Palio di Feltre. In palio il Da.Spo.

Day 2,447, 02:23 Published in Italy Croatia by BomberPruzzo

A Feltre, un piccolo centro in provincia di Belluno, resiste una vecchia tradizione Quattrocentesca, il Palio. Nato per commemorare l’ingresso della città nella Repubblica di Venezia, come tante altre rievocazioni ludico-agonistiche, vive picchi di tensioni e fisicità molto elevati. Ed in fondo è questo il bello, per chi le vive direttamente o indirettamente. Ed è per questo che sociologicamente sono nate: vengono definite “guerre simulate” (analogamente agli scontri ultras, trasformate in “guerre reali” dagli approcci coercitivi), servono appunto a sublimare aggressività e violenza innate nella natura umana. Si usava fare così, era un modo come un altro per creare una valvola di sfogo sociale ed evitare, al contempo, che quelle pulsioni non “depressurizzate” potessero riversarsi pericolosamente sull’ordine pubblico. Giustamente già nel Medioevo immaginavano che certe tensioni le si potevano risolvere solo con un approccio sociologico, non di certo emanando editti o facendoli strillare ai quattro angoli del paese da un banditore.

Al Medioevo, l’era comunemente considerata dell’oscurantismo, seguì poco più di 600 anni dopo il nuovo Medioevo, cioè l’epoca attuale in cui, in pratica, è persino più scuro della Mezzanotte dell’Umanità e paiono resuscitati redivivi Torquemada, aizzate nuove cacce alle streghe, in ragione dell’incapacità di risolvere persino beghe da poco, come quelle comunemente gestite a quei tempi.

Sull’onda del daspo calcistico, un provvedimento inutile che non ha risolto niente, che inaspriscono di volta in volta e a seguito del quale la violenza si ripresenta sempre uguale, c’è chi pensa di mutuare questo modello fallimentare anche in altri ambiti. Nel delirio della sicurezza, nella psicosi da violenza da eliminare, sono arrivati ad importare ovunque le peggiori degenerazioni partorite in questi anni nel mondo del calcio. Così, dopo aver registrato una serie di assurdi divieti al Calcio Storico Fiorentino, con la finale annullata dal Sindaco dopo feroci polemiche e qualche scorrettezza di troppo, adesso invocano pari azioni anche in quel della provincia bellunese.

L’Associazione Palio, dopo una riunione con forze dell’ordine e rappresentanti dei quartieri in gara, ha confermato che “qualora si verificassero situazioni sopra le righe, potrebbe essere comminato il Daspo in quanto – secondo le loro parole – lo stesso sarebbe applicabile non solo a chi si rende autore di episodi violenti nell’ambito di manifestazioni sportive, ma anche a chi, in circostanze analoghe, inciti, inneggi o induca alla violenza”.

Dati i vari contesti in cui il daspo è stato ultimamente adottato, non possiamo dire che ciò sia impossibile, ma che sia assolutamente assurdo quello sì: con una chiave di lettura simile, pure un “Ma vai a morì ammazzato” detto a qualcuno in un momento di frustrazione, sarebbe un inno alla violenza e quindi punibile.

L’autore di “Arancia Meccanica” metteva in guardia da certi metodi, anche efficaci da un punto di vista puramente pratico, ma ridurre all’impotenza con altrettanta seppur sottile violenza è davvero giusto? Una società è realmente positiva, buona e pacificata quando arriva a questo traguardo attraverso un percorso educativo, di emancipazione, di benessere diffuso? Oppure la si può considerare ugualmente tale solo perché la si costringe con la forza della Legge, dei decreti, della repressione e del manganello a starsene buona e zitta?

A Feltre, nello specifico, tutto questo si è reso inevitabilmente necessario perché l’anno scorso, alla fine della corsa dei cavalli, volarono colpi proibiti tra due fantini. Come accade in ogni dove, si strumentalizzano isolati casi limite e si estende il terrorismo psicologico nei confronti delle masse a scopo deterrente. La castrazione massiva della società.

Dalla compagnia dei Carabinieri assicurano che il primo strumento a cui puntano è comunque quello della prevenzione. Come ogni anno, aggiungono: “non a caso finora al Palio, compresa la scorsa edizione, non si sono comunque mai verificati episodi tali da giustificare un Daspo”. Ma da invocarlo e agitarlo come spauracchio, a quanto pare, sì.

Vi sembrava normale il daspo per arginare la violenza da stadio. Magari vi sembrerà normale pure un provvedimento simile in contesti nuovi. Tra qualche anno dovrete accettare come normale tale sanzione anche quando protesterete contro i vostri amministratori pubblici. Un giorno arriverete a rischiare il Daspo perché un impiegato arrogante delle Poste o del Comune vi ha fatto perdere la pazienza. Oggi tutto questo vi sembra fantascienza, come ci sembrava fantascienza anche a noi qualche anno fa quella di prendere un daspo per un coro non gradito o per aver banalmente acceso un fumogeno, pur senza lanciarlo in testa a nessuno.