Sullo status di membro fondatore

Day 2,265, 11:12 Published in Italy Italy by Feliks Edmundovic


Circa un anno fa ero pressoché sparito dalla politica e dalla comunità eitaliana. Avevo portato a termine l'obiettivo che mi ero prefissato ancora un anno prima (fine 2011) quando ero tornato con questo nuovo account, cioè creare qualcosa di utile che restasse anche una volta che avessi lasciato il gioco.
Avevo ricreato la farnesina, lavorandoci su da gennaio a settembre 2012: mi trovavo così nel dubbio se avesse ancora senso restare su erep, e mi stavo lentamente avviando al due-click.
A gennaio 2013 mi fu offerto nuovamente l'incarico di organizzare una diplomazia per EDEN, l'alleanza di cui facevamo parte all'epoca: la vita di EDEN era palesemente agli sgoccioli, ma, un pò per noia e un pò per curiosità, questa volta accettai il lavoro.

L'organizzazione poi la mettemmo insieme, ma non fece in tempo ad essere utilizzata per la contemporanea caduta di EDEN.
Mentre ci lavoraramo, però, ebbi il modo di conoscere più a fondo la struttura delle diplomazie e delle politiche dei nostri alleati: priorità, organizzazione, mentalità.
Mi resi conto che esisteva una relazione forte tra il fatto che un paese fosse grande ed in crescita e la sua apertura verso l'"estero".
I paesi piccoli erano ripiegati sulle questioni interne, mentre in quelli grandi il dibattito pubblico si spostava spesso sulle faccende internazionali.

E' di questo che vorrei parlarvi, e di quello status di membri fondatori di alleanze che i grandi paesi vogliono tenere per sè.


Sottosviluppo

A me questa equazione paesi piccoli=interesse interno, paesi grandi=interesse esterno ricorda molto la relazione RL tra i paesi ricchi, industrializzati, e quelli poveri, che esportano materie prime.

Erepublik è chiaramente un sistema molto semplificato, un modello del mondo reale, ma se qui esistesse un dibattito sul sottosviluppo penso che partirebbe dalla stessa domanda da cui parte il dibattito reale.
Cioè i paesi piccoli sono ripiegati su se stessi perché sono piccoli, o viceversa? Così come in real ci si chiede: i paesi poveri sono tali perché esportano materie prime, o esportano perché sono poveri?

E' la classica domanda se sia nato prima l'uovo o la gallina, e la risposta RL è che le due cose vanno più che altro di pari passo.

Il Botswana, per intenderci, è povero ed esporta materie prime: comunque la si guardi, non può dotarsi di colpo di un sistema industriale e diventare ricco, oppure diventare ricco e dotarsi di un sistema industriale.

Se anche il Botswana decidesse di punto in bianco di prendere tutte le risorse del paese e convogliarle per la costruzione di un grande centro industriale all'avanguardia finirebbe per non guadagnarci: dovrebbe importare i macchinari più complessi, assumere ingegneri stranieri (e quindi costosi, sennò non si schiodano da casa) e personale in grado di gestire il complesso, anch'esso probabilmente straniero.
Il complesso di operazioni da fare e gestire finirebbe per portare l'operazione in perdita, ed infliggere alla popolazione delle privazioni che solitamente questa è disposta ad affrontare solo in particolari casi (un'ideologia forte è uno di questi).

Questo è un discorso su cui si può stare a parlare per ore: qui non voglio entrare troppo nel merito della RL.
L'ho riportato qui in erep invece perché torna utile per il discorso riguardo a come incrementare il nostro peso.


Crescita: uno status di membro fondatore aumenta la nostra forza?

Si è parlato molto e si sta tuttora discutendo dell'obiettivo di guadagnarci uno status di membro fondatore nell'alleanza antiserba che si verrà a creare.
Ma è davvero un obiettivo che ci torna utile? Secondo me, no.

Vi spiego perché.
Partiamo dalle uguaglianze di prima (paese piccolo=interesse interno, paese grande=interesse esterno): se ci si aggiunge l'assunto che questi termini siano legati e contestuali, cioè se consideriamo vera l'idea che un paese piccolo non può diventare grande dall'oggi al domani (che è l'assunto RL della relazione paesi ricchi/paesi poveri) otteniamo la constatazione che queste uguaglianze rappresentino una tendenza.

Ora la sto mettendo giù un pò schematica, però il senso è che un paese piccolo tende ad essere ripiegato su se stesso e viceversa.

Il che vuole dire a sua volta che un paese che si interessi di questioni internazionali tende ad essere grande ed un paese che si interessi solo di questioni interne tende invece ad essere piccolo.

