesi che hai citato è prodigiosa, ma non è quella la scintilla. Il problema si porrà quando le rivendicazioni democratiche in questi paesi si porranno come obiettivo dare a tutta la popolazione il benessere che ora dei pochi. E allora le risorse potrebbero non bastare per tutti. Quindi qualcuno dovrà stare peggio. Dubito che qualcuno accetti una cosa del genere senza opporsi.
In termini di spazio la guerra è già sui nostri confini: Libia, Siria, Ucraina..
In termini di tempo boh, in effetti andiamo sulle sfere di cristallo 😛 Però il senso complessivo del mio discorso è che in occidente si tende spesso a "tirarsi fuori", ad astrarsi dalla situazione del mondo, considerandosi superiori.
E' vero che l'esercito americano e le tecnologie occidentali mantengono una posizione preminente, ma sono anche spazialmente in ritirata, perciò le prospettive e le aspettative che ci siamo fatti negli ultimi vent'anni andrebbero un pò ridimensionate, penso.
Ma il discorso è molto vasto, vedremo un pò come andranno le cose.
Gli attuali conflitti non fanno testo, hanno motivazioni diverse 🙂
Questo è quello che si dice sui giornali, ma a me pare che la voglia di emergere, la scarsa fiducia per l'occidente e il ripiegamento militare americano entro i confini della NATO siano tre elementi che accomunano tutti questi conflitti.
Perciò oggi non ci minacciano direttamente, domani le cose possono essere molto diverse.
Il conflitto in Siria e quello in Libia è connesso alla religione e alla lotta contro regimi autoritari. In Ucraina è leggermente diverso, c'è sempre la lotta con un regime autoritario, ma si è rivista l'opposizione USA-Russia. Obiettivamente a me sembra che l'Ucraina sia soltanto uno strumento.
E io che pensavo che alla fine il messaggio dell'articolo fosse: Quelli di FdeI non capiscono un ca**o asd
C'è bisogno di un mio articolo per esporre questo basilare concetto della termodinamica?
Stai VERAMENTE molto male.
200 articoli!?! 😮
Tu sei pazzo Inno xD
Stannis?
Stannis(cia).
Ma quello è Stalin o atlius?? I baffi sono identici 😛
loool
Riassunto?
Usate il preservativo!
quello sempre!