[ECONOMIA DI EREPUBLIK] La Tassazione

Day 2,399, 16:29 Published in Italy Greece by InnoDC

Salve a tutti 🙂

Oggi parliamo di un tema di attualità, visto il nostro problema a pagare gli MPP, ovvero la tassazione.
Ovviamente è un tema molto vasto e quindi parlerò solo di ciò che può avere una qualche rilevanza per erepublik, cercando di esprimermi in termini il più comprensibili possibile.

Innanzitutto, brevemente, quali sono gli elementi fondamentali di un imposta?
- Presupposto dell'imposta: Atto/Fatto che determina l'obbligazione tributaria;
- Oggetto dell'imposta (base imponibile): Ciò che viene tassato (generalmente il valore monetario di questo qualcosa);
- Aliquota
Il prodotto tra Base imponibile (al netto di eventuali deduzioni) e aliquota definisce l'Imposta lorda. Sottraendo a quest'ultima le detrazioni/crediti d'imposta si ottiene l'imposta netta (o debito d'imposta).

Fatta questa premessa, facciamo una serie di considerazioni.

Innanzitutto si parla di incidenza legale dell'imposta per fare riferimento alla persona che è tenuta a versare il tributo. Nella concezione comune, si pensa il più delle volte che chi è tenuto a versare un imposta, sia colui che ne sostiene il costo (tranne il caso in cui, operando un sostituto di imposta, sia palese che un terzo versa un imposta allo Stato per nostro conto). In realtà, l'incidenza legale è totalmente irrilevante: due imposte, con le stesse caratteristiche, che si applichino rispettivamente a produttori e consumatori, hanno il medesimo effetto. Cioè che definisce l'incidenza economica dell'imposta (ovvero chi effettivamente sostiene l'onere del tributo) non è l'incidenza legale; bensì l'elasticità dell'offerta e della domanda.
Ora, per chi non ha conoscenze economiche, si rende necessaria una piccola parantesi per spiegare l'elasticità (nel nostro caso ci interessa l'elasticità rispetto al prezzo).
L'elasticità della domanda rispetto al prezzo, per esempio, è data dal rapporto tra la variazione percentuale della quantità domandata e la variazione percentuale del prezzo; quindi ci esprime di quanto varia la domanda se il prezzo varia dell'1%. In sostanza ci indica la "sensibilità" della domanda al prezzo. Maggiore è l'elasticità, maggiore sarà la variazione della quantità domanda al variare del prezzo. L'elasticità dell'offerta rispetto al prezzo è similare.
Consideriamo un certo mercato (quindi una curva di domanda e una di offerta) ed introduciamo un imposta. Indipendentemente dall'incidenza legale, tanto più elastica è la domanda (o anelastica l'offerta), tanto maggiore è l'incidenza economica sui produttori; viceversa, tanto più elastica è l'offerta (o anelastica la domanda), tanto maggiore è l'incidenza economica sui consumatori.
Quindi, quando si valutano gli effetti sulla distribuzione del reddito di un imposta, bisogna considerare esclusivamente l'elasticità della domanda e dell'offerta del bene, oggetto dell'imposta, rispetto al prezzo.
La traslazione dell'imposta (la differenza tra incidenza legale ed economica) è possibile perchè, dopo l'introduzione dell'imposta, in un economia di mercato, i prezzi cambiano.

Se i prezzi relativi dei beni cambiano, a seguito dell'introduzione di un imposta, cambiano anche i comportamenti degli individui. Quando un imposta modifica i comportamenti dei singoli, provoca una perdita di benessere a livello collettivo; questo costo netto in termini di benessere prendere il nome di eccesso di pressione.
Perchè proprio eccesso di pressione? Semplicemente, si fa riferimento al fatto che applicando un imposta diversa (un imposta non distorsiva) si potrebbe ottenere lo stesso gettito fiscale, senza alcuna perdita di benessere. L'imposta distorsiva determina una "variazione equivalente" (riduzione del reddito che equivale, a prezzi costanti, all'introduzione dell'imposta, a livello di benessere individuale) superiore al gettito. Questo perchè, quando si introduce un imposta distorsiva, operano due effetti distinti: l'effetto reddito e l'effetto sostituzione. In soldoni, l'effetto reddito è la variazione nei consumi conseguente al fatto che siamo più poveri; l'effetto sostituzione è la variazione nei consumi conseguente al fatto che è cambiata la convenienza relativa (i prezzi relativi) dei diversi beni. Per evitare un eccesso di pressione, si dovrebbe introdurre imposte che non alterano le decisioni individuali, ovvero non alterano i prezzi relativi. Imposte che comportano solo una riduzione del reddito. Si parla di imposte in somma fissa. Queste imposte sono legate ad aspetti dell'individuo che non questi non può modificare (es. il sesso) e perciò applicarle non altera i prezzi relativi e quindi non crea eccesso di pressione.
Tuttavia, applicare imposte di questo tipo è molto difficile e spesso sono imposte inique (si pensi, appunto, ad un imposta che discrimini in base al sesso).

