Le Italiche Armate Superano I Confini (Parody Inside)

Day 1,540, 06:23 Published in Italy Italy by Imperatore Augusto

Pubblico qui in Italia l'articolo scritto da Fafnir der Drache



Il nostro stato ha dovuto per lungo tempo subire l'ignobile assedio societario di 23 stati (semicit)
ma oggi, glorioso giorno, le italiche schiere, sotto fulgida guida, hanno preso possesso della città
fatta ammirare a tutto il mondo civilizzato come Epidamno dai greci, restata per lungo tempo sotto la capace guida del glorioso impero romano e ora sottratta alla bolscevica tirannia fyromiana per farla ritornare in mani italiane, sotto il nome di Durazzo.

Alla nostra guida nelle tenebre Imperatore Augusto, si aggiunge così il titolo di Re d'Albania e il popolo tutto, dalle alpi alle eolie, dalla dora baltea al simeto prorompe in alte grida di gioia al solo udire che l'augusteo impero si espande ora anche al di là del maestoso Mare Adriatico.


In questo dagherrotipo vediamo il governatore della città di Durazzo e della provincia costiera che si sottomette al nostro duce supremo (filologia needed) Imperatore Augusto.

Quest'oggi i possenti carri corazzati delle italiche armate, macchine in grado di travolgere qualcunque ostacolo, sono riusciti nell'impresa di dare al nostro duce il dominio sulle terre d'Illiria. All'insidia dell'infido nemico si aggiungono l'insidia e le difficoltà del terreno, che già fermò a più riprese altri eserciti che avevano tentato la conquista arrestandosi contro l'avversa morfologia del terreno, ma l'élite passa.

Sulle principali strade del Regno, il grosso delle nostre truppe attende impaziente il segnale d'avanzata. I soldati, nella loro più rude e ferrea efficienza bellica aspettano di poter raggiungere i confini e oltrepassarli. Dalla litoranea nuovi reparti affluiscono verso le prime linee. Le artiglierie in posizione attendono il segnale del nuovo attacco. Gli avieri sfidano le incognite della navigazione sulle grandi altitudini.

Invano i Fyromiani tentano di fuggire all'inesorabile avanzata, appoggiata dai balcanici cannoni
del fedele alleato dalmato. Le vie del porto sono ingombre del materiale bellico abbandonato in una caotica profusione, accanto a naviglio di ogni genere, dall'esercito fyromiano in rotta. Il numero di prigionieri catturati sul litorale illirico dicono quale durissimo scotto devono pagare gli avversari ogni qual volta tentano di resistere ad un'azione offensiva delle italiche armate.

Il nostro Re Imperatore,
soldato nel sangue e animatore irresistibile, parla ai soldati degli avamposti,
ai quali ha dato e darà fulgido e indimenticabile esempio.
I soldati rimangono impressionati dall'ardore delle sue parole e dalla sua rassomiglianza con la nota forza di livello planetario conosciuta sotto il nome di colinar.

Le prime colline sono sconvolte a palmo a palmo dalle nostre artiglierie, i fanti battono in avanti, i carri armati li precedono spianando loro la strada e sfidando le insidie procedondo arditamente nell'entroterra. Il genio e i fanti si sono subito messi al lavoro e hanno terminato, a tempo di primato, l'opera di ricostruzione delle oramai italiche vie di comunicazione.



Forti delle proprie armi, sicuri del vittorioso destino diciamo che l'ora dell'avanzata è giunta:
AVANTI POPOLO!