[PRESIDENZA] Saluto e Augurio

Day 2,175, 01:57 Published in Italy Italy by National eItaly
Urli, rapine,
gemiti, sangue, stupri, rovine,
e stragi e fuoco
d'Attila
è gioco.
O lauta mensa,
che a noi sì
ricco suol dispensa!
Wodan non falla,
ecco il Valhalla!...
T'apri agli eroi...
terra beata,
tu se' per noi.
Attila viva;
ei la scopriva!
Il re s'avanza,
Wodan lo cinge di sua possanza.
Eccoci a terra,
Dio della guerra!


Salve,

cari italiani oggi il barbaro dominatore vi lascia per sempre, il cattivo, l'usurpatore, l'incapace, l'imbelle, il male assoluto, il distruttore del vostro paese.
Vi lascia a voi stessi.

E' stato un mese che è cominciato molto male, i Comandanti delle vostre Unità Militari mal sopportavano la mia dominazione e in particolare mappina (che qui chiameremo Odabella) si oppose con fierezza a me il Re degli Unni.

Ciò che mi appresto a presentarvi sono versi tratti dall'Attila di Giuseppe Verdi.

Silenzio

ATTILA
(scende dal carro)
Eroi, levatevi!
Stia nella polvere chi vinto muor.
Qui!... circondatemi; l'inno diffondasi
del vincitor.
I figli d'Attila vengono e vincono
a un colpo sol.
Non è sì rapido solco di fulmine,
d'aquila il vol.

(va a sedersi sopra un trono di lance e scudi)

CORO (Feliks, Stedee e tutta la squadra)
Viva il re delle mille foreste,
di Wodano ministro e profeta;
la sua spada è sanguigna cometa,
la sua voce è di cielo tuonar.
Nel fragore di cento tempeste
vien lanciando dagl'occhi battaglia;
contro i chiovi dell'aspra sua maglia
come in rupe si frangon gli acciar.

ATTILA
(scendendo dal trono)
Di vergini straniere,
oh, quale stuol vegg'io?
Contro il divieto mio
chi di salvarle osò?

ULDINO (Gabriele Magro)
Al re degno tributo ei mi sembrò.
Mirabili guerriere
difesero i fratelli...

ATTILA
Che sento? A donne imbelli
chi mai spirò valor?

ODABELLA (mappina)
(con energia)
Santo di patria indefinito amor!
Allor che i forti corrono
come leoni al brando
stan le tue donne, o barbaro,
sui carri lagrimando.
Ma noi, donne italiche,
cinte di ferro il seno,
sul fumido terreno
sempre vedrai pugnar.


ATTILA
Bella
è quell'ira, o vergine,
nel scintillante sguardo;
Attila, i prodi venera,
abomina il codardo...
O valorosa, chiedimi
grazia che più
ti aggrada.

ODABELLA (mappina)
Fammi ridar la spada!!!

Pressapoco è andata così.

Mi sono già dilungato troppo con voi, Italica Stirpe, ma vorrei qui spiegarvi la mia personale visione del vostro paese.
Siete un popolo di codardi.
Non tutti.
Ma chi tra voi è più coraggioso si nasconde, forse per intelligenza, e non osa parlar rendendo la maggioranza ignorante del vostro paese la sola a cui è affidato il comandare.
Ho riunito nella mia squadra i migliori di voi, quelli che hanno accettato di provare a dare un futuro a questo paese, non ci siamo riusciti ma abbiamo ottenuto cose che altri al posto mio non avrebbero certamente ottenuto.

E DENTRO DI VOI LO SAPETE

Anche se mai lo ammetterete perchè la vostra più grossa catena è l'orgoglio.

Il Re degli Unni, il Flagello di Dio, Signore dell'orda dei Turqun vi lascia, le sue parole vi lasciano per sempre, queste le ultime e badate di tenerle a mente per sempre:

Dove l'eroe più valido
è traditor, spergiuro,
ivi perduto è il popolo,
e l'aer stesso impuro;
ivi impotente è Dio,
ivi è codardo il re...
là col flagello mio
recai di Wodan la fé!


/me posa la spada di Marte, toglie l'armatura e va come vagabondo per il mondo.