E' un ragionamento che secondo me si riscontra in erep: la Bulgaria negli ultimi mesi è molto interessata di questioni interne, e sta diminuendo di numero e forza, così come altri paesi, ad esempio USA e Indonesia.
Al contrario, la Spagna è stata al centro dell'attenzione per diversi mesi, ed è tornata ad essere una potenza, invertendo il declino (numerico e di danno in battaglia) che l'aveva interessata fino a prima di quest'attenzione.
Si spiega anche il fallimento del babyboom francese: arrivato per la pubblicità di un giocatore, ha trovato un paese in cui si discuteva solo di affari interni, ed ora i francesi sono tanti quanti erano prima del BB.


Tutto questo è un ragionamento che può sembrare complesso, ma in realtà è solo la spiegazione di una realtà empirica che tutti noi possiamo vedere coi nostri occhi: se non si sa una ceppa di cosa accade fuori dalla comunità italofona non si capiscono le guerre, e quindi ci si sente in balìa degli eventi.
Perché come ci ha ricordato il Ministro degli Interni in carica, ciò che determina la realtà virtuale di erep sono i rapporti di forza e i meccanismi del gioco: per quante leggi possiamo inventarci, è ciò che sta dentro www.erepublik.com che ha l'ultima parola su tutto.
Dato poi che gli eventi più evidenti e rilevanti si hanno sul campo di battaglia, sentirsi tagliati fuori da ogni comprensione, stufa.
La noia porta al delete.


Ora, posto tutto questo, a me sembra che un seggio da membro fondatore (assumendo che i membri fondatori abbiano più responsbilità rispetto agli altri nella gestione dell'alleanza) sarebbe qualcosa di più simile all'impianto industriale del Botswana piuttosto che ad una crescita ragionata e solida.

Comporterebbe una serie di oneri costosi, perché acquisteremmo un'importanza particolare agli occhi dei nostri partners più grossi: così come il Botswana dovrebbe importare ingegneri, noi, anche se abbiamo già i nostri "ingegneri" (chi si occupa di esteri è oggi in numero crescente) dovremmo probabilmente gestire una presenza molto maggiore di diplomatici stranieri interessati al nostro seggiolone.
Il che per un paese forte è normale, ma un paese che è ancora piccolo rischia di subire, più che sfruttare, la presenza straniera: proprio perché saremmo giuridicamente pari ad altri, ma di fatto molto più deboli, sarebbe facile per agenti esterni cercare di far pressione su quella o quell'altra parte politica per ottenere guadagno.

Perché è certo che la nuova alleanza è la nostra maggiore speranza per ottenere movimento e attenzione internazionale alla nostra penisola, ma non sarà come EDEN: la formazione che sta nascendo non si basa su un'unione di nazioni di media grandezza, com'era la nostra vecchia Fratellanza difensiva.
Questa sarà un'alleanza probabilmente offensiva, guidata da alcune grandi nazioni che non hanno interesse nel dividere la guida per legittimarsi.

D'altra parte i guadagni sarebbero ben pochi: a determinare le strategie militari è l'attenzione dei combattenti ai vari scenari di guerra, e questo non si guadagna con un seggio occupato da un governo.
Né ci guadagneremmo posti nell'HQ: anche in TWO, che adottava questo sistema di status diversificati, le nazioni piccole con seggio (Slovenia e Uk) dovevano comunque passare attraverso le potenze militarmente più forti per poter ottenere dei gradi.


Conclusioni

Ma quindi, cosa ci consentirà di difendere i nostri confini?
Certamente non la sola adesione all'alleanza. C'è stato un tempo (molto lungo) in cui i governi avevano l'abitudine di addossare al mancato aiuto di EDEN le nostre sconfitte militari. La verità però è che la nostra partecipazione alla vecchia alleanza era a dir poco passiva: impostavamo i DO come detto dall'alleanza, mandavamo qualche rappresentante alle riunioni e questo ci sembrava sufficiente.
In tutta la storia di EDEN solo tre italiani hanno fatto parte dell'HQ (mappina, Fleija e me, che ci sono stato quasi informalmente): tutti e tre in ruoli subalterni.
Non abbiamo mai avuto una visione chiara e pubblica delle strategie di EDEN, e se le abbiamo commentate lo abbiamo fatto solo tra noi.

Questo, oggi, non ci consentirà di difendere un bel niente.
Cominciamo però invece ad avere le basi per una crescita futura: la popolazione eitaliana è mediamente più informata sull'estero, in molti trovano normale joinare MU straniere e interagire con giocatori di altri paesi.
E' questo che in ultima analisi ci darà la forza di sfruttare la condizione oggettiva di ponte geografico e politico tra due membri di spicco dell'alleanza (Spagna e Croazia), di attirare l'attenzione sulle nostre battaglie e fare così in modo che siano al centro delle strategie della nuova alleanza.

Più visibili saremo, più il nostro campo di battaglia sarà avvertito come naturale, e con questo fatto le strategie militari si dovranno confrontare.
Più attenzione da e per l'estero ci sarà, più probabile sarà la crescita.
E una volta che, chissà, saremo riusciti a diventare una nazione forte, allora vedrete che non dovremo faticare per avere e gestire uno status privilegiato.



Vostro,
Feliks