Di conseguenza, si deve accettare che una qualche distorsione nelle decisioni degli individui è inevitabile.
L'obiettivo dei governi diventa allora minimizzare l'eccesso di pressione. Per minimizzare l'eccesso di pressione totale, l'eccesso di pressione marginale derivante dall'ultimo euro di gettito deve essere uguale per tutti i beni.
La regola di Ramsey ci dice che l'eccesso di pressione totale risulta minimizzato se la variazione percentuale nella quantità domandata, a seguito dell'introduzione dell'imposta, è la stessa per tutti i beni. Bisogna fissare le aliquote che si applicano ai diversi beni per realizzare questa uguaglianza. Da ciò deriva che, bisognerebbe tassare con aliquote più alte beni con una domanda più rigida/anelastica e con aliquote ridotte beni con una domanda elastica. In realtà, considerazioni di equità porterebbero alla conclusione opposta: i beni con domanda rigida (es. i beni alimentari) soggetti ad una aliquota ridotta ed invece un'aliquota più alta per i beni con domanda elastica (es. i beni di lusso). Quindi esiste un trade-off tra efficienza ed equità.

L'eccesso di pressione smentisce alcune tesi economiche che sostengono la necessità di una paritaria redistribuzione del reddito. Infatti, data la pratica impossibilità di introdurre imposte non distorsive (imposte in somma fissa), per redistribuire le risorse si devono utilizzare imposte distorsine le quali, alterando le decisioni individuali, comportano una riduzione del benessere, una riduzione del reddito da redistribuire. Esiste quindi anche in questo caso un trade off tra la necessità di redistribuire il reddito e i costi (non soltanto amministrativi) che questa redistribuzione comporta.

Tutte queste considerazioni, alquanto astratte, costituiscono comunque la base per valutare la nostre possibilità di riforma del sistema tributario (su erepublik intendo 😛 ).
Le considerazioni sull'incidenza economica dovrebbero servire appunto a superare l'idea che introdurre un imposta colpisce il soggetto che quell'imposta è tenuto a sostenerla; e quindi permettere a chi di dovere una migliore analisi di quali imposte sia più conveniente applicare.
Le considerazioni sull'eccesso di pressione dovrebbero spingerci a tentare la via delle imposte in somma fissa, anche se l'unica imposta veramente non distorsiva che si potrebbe applicare su erep è un imposta che discrimini in base al tempo di gioco (se non troppo alta, nessuno cancellerà il proprio account, ricominciando da capo, pur di non pagarla). Bisogna infatti stare molto attenti, perchè imposte, che all'apparenza sembrano non distorsive, finiscono con esserlo. Si pensa ad un imposta sul livello dei giocatori, che ovviamente spingerebbe i più a salire meno velocemente di livello (in realtà questa distorsione dei comportamenti sarebbe "positiva", nel lungo termine).
Se non si trovano imposte in somma fissa, si deve ricorrere ad imposte distorsive e allora bisognerà cercare di minimizzare l'eccesso di pressione, seguendo la regola di ramsey, visto che le ragioni di tipo equitativo su erep contano molto meno rispetto che nella RL.
Ovviamente bisogna tenere anche conto dei costi amministrativi (nel caso di imposte extra-game ovviamente) nel decidere sulla praticabilità di una certa imposta.
Per quanto concerne invece la tassazione ingame bisogna sostanzialmente scegliere quell'aliquota che massimizza il gettito fiscale (la relazione tra aliquota e gettito viene evidenziata da una Curva di Laffer) e ciò dipende ancora una volta dall'elasticità di domanda/offerta.
Per esempio, dato che le due principali entrate dello Stato sono imposta sul lavoro e imposta sui consumi, bisognerebbe confrontare l'elasticità della domanda dell'insieme composito dei beni con l'elasticità dell'offerta di lavoro, per stabilire le aliquote che minimizzano l'eccesso di pressione, tenendo anche di conto delle aliquote che massimizzano il gettito.
Il vero e grande problema sta nell'assenza di dati, di osservazioni del mercato e quindi la difficoltà nello stimare con precisione il valore di queste elasticità. Ci si può provare, ma serve tempo e sarebbe facile sbagliarsi.
Così ad occhio, potremmo per esempio affermare che l'elasticità della domanda di armi q7 è decisamente minore dell'elasticità del cibo q7. Però da qui ad ottenere stime puntuali ne corre, servirebbe un servizio di raccolta dati, che sarebbe colossale da realizzare (anche se i benifici, anche in altri campi, sarebbero notevoli). Poi, figuriamoci stimare l'elasticità dell'offerta di lavoro...

Con questo articolo ho voluto delinare l'argomento "Imposte", senza entrare nel merito delle discussioni in corso in Congresso, a cui vi rimando per chi volesse approfondire.

Grazie per l'attenzione.

Innocenti

Articoli precedenti:
La circolazione monetaria
Gli investimenti
I salari