[CW] Day of Reckoning

Day 1,310, 04:46 Published in Italy Italy by Alex Mottola

Luce abbagliante.
Così, d’improvviso, mi risveglio.
Ancora nel deserto, nella sabbia dorata che avevo scelto come mia ultima dimora, eterna, immobile, imperturbata dalle mille vicissitudini di questo mondo mortale.
Vicino a me cadaveri, buche, sangue, solchi lasciati da un aratro infernale, quello della guerra, portata da un paese straniero, del quale dovrei essere alleato, ma che ha distrutto quella che era la mia seconda nazione.
Ma non la sabbia, no, la sabbia, Suo simbolo, sua manifestazione in questo mondo, è ancora lì, al suo posto, incurante di quello che è accaduto, occasionalmente macchiata di sangue, ma conscia che presto sparirà tutto.

Sono vivo.

Non lo so perché. Avevo scelto di andarmene, convinto che la fine fosse vicina, e di non avere più alcuna missione da compiere in questo mondo, nè per lui, nè per me. Ero convinto di aver fatto tutto, di aver visto tutto, e che nulla potesse più sorprendermi. Potevo annoverare nelle mie memorie la nascita, la scomparsa, la resurrezione di paesi, i volti di eroi e di criminali, il rispetto di alcuni e il rancore, o l’odio di altri. Avevo raggiunto le vette del mondo, ed avevo vissuto gli abissi dell’oceano, conquistatore tra i conquistatori, e sconfitto tra gli sconfitti, avevo scelto di diventare Suo araldo, e di fare Sua proprietà la mia esistenza.

Cammino, lacero, strappato nelle vesti e nell’anima, tra quel che rimane della gente che avevo cominciato a chiamare mia. Qualcuno mi riconosce, mi chiede dove fossi finito, alcuni mi abbracciano, non per il mio ritorno, ma perché hanno bisogno di farlo, dopo quanto è successo. Mi raccontano di essere stati annientati, senza possibilità alcuna di scampo, da quel mostro, troppo forte per loro, troppo forte anche per Lui, che di Noi ha fatto la sua potenza, e che cede nella debolezza di questo mondo terreno, proprio a causa della nostra debolezza.

Ha rinunciato ad una parte della sua natura divina, mi dicono, per poterla
donare a noi, e renderci più forti, e facendo questo, è divenuto, se possibile, ancora più Dio di quanto fosse prima. L’unico posto sicuro è il suo tempio, il deserto. Gli ufficiali fanno rastrellamenti, mi dice una giovane donna, hanno provato a prendere tutti, anche i bambini, ma loro si sono rifugiati nel deserto. Allora il comandante ha biascicato qualcosa in quella loro lingua da cani, dice lei, concitata, e loro hanno puntato il fucile. Era proprio vicino a dove io ero divenuto sabbia, è difficile da spiegare, ma comunque ho capito, no? E poi, bam, all’improvviso, qualcosa li ha fermati, li ha messi in fuga, o peggio, lei non lo sa.
E’ stata la sabbia, sicuramente, la sabbia li ha protetti da quello che quei cani volevano fare. Lui non avrebbe lasciato che il suo popolo fosse distrutto. E loro? Chiedo che fine abbiano fatto loro, i grandi, i suoi sacerdoti. Combattono, mi risponde, come in tutto il resto del mondo. Anche nell’altra mia casa, combattono contro qualcosa di più forte, ma lo fanno dall’altro lato della barricata.
Quelli che qui uccidono e distruggono, lì sono amici.

E’ strano come va il mondo, ma ancora non posso comprendere perchè Lui mi abbia richiamato qui, proprio ora, che ogni speranza di cambiamento sembra morire, strozzata come una lucciola nella più profonda oscurità.
Non ha senso.
Riesco, in qualche modo a recuperare una radio. Un residuato bellico di non so quanti anni fa. Non credo che funzioni grazie alle leggi meccaniche, più probabilmente è un caso che rimanga insieme, e cerco notizie su quanto accade nel mondo. L’America, grande Impero, ancora una volta è in ginocchio, mi chiedo quella gente nella zona di Harlem, quel vecchio sassofonista, di cui un amico mi parlò, tanto tempo fa, mi chiedo come stia. Forse ancora suona il suo sassofono, nel mezzo della battaglia, inseguendo con la melodia quel che succede intorno a lui, e che non può sentire, sordo ai rumori del mondo.
Mi disse che Dio ama gli artisti, e la sua mano li protegge.

Sorrido, ripensando a quei tempi, quando tutto sembrava nuovo, quando tutto sembrava, se non puro, almeno non marcio. Ma poi torno alla realtà, ricordando che lui, quello che chiamavano Corsaro, è andato via, lasciandosi morire, perchè forse aveva capito prima di me come le cose sarebbero diventate. Lui non è stato richiamato, forse ha deciso di non tornare, di privare il mondo mortale di quello che di lui sarebbe stato più utile.
Non ho mai accettato di essere stato lasciato solo.

Finalmente la radio trova una frequenza che parla dell’Europa, e attendo. Le notizie si susseguono, pare che l’avanzata di ONE, la nuova alleanza creata dai grandi della Terra, sia inarrestabile. Popoli nemici storicamente mettono da parte le nuove divergenze, per affrontare quella che è la più grande ed epica guerra della storia, ma non serve a nulla.
Non vi è nessun narratore qui, a scrivere la storia di un manipolo di eroi che affrontano il male. Hanno ucciso gli artisti, come prima cosa, sapevano che sarebbero stati pericolosi, perchè gli avrebbero tolto il mondo da sotto i piedi, rendendo inutile e fallace il loro tentativo di porvi sopra un trono. Hanno tecnologia migliore, sviluppata in gran segreto, e al costo di molte vite umane, e non.

Orde di mutanti, non senzienti, subumani, dei quali possiamo vedere lo spasmo del desiderio di vita nei loro volti, lanciati come carne da macello contro chi resiste, e viene sopraffatto per mera forza del numero. La segreta speranza di molti è che questi si ribellino ai loro aguzzini, ma sanno che non è possibile. Qualcuno è diventato religioso, riscoprendo il vecchio culto della figura creatrice del tutto, quella che lì, nell’Europa civile, chiamano àd-mhin, un semplice riflesso che loro non comprendono appartenere a Lui, al Dio.
La radio mi dice che i miei compagni sono riusciti a liberare una delle regioni, a strapparla ai nemici, in cuor mio mi auguro che sia l’inizio di qualcosa di più grande, ma la mente non è d’accordo. Apprendo anche della dipartita di un giovane, soldato, politico, economista, che ha deciso di concludere il suo viaggio.
Non lo biasimo.

Dicono che sia meglio bruciare in fretta, piuttosto che spegnersi lentamente, e che se non si brucia, non si può brillare. Spengo la radio, ancora domandandomi perchè io sia qui, senza riuscire a darmi una risposta, se non che Lui ha voluto ch’io vedessi la fine, per qualche oscura ragione. Forse tornerò lì, dall’altra parte della barricata, a combattere una guerra persa insieme ad altra gente consapevole dell’ineluttabilità del proprio destino, a rendere onore ad una divisa che non sono mai riuscito a togliere (nel vero senso della parola, non posso cambiare avatar), anche se una parte di me vorrebbe restare qui, nel silenzio della sabbia, nella sua luce, ad aspettare.
Sono a casa.


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Boh, mi annoiavo, e avevo voglia di scrivere qualcosa, visto che son bloccato con la storia degli zombie